cultura barocca
Inf. Durante IL CORNO D'ORO DEI RE DANESI NEL DISEGNO FATTONE DA OLE WORM nel 1641

Nel leggere le epistole aprosiane contenute nel tomo II di questa edizione postuma dell'epistolario di Ole Worm si possono registrare svariate osservazioni, tutte comunque caratterizzate da un sostanziale timore reverenziale dell'agostiniano intemelio verso l'affermato studioso di Danimarca.
Scorrendo la biografia di Ole Worm corrispondente all'elogio funebre fattone dall'amico Thomas Bartholin si apprende della rinomanza che, con altre celebri, ebbe la sua pubblicazione De Cornu Aureo con cui, trattando del Corno d'oro dei re danesi, studiò e descrisse, come gli era stato chiesto, il corno dorato scoperto nello Jutland nel 1639, in seguito rubato e distrutto, affrontando la dibattuta questione dell'unicorno [ un argomento divertamente e più estesamente ripreso poi dal Bartholin proponendo riflessioni sulle presunte proprietà dei corni con in particolare le considerazioni sul Corno d'oro dei Re Danesi ma anche l' Uso degli Unicorni presso genti diverse nel realizzare tazze - Dubbi sul Corno d'Oro - Marmo di Preneste = in rapporto, anche ma non solo, alla stesura di questo libro di Th. Bartholin pieno di interrogativi scientifici e metodologici Angelico Aprosio al pari di tanti eruditi ed antiquari della sua epoca non può far a meno anche di confrontarsi sul tema dell' urto epocale fra scienza aristotelica e scienza nuova (vedi indici tematici) e in dipendenza di ciò in merito al dibattito su astrologia ed astronomia destinato a stravolgere molti presunti equilibri scientifici e sociali].
Aprosio a suo scrivere allo stesso Worm rimase colpito dall'erudizione palesata e riservò al personaggio, per quanto non personalmente conosciuto, ma verosimilmente ammirato per intercessione dei comuni sodali Thomas Bartholin e Heinrich Fuiren all'epoca soggiornanti in Italia, a Padova e comunque in ambito veneto.
In merito alle opere del Worm certamente Aprosio lesse oltre il De Cornu Aureo i Monumenti Danici -certo i Danicorum monumentorum libri sex... in cui compare una vasta raccolta di antichissime
RUNE
- e un'altro libro de Lingua Getica (verisimilmente la Danica literatura antiquissima) che andarono ad arricchire la sua biblioteca, come scrisse: al contrario non ebbe modo di avere al 12 maggio 1644 i Fasti Danici.
Di quest'ultima opera entrò in possesso (?) [o comunque la lesse] prima del Novembre 1645: la stessa sorte non gli sovvenne in merito ad un Hesiodum alludendo sicuramente alle Quaestionum Hesiodarum Heptades duae.
Contestualmente, e con verosimiglianza dal Bartholin, Aprosio andava ragguagliandosi sull'interesse di Ole Worm per l'Italia, un interesse che l'aveva portato a peregrinare attraverso la penisola sin a visitare Genova - Savona - Nizza - Marsiglia via via procedendo verso la "Gallia" e le "Spagne": un patrimonio di spostamenti, missioni ed investigazioni del quale Angelico colse prioritariamente l'intendimento antiquario oltre che la profondità medica e le cognizioni nell'ambito delle scienze naturali.
L'affascinante figura di Ole Worm per tante ragioni peraltro non poteva non coinvolgere il giovane intellettuale agostiniano (ad esempio rimprendeva con rigore scientifico gli studi del mitico Olao Magno): circondato da uno stuolo di ammiratori in ogni campo, Worm stava divenendo celeberrimo per la stesura dei MONUMENTI DANICI [ove venne inserita -ed ove verisimilmente Aprosio potè leggere- la già stampata opera di INTERPRETAZIONE DELL'ENIGMATICO "CORNO D'ORO" SCOPERTO IN DANIMARCA NEL 1639 [la scoperta fu fatta casualmente da una fanciulla danese tal Cristina Svenonis filia = nel testo latino che segue si narrano le complesse vicende collegate all'esumazione del prezioso reperto] in cui era andato ad esplorare l'arduo linguaggio delle rune (opera per cui si eran sprecati gli elogi poetici tra cui quello di Vito Bering, storico di corte, autore di pere minori, appena oggi ricordato dalla Bibliotheca Danica eppure a sua volta gratificato - forse proprio per questa frequentazione del Worm con l'intitolazione del Grillo XVIII della Grillaia del 1668).
Contestualmente proprio nel LIBRO I di quest'opera affrontò argomenti che andarono a costituire una sorta di bagaglio culturale, non comune agli Italiani e ambitissimo dal curioso Aprosio, come CAPITOLO I (ragione dei monumenti danesi), CAPITOLO II (Sui vari tipi di monumenti danesi), CAPITOLO III (Sui templi e gli altari degli antichi Danesi), CAPITOLO IV (Su dei ed idoli degli antichissimi Danesi), CAPITOLO V (Sui sacrifici dei Danesi), CAPITOLO VI (Sulle forme di sepoltura in uso fra gli antichi Dani), CAPITOLO VII (Sui riti di inumazione), CAPITOLO VIII (Sul vallo "Danico"), CAPITOLO IX (Sulle lapidi danesi iscritte in lingua runica, dagli stranieri definita gotica), CAPITOLO X (Sulle costumanze forensi e giuridiche nell'antica Danimarca: la maniera di risolvere le liti con il ricorso al "duello o monomachia"), CAPITOLO XI (Sul ricorso in Danimarca all'"Ordalia" o "Giudizio di Dio"), CAPITOLO XII (Sui luoghi preposti per l'elezione dei Re Danesi), CAPITOLO XIII (Su lapidi, epigrafi, epitaffi, iscrizioni degli antichi Danesi), CAPITOLO XIV (Su altri monumenti, non funerari, caratterizzati da iscrizioni ed epigrafi)


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