cultura barocca
Madri e Fate = altre figure religiosità degli Etnici: "Demone - Genio - Larva - Lemuri - Mani" Stampa di drago dal museo del'Aldrovandi cui si fuse quello Cospiano, catalogato dal Legati non senza aiuti epistolari A. Aprosio [Inquisizioni antiereticali e per Stregoneria (con analisi distinzioni giuridiche tra I e II "Caccia alle Malefiche") nel contesto delle "Diocesi di Frontiera" = l'esempio qui proposto è principalmente quello dell'areale della Diocesi di Ventimiglia = leggi qui premessa sul materiale fruibile o richiedibile]

La Religione del Drago o meglio la Controreligione del Drago e/o del Serpente attesa qual nel temuto complesso di ritorni di cultualità pagana o meglio degli etnici e/o mascheramento degli Idoli in forma di Diavoli ebbe una genesi antica come qui si legge (pur comparendo in maniera eclatante nel Nuovo Testamento, nell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo laddove una delle visioni di Giovanni riguarda un enorme drago rosso con sette teste e dieci corna, simboleggia il diavolo, che ripetutamente insidia la Donna vestita di Sole (identificata dalla tradizione cristiano-cattolica con la Vergine Maria o con la Chiesa e con altre simbologie da altre tradizioni cristiane), ma ella gli sfugge, e il mostro si volge a combattere contro Dio e i suoi angeli ( Nell'iconografia cristiana il drago è una reincarnazione di Satana, il diavolo e spesso è rappresentato sconfitto da santi e cavalieri. Rabano Mauro: il drago è il diavolo, è Satana, e draghi sono i suoi adepti. A giudizio di Isidoro di Siviglia: ...è il più grande di tutti gli animali; è una bestia sotterranea ed aerea che ama lasciare le caverne in cui si nasconde per volare nell'aria; la sua forza risiede non nella bocca o nei denti ma nella coda con cui può stritolare il suo avversario per eccellenza, l’elefante...)].
Tale figurazione venne in seguito rinforzata dall'invasione dei Saraceni, reputati incarnazione del diavolo, con la conseguente lotta, alla fine vittoriosa, della Cristianità con la riconsacrazione ( per esempio, dei percorsi che dal Ponente Ligure portavano a Novalesa ed al Cenisio) proprio ad opera di un vescovo di Ventimiglia.
Nel contesto della lotta al Male metamorfizzato in Drago - peraltro propria dei "bestiari" medievali - la cultualità cristiana elaborò varie figure di santi uccisori di diabolici draghi tra cui oltre il caso per eccellenza della vittoria sul Dragone che era espressione di Lucifero ad opera di S. Michele come si legge nella sua agiografia entro il "Leggendario" di Jacopo da Varagine qui digitalizzato nella versione del Manerbio/-i, con altri qui trascurati per questioni di spazio, valgono i casi celebri di S. Giorgio e di S. Martino.
In merito alla lotta contro la pseudo religione del drago o più propriamente contro possibili ritorni di paganesimo con demoni sotto vesti di draghi o creatur mostruose nemmeno si deve dimenticare Santa Marta, che avrebbe ucciso , il diabolico drago della Provenza detto Tarascoro e del quale qui si legge la vicenda sempre dal Leggendario del Manerbio senza trascurare altre tipologie di Santi come gli "imprigionatori di demoni draghiformi" quali S. Bernardo da Mentone od Aosta, ed altresì "mediatori" alla stregua di Sant'Antonio, effigiato nel folklore come aggredito da un'infinità di animali rappresentanti le tentazioni, ed anche Francesco d’Assisi che predica altre forme del male come il lupo. A questa schiera di santi lottatori si possono altresì ascrivere i Domenicani (domini canes, cani di Dio) raffigurati qual cani a caccia dell'Idra Eretica = figurazione sublimata in particolare ai tempi della Riforma Protestante.
Il tempo sembrò attutire siffatte credenze sino almeno alla scoperta del "Nuovo Mondo" od "Americhe" e di realtà sconosciute = tra tante cose nuove ciò determinò una nuova visione dell'antica civiltà del sangue (nella duplicità delle due supposte arcaiche culture del sangue benefico e del sangue malefico connesse da alcuni "scienziati" al teorema del magnetismo universale collegato alla civiltà del sangue, argomento con tanti altri analizzato da Angelico Aprosio "il Ventimiglia" sotto la specie di interazioni fra cultura del sangue, possanza dell'universo, Leggi di attrazione e repulsione cosmica ) collegata sia alla scoperta dei sacrifici del sangue sugli altari dei templi precolombiani mesoamericani [ e giudicati replicazione deicondannati sacrifici del sel sangue di ambito europeo di streghe desiderose di preservarsi dall'invecchiamento tragica concausa della caduta e distruzione degli Imperi del Sole ] sia al rinvenimento con altre forme di vita sconosciute reputate mostruose se non diaboliche o pseudodemoniache di una presunta variante di vampiro o "vampiro americano".
Quest'ultimo, in realtà un pipistrello di taglia medio-piccola (vivente in un areale che si estende dal Messico a nord sino all'Argentina e al Cile a sud, comprendendo gran parte dell'America centrale e meridionale) ha abitudini notturne sì che ai tempi dei "conquistadores" fece davvero credere, data anche la tipologia del morso, all'esistenza di un vampiro vero e proprio, cosa confortata dall'essere un abile volatore che si muove sul terreno con andatura quadrupede nutrendosi esclusivamente del sangue di altri vertebrati, in prevalenza di bestiame (ovini e bovini), ma anche di mammiferi selvatici, rettili e uccelli e non mancando di aggredire l'uomo, avvicinandosi furtivamente alle prede, camminando sul terreno e mordendole delicatamente con gli affilati incisivi, leccando poi il sangue che fuoriesce dalla ferita.
I racconti di quanti tornarono in Europa "Conquistadores" ma anche avventurieri e persino missionari come spesso accade vennero enfatizzati sia dai primi narratori che da quanti riportarono le loro parole arricchendole di proprie suggestioni e tutto ciò non mancò di contribuire a sviluppare una sorta di narrativa orrorifica cui non risultava estraneo il tema della magia nera in grado di colpire sia gli uomini che gli animali, specie gli animali da allevamento necessarii alla sostentazione civile.
Le nuove credenze importate dalle Americhe alimentarono il recupero di vecchie convinzioni locali ed europee siché si presero ad evocare oltre ai Santi di cui prima si è parlato quel tipo di Santi che avessero la capacità di tutelare dai malefici sia gli uomini che gli animali e le coltivazioni sì da evitare il dramma della carestia spesso causa dello scatenamento di terribili malattie = e tra questi un ruolo importante aveva e amplificò nel XVII secolo Santa Notburga di Eben il cui sito di inumazione divenne luogo di vari pellegrinaggi.
il lungo quanto gratificante soggiorno a Venezia di Angelico Aprosio non esulò da escursioni per varie ragioni in varie contrade anche non esposte al dominio della Serenissima e come si apprende da un ampio frammento di una lettera al Gandolfo da parte di una terza persona versosimilmente tal Prospero Rossi anche lui sembra essersi recato ad Eben = è implausibile dirlo, attesa la mancanza di documentazioni dirette ma seppur pare improbabile che un uomo di siffatta erudizione abbia fatto tal viaggio per raccogliere terra dal cimitero a scopo fideistico nulla può escludere che "il Ventimiglia" sia stato indotto a far ciò dalle sue curiosità intellettuali, spazianti su vari settori, non escluse le proprietà delle terre e/o argille curative.

CLICCA QUI INVECE PER RITORNARE ALLA HOME PAGE DI CULTURA-BAROCCA