inform. Durante vedi FALCONIERI E CANI DA CACCIA

L'IMMAGINE E' QUI RIPRESA DAL "DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS", ROMA, BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA, MS. LAT. 1071: QUANTI PRATICAVANO LA FALCONERIA VALE A DIRE I FALCONIERI AVEVANO PARTICOLARE CURA DEI LORO ANIMALI SPECIE PER MANTENERLI IN PERFETTA SALUTE E CAUTELARLI DALLA TIPICA LORO MALATTIA DETTA COCCIDIOSI


La Coccidiosi
La coccidiosi e’ una malattia parassitaria conosciuta dai falconieri sin dall’antichita’ ed e’ probabilmente la piu’ conosciuta e nominata fra tutte le malattie dei falchi. Forse e’ anche sovradiagnosticata poiche’ molti soggetti vengono considerati infetti dai loro trainers solo dal sintomo classico della diarrea o addirittura solamente in caso di scarse performances agonistiche . I coccidi sono un gruppo di parassiti largamente diffusi in tutto il mondo animale e sono numerose le specie di coccidi che parassitano gli uccelli. Il ciclo del parassita e’ abbastanza dibattuto in campo specialistico internazionale, non esistendo uniformita’ di vedute . La maggior parte degli autori considerano il parassita a ciclo diretto, cioe’ il rapace contrae la malattia dal contatto diretto con le feci di un altro animale contenenti le occisti del parassita. Secondo altri studiosi, invece, e’ possibile anche il ciclo indiretto tramite un ospite intermedio che il rapace ingerisce dal terreno (ciclo identico a quello del Serratospiculum seurati). Le specie di coccidi piu spesso implicate sono del genere Caryospora (neofalconis e megafalconis) ma sono ritenuti patogeni anche i generi Eimeria, Isospora e Frankelia. Nell’ambito degli uccelli rapaci i falconidi sono particolarmente sensibili alla coccidiosi e l’infestazione e’ favorita dalla scarsa igiene delle falconiere e dalla partecipazione dei falchi a battute di caccia e a raduni ( in cui non e’ possibile la perfetta igiene dei blocchi dalle deiezioni dei rapaci.). Sono numerose le specie di coccidi riconosciute patogene per i rapaci. Questi parassiti sono in grado di resistere nell’ambiente esterno per mesi sotto forma di oocisti (forma di resistenza del parassita), queste vengono inattivate dall’esposizione alla luce solare diretta mentre sopravvivono perfettamente in ambienti caldo umidi e al riparo dalla luce. L’ottima resistenza delle oocisti nell’ambiente esterno rende difficilissima l’eradicazione della malattia dagli allevamenti e da tutti gli ambienti ad alta concentrazione di animali. Le oocisti sono diffuse nell’ambiente tramite le feci dell’ospite e, per rendersi conto del grado di contaminazione ambientale raggiungibile, basti pensare che si possono trovare fino a 500.000 oocisti per grammo di feci. L’animale assume le oocisti tramite cibo e acqua contaminati dalle feci e il parassita si localizza nel piccolo intestino. Gli uccelli giovani, i soggetti stressati o comunque defedati per qualsiasi motivo sono piu’ suscettibili a risentire della presenza del parassita mentre gli animali sani e ben curati ,di solito, sviluppano una parziale immunita’. Logicamente gli animali in addestramento nelle fasi iniziali (e quelli comunque sottopeso) risentono maggiormente degli effetti della coccidiosi. I segni clinici sono caratterizzati dalla perdita di consistenza delle feci, queste diventano diarroiche e assumono un colore marrone rossastro. Nei casi piu’ gravi le feci sono francamente emorragiche, con parti di mucosa intestinale e presenza di cibo indigerito. Gli animali possono essere letargici, depressi, con scarso appetito e perdere peso. Il piumaggio arruffato e il vomito sono anche indicatori della malattia, cosi’ come la scarsa voglia di volare e la perdita di aggressivita’. L’anoressia e la disidratazione, a cui l’animale va incontro, possono portare a morte in pochi giorni i soggetti piu’ gravemente colpiti, soprattutto i giovani di eta’ dalle 4 alle 24 settimane). Forbes ha compiuto uno studio su smerigli morti improvvisamente in allevamento dimostrando la pericolosita’ della malattia anche in uccelli non stressati. Nella pratica quotidiana, comunque, il ritrovamento delle oocisti nelle feci non e’ sufficiente per la dignosi clinica di malattia, tanto e’ vero che molti falchi con grandi performances vengono ritrovati positivi ad esami di controllo. Il ritrovamento delle oocisti avviene abbastanza facilmente con un esame delle feci istantaneo o per flottazione. Il numero di oocisti ritrovato per campo microscopico da’ una prima idea dell’importanza della patologia. La terapia si basa su farmaci provenienti dalla clinica dei polli o dei colombi: sulfamidici, amprolium, clazuril, toltrazuril. La terapia di clazuril da effettuare una sola volta sembrava il toccasana ma si e’ rilevata di scarsa efficacia. Noi effettuiamo terapia con toltrazuril per 2 giorni consecutivi accompagnata da grandi raccomandazioni di cambiare la sabbia, disinfestare la falconiera, trattare tutti gli animali conviventi e diminuire la promiscuita’. Di solito le raccomandazioni si fermano alle buone intenzioni. I controlli periodici sono indispensabili, specialmente pensando che un animale poco parassitato potrebbe non avere sintomi clinici ma sicuramente mostrare minore efficienza atletica. La profilassi ambientale e’ indubbiamente il miglior modo per tenere sotto controllo la coccidiosi. Le feci degli animali non devono entrare in contatto con acqua e cibo e il falco non dovrebbe mangiare a terra, ma piuttosto su una apposita piattaforma pulita. Anche l’abitudine di far mangiare l’animale sul pugno con guanto di cuoio e’ sicuramente deleteria, ma riteniamo davvero poco difficilmente eradicabile dalle nostre abitudini. Cominciamo, quindi, a lavare bene i guanti di cuoio o ad usare gli arabi “mangalah” lavabili in lavatrice periodicamente. Il blocco o la pertica, la vasca dell’acqua e la piattaforma devono essere puliti giornalmente, cosi’ come e’ necessario un frequente ricambio della lettiera. Discusso ,invece, e’ l’argomento del medicinale dato sistematicamente a periodi fissi come mezzo di prevenzione, noi sinceramente siamo contrari preferendo il contatto diretto con l’animale e il racconto del falconiere per le sue prestazioni agonistiche. In conclusione raccomandiamo grandi e costanti misure igieniche e controlli periodici veterinari per evitare ai nostri falchi crampi addominali e a noi falconieri terribili psicogeni mal di pancia da scarse prestazioni dei nostri beneamati
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[ARTICOLO DEI Dott. Antonio Di Somma e Dott. Maddalena Garlinzoni, da "FALCONERIA.COM" - ON LINE su INTERNET]


Le origini della FALCONERIA si perdono nella preistoria, ma è verosimile che le tecniche per addestrare uccelli da caccia siano state "inventate" indipendentemente in due o più luoghi diversi, probabilmente nell'Estremo Oriente (in Cina o in Mongolia) e nel Medio Oriente. Diversi storici hanno suggerito l'ipotesi che i falchi venissero addestrati in Cina fin dal 2000 a.C. circa, ma la testimonianza più antica che possa essere considerata certa è un bassorilievo che illustra un falconiere col suo falco trovato nelle rovine di Khorsabad e che risale al regno del re assiro Sargon, vissuto intorno al 750 a.C. Forse i primi ad addestrare falchi da caccia sono stati i cavalieri mongoli, ma è possibile che le tribù arabe abbiano tradizioni di falconeria altrettanto antiche. In Europa fu introdotta probabilmente dalle popolazioni che la invasero nell'alto Medioevo da est, forse dagli Sciti o dai Sarmati che cavalcarono in Europa dalle steppe della Russia, e certamente veniva praticata dagli Unni di Attila.In seguito la falconeria raggiunse il culmine come istituzione della società feudale medievale sia nell'Europa cristiana sia nell'Islam, per tutto il periodo che va dal VI al XVII secolo.Durante questo periodo i falconi, o falchi nobili come allora venivano chiamati, furono tra i beni più preziosi degli aristocratici, e rigide leggi e norme complesse ne regolavano il possesso. Severe punizioni venivano inflitte a coloro che disturbavano o comunque danneggiavano i falchi selvatici, prelevavano giovani dai nidi senza la debita autorizzazione o rubavano falchi altrui. Viene da pensare che ci sarebbero pochi bracconieri di falchi al mondo se, come allora, si mozzassero le mani o si cavassero gli occhi per colpe di questo genere. Ogni gradino della scala sociale aveva un falcone o un altro falco come simbolo del proprio rango: l'aquila reale era riservata all'imperatore; il girifalco al re; il falcone gentile ossia una particolare femmina di pellegrino al principe; il tipico pellegrino al conte; il bastardo o pellegrino terzuolo(maschio) al barone; il falco sacro al cavaliere; il lanario al nobile di campagna; lo smeriglio alla dama; il lodolaio ai paggi; mentre i falchi "ignobili" erano destinati alle classi sociali inferiori; così l'astore femmina ai piccoli proprietari terrieri, l'astore maschio ai poveri, la femmina di sparviero ai preti e il maschio di sparviero, il cosìdetto moschetto, ai chierici di rango inferiore.In quegli anni ogni maniero aveva la sua falconiera e la carica di falconiere dava grande prestigio. I vassalli si presentavano sempre alle funzioni di corte coi falchi sul pugno, ma soprattutto la falconeria era parte integrante della vita dei guerrieri. I falchi figuravano spesso come offerte di pace e oggetti di scambio nei trattati tra cristiani e saraceni nel periodo delle crociate. Per mille e più anni i falconi godettero di una popolarità e di un grado di protezione da ogni molestia da parte dell'uomo, raramente accordati ad altri animali nel corso della storia umana. L'uso del fucile per la caccia e la gestione intensiva delle riserve, oltre a sconvolgimenti sociali come la rivoluzione industriale in Inghilterra e la rivoluzione francese sul continente, portarono a partire dal diciassettesimo secolo a cambiamenti che nell'arco di un centinaio di anni condussero al declino della falconeria. All'inizio del ventesimo secolo l'atteggiamento dell'uomo verso i falconi appare ormai comletamente ribaltato, e per lungo tempo il nobile pellegrino e tutti i suoi parenti - lo smeriglio, il lodolaio e perfino il gheppio oltre che gli astori, aquile-vennero considerati animali nocivi dai guardiacaccia e dai loro padroni e dai cacciatori di anatre e di selvaggina pregiata.I falchi venivano abbattuti senza pietà, avvelenati, catturati con le trappole, le loro uova e i loro piccoli distrutti nei nidi.Quando venivano catturati nelle reti dagli uccellai venivano accecati, spiumati vivi o crocefissi. Nella parte estrema della Calabria ogni anno falchi pecchiaioli, poiane, capovaccai, sparvieri, astori e altri venivano impallinati dai cacciatori per puro diletto. Come se queste carneficine non fossero state sufficienti, all'inizio del diciannovesimo secolo si diffuse tra i naturalisti una nuova moda: collezionare uova di uccelli; e naturalmente le uova dei falconi erano particolarmente ricercate, a causa della loro grande bellezza, della relativa rarità e della difficoltà nel procurarsele. Durante questo periodo un pugno di falconieri continuò a praticare il proprio sport in Europa. E' vero che questi falconieri catturavano un certo numero di falchi adulti e immaturi di passo e prelevavano giovani dai nidi - o pagavano i guardiacaccia per farsi cosegnare i giovani che essi altrimenti avrebbero ucciso; ma gli effetti delle loro azioni sulle popolazioni selvatiche possono essere considerate irrilevanti in confronto alle distruzioni effettuate dai guardiacaccia, contadini, cacciatori e di allevatori di piccioni viaggiatori. Dal 1700 al 1930 i falconieri furono praticamente i soli a difendere i falconi dalle distruzioni a tappeto e a sostenere la loro bellezza e la loro utilià nella trama della natura. Nel complesso si può dire apertamente che i falconieri sono stati e continuano ad essere fra i più attivi protezionisti delle specie selvatiche di falchi. Quando si scoperse il ruolo del DDT nella distruzione dei falchi pellegrini e di alcuni altri uccelli da preda, se ne parlò con un interesse e una preoccupazione che non erano mai stati suscitati dalle antiche statistiche sulle distruzioni dei secoli passati.Ora nella maggior parte dei paesi i falchi sono considerati specie protette e ne sono proibite l'uccisione e la cattura. Il trattato internazionale sul commercio delle specie di fauna e flora in pericolo di estinzione ha incluso il falco pellegrino, il falcone di Barberia, il gheppio delle Mauritius, il gheppio delle Seychelles e la razza di Aldabra del newtoni nell'appendice 1, quella che riguarda le specie sottoposte a protezione più rigida; tutte le altrespeci del genere Falco sono incluse nell'appendice 2, il successivo grado di restrizione. Contemporaneamente nacquero centri di recupero rapaci, società di appassionati di falchi e organizzazioni per la riproduzione in cattività in tutte le parti del mondo. In nessun momento della storia i falconi e i loro parenti pennuti sono stati tanto amati dal pubblico e così ben studiati come lo sono oggi. Anche la falconeria non è mai stata popolare come oggi.Tom Cade asserisce che ci sono più falconieri ora che in qualsiasi momento del passato e viene praticata ormai in ogni parte del mondo. Alcuni si oppongono alla falconeria sostenendo che è inumano e crudele tenere una creatura selvatica in cattività; ma io credo che siano molto più numerosi quelli che ammettono che fintanto che siano ben accuditi gli animali possono essere tenuti in cattività per ragioni scientifiche, di educazione, negli allevamenti per la riproduzione. La falconeria inoltre ha molti meriti particolari. Essa è generalmente considerata come la forma di caccia più completa e più difficile mai concepita, e richiede da parte del falconiere un alto grado di attenzione, sensibilità e devozione. Spinge il cacciatore ad un profondo attaccamento alla natura, a studi pratici di storia naturale e spesso a vere e proprie ricerche di carattere scientifico sugli uccelli da preda. La falconeria è un tipo di caccia completamente sicura. Nessun falconiere ha mai ucciso un’altra persona o ha fatto danni con i suoi falchi. Oggi si potrebbe cacciare con un falco in luoghi dove è pericoloso o addirittura illegale farlo con il fucile, e quando la sovrappopolazione avrà finito per rendere la caccia col fucile un’attività impraticabile e socialmente inaccettabile, sarà ancora possibile andare a caccia con i falchi addestrati (GUIDA STORICA DA ARTICOLO "STORIA DELLA FALCONERIA" IN "FALCONERIA.ORG" su INTERNET)