GIOVANNI RUFFINI

RUFFINI, GIOVANNI: (Genova 1807 - Taggia [Im] 1881)> Esule politico in Inghilterra dal 1836 (dopo i drammatici eventi delle fallite insurrezioni mazziniane che tante vicende conobbero proprio tra Genova e il Ponente ligure e che oltre al nostro altre future celebrità coinvolsero dall'onegliese giornalista G. B. Cuneo allo stesso Giuseppe Garibaldi) vi compose, senza successo e solo in parte, il Lorenzo Benoni, or Passages in the Life an Italian (poi T. Constable and Co., Edimburgo 1853).
Riprende il romanzo molto dopo, durante il governo Gioberti del 1848-'49, quando il Piemonte di Carlo Alberto si pose in qualche modo a guida dell'irredentismo italiano.
Ruffini diede allora al romanzo una dimensione memorialistica inserita in un contesto romantico e sentimentale inquadrato nella dimensione dei suoi ricordi giovanili. Trasferitosi da Londra a Parigi nel 1842 lavorò dapprima per Donizzetti componendo i libretti d'opera Don Sebastiano (1842) e Don Pasquale (1847) riallacciando nello stesso periodo i rapporti con l'amica Cornelia Turner e riprendendo, assieme alla stessa, la stesura degli Schoolboysdays, nucleo del "Lorenzo Benoni".
Grande successo ottenne il romanzo DOTTOR ANTONIO (Edimburgo, 1855) redatto in inglese sotto l'intenzione, effettivamente condotta a termine in modo trionfale, di esporre agli stranieri il dramma italiano.
Ruffini non era però scrittore professionista e, dopo la morte della Turner, e la stesura delle ultime ispirazioni memorialistiche [The Paragreens or a Visit to the Paris Universal Ekhibition (Edwards, New York 1857), Lavinia (Smith Elder & Co., Londra 1860), Vincenzo or Sunken Rock (Tauchniz, Lipsia 1863), A quiet Nook in the Jura (Edmonson and Duglas, Lipsia 1867), Sanremo Revisited (ibidem 1868)] ebbe quindicennale pausa di lavoro. Dal '74 l'editore Sonzogno prese a pubblicare tutte le sue Opere (in 4 volumi, Milano 1874-'78) per la traduzione di Marina Carcano stto la revisione dell'autore. Son state invece edite dopo la sua morte le Lettere a Giuseppe Mazzini (a cura di C.Cagnacci, Berio, Porto Maurizio 1893) e le Lettere alla madre (1833-'36) dall'esilio francese e svizzero (in A.Codignola, I fratelli Ruffini, in "Atti della Società Ligure di Storia Patria", Genova, 1925-'31).Bibl.> in "Gli Autori-Dizionario Bio-Bibliografico e Indici" in La Letteratura Italiana-Einaudi - in c. di stampa.


IL DOTTOR ANTONIO fu scritto dal Ruffini in inglese sotto la guida, più o meno determinante, di due letterate anglosassoni, Cornelia Turner e Henrietta Jenkin.
Nell'esile opera, pubblicata nel 1855, gli spunti apologetici e patriottici si intersecano con il patetico idillio sbocciato tra l'esule siciliano Antonio, medico condotto a Bordighera, e l'inglesina Lucy Davenne, costretta ad una lunga convalescenza nella città rivierasca in seguito alla frattura di una gamba.
Per favorirne la lenta guarigione Antonio conduce la fanciulla a Castellaro, paese del retroterra di Taggia noto per la salubrità dell'aria e nei cui pressi sorge il celebre Santuario seicentesco di Lampedusa ove si conserva una sacra miracolosa immagine della Madonna, ex voto di un antico marinaio per essersi salvato dai Turchi, che lo avevano imprigionato, affidandosi ad una zattera per tornare in patria ed usando proprio quella sacra icona, incrdibilmente ritrovata, come una sorta di vela per sfruttare il poco vento a disposizione.
Nonostante la gestazione abbastanza originale, il romanzo si colloca ai limiti di quella tipica esperienza del romanticismo italiano che, dalla coimplicazione del generico storicismo e della passione nazionalistica, inclina verso una soluzione propagandistica del fenomeno letterario.
A tale serie sono da ascrivere le opere di Berchet, D'Azeglio, Grossi e Pellico; in queste l'evento storico è infatti rivisitato con lo scopo predominante di suscitare nel lettore la passione patriottica.
La coscienza poetica del Ruffini matura nello stesso contesto storico-culturale e si concretizza in prodotti espressivi che, in linea di massima, presuppongono la mediazione dell'istituto letterario organizzato dagli intellettuali romantici di cui si è detto.
L'analisi strutturale de il "Dottor Antonio" (oltreché del forse più valido LORENZO BENONI) permette però di decifrare un effettivo scarto tematico-espressivo fra l'opera del Ruffini e i prodotti del sistema letterario cui questa, in teoria, appartiene.
La manipolazione del materiale tematico de il "Dottor Antonio", come quella del "Marco Visconti" e dell'"Ettore Fieramosca", sottende di certo l'esperienza carismatica del Manzoni ma al romanzo del Ruffini non sono estranee, forse per influenza della Turner o della Jenkin, convenzioni stilematiche e narrative tipiche degli scrittori inglesi, specie di Dickens e Thackeray (modulazioni in verita abbastanza inusuali per i romanzieri italiani della metà dell'800).
Lo scarto più evidente si manifesta tuttavia a livello funzionale.
Mentre gli scritti di Berchet, D'Azeglio, Grossi e Pellico presuppongono un meccanismo il cui risultato equivale ad un'attività apologetica e di parenesi nei confronti dei lettore italiano, l'operazione letteraria del Ruffini organizza invece un messaggio cui è demandata un'attività propagandistica ad uso esterno, che presuppone cioè un fruitore non italiano.
Il romanzo, in origine indirizzato ad un pubblico anglosassone, soddisfa, oitre quella descrittiva, due ulteriori esigenze: di qualificare l'ltalia vanificando alcuni vieti pregiudizi stranieri e, contestualmente, di presentare in maniera favorevole l'esperienza liberale e patriottica.
Questo motivo di fondo giustifica il taglio idilliaco della narrazione oltre che le abbondanti digressioni documentarie; la stessa descrizione della "Gita al Santuario" non prescinde da questo parametro operativo, anzi, per molti aspetti, può essere considerata emblematica.




Il LORENZO BENONI, secondo il giudizio di alcuni critici tra cui il Vernai, è opera superiore al "Dottor Antonio" ma non ne raggiunse il successo per il contenuto più politico e documenatrio in senso storico e autobiografico.
L'opera, pubblicata a Edimburgo con il titolo esteso di "Lorenzo Benoni, or Pssages in the Life of an Italian", ha infatti un taglio prevalentemente autobiografico e politicamente impegnato, privo delle nostalgie e degli esotismi che comunque avrebbero fatta la fortuna de il "Dottor Antonio" presso il pubblico anglosassone.
Vi si trattano infatti le drammatiche vicende del protagonista, patriota risorgimentale, sotto il cui nome si nasconde l'esperienza umana del Ruffini stesso.
La narrazione procede dalle prime esperienze carbonare e risorgimentali sino all'infelice 1833 quando vennero perseguiti fatalmente i tanti giovani intellettuali di Genova, tra cui appunto Ruffini e il fratello JACOPO, che aderivano all'associazione segreta della "Giovine Italia": e non a caso fra i personaggi di contorno del romanzo comapre anche la figura carismatica di Giuseppe Mazzini mascherata sotto lo pseudonimo di Fantasio.
L'accoglienza del pubblico inglese fu comunque di rilievo e i lettori praticamente per la prima volta si accorsero, in modo vasto, del grande problema italiano, dell'unità negata tra popoli fratelli e della condizione di asservimento alle forze della conservazione e soprattutto all'Impero Austriaco.
Questa favorevole accoglienza indusse così Ruffini a tentare una via ulteriore, che si rivelò pure più accattivante, cioè quella di un romanzo in cui la vicenda politica tipica del romanzo storico interagisse con elementi consueti nel romanzo storico inglese come l'esotismo, il sentimento d'amore, la passione malinconica e delicata. per giunta ancor più interessante perchè furbescamente intrecciata sui rapprti di simpatia e quindi d'amore evolutisi nel rapporto tra un patriota italiano di condizione intellettuale elevata e una giovane nobildonna inglese.
Da questo "programma" intellettuale derivò il "Dottor Antonio" forse, nonostante non sia un capolavoro, il romanzo italiano più ammirato e letto all'estero nell'800 e certamente un'opera che fece conoscere ovunque, oltre il dramma politico dell'Italia, il fascino turistico e ambientale di questo straordinario paese.