cultura barocca
L'imperdibile, perverso fascino di Messalina che diventa nel lupanare Licisca la puttana imperiale dai capezzoli dorato e il ventre teso - Vedi poi nella tradizione storico-letteraria: Messalina e altre donne dell'antichità e visualizza questo PASSO dell'aprosiana GRILLAJA già censurato ma qui proposto nell'interezza del GRILLO XVIII cui appartiene e che è intitolato Se sia più libidinoso il Maschile o 'l sesso Donnesco? cui fanno da contraltare i parimenti qui digitalizzati quanto nel '600 parimenti censurati = GRILLO XIX ( Se dalle vergini, o dalle vedove gli abbracciamenti virili vengano ambiti) - GRILLO XXVII [Se alcuno iscritto nel rolo degli Agami inciampasse (il che Dio non voglia) in qualche errore intorno al sesto precetto del Decalogo, qual rimedio per ovviare a gli scandali, e per salvare la riputatione] - GRILLO XXX (Del nome BECCO, e CORNUTO, che si suole attribuire a coloro, che hanno le mogli adultere, e del rimedio per non esserlo) "Lucerna con scena di vita in un lupanare e 2 satiri con itifalli" dal De Lucernis di F. Liceti (clicca e approfondisci) = vedi anche il tema sulla prostituzione romana: le pratiche sessuali e l'oggettistica erotica con una dissertazione seicentesca sulle arti proibite e gli strumenti diabolici del piacere erotico = vedi anche la legislazione in tema di prostituzione e lenocinio dalla Romanità al Diritto Intermedio ( dall'antichità ed in particolare dal Medioevo sin ai secoli susseguenti l'applicazione dell'orribile prova dell' Ordalia anche a scapito di Prostitute fattesi Eretiche aderendo ai Riformati e divenute quindi le temutissime "Streghe Eretiche" : vedi inoltre "Non più Ninfa ma Lussuriosa Strega Assassina", così nel passaggio dal Paganesimo al Cristianesimo e poi visualizza il crepuscolo della ragione nel conflitto tra Riforma e Controriforma = M. Hopkins, A. Scribonio, Inquisizione Spagnola: il galleggiamento/ repulsione delle Meretrici divenute Streghe Eretiche ed ancora leggi la presunta giustificazione di salvaguardare le Diocesi di Frontiera come quelle Tedesche ma nello specifico anche altre Diocesi limitanee come per esempio quella di Ventimiglia da infiltrazioni di prostitute fattesi streghe eretiche ma anche autori di proselitismo ed altre forme di anticattolicesimo, sia sotto forma di persone che di libri e puranco idee ) = approfondisci col magistero dell' islamista Aldobrandino Malvezzi la valenza anche socio-politica oltre che religioso-esistenziale delle "incomprensioni fra più mondi e culture sia in tema sessuale che dell'igiene pubblica e privata" = visualizza quindi l'antipaganesimo e l'omofobia nelle postulazioni avverso le pratiche erotiche eterosessuali condannate da Chiesa e Stato e in particolare le pratiche non eterosessuali dal Medioevo in poi = si vedano in dettaglio le postazioni legislative di Stato e Chiesa e del pari, quale forma di ammonizione catartica, non esente da morbose curiosità (intellettuali e non solo), l'utilizzazione dell'iconografia sotto forma di emblematica nella condanna drammatica e tragica di omosessualità maschile e femminile, sodomia, uso di strumenti meccanici a scopo di piacere singolo o reciproco, fellatio, coito orale maschile e femminile, bestialitas, accoppiamento con animali, ermafroditismo, transessualità ( qui nei casi alquanto espliciti costituiti dagli "Emblemi" del celebre Andrea Alciato )

Ombre furtive, larve e fantasmi di fanciulle che forse credettero eterna la loro bellezza s'aggirarono tra le mura un tempo lussuose ed affrescate di immagini erotiche di questo
**************LUPANARE O BORDELLO DI POMPEI (VEDI INGRANDITO L'EDIFICIO CON GLI INTERNI, LE CAMERE, L'OGGETTISTICA EROTICA E NON)**************
in cui tra più controlli di quanto si possa oggi credere veniva esercitata la PROSTITUZIONE O COME MEGLIO SI DICEVA IL MERETRICIO sempre tenendo nel debito conto la
distinzione da farsi in merito al concetto di sessualità -ma anche di prostituzione- in vari casi sussistente tra parte occidentale dell'Impero e parte orientale in cui, sotto l'influsso di costumanze diverse e peculiari espressioni religiose, la prostituzione assumeva valenze peculiari come la prostituzione sacra.
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La micidiale eruzione del Vesuvio (vedi), in cambio dell'obolo funesto della morte di tanti innocenti, ha salvato anche questo altrimenti irrecuperabile attestato della Romanità: non a Pompei, ma a Roma Capitale del Mondo in luoghi comunque simili a questi (ed in un contesto che si soffermava sui pettegolezzi da Terme ed ancora non fluiva -per evidente timore del personaggio non ancora caduto in ufficiale disgrazia- nella cronaca del protogiornalismo degli Acta Diurna Populi Romani), si aggirava spinta dalla sua lussuria quale dilectatio morosa (puranco nell'accezione poi data al termine dai testi canonici cristiani) senza naturalmente saperlo destinata ad esser cantata all'eternità da un grande poeta con il nome di "Licisca la Puttana Imperiale", s'aggirava non molto tempo prima, a caccia di lussuria e di pericolose stravaganza, Messalina la moglie del Divino Claudio: ma nemmeno lei, visti abusi di avidi governatori della Cirenaica, di quelle grandi organizzazioni imprenditoriali che si potrebbero definire antesignane delle "multinazionali farmaceutiche" e degli sconsiderati acquisti e sprechi di Nerone (con la conseguente interruzione del commercio del prodotto nel contesto del mercato imperiale aperto della Romanità imperiale) era forse più in grado di fruire al pari delle donne abbienti d'un passato recentissimo di quella che si potrebbe definire prototipo e comunque massimamente efficace della pillola del giorno dopo, se non meglio ancora gomma del giorno dopo come le tante Asellae, le giovani prostitute meglio delle Lupae e delle tante professioniste variamente nominate con lo scorrere implacabile del tempo sul loro volto, sui seni, sulla pelle sempre meno vellutata: e v'erano Asellae anche presso qualche mescita proprio come questa e in qualche modo, senza adescare ché era proibito, si presentavano dall'ombra facendo per esempio scrivere Egle, Maria, Smyrne ti aspettano (al piano superiore: ma "tra parentesi", sottinteso l'ultimo concetto, = nei locali come questi fatti per mangiare e al limite dormire senza "peccaminosa" compagnia la prostituzione non era lecita e i duoviri potevano far arrestare ragazze e lenoni).
Come detto forse persino Messalina (vedi) non godeva più della comodità del Silfio di Cirene e doveva accontentarsi di un preservativo meccanico: antico come il mondo o quasi contro le malattie veneree e le gravidanze indesiderate prima di ricorrere a qualche "mammana" .....ma al limite non era questo il suo problema e mentre l'Imperatrice di Roma ignorava e/o sfidava la morte che, dopo tanti rischi ed intrighi l'avrebbe alla fine raggiunta, le belle e giovani Asellae non pensavano al tempo che le avrebbe prima o poi violate come le "puttane vecchie" che ora dileggiavano relegandole sui marciapiedi od in prossimità dei cimiteri od abituandole a ricevere i clienti negli antri desolati delle fornaci abbandonate, per loro divenute casa ed alcova (donde il termine fornicare) = quel comune destino che lega tutti e che ora legava un'Imperatrice e delle ragazze che si vendevano sarebbe stata riassunta con efficaca da un dimenticato erudito del '600....ma con un'osservazione che merita un attimo di pensamento anche ora, anche per chi oggi giovane si giudica immortale senza esserlo: per esser gentili e non citare Giovanni Giudici e la sua Bottega de' Chiribizzi per cui ad onta della sicumera di tanti che credon d'esser destinati a perenne memoria rammentava che in fondo, mi si perdoni ma son sue parole, la vita d'un uomo, per quanto vada altero del suo esser, non altro è che aria di ventre che passa, puzzando, in un istante a fronte dell'eternità.
Come anche oggi accade, feste ed orge, locali alla moda esistevano e pure ragazzi disinibiti e fanciulle pronte a tutto non mancavano nella Romanità certi che accanto a qualche potente avrebbero raccolto col piacere della vita una briciola di immortalità ed invece di molti, di molti che vissero pur a fianco di grandi, nulla è rimasto, come continuerà ad essere nonostante le fatuità del moderno "gossip": e del resto cosa son mai certe feste attualmente reputate faraoniche di di supposti VIP a fronte delle navi dei divertimenti dell'Imperatore Caligola ove bei giovanotti nerboruti e ragazze a dir poco disinvolte sgomitavano "per un posto al sole": tanto splendore fu invece per secoli coperto e nascosto dal Lago di Nemi ed una volta recuperato altro non rivelò che la precarietà di certe umane aspirazioni alla grandezza = nulla rimase di quanti le frequentarono e ricrearono il clima orgiastico di falsi Baccanali solo il nome disprezzato d'un Imperatore ritenuto pazzo e da alcuni giudicato correo di una morte non naturale del grande avo Tiberio [ma forse anche in tutto questo v'era una sorta di predestinazione all'oblio: le fonti storiche pervenute lo hanno reso noto per la sua stravaganza, eccentricità e depravazione, tramandandone un'immagine di despota su cui gli storici avanzano dei distinguo e qualche perplessità: l'esiguità delle fonti fa comunque di Caligola il meno conosciuto di tutti gli imperatori della dinastia Giulio Claudia nato ad Azio nel 12 d. C., salito al Trono nel 37 e assassinato da un gruppo di sue guardie nel 41. Svetonio, sospettabile di avversione all'Imperatore, dedica nove capitoli della sua biografia a Caligola principe e trentanove a Caligola mostrouttavia offre le notizie più importanti sull'aspetto del giovane Imperatore: pare che arrivasse al metro e novanta di altezza, che fosse quasi calvo (almeno negli ultimi anni di regno) e che avesse gli occhi incavati e penetranti. Era un ottimo auriga (conduttore di quadrighe), con un fisico agile e scattante. - : purtroppo non è giunta sino a noi la parte su Caligola degli Annales di Tacito, lo storico del periodo generalmente ritenuto più rigoroso].
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Federico Lubker che contestualmente analizzò i più svariati aspetti della cultura e della vita nella romanità tenendo conto che, per quanto illustre studioso, fu sempre uomo del XIX secolo, condizionato da quel puritanesimo che non fu certo esclusivo dell'epoca vittoriana: " "Meretrices". Queste donne erano come le etere in Grecia; tollerate in Roma, purché si acconciassero a sottostare alla sorveglianza degli edili (Liv. 10, 31; 30, 9; Tac., "Ann." 2, 85). Tuttavia si trovavano colpite da infamia e non potevano far testimonianza in giudizio. Esse per essere distinte dalle donne onorate dovevano portare una semplice veste corta ("tunica") senza la sopravveste ("stola") e tenere scoperto il viso e nudi il collo, le spalle e le braccia [approfondisci qui nei vari aspetti l'abbigliamento romano da testo antico con integrazioni moderne]; le loro abitazioni si chiamavano "Lupanaria, Lustra, Fornices". In seguito fu imposta una tassa sopra questo sporco mestiere, che anticamente era esercitato solo da schiave, e da liberte, e poscia anche da donne libere, benché fossero esposte all'infamia e alle condanne (Suet., "Tib", 35) [si nota chiaramente nel Lubker l'ottocentesco ed abbastanza ipocrita disprezzo per questa condizione = l'autore -peraltro parzialmente inibito da ritrovamenti posteriori a menzionare alcuni documenti giuridici contro sfruttamento e prostituzione- però cita la "professione ufficiale" (quella a cui si poteva ancora nel '700 essere iniziate violentemente attraverso varie forme di stupro dal condannato stupro di guerra al tollerato stupro di gruppo avverso fanciulle di modesta condizione o reputazione per cui non valeva la Restitutio riparatrice riservata a donne/fanciulle di buona condizione: "stupro di gruppo", per quanto possa sembrare incredibile, come detto, tollerato specie se tra i "partecipanti" qualcuno era di alta condizione sociale e detto il "Trentuno" divento poi anche, in maniera proibita, "celebrato" a guisa di opera letteraria sotto titolo de La Zaffetta: il Lubker non cita al contrrio la prostituzione "estemporanea", casuale e/o occasionale che comportava prestazioni di altro genere di donne tra cui uno spazio enorme -che ne ha in qualche modo rovinata la reputazione nei secoli - attrici, mime, ballerine e cantanti: spesso costrette a ricorrervi nel caso dell'appartenenza a modeste compagnie ove la fame era spesso compagna di un lavoro che andava ad arricchire il solo "capocomico"; donne di spettacolo che furono apertamente dannate quali prostitute dall'avvento del Cristianesimo e che ancora nel XVIII sec. pur raggiungendo alcune gran fame continuarono ad esser reputate simbolo di immoralità = siffatta penalizzazione era oggettivamente sancita dalla legge della Chiesa -qui in maniera esaustiva consultabile nella monumentale Bibliotheca Canonica, Juridica ecc. ecc. di L. Ferraris- che la inaspriva certo a Roma quanto nei suoi domini avverso Zingari o Mali Homines e Zingare (ma li si chiamava gergalmente Egiziani/-e) reputati principalmente ladri e divinatori -pur comparendo al paragrafo 12 la pericolosa osservazioni che le Zingare in Turchia con il consenso della famiglia sian solite esercitare anche la prostituzione e particolarmente a scapito degli emarginatissimi Ebrei del Ghetto romano, sottoposti a molteplici obblighi come si legge qui nell'Editto per gli Ebrei del Cardinale Ginetto Vicario del Santo Padre in pratica isolati (è proprio il caso di dire "ghettizzati") da qualsiasi rapporto con i Cristiani, tanto da lasciar sottindendere la persecuzione di donne ebree dedite alla prostituzione fermo restando però il minaccioso Editto avverso le Donne Ebree che nottetempo si aggirino per la Città di Roma fuor del Ghetto: senza dubbio la Questione Ebraica esisteva in ogni Stato Italiano e non ma in forme e modi diversi spesso comportanti scontri tra Stato e Chiesa come a titolo d'esempio nella Repubblica di Genova ai tempi del Grande Inquisitore Cermelli ma per nulla legati a discorsi su possibile prostituzione laddove invece la prostituzione di qualsiasi donna di qualsiasi etnia (al pari del lenocinio e della ruffianeria) risultava severamente punita in caso di particolari mancamenti, rifiuto della residenza coatta o danno di oneste fanciulle = un testo fondamentale ed esaustivo per chiarire la posizione della legge,
pressoché di ogni Stato italiano avverso prostitute e lenoni (vedi), risulta comunque costituito da questo ponderoso volume in quattro parti (tre specifiche ed una in merito al De Habilitatione Reorum ) del celebre giurista Francesco Giuseppe De Angelis].
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Dopo queste necessarie considerazioni, ritornati al tema iniziale della prostituzione nella Romanità, è da dire che risulta pressoché assodato come gli antichi Romani si servissero per vari servizi, compreso l'accesso alle manifestazioni ludiche e spettacolari, di Tesserae di vario tipo e scopo = non esiste invece, come mediamente ritenuto, concordanza tra scuole diverse, specie di archeologi e numismatici, studiosi di medaglistica e sfragistica, in merito alle
********Spintriae già supposte "Contromarche erotiche da esibire alle prostitute" cosa che induce a riflessioni specifiche e all'analisi di studi recenti********.
Nel contesto del collezionismo antiquario seicentesco che costituì una svolta epocale nella raccolta di vario genere di reperti sorsero molti musei privati specie a Roma, dove i rinvenimenti erano eclatanti, come si legge in quell'opera irrinunciabile che è l'Eusevologio Romano del Piazza qui digitalizzato ma onestamente a livello di Accademie e Biblioteche/Musei tra il materiale repertato nulla risulta menzionato in rapporto alla custodia di simili reperti; cose analoghe si possono menzionare in relazione ad opere specifiche come le Observationes Novae de Unicornu del Bartholin molto attente sia alla numismatica che alla medaglistica ed anche, cosa più sorprendente, in rapporto agli scritti di G.B. Casali su Roma Antica e su varie raccolte di oggettistica varia, non escluse monete, sigilli, anelli e tessere = similmente nulla compare, per quanto si è visto, nella monumentale opera di Ferrante Imperato ovvero la Historia Naturale che pure delucida anche su vari aspetti della rinvenuta repertazione classica: un discorso a parte potrebbe invece riguardare il Museo di Ovidio Montalbani di Bologna e soprattutto i reperti del Museo Cospiano annesso a quello del famoso Ulisse Aldrovandi. Il problema di fondo è che il curatore dell'opera destinata ad illustrare il Museo vale a dire l'erudito cremonese Lorenzo Legati morì nel 1675 lasciando incompiuta l'opera ripresa dal Bonfiglioli proprio in merito alla parte finale o Libro V dedicato alla repertazione dei ritrovamenti di simulacri di divinità di varie civiltà antiche (con grande spazio riservato poi ad oggettistica classica sempre concernente i culti e le divinità di Roma con i reperti catalogati dal Cospi ed anche se dello stesso Bonfiglioli può esser utile scorrere l'amplissimo Indice delle Cose, che s'ammirano nella Galleria Dimestica del Signor Marchese Ferdinando Cospi l'impressione è quella di una maggior prudenza espositiva a fronte del Legati : in siffatto contesto giunge forse più vantaggioso di tutto quanto scrisse ed editò il Legati a proposito del IV Libro In cui si descrivono le Medaglie antiche, e moderne, & i bassi rilievi sacri e profani di bronzo, che in esso Museo si conservano anche se a pagina 341 lo stesso Legati pur con garbo e cautela mette sull'avviso il lettore scrivendo che medaglie e monete Sarebbero tuttavolta assai più numerose, e forse non mancherebbe alcuna al compimento di tutta la serie de gl'Imperatori fino ad Eraclio, se quel genio riverente, che il Sig. Marchese professa a diversi Signori Grandi, che si dilettano di questa materia, e massime al Serenissimo Sig. Principe Card. Leopoldo de' Medici suo Padrone , non l'havesse portato a contribuirne loro non poche delle più rare, trascelte per singolari da gli Antiquari più eruditi [dal repertorio della Biblioteca Aprosiana leggi qui (voci evidenziate in rosso attive e multimediali) sotto il nome di Antonio Magliabechi bibliotecario mediceo (p. 448) i profondi legami -cui non era escluso A. Aprosio per le pubblicazioni e le raccolte antiquarie- tra il Magliabechi e l'Allacci (Bibliotecario della Vaticana di Roma = p.450), il Cardinale Leopoldo (p. 450 in fine) e il "Cardinal Barberino" (ultime 4 righe di p. 449) = a prescindere dal fatto che gli antiquari potevano muoversi abbastanza spregiudicatamente vista l'assenza di una vera normativa sui rinvenimenti archeologici, fatta eccezione se si vuole dai contenuti -comunque non specifici- dell'articolo III della voce giuridica Restitutio è praticamente impossibile che tra tanto materiale non sian stati raccolti reperti a valenza o figurazione erotica ma mediamente -come lascia sottintendere ciò che sopra fu scritto dal Legati e tenendo conto del momento storico particolare in cui era in essere un processo di moralizzazione dovuto all'urto fra Riforma e Controriforma - non è da escludere che solo pochi personaggi potenti e intoccabili detenessero alla fine siffatti reperti -magari appellandosi ad una vecchia normativa di custodia di testimonianze blasfeme ad opera di pochi scelti e magari secondo le indicazioni dell'Inquisizione- o che ancora le testimonianze più clamorose venissero distrutte al modo di antiche normative gregoriane come si vede nel caso qui sotto esplicitato di un'insegna fallica rinvenuta, seppur parzialmente rovinata previo picchettatura ab illo tempore, a Ventimiglia od ancora -emblematico per quanto estraneo all'oggettistica erotica ma comunque testimonianza d'un modo d'obliare l'incomprensibile o presunto tale- lo straordinario evento ben descritto e assai noto del sarcofago con mummia di fanciulla romana nel Rinascimento ritrovato a Roma ma fatto distruggere per evitare l'insorgere di superstizioni e ritorni di paganesimo? = argomento quest'ultimo tanto eclatante da esser menzionato ancora nella sua seicentesca opera su "Roma Antica" di G. B. Casali ]
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Il discorso su sessualità e pratica della prostituzione in epoca romana è però complesso e non si sofferma a questi interrogativi.
Per esempio le
locande (in Ventimiglia romana, quindi anche in questo "municipio di frontiera" tra Gallia e Italia che sorprendentemente ma non del tutto a torto Strabone definì una "grande città" e che certo era percorso da notevole traffico commerciale, quindi con le varie esigenze strutturali ma altresì personali ed esistenziali per servire i tanti operatori che vi giungevano tramite via mare o per il tragitto della grande strada Iulia Augusta) come in ogni parte dell'Impero oltre che per ristorarsi da viaggi estenuanti o quantomeno riposarsi e brevemente soggiornare servivano spesso, anche illecitamente, come "bordello" o "luogo d'incontro per rapporti sessuali a pagamento": a pian terreno, come ufficialmente denotavano le pubblicizzate caratteristiche del ritrovo, si mangiava e si beveva ma non di rado, seppur di nascosto, al primo piano una o più camere consentivano al cliente, magari un mercante od un conduttore di carri mercantili di raggiungere l'ostessa o la cameriera per un breve momento di piacere ma la prostituzione (che occasionalmente esercitavano anche le attrici e mime come quelle che operavano nel TEATRO di VENTIMIGLIA ROMANA e tutti i suoi favoreggiamenti) = nel contesto dei Lupanari (ove lo consentiva la legge, seppur fra molti controlli) quanto in questa maniera furtiva e clandestina meretricio e prostitutuzione erano però sempre, unanimemente, intesi come attività disonorevoli od infami e da riprovare sempre sia per quanto concerneva la morale comune sia per tutte le norme legislative e gli ordinamenti di polizia che ne regolavano funzionamento, ecessi e violazioni e su ciò vale la pena di leggere con attenzione questo
SenatoConsulto del 19 d.C. scoperto nel 1978 in merito a quanti inducessero giovani di entrambi i sessi (seppur di rango elevato: ma questa è solo una ( fortunatamente recuperata tra le tante normative disperse) ad attività sia teatrali che di mercimonio, sotto forma d'attività gladiatoria o di prostituzione, del proprio corpo
Comunque lo stesso Digesto finì per riprendere normative pregresse sul tema e per questo vale la pena di vedere qui III, 2, 4 e in particolare XXIII, da 2, 43 a seguire ove, coagulando i molteplici articoli e commi in un linguaggio meno tecnico, si formula il principio basilare dettante: "Esercita il mestiere di prosseneta [lenone, ruffiano ecc.] colui che, facendo l'oste o il gestore di una locanda, ha schiave che, oltre alla loro attività di serventi, si prostituiscono... " ed ancora: "... noi affermiamo che si prostituiscono non soltanto quelle che sono pensionanti di un lupanare, ma anche le donne che traggono profitto dal proprio corpo in un'osteria... Ed esercita il mestiere di mezzana anche la locandiera che fa favori, offrendo le sue serve. Infatti molte di queste donne, con il pretesto del servizio d'albergo, impiegano prostitute".
Il Digesto pone poi alla stessa stregua i gestori dei bagni pubblici che si servivano spesso di schiave, ufficialmente quali guardarobiere ma libere di esercitare la prostituzione.
Poteva anche accadere che le taverne in cui si praticava occultamente la prostituzione fossero indicate da un' insegna raffigurante un "fallo" ma ufficialmente il suo significato di base (prescindendo dalla segnalazione più o meno nota a tutti) era quello di proteggere dal malocchio e magari garantire la fortuna (cosa che si evince dalla semplice analisi visiva della taberna lusoria o casa da gioco scoperta a Pompei): la rappresentazione di un membro virile si coniugava prioritariamente a quelle funzioni scaramantiche tanto care ai romani, anche se, par fuor di discussione, che nel contesto dei frequentatori rappresentasse contestualmente un "segnale occulto" soprattutto indicasse l'attività "supplementare" sull'esercizio ufficialmente penalizzato del meretricio, in tal locale = salvo quanto è stato "salvato" come detto dalla tragica eruzione vesuviana del I secolo d. C. molte di queste testimonianze andarono distrutte per effetto della distruzione dei reperti ritenuti blasfemi dal Cristianesimo anche se con l'avvento del Collezionismo antiquario molti reperti andarono recuperati con scavi, ricerche o casualità più o meno fortuite finendo in raccolte museali e a tal proposito vale la pena di menzionare il rapallese Fortunio Liceti che nella sua opera De Lucernis esaminò, con tavole esplicative e riproduzioni a stampa, tanti reperti romani, massime di lucerne: non escluse quelle a contenuto erotico tra cui spicca quella che lui giudicò "Lampada/Lucerna utilizzata in un antico Lupanare Romano"
La tradizione fescennina, mordace e satirica ereditata dai Romani dal mondo degli etruschi - sublimatasi nel TEATRO oltre che in LETTERATURA- aveva sviluppato un rapporto con la sessualità esibita nelle sue varie provocazioni iconografiche infinitamente superiore a quella maturata in epoca posteriore.
Dal medioevo in poi: la moralizzazione cristiana (con l'apice di una misoginia oltre che filosoficamente sancita anche dal punto di vista letterario come una conseguenza del "peccato" di Eva giudicato più grave di quello di Adamo) finì infatti con l'abbattersi indiscrimanatamente su tutto un contesto di aspetti della romanità in cui il sesso (e più estesamente la fisicità: in Roma e nella grecità la deformazione fisica era peraltro vista come un limite, semmai causa di riso a volte motivo di un pur triste ed effimero successo ma non di compassione e se vogliamo "scendere all'inferno esistenziale generato dall'ipocrisia" di quell' emarginazione quella che molto tempo dopo generò le terribili Corti dei Miracoli) non era inteso come fornicazione o devianza da qualche canone divino (non a caso gli dei pagani erano sempre stati effigiati in una sorta di suprema fisicità che semmai potenziava ed esaltava gli attributi sessuali).
L'esibizione di attributi sessuali, di congiungimenti sessuali, di libertà sessuale o addirittura di esasperazioni tragicomiche della sessualità non corrispondeva in Roma antica nè alle speculazioni quasi eidetiche di una sorta di elementare Kamasutra e tantomeno alla proposizione continua di un'inesausta passione per gli approcci sessuali (tanto che per esempio lo stupro era pesantemente condannato e neppure proposto a livello artistico essendo inteso come espressione di violenta rozzezza e di sopraffazione ingiustificabile).
Nel contesto di un rapporto a volte panico a volte ilare con il corpo e la sessualità ecco che per gli antichi Romani l'ostentazione di affreschi erotici e di un'oggettistica di forte richiamo alla sessualità non comportava rivolta contro una morale ma era semmai espressione di un'altra diversa morale che, proprio perché non cristiana, poggiava su valori, anche estetici, più antichi e comunque diversi (per esempio non mirava a celare la bellezza o la fisicità: e lo attestano tanto il classico successo delle terme quanto la lotta incessante molto tempo dopo portata avanti dai controversisti cristiano-cattolici sin a livelli di paranoica sconsacrazione e iconoclastia avverso l'uso che gli Arabi facevano dei bagni termali, per molteplici aspetti riprendendo e continuando una tradizione igienica romana apprezzata e studiata dai loro medici cosa poi continuata sotto il Dominio della "Sublime Porta" cioè dell'Impero dei Turchi sì che i nuovi Signori del Medio Oriente proseguirono l'opera araba -anche ripristinando l'uso di antiche Terme Romane- di quelle strutture, non prive di interazioni tra valenze religiose ed igieniche, chiamate
"Hammam - Hamam" e che i trascrittori più antichi cristiani definirono semplicisticamente "Stufa/Stufe" e che quindi autori più recenti chiamarono "Bagno Turco".
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Forse il grande islamista Malvezzi ci può indirettamente soccorrere in questi ragionamenti quando propone come insito nel rovesciamento del rapporto con il proprio corpo l'idea generata da una sostanziale reciproca incomprensione di uno scontro fra culture e religioni che diviene scontro di popoli, e non solo sotto il profilo religioso ma anche in relazione al diverso rapporto - rifiuto totale per il cristianesmo originario/meditata e mediata continuazione per l'Islam - rispetto alla civiltà pagana e romana : più volgarmente si potrebbe dire che un Michelangelo Buonarroti, vivendo a Roma antica, giammai si sarebbe sentito rimbrottare dai sacerdoti coevi quella nudità conferita ai personaggi affrescati (magari avrebbe potuto conoscere altre reprimende!) che gli fu invece contestata dai cardinali di Roma al segno che poi, salvo tardivamente rimediare, un mediocre pittore fu incaricato di rivestire certe ostentazioni fisiche che, secondo la morale del tempo, potevano parere blasfeme!
Tutto ciò per segnalare che la presunta disinibizione sessuale romana (che forse avrebbe salvaguardato la donna cristiana da secoli relegazione fisica e intellettuale!) era una costumanza che rientrava in una morale ben precisa, che ostentava nei monumenti come negli affreschi e nell'oggettistica gli attributi sessuali ma senza farne un sistema mentale di perdizione, proprio perché era estraneo a tale morale l'idea di sessualità vissuta quale offesa verso un qualche Dio e semmai, cosa discutibile quasi in assoluto, la sessualità esagerata, esasperata, abnorme come anche più estesamente la fisicità sgraziata e soprattutto deforme erano oggetto non tanto di sconforto morale ma semmai di riso, anche turpe, certo grossolano ma in qualche modo catartico verso chi poteva esaltarsi dall'alto di una potente posizione sociale (e si ricordino i lazzi anche osceni pronunciati dai soldati avverso il generale trionfante al fine di non esaltarsi ed eleggersi più o meno consapevolmente ad una sorta superuomo o di reggitore dell'ecumene di Roma).
Certo vi erano, come sempre fu e sarà, pervertiti, dissoluti e dissolute, meretrici e prosseneti ma erano guardati con sospetto dalla gente normale: e la morale ordinaria badava a conservare sempre vivo il senso della famiglia, l'onorabilità, condannava gli eccessi, a titolo meramente esemplificativo accanto a quello di Messalina si può rammentare il caso dell' imperatore Eliogabalo e del suo connubio con una Vestale (anche se per oggettività occorre dire che la sua politica religiosa - comportante riti orientali tra cui ierogamia ma pure prostituzione sacra e quindi sacra castrazione alla ricerca della "mistica" androginia) giunse piuttosto incomprensibile forma di lascivi eccessi sia ai Pagani che ai primi Cristiani dell'Impero Occidentale piuttosto che adesione, pur elaborata tra "timore e tremore", ad una religione diversa e per vari aspetti lontanissima ).
Tuttavia nella generale incomprensione suggerita da etnie diverse con distinte religiosità la damnatio memoriae del Cristianesimo avverso il paganesimo con il tempo finì per essere totalizzante sin a sviluppare nella crescente misoginia (connessa certo alla biblica riprovazione di Eva tentarice, anello debole oltre emotivamente fragile della catena umana e sempre giudicata più colpevole di Adamo) = la "Storia dell'Adulterio" qui proposta in merito alla donna rende fattibile intendere cosa si intendeva per fragilità caratteriale più cedevole alla sessualità e al tradimento (in definitiva come anche si disse gergalmente "lunaticità umorale")
e qui si propone da
"Statuti del XIII sec." un mezzo atroce -precisamente una ORDALIA vera e propria per far confessare alla donna un suo adulterio
ma per quanto concerne la tematica qui affrontata -dal lato inquisitoriale cattolico- la pratica dell'ORDALIA sarebbe stata vieppiù inasprita con lo scopo di svelare supposte "Streghe" e in dettaglio di individuare quelle
**********PROSTITUTE FATTESI ERETICHE ADERENDO ALLO SCISMA DEI RIFORMATI E QUINDI DIVENUTE STREGHE ERETICHE SECONDO UNA SCIA PUBBLICISTICA CATTOLICA**********
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fenomeno che come qui sotto si può leggere assunse toni spesso drammatici nelle
DIOCESI DI FRONTIERA O DIOCESI USBERGO COME QUELLE TEDESCHE MA PER ES. LA STESSA DIOCESI DI VENTIMIGLIA TEMENDOVISI PIU' CHE ALTROVE LA PENETRAZIONE CON PROSTITUTE DIVENUTE STREGHE ERETICHE ANCHE QUELLA DI ESPERTI DI MAGIA NERA E NATURALMENTE DI RIFORMATI, MISCREDENTI, AUTORI DI PROSELITISMO, ADDIRITTURA LIBELLI ANTICATTOLICI E NUOVE IDEE PROTESTANTI, EBREI FALSAMENTE CONVERTITISI, NON ESCLUSI CALVINISTI ED UGONOTTI
Sulla linea di queste considerazioni e di questo stato di cose esasperato dall'odio implacabile tra Riformati e Cattolici -certo per vari aspetti in connessione alle "Leggi dei Barbari", si evince come dopo l'epoca legata alla fine del paganesimo e dopo momenti di minore rigidità si riaffermasse alla maniera di cui sopra si è detto, nel contesto delle PROVE INQUISITORIALI AVVERSO STREGHE ERETICHE E RIFORMATI, con tante ed anche "nuove" forme investigative risultò quasi scontato il ricorso all'ORDALIA: e pressoché contestualmente riprendendo vigore impensabile la misogina postazione ufficiale avverso la DONNA: SOSPESA TRA LA CONDIZIONE DI ANGELO E/O DEMONE.
Da questo stato di emergenza ne deriva logico che fosse ancor più scontata rispetto al passato assieme alla sua subordinazione all'uomo (onestamente e nonostante la pubblicistica cristiana si è nel tempo, anche da pensatori illuministici, sostenuto il riconoscimento di qualche validità per il progresso femminile all'ingiustamente famigerato "Senato Romano delle Donne" dei tempi di Eliogabalo) l'ideazione di molti condizionamenti sociali alla vita femminile coraggiosamente ripresi e testimoniati in alcuni suoi scritti dalla seicentesca Suor Arcangela Tarabotti e tra questi quella sorta di freno ai suoi presunti cedimenti emozionali che prese nome di "freno della lascivia" e/o "cintura di castità" (pur sussistendo sul tema varie motivazioni e altrettanti interrogativi) = in particolare il Diritto Intermedio maturò poi una severità inusuale avverso le mancanze delle donne e, anche per non uscire troppo dal tema qui affrontato, alla stregua di criminali (vedi indice) giudicò le prostitute (generalmente e non solo per il loro teorizzato e sopra citato passaggio alla corrente della Riforma) insieme con lenoni e ruffiani, di entrambi i sessi inserendoli nel variegato universo di quanti eran anche definiti "Figliastri di Dio.
Tutto ciò non deve però indurre a credere -come anche a suo tempo venne divulgato- che avverso siffatte persone la
legislazione romana non fosse attiva =
essa si pronunciò certo per via di maggior tolleranza e su un superiore livello giuridico ma anche sotto forma di
***************rigorosi controlli giuridici e opportune leggi centrali e municipali come qui si vede e che vale la pena di analizzare con attenzione***************.
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La duplice equazione di Donna Idolatra e/o Pagana uguale Donna Malefica e/o Strega relegando la donna, quale presunto anello debole della catena della famiglia, in un relativo oblio quasi a disconoscerne le valenze condannando l'omosessualità maschile nella forma di sodomia ma quasi negando l'esistenza della omosessualità femminile se non menzionandola raramente sotto forma di sodomia imperfetta = pochi religiosi affrontarono il tema e tra questi compare Angelico Aprosio che chiaramente edotto dagli studi di Kaspar Bartholin Iunior abbandonò l'errata teoria del doppio liquido seminale ebbe l'ardire di parlare del
grado estremo e giudicato maggiormente peccaminoso dell'omosessualità femminile delle "Tribadi" (comportamento sessuale non ignoto ma citata in qualche testo canonico come questo): donne bisessuali e/o omosessuali praticanti tramite strumenti diabolici - cosa assolutamente da non sottovalutare nel diritto della Chiesa e secondo la legge del Sant'Uffizio- la Sodomia Perfecta e talora accostate alle orgiastiche Baccanti.
[tra le "arti diaboliche" connesse alla sessualità secondo l'interpretazione moralizzatrice della Chiesa e specie di quella anacoretica e delle origini andavano le arti proibite atte soprattutto a controllare la natalità ((la medicina romana era evoluta e a lungo sarebbe rimasta superiore a quella posteriore in forza della strumentazione chirurgica in particolare e dell'abilità richiesta sostanziale per tutti i medici specie per i medici e chirurghi di guerra = nemmeno mancava la figura dell'Ostetrico con una strumentazione che poco sarebbe mutata nei secoli ma contestualmente all'aborto procurato anche i possibili rischi legali, si ricorreva spesso e furtivamente, vagliando all'opera dei Rizotomi e delle loro pozioni, a quella non molto dissimile di particolari medichesse che ancora nel medioevo gottero di reputazione venendo anche dette "Donne Savie/Donne Rimedianti" prima di esser coinvolte in false accuse di stregheria e, in circostanze particolarmente drammatiche, a sorta di praticanti destinate a lugubre fama nei secoli quali Mammane) = verosimilmente nemmeno gli alchimisti medievali visto che molti lo ritennero panacea contro tutti i mali ebbero consapevolezza delle presumibili proprietà abortive del silfio (per certi aspetti da assimilare piuttosto all'attualmente detta "pillola" -nel suo caso sarebbe meglio dire gomma- "del giorno dopo") ma a tutti era nota la pratica dell'aborto meccanicamente, e non, procurato, quanto di accoppiamenti tra uomo-donna per via anale onde evitare il concepimento e dei preservativi meccanici: per quanto riguarda gli strumenti diabolici atti - oltre allo scopo primario del Tribadismo- a procurare un diverso piacere sessuale o ad intensificarlo od a farne uso per aumentare l'eccitazione maschile in occasione di quelle che divennero enfatizzate a livello di vita ordinaria come orge sono invece da ascrivere gli Olisboi alcuni dei quali giunti, per via sotterranea -data la loro pericolosissima reputazione a fronte dell'Inquisizione di Strumenti Diabolici ad uso delle Streghe nei Sabba sin nei luoghi più segreti ai fini della conservazione e custodia di alcune collezioni private già ai tempi di Aprosio anche se come qui si può vedere qualche loro emblematica
raffigurazione anche in dipendenza di ulteriori campagne archeologiche è pervenuta come reperto di conservazione nei moderni pubblici musei= ed è per esempio il caso di questo vaso e dell'immagine alquanto esplicita su di esso rappresentata).
"Il Ventimiglia" sempre però a titolo precauzionale (evitando ogni riferimento a se stesso come collezionista di reperti e a quanto aveva anche in segreto visto nelle Collezioni più prestigiose da lui frequentate) giudicò di aver approfondito le sue competenze sul "Tribadismo" (come altre cnsiderazioni sulle "sessualità dei Gentili", come si legge in questa sua descrizione contenuta nella qui digitalizzata Grillaia una sorta di osceno retaggio del paganesimo assimilato prima dal mondo arabo e poi da quello turco = come detto scelse affettazione ed onesta dissimulazione "il Ventimiglia", pur non ignorando come altri e tantomeno la forse più spregiudicata iconografia coeva ed anche pregressa lo stato di donne reciprocamente innamorate ed effigiate liberamente dedite allo scambio di piacere sessuale; come detto già altrove su questo delicatissimo tema, viste le pregresse problematiche che lo fecero definire poeta ma nel senso di bizzarro, troppo curioso di cose mondane e quindi inaffidabile qual religioso ma anche data la sua carica in essere quale Vicario dell'Inquisizione idonea a trattare in segreto certi temi ma non a farne oggetto di pubblicistica letteraria erno oramai più che giustificate in Aprosio.
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Ritornando al tema del MERETRICO E DEI VINCOLI DI LEGGE CUI POTEVA SOGGIACERE colpisce il rinvenimento nell'angolo sud-est della taberna orientale della Domus del Cavalcavia, a Ventimiglia (Romana, oggi Nervia di Ventimiglia: area ad altissima valenza archeologica) di un rilievo fallico in pietra della Turbia, potrebbe essere prova che il locale servisse anche quale lupanare ( V.R. , pp. 96-101 e Fig. 88): ma è da ritenerlo una sorta di segnale forse abbastanza bene interpretabile ma comunque mascherato dietro quella simbologia propiziatoria del "fallo" (che si ritrova anche in divinità celto liguri come Beleno) la quale è da innestarsi in quella più estesa cultura scaramantica romana che, a livello soprattutto popolare, ha attraversato tutti i secoli della cristianità.
A Ventimiglia romana come a Roma ed a Pompei, ed ovunque nell'Impero, questo connubio di strutture di intrattenimento (V. C. SALLES, I bassifondi dell'antichita , Milano, 1983, p. 260) erano consuete, per quanto non sempre lecite: è comunque pressoché certo che la distruzione dell'insegna sia attribuibile all'opera moralizzatrice del trionfante Cristianesimo.
Come detto prima però la gente del posto, gli uomini comuni, coloro che avevano altre occupazioni, mal vedevano queste cose.
Infatti, contrariamente a false credenze, il buon romano, il padre di famiglia, la morale generale condannavano con ribrezzo ogni forma di licenza.
Si legga, tradotto, questo SenatoConsulto del 19 d.C. scoperto nel 1978 in Apulia: "(per decisione del Senato) ai figli, alle figlie, ai nipoti, alle nipoti, ai bisnipoti, alle bisnipoti di senatore, a coloro il cui padre, il nonno paterno e materno o il fratello siano di rango equestre, è vietato di comparire su un palcoscenico teatrale, e vietato di firmare un contratto per lottare contro le belve, per partecipare a un combattimento di gladiatori, o a un'attività dello stesso tipo.
Che nessuno ingaggi questi uomini o queste donne, anche se si offrono... Nella stessa maniera, ci si attenga al senatoconsulto emesso sotto il consolato di Manio Lepido e Tito Statilio Tauro, in cui si stipula che: nessuna libera, in età minore di vent'anni, e nessun ragazzo libero, in età minore di venticinque anni, ha il diritto di impegnarsi come gladiatore, di comparire sull'arena ne su una scena di teatro, o di prostituirsi per denaro
" (cfr. V. GIUFFRE, Atti dell'Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli, XCI, 1980).
Il "Romano medio" per usare un termine in auge aveva un senso profondo della moralità anche se questa era pur sempre la moralità romana e non quella del Cristianesimo originario e lo Stato, giova dirlo, si impegnò più volte nel tentativo di proteggere la buona gente e i giovani, in particolare, dai pericoli dell'adescamento e della corruzione.
L'aumento del benessere poteva tentare i più fragili, gli abbandonati, ma la famiglia, l'istituzione, l'Imperatore stesso [anche precindendo da un voluto programma di moralizzazione come quello di Augusto] lottavano contro gli eccessi, pur nella consapevolezza di inevitabili allontanamenti sociali dai sani antichi costumi.
Questi contrasti tra pudicizia e licenze, tra pensieri onesti di gente comune e iniziative lucrose ma discutibili dal lato morale, non debbono stupire: visto che questa è
una costante dell'ieri come di oggi e che alla maniera che si è detta sopra concernono sia la voluttà di alcuni potenti e l'ansia di approfittare delle loro debolezze da parte di tanti avventurieri, di entrambi i sessi
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