cultura barocca
Cure per una Libraria del '600 con l'esigenza di rimanere sempre nella sede primigenia essendo il contenuto ed il contenitore o edificio una cosa unica in cui interagiscono le alchimie elaborate alla stregua di una "Camera delle Meraviglie" = una POSTULAZIONE PUBBLICATA E FIN TROPPO ACIDA, forse, di ANGELICO APROSIO, addirittura per AVER SISTEMATO A VENTIMIGLIA, E NON ALTROVE COME OFFERTOGLI, LA SUA "LIBRARIA", E TRA TUTTI I CASI POSSIBILI ALLA BIBLIOTECA ANGELICA DI ROMA (nell'Antiporta del repertorio Biblioteconomico intitolato Biblioteca Aprosiana, Passatempo Autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi del 1673 un ulteriore contributo alle asserzioni aprosiane sulle ormai per sempre improponibili interazioni fra il contenente -l'edificio- e il contenuto -libri, quadri, raccolte di monete e di reperti archeologici, ecc.-) e "modernamente" ribadita da un GRANDE BIBLIOTECARIO QUALE FU NICOLA ORENGO = leggi in specie il SEICENTESCO BREVE PAPALE contro spostamenti e modifiche per salvaguardarne il ruolo di Wunderkammer ma anche contro furti, non solo di libri e l'espediente per custodire libri censurati/proibiti in una biblioteca, specie fratesca: l' Aprosiana di Ventimiglia = dai saccheggi, smembramenti, assimilazioni "lecite" (Semini) ed illecite ("mercato antiquario") alla ripresa = la ristrutturazione del Chiostro Medievale di S. Agostino e i locali della "Libraria" eretti a contenitori del Fondo Moderno dell'Aprosiana e l' inaugurazione (05/07/2017) del restaurato Fondo Antico rimasto nella città alta e medievale (orario di apertura martedì, giovedì, sbato dalle 9 alle 12 = per le immagini rifarsi a quelle proposte dai Media) Vedi qui digitalizzata l'opera di "Troiano Boccalini"

Sin dai tempi di Roma Antica [ove praticamente vide gli albori la vera editoria -trattandosi anche di editoria privata- non solo sotto forma di pubblicazione di libri benché manoscritti ma anche sotto specie di distribuzione con relativa pubblicizzazione e conservazione come -ma certo non soltanto- nel caso dei pur effimeri Acta Diurna Populi Romani sorta di protogiornalismo periodicamente divulgato anche nell'Impero e con un certo successo ma dopo che gli Editori ne avevano depositato un esemplare presso l'Archivio di Stato] nelle Biblioteche ma anche presso le Librerie la " Ricerca dei Libri " (per acquisto o lettura) si svolgeva appuntandosi, da parte dei bibliotecari o dei librai, il titolo, specie se trattandosi di opera non troppo richiesta o comunque da individuare tra le tante, richiesto dall'utente come in questo caso che è del XII secolo, a testimonianza di una consuetudine tramandatasi per millenni (del resto, ad ulteriore singolare coincidenze nell'Editoria attraverso i secoli, merita una nota attenta che divulgazione e spedizione degli Acta potesse avvenire solo dopo una sorta di "Licenza concessa dal Praefectus Urbis" cosa questa che manca nella forma ed anche nella sostanza [fatti salvi comunque possibili provvedimenti censori avverso pubblicazioni contrarie o al decoro, od alla religione ed allo stesso Imperatore di consonanza] con la Censura Ecclesiastica e la Congregazioni dell'Indice [al limite seppur con tanta cautela vale l'asserzione ovidiana di una personale sfortuna per l'Error ed il Carmen, ove nel Carmen si è vista l'edizione dell' Ars Amandi opera nei contenuti certo contraria al processo augusteo di moralizzazione] ma che ha indubbie convergenze con la Licenza od Autorizzazione degli Stati a stampa e distribuzione" per es. nel XVII secolo analizzandosi qui a guisa d'esempio i casi del Controllo sulla Stampa della Repubblica di Venezia e parimenti quello della stessa Repubblica di Genova con tanto di Doveri precisi da rispettare da parte degli Editori verso lo Stato.
Già dai tempi di Roma antica la salvaguardia di libri e documenti era comunque un principio importante dato il loro valore ed in "segreteria" quanto nelle sale di lettura si esposero regolamenti e normative = tali provvedimenti continuarono attraverso i millenni e non mancarono nemmeno a riguardo delle Biblioteche Fratesche ben oltre i tempi di Aprosio.
La "Censura" ed il "Controllo sulla Stampa" del resto assunsero dati i tempi ed i conflitti, religiosi e non, un inasprimento cui neppure un Vicario della Santa Inquisizione come l'Aprosio
poteva tranquillamente astenersi =
Alle Biblioteche ufficialmente Fratesche come la sua ( che non senza arguzia ma anche tra timore e tremore, aveva occultamente trasformata in non solo fratesca ) per nulla era concesso possedere determinati libri:
Aprosio aggirò i possibili problemi di rimpetto ai rischi di una supervisione sfruttando alcune casualità ma sostanzialmente ricorrendo a vari espedienti : non esclusa la "vincente" affermazione d'averla eretta con
motivazioni filantropiche e caritatevoli come I Biblioteca Pubblica di Liguria a pro dei ceti meno abbienti impossibilitati a procurarsi altrimenti libri costosi in caso di necessità, specie di contenziosi legali.

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Rispetto ai tempi pregressi quando variamente si pubblicava su manoscritti ed utilizzando questo vario materiale resta assolutamente fuor di qualsiasi dubbio che l'invenzione della stampa rappresentò un evento eccezionale e planetario ai fini della documentazione e della dstribuzione della cultura affatto inferiore a quello che oggi si attribuisce ai "Media" e alla "comunicazione informatica on line" ma
Mutatis Mutandis
tale straordinario evento attivò anche fenomeni sgraditi all'elitaria, anche culturalmente, società del tempo = per esempio l'invenzione della stampa fu esaltata dallo stesso Martin Lutero costituendo essa la possibilità di dare alla luce un assai più considerevole materiale di lettura con notevoli effetti pubblicistici e capaci di alterare la paludosa inerzia intellettuale di grandi strati di popolazione.
In forza della cresciuta facoltà di divulgazione la stampa divenne quindi celermente un
potente mezzo di dispute, come detto non più elitario, ma certo capace di incidere sulla vita socio politica come attesta e giurisdizionale il dibattito tra Paolo Sarpi e Francesco Bellarmino ovverosia tra Venezia e Roma.
Giammai bisogna poi dimenticare che dati gli
equilibrismi del potere strutturato entro un'ambigua ma efficiente sinergia tra Stato e Chiesa la custodia dei libri e soprattutto la verifica dei loro contenuti poteva contestualmente coinvolgere, magari anche su piani diversi, tanto la Stato che la Chiesa
le postulazioni di Lutero come di vari suoi seguaci che principalmente parevano interessate e giustificate nell'agevolare il proselitismo religioso, specialmente nel caso più eclatante e combattuto specie nel delle "Diocesi Usbergo" "Diocesi di Frontiera" donde potevano penetrare libri anticattolici, finivano, più o meno volutamente, sotto forma di propaganda parallela per materializzarsi contestualmente in
idee alternative alla sanzione dell'immutabilità dello "statu quo" degli Stati, con la Chiesa, reputato custodia dello stato sociale ufficialmente riconosciuto quale perfetto, cioè dell'immobilismo dei ruoli ben distinti di egemonia quanto di subalternità.
Per quanto possa parere oggi sorprendente atteso che
prevale certo attualmente la disanima sui "Massimi Sistemi", sui loro martiri e sui libri proibiti in materia, cioè sulla fiera lotta -non esente da vittime sull'una e sull'altra sponda- tra interpretazioni cosmologiche qe quindi tra Scienza Nuova e vecchia Scienza Aristotelica
cosa peraltro indubbia e rilevante,
risulta in base a quanto detto e ben oltre il mero fatto socio-morale del tutto destabilizzante rispetto al sistema, anche per l'implicita decadenza di una serie di segni distintivi e di sanzioni giuridiche e giurisdizionali
il caso della pubblicistica controriformista a pro delle
prostitute reputate ben accolte -dalla diaspora cattolica- nell'ecumene riformato a condizione di convertirsi alle nuove idee
sì da diventare agenti dell'idea protestante e quindi dell'eresia approfittando dell'impudicizia attribuita per via di libelli cattolici ai Riformati sin poi in qualità di streghe eretiche giungere al segno di usare i loro artifici di seduzione e fascinazione magica per trascinare dei già ferventi cattolici alla perdizione come per esempio scritto dall'agostiniano Henricus Lancelotz che nell' opera Anatomia Christiani Deformati edita ad Anversa per i tipi di Hyeronimus Verduss nel 1613 (in merito all'organizzazione da parte degli eretici di veri e propri sabba di massa, come avrebbero fatto nel 1527, in una località della Svizzera, trecento di loro i quali, al termine di una funzione sacra) che esplicitamente così si espresse = " ....dopo aver cantato le lodi a Dio, spensero le luci e si diedero turpemente a saziare la propria libidine alla maniera degli animali. Poi salirono sopra la montagna più alta, convinti che da lassù sarebbero stati assunti in cielo con l'anima e il corpo. Non c'è da stupirsi d'altronde, dal momento che in precedenza Lutero aveva scritto che l'uomo ha bisogno del coito più che di mangiare e bere e, in altra occasione, disse = 'Se vostra moglie non ci sta, fatevi la serva....'".
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Per la
Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia il fondatore l'agostiniano Angelico Aprosio usò vari espedienti non escluse le tutele legali ed ecclesiastiche
di maniera che la stessa si può reputare
analizzandone la storia e contestualmente i molteplici aspetti
una autentica
"cartina tornasole" per intendere, dal particolare al generale, da Roma Antica al XIX secolo se non oltre, le vicissitudini di Biblioteche, Stampa, Editori, Censure varie, Inquisitori di Sato, Inquisitori Ecclesiastici, lotte tra Cattolici e Riformati, Prostitute convertitesi alla Riforma divenendo Streghe eretiche, dibattiti sui Massimi Sistemi, modalità per leggere e detenere contro gli obblighi libri proibiti od inopportuni, ecc. ecc.
efficiente " cartina tornasole " vieppiù fortificata se non pienamente giustificata dall'essere
la Diocesi frontaliera di Ventimiglia la più esposta in Liguria oltre che alla diffusione di libri proibiti, anticattolici, "ideologicamente sovversivi" quanto avversi al Dominio di Genova alla penetrazione di esponenti di movimenti ereticali in grado di attraversarla od insediarvisi -oltre che per l'imprevedibile via di mare come descritto a riguardo di un calvinista in codesto un tempo celebre seicentesco romanzo- attraverso ardui percorsi alla maniera di questo non sempre controllati quantomeno in maniera opportuna esponenti di stregoneria ereticale = e con gli eretici ed apostati pure potevano aspirare a raggiungerla per riparare o recarsi in altre mete avventurieri, profughi, banditi, esiliati attesa anche le vicinanze di aree straniere dal "Piemonte Sabaudo" alla tormentata Provenza sede di drammi consumati in particolare a Grasse e a Castelar o Castellaro il Vecchio nel retrottera di Mentone
Qui si può vedere l'
Incipit del Breve Papale con cui Aprosio pensava di proteggere la sua "Libraria" = nel contesto della trattazione si parla anche dei "Libri Catenati o Incatenati".
Ciò non impedì che in questo caso come in tanti altri l'astuzia dei ladri, le spoliazioni, i danneggiamenti per cause naturali e belliche non apportassero gravi danni.
Per quanto concerne le sorti della Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia si propone qui un forse non inutile sunto tenendo conto sia delle vicissitudini della stessa quanto del fatto che Aprosio per salvaguardarla ricorse come scritto sopra a vari espedienti non escluse alchimie alfanumeriche ma altresì di criptoscritture (da analizzare con particolare attenzione in forza della necessità di esprimere concetti indecifrabili per chi non possieda la chiave di lettura) -non escluse proposizioni iconiche, emblematiche e grafiche-
e persino ermetiche disposizioni architettoniche comportanti, ai fini di decrittazione e decifrazione, una irrinunciabile sinergia tra contenuto e contenente (l'edificio) ed in merito al contenuto la strategia organizzata, sotto la "supervisione" del centrale ritratto aprosiano del Ridolfi, tra libri e loro disposizione, reperti, collezioni e del pari quadri e loro disposizione: in un contesto peraltro ove interno ed esterno quasi operavano in interazione cromatica e concettuale = cosa più importante del pensabile questa, vagliando quanto a giudizio aprosiano l'esterno con le sue varie caratteristiche fosse ed anzi dovesse esser coinvolto nell' attivazione completa della struttura monumentale e culturale dell'edificio sì da garantire il raro, raffinato e classico piacere oraziano dell' otium negotiosum.
Di maniera che alla fine per chi entrasse nella "Libraria", stante la disposizione interattiva tra scaffali, libri e ritratti dei "Fautori" finiva per attivarsi un giuoco cromatico
-
come in qualche modo già colto dal compianto Nilo Cavini nello studio sull'antiporta del Catalogo del 1673 realizzata su disegno di Domenico Piola dall'incisore di Badalucco lo sventurato Striglioni-
per cui
la luce del giorno accesasi ad illuminare per primi i Fautori Laici della Biblioteca esplodeva sul mezzogiorno ad enfatizzare la funzione centripeta, fisicamente e culturalmente di Aprosio, per spegnersi dal crepuscolo sui ritratti dei Fautori ecclesiastici e religiosi
quasi a sottolineare le
considerazioni dell'ultimo Aprosio sulla brevità della vita e sulla sua fugacità cui alternativa suprema, prescindendo dalla cultura, restava il richiamo serotino alla meditazione e alla salvezza, attraverso la religione, in Dio.
A necessaria integrazione si analizzino quindi, e quasi per conseguenza del pari obbligatoria ai fini della decifrazione dei vari livelli di lettura da Aprosio ideati di quella che per lui sostanzialmente era una Wunderkammer o "Camera delle Meraviglie", in questa sede e sotto le varie voci:
la grande Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia e le alchimie intellettuali con le combinazioni alfanumeriche e le crittografie organizzate per proteggerla o tutelarne i segreti elaborate dal suo creatore Angelico Aprosio l'uomo dai molteplici rapporti non solo con eruditi ed illustri personalità della Francia ma altresì con ogni sorta di intellettuali, eruditi, scienziati, letterati ec. ecc. italiani e non (si veda qui l'elenco delle letterature cui si approcciarono i due studiosi): si studi poi il momento di sommo fulgore sotto i due massimi bibliotecari Angelico Aprosio e il discepolo Domenico Antonio Gandolfo e quindi da metà'700 il degrado della Bibiblioteca tra Guerra di Successione Imperiale e gesta e proclami napoleonici con l'operazione Semini.
Se ne analizzi poi ancora qui la
gestione laica e comunale della Biblioteca con la figura misconosciuta di Scipione o nome fittizio del primo Conservatore laico della Libraria
che in compagnia dell' altro comune
amico Torquato attende nel 1827 sulla riva occidentale del Nervia lo scrittore Giacomo Navone giunto sulla riva orientale per visitare Ventimiglia e i suoi purtroppo decaduti tesori culturali
[ come scritto il nome Scipione è fittizio, cosa ancora comune di maniera che in quest'epoca per nulla facile -come del resto le precedenti- ma in cui è viva l'alternanza dei poteri nello scontro tra Vecchio e Nuovo Regime con il supposto rischio di improvvide adesioni all'uno o all'altro a fronte di imprevisti cambiamenti molti preferiscono non esporsi, specie a fronte di chi, in centri lontani di controllo e dominio può determinare le sorti di una persona = precauzione assai fragile ma ancora richiesta in nome dell' "Dissimulazione Onesta" o se si vuole del "vivere, dire e procedere in Maschera: leggendo qui si vede che si sa forse qualcosa di più dell'amico Torquato, nome del pari fittizio o se vogliamo pseudonimo ]

Dopo un secolo mai semplice come il XIX dopo l'Unità d'Italia e pur tra crisi e recuperi
si esamini da questo punto
la pur lenta rinascita sin alla contemporaneità della Biblioteca e l'opera, con altri naturalmente, di Nicola Orengo un suo moderno bibliotecario.



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