cultura barocca
MENTONE

MENTONE

La cittadina francese di MENTONE rappresentava grossomodo il limite occidentale del municipio romano di Albintimilium.
La vicina Monaco era un centro marittimo, della Provincia delle Alpi Marittime naturale cuscinetto strategico prima e socio-economico poi tra l'Italia e le Gallie.
L'importanza marittima e commerciale di città come Monaco, Nizza e Cemenelum (Cimiéz), attirò molti residenti di Albintimilium che vi costruirono anche delle splendide dimore.
A LUMO (area di Cap Martin) si sarebbe pagata secondo una tradizione oggi, motivatamente, messa in ampia discussione la "Quarantesima delle Gallie" cioè una tassa di passaggio dei prodotti di importazione ed esportazione
Il Trofeo di Augusto della Turbia, sul monte Agel sito quasi a guardia di Monaco, simboleggiava invece sicuramente cla pace imperiale offerta al mondo conosciuto dalla saggezza di Ottaviano Augusto.
La ricca struttura architettonica, ornata di giardini pensili, svolgeva una funzione celebrativa e coreografica, poi venuta meno coi secoli sino ad una sua trasformazione in fortilizio: a nessun visitatore sfugge l'intensa traccia di romanizzazione che il gigantesco complesso conferiva a queste contrade.
Un altro gioiello di Ottaviano, la via costiera Giulia Augusta, agevolava frattanto dal 13 a.C. i contatti fra queste zone e le più remote regioni d'Occidente ed Oriente: è quindi facile che gli insediamenti, anche di ville residenziali, tra Mentone e Monaco fossero ancora più importanti di quanto si è pensato fino ad oggi.
Prescindendo dal reperimento a Monaco nell'800 della lapide di Marcus Coelius Crescens magistrato di Albintimilium sono da ricordare i ritrovamenti delle pietre miliari 600 (distanza da Roma = la pietra risale alla bella ristrutturazione della "Giulia Augusta" voluta da Caracalla nel III sec. d.C.) a Roccabruna tra Mentone e Monaco, e della numero 601 (di Augusto Ottaviano in questo caso) scoperta alle falde del monte Ricart, ad un centinaio di metri dalla camionabile Mentone-Monaco.

Queste pietre miliari della strada imperiale rappresentano le testimonianze più chiare di quel vasto itinerario costiero che agevolava le comunicazioni per la direttrice che dall'Italia andava verso la Spagna: a Roquebrune-Cap Martin, ove sorge un castello del XII-XIII sec., si ebbero altri rinvenimenti di oggetti romani già dal '700 e fu davvero importante quello della lapide di un certo Publius Metilius Tertullinus supposto cittadino di Albintimilium e sacerdote laurentino-lavinate.
Peraltro Mentone, Monaco e i suoi signori, i Grimaldi, ebbero un lungo rapporto con Ventimiglia e col suo entroterra, sia per ragioni politiche che economico-commerciali: la maggior parte dei dati appartengono all'epoca medievale ma costituiscono indiscutibile prova di un lungo e continuato contatto fra queste località, tanto vicine anche sotto il profilo culturale ed etnografico.

Per la conoscenza della storia di Monaco e di Mentone non mancano opere di pregio, in particolare è ancora utile il lavoro di Honoré Ardoino (Petites Annales de Monaco, Roquebrune, Menton, Lyon, 1926): tuttavia è assai utile valersi, per l'inquadramento del periodo medievale, degli antichi atti del notaio genovese (XIII sec.) G. de Amandolesio (conservati presso l'"Archivio di Stato di Genova") che operò in queste zone fornendo tante notizie utili (la sua opera è stata edita con vantaggio per la stesura del volume di B. Durante e M. de Apollonia, Albintimilium, antico municipio romano, Gribaudo [Paravia], 1988: si vedano gli indici dei nomi in questo volume).
Da un atto di questo notaio (13-V-1260) è possibile studiare la divisione della "Diocesi" di Ventimiglia (che grossomodo ricalcava il territorio municipale romano) in 8 "prebende" o proprietà ecclesiastiche i cui proventi o redditi spettavano ai "Canonici" della Cattedrale di Ventimiglia.
A tal Stefano de Vultabio toccò la proprietà o "prebenda" "dal fossato di Latte verso Monaco con tutte le altre terre colte e incolte che non sono nominate per la precedente prebenda, con le decime e le quarte parti tanto di tutto il territorio di Ventimiglia quanto di PODIUM PINI sino al fossato di Gorbio (trad.)". A giudizio dell'Ardoino (op. cit. pp. 301-307) PUYPIN (Poipino, Podium Pini) sarebbe stato il villaggio poi abbandonato da cui, nel XIII sec., la popolazione sarebbe migrata in Mentone.
Appunto un tal Guglielmo Poipini (citato dal de Amandolesio in un documento del 15-I-1260) possedeva una casa a Ventimiglia (in Oliveto).
Per quanto lo storico Gioffredo ricavò dall'"Archivio del Monastero di S.Onorato di Lerino" nel 1061 il conte di Ventimiglia Rainaldo avrebbe donato al Monastero di Lerino "un fondo situato nel Carnolèse [vicino a Mentone]".
Gli stessi Conti donarono poi (15-III-1082) al monastero "la chiesa di S.Martino nella contea di Ventimiglia, in valle Carnolense e quindi il 24-II-1177 il conte Ottone cedette all'abate di Lerino Laugerio molte proprietà agricole nell'area che andava dalla località de Clusa sino al "Garavano" con i diritti pertinenti (il tutto in cambio di beni monastici siti in territorio ingauno).
Podium Pini viene citato il 30-VII-1157 per una donazione di 4 castelli fatta alla Repubblica di Genova dal conte di Ventimiglia Guido Guerra.
Si sarebbe trattato dei forti di Roccabruna, Gorbio, Castiglion ed appunto Podium Pini.
Papa Lucio III l'8-VI-1182 con una sua Bolla pontificia concesse poi ai Canonici della Cattedrale di Ventimiglia la totalità delle decime e dei diritti delle chiese di "Santa Maria di Carnolese, di Latte e di Agerbol(Agel)" ma solo la metà di quelle di Podium Pini, fatto che secondo l'Ardoino proverebbe che in tale luogo, in quel tempo almeno, si trovava un religioso preposto a specifiche funzioni ecclesiastiche in una sua chiesa.
In definitiva si può concordare con l'Ardoino (p.303 della sua citata opera) che il toponimo MENTONE derivi da Montone evolutosi da un Mons Othonis a memoria dei doni territoriali fatti dal conte di Ventimiglia Ottone al monastero di Lerino nel XII secolo.
Ancora il de Amandolesio, in un atto dell'8-XII-1263 informa su un certo Leonus de Mentono che si impegnò a rendere a Raimondo Lupo e Costanzo Galafio de Sancto Romulo la somma di 6 lire di genovini (moneta genovese) sulla piazza commerciale di Ventimiglia.
Comparando questi dati (inseriti nel lavoro di Durante-De Apollonia su Albintimilium) si arriva alla conclusione che tra il 1260 ed il 1263 in queste contrade andava verificandosi un fenomeno particolare.
Mentre infatti si affermava il nuovo toponimo DE MENTONO (ma il luogo esisteva da tempo visto che a quell'epoca si usava questa forma per indicare la provenienza di una determinata persona da un certo luogo ufficialmente ben conosciuto e documentato, anche in atti pubblici) il nome di località PODIUM PINI stava disperdendosi e il suo territorio finiva con lo spettare per intero, sotto il profilo delle decime e dei diritti, alla chiesa cattedrale di Ventimiglia.
Comunque la storia certa di Mentone si può datare con certezza solo dai tempi delle contese tra Provenzali e Repubblica di Genova.
La forte località dopo essere stata un feudo della casata dei Vento finì per essere acquistata nel 1346 dai Grimaldi, Signori di Monaco che la tennero sino al XVIII sec. anche se i duchi della Savoia, con atti del 1448 e del 1477, ne ottennero l'alta signoria feudale.
Con l'avvento della Rivoluzione francese si ebbero anche qui, come in quasi tutta Europa (specialmente dopo l'avvento di Napoleone) una serie di grandi trasformazioni.
Nel 1792 la cittadina fu occupata dalle truppe rivoluzionarie del generale Massena e venne aggregata dapprima alla Repubblica francese e quindi all'Impero del Bonaparte.
Tuttavia, dopo la Restaurazione sancita dal Congresso di Vienna del 1815, Mentone ritornò ai Principi di Monaco seppur sotto il protettorato dei re di Sardegna.
Nel 1848 la popolazione però si ribellò ai Grimaldi e volle l'annessione agli stati sardi: non ottenne quanto richiesto ma insieme con "Roccabruna" fu elevata al rango di città libera sotto occupazione militare piemontese.
In seguito al trattato di Torino del 14-III-1860 Mentone passò con la contea di Nizza alla Francia che, in un secondo tempo (2-II-1861), regolò i diritti avanzati dai Signori di Monaco, i Grimaldi.
Venne occupata molto dopo dalle truppe italiane durante la II guerra mondiale, prima di essere definitivamente assegnata alla Francia in cui fa attualmente parte del Dipartimento delle "Alpi Marittime", costituendovi una importante base turistico balneare ed un'eccellente stazione climatica dove il passato si sposa perfettamente col presente, passato che peraltro è ben testimoniato da una serie di interessanti edifici religiosi risalenti al XVII ed al XVIII secolo.