INFORMATIZZAZ. DI B. E. DURANTE

DIGITALE DA FOTO DI REPERTORIO














Il MIELE è l'unico dolcificante naturale esistente in natura e nell'antichità veniva usato anche come farmaco per uso sia interno che esterno, nonché come conservante: tutti usi ancora validi, che possono essere ripresi, con la funzione dolcificante. Da un confronto tra zucchero puro e miele si evince che lo zucchero ha minori qualità, già solo perché contiene una sola sostanza, il saccarosio, mentre il miele ne raccoglie un centinaio, come il glucosio, il fruttosio, polisaccaridi, acidi organici, ormoni, vitamine enzimi sostanze aromatiche. Nel miele l'acqua è il 17 %, il fruttosio è il 38%, il glucosio è il 31%.
Il miele è un alimento energetico di impiego immediato, poiché i suoi zuccheri, differentemente dal saccarosio, sono assorbiti molto rapidamente; inoltre è vitaminico e mineralizzante e combatte il bacterium coli, assolvendo cosi' la funzione di disinfettante intestinale.
E' dunque un farmaco offerto dalla natura e un leggero lassativo, poiché contiene mannite.
Riequilibra l'organismo, è un antiacido gastrico, è un antinfettivo esterno e interno (su cui si sarebbero raggiunte
conclusioni scientifiche recentissime e stupefacenti, per quanto da approfondire), e un tonico per la digestione.
Inibendo lo streptococco e lo stafilococco, una serie di batteri l'intestino e il pericolosissimo clostridium botulinum, responsabile appunto del botulismo, il miele è un buonissimo alimento naturale, indicato ai bambini, soprattutto nel primo anno di vita.
Protegge la mucosa gastrica, è un calmante e un espettorante valido nelle malattie respiratorie, un cicatrizzante per ferite e piaghe.
Esistono medici naturisti che utilizzano il miele diluito in acqua e lo iniettano per via endovenosa nella cura delle patologie cardiache ed epatiche.
Può servire dopo forti ubriacature, perché è d'aiuto al fegato nel combattere i veleni endogeni ed esogeni, come l'alcool, la nicotina e gli additivi chimici.
Il miele naturale non è comunque quello pastorizzato, liquido e trasparente, perché questo prodotto si ottiene miscelando moltissime qualità, non sempre di buon livello, e portando il tutto ad una temperatura di 75- 78 gradi: questa è una metodica che permette a una grande azienda di produrre grandi quantita' di miele con sufficienti qualità organolettiche liquido, quindi miscelabile ed immagazzinabile con facilità, ma che ha perso le vitamine e molte sostanze importanti.
Non è difficile reperire del buon miele naturale, anche grezzo ed a un buon prezzo.
Si riconosce dall'odore, che deve essere acre, pungente e forte, dal sapore, ricco di sfumature, e non solo dolce, come capita spesso ai prodotti industriali o derivanti da alveari ai quali sia stata fornita una grossa quantità di zucchero.
Ancora: il miele naturale ha un colore giallastro e opaco o bruno-ambra, bruno-castagno, in ogni caso non semitrasparente, ma discontinuo e simile a quello della cera d'api.
Se viene riscaldato oltre i 42 gradi perde le proprietà vitali e la capacità tipica di rassodarsi coi trascorrere del tempo.
Come sappiamo cambia di sapore, di colore e di aroma in base ai fiori di cui si sono nutrite le api che lo hanno prodotto: così possiede le proprietà curative dei fiori o delle piante relative.
Di solito il miele che proviene da un solo fiore è il più ricercato, perché sapore ed aroma sono considerati migliori, ma non vanno sottovalutati i prodotti comuni "di prato", che non di rado possono contare su una compensazione che porta alla creazione di sapori particolarmente buoni.
Come nell'aroma-terapia, le proprietà dei vari tipi di miele seguono leggi piuttosto bene codificate, così il miele di conifere è indicato per curare le bronchiti, il rododendro per i reumatismi, la lavanda per l'apparato genitale femminile, l'arancio per l'insonnia, il timo per il raffreddore, la mancanza di appetito, e l'astenia, il tiglio per l'insonnia e l’emicrania, il saraceno per curare l'anemia, il rosmarino per le malattie del fegato e della gola, nonchè nelle convalescenze, l'eucaliptus per la tosse e per la cura, delle vie urinarie, l'erica è un diuretico, un anti-reumatico e protegge l'apparato urinario, il biancospino è curativo nelle patologie cardiache e dei sistema nervoso, nell'arteriosclerosi e nei disturbi della digestione, l'acacia è disintossicante.
Purtroppo il miele è anche uno degli alimenti che richiedono alla natura più fatica per essere prodotti: le api visitano ben due milioni di fiori per fare un chilogrammo di miele.













Le leggendarie proprieta' curative del miele potrebbero essere una realtà.
Un gruppo di ricercatori britannici della University of Wales Institute ha mostrato che la sostanza prodotta dalle api può impedire il proliferare dei batteri nelle ferite.
Già nell'antico Egitto si utilizzavano bende intrise di miele per le medicazioni, ma finora si era pensato che le uniche proprieta' curative della sostanza risiedessero nell'alto contenuto di zucchero e nella consistenza sciropposa.
Ma i nuovi risultati, pubblicati sul "Journal of Applied Microbiology", sembrano indicare che ci sia qualcos'altro.
Se, infatti, si utilizza una sostanza artificiale con la stessa concentrazione di zucchero e la stessa consistenza, la sua efficacia nel bloccare la crescita dei batteri è tre volte inferiore a quella del miele naturale, che risulta attivo anche dove alcuni antibiotici falliscono.
"È un rimedio tradizionale che e' stato sottovalutato", ha dichiarato Rose Cooper, il coordinatore delle ricerche.
Tuttavia l'origine delle proprietà antimicrobiche del miele non è chiara: potrebbe risiedere in enzimi secreti dalle api oppure in sostanze presenti nel nettare.
Proprieta' che probabilmente sono assenti nel miele prodotto industrialmente, perché sottoposto ai distruttivi processi di conservazione [Luogo: Gran Bretagna Tema: Miele, un potente antibatterico Data: 21/11/2002 Fonte: Galileo (www.galileonet.it)] .










BELLADONA (Atropa belladonna): Il suo nome è dovuto alle sue singolari proprietà, le sue bacche venivano infatti usate soprattutto nel rinascimento come belletto, macerate in acqua con aggiunta di polvere d'argilla. La Belladonna può essere impiegata come antidolorifico e antinevralgico, ma il suo uso è rischioso perché dosi anche molto piccole dei suoi estratti possono causare disturbi gravi. Contiene tre alcaloidi: atropina, scopolamina e iosciamina. L' atropina è comunemente usata come preanestesia negli interventi chirurgici ed in oculistica per dilatare la pupilla ed immobilizzare l'occhio.




BIANCOSPINO (Crataegus monogyna): Il biancospino contiene flavoni, amine, colina, acetilcolina e polifenoli. E' cardiotonico e ipotensivo, antispasmodico e sedativo e la sua corteccia può avere effetti antipiretici. Un semplice infuso può essere preventivo di infarti ed arteriosclerosi. Questo arbusto ha anche un' azione sedativa e calmante degli stati d'ansia, efficace anche per smorzare gli effetti della menopausa. Attenzione però! Dosi eccessive assunte per lunghi periodi possono causare aritmie anche abbastanza serie.




BOSSO (Buxus sempervirens): Questa pianta è nota per tre cose: il suo legno, uno dei più pesanti e duri in assoluto, le sue proprietà purganti e quelle febbrifughe. L' uso più comune del bosso è quello come sudorifero e febbrifugo antimalarico, il principio attivo è la buxina, un alcaloide contenuto nella corteccia ed in parte nelle foglie. Premesso che in dosi molto alte può diventare tossico, tutti i preparati di bosso vanno addolciti e non poco a causa del suo gusto ripugnante. Recentemente questa pianta è stata oggetto di approfonditi studi avendo individuato nei suoi principi attivi sostanze utilizzabili contro l'AIDS.




CAPRIFOGLI (Lonicera sp.): I caprifogli erano ritenuti dei calmanti sessuali, ma è più esatto dire che possono avere effetti sedativi e rilassanti. Le parti più usate sono i fiori, in quanto le bacche sono tossiche. Con i fiori seccati si possono fare infusioni utili nelle affezioni dell'apparato respiratorio, depurative e diuretiche, oltre che come detto, sedative e antispasmodiche; sono indicate anche contro le insonnie. I fiori, raccolti prima della schiusura e fatti asciugare all'ombra, possono essere trasformati in sciroppo contro le convulsioni, la tosse e l'asma semplicemente cuocendoli in acqua a fuoco lento con uguale peso di zucchero.




BARDANA (Arctium lappa): Pianta erbacea molto comune a foglie grandissime (anche 50 cm) con fusto eretto alto anche 1 metro, molto ramificato. Si trova comunemente nei terreni abbandonati, nei boschi e lungo i fossati. I contenuti essenziali della bardana sono tannini, mucillagine, inulina e sali di potassio e di calcio. La pianta trova largo impiego anche in erboristeria specialmente come depurativo e contro l'acne. Per uso alimentare può essere impiegata tutta la pianta: la radice, i getti primaverili ed in modo particolare i piccioli delle grandi foglie con i quali è possibile preparare ottime minestre.




IPERICO (Hypericum perforatum): E' una pianta erbacea molto comune nei boschi ma anche nelle radure, chiamata anche erba del diavolo o erba di San Giovanni perchè la fioritura massima è nel mese digiugno. E' pianta molto nota per uso erboristico per le sue spiccate proprietà aromatizzanti, digestive, astringenti, cicatrizzanti. Contiene oli volatili, ipericina, resina e tannino. Se ne fa anche un uso alimentare per aromatizzare la grappa, che in questo modo assume un indiscusso potere digestivo.




DIGITALE (Digitalis purpurea): L'effetto principale di questa pianta è di rallentare il numero dei battiti del cuore, rendendo la sistole ventricolare più energica e regolare ed aumentando l'ampiezza della sistole. Nei casi di insufficienza cardiaca consegue un innalzamento della pressione arteriosa e riassorbimento degli edemi. Si impiega nelle malattie acute e croniche nelle quali il cuore ha bisogno di essere tonificato, quando c'è necessità di aumentare la diuresi, nelle polmoniti, nelle forme iniziali della tubercolosi polmonare. I prodotti della digitale sono eliminati con difficoltà e perciò si ha il fenomeno dell'accumulo, per questo la cura digitalica non può durare per lungo tempo.