cultura barocca
INFORMATIZZZIONE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

Giovanni Francesco Alessandro Arcasio vide la luce a Bistagno (provincia di Alessandria) il 23 gennaio 1712. Studiò giurisprudenza a Torino e fu allievo del Dani, del Galea e del Campiani. Laureatosi il 31 luglio 1733, fu nominato dottor collegiato il 12 genn. 1741 e lettore provvisionale di diritto civile (in sostituzione del conte Corte che assumeva il gran cancellierato) nel gennaio del1748. Il 15 settembre dell'anno successivo ebbe la nomina definitiva di professore di diritto civile nella università di Torino. Nell'aprile 1777 divenne senatore, carica che egli conservò insieme alla cattedra universitaria. Si dedicò allo studio e all'insegnamento del diritto con perspicacia e diligenza, proponendosi soprattutto di formare "perfetti giureconsulti": tra i suoi allievi, numerosissimi, si ricordano qui soltanto il Caissotti iunior, il marchese Pallavicino, il Damiani di Priocca, il conte Franchi, il Vernazza, ecc. Esercitò sulla cultura piemontese del sec. XVIII un notevole influsso: le accademie della "Filopatria" e "Sampaolina" lo considerarono come il maggiore esponente dottrinario della scienza giuridica del tempo ed i suoi scritti influenzarono a lungo gli studi in Piemonte. Profondo conoscitore del diritto romano e del diritto comune, mantenne le sue trattazioni sempre al livello dei principi dogmatici, tralasciando lo studio della legislazione dello Stato sabaudo e della giurisprudenza delle magistrature regie, che riteneva aspetti particolari e parziali dell'unico fenomeno giuridico universale che maggiormente lo interessava: l'ius commune. Questa impostazione metodologica domina l'opera principale (Commentarii iuris civilis nec non praelectiones ad idem ius pertinentes, Augustae Taurinoruni 1782-84, tomi VIII, con l'orazione pronunciata nel 1779 per la morte del gran cancelliere Caissotti) che l'A. pubblicò dopo molte insistenze da parte degli allievi. Quest'opera nacque dalle lezioni universitarie tenute dall'A. che già circolavano manoscritte. E' da ritenere che egli le abbia sottoposte a revisione prima di licenziarne la stampa. L'opera, divisa in cinque parti, De legibus et de iudiciis privatis et publicis; De vario statu et iure personarum; De iuribus in personani; De iuribus in rem; De feudis, non risente, però, della sua origine scolastica, e dispiega, in un elegante latino e con sfoggio di cultura ed erudizione, la vasta materia. Nei Commentarii sono pubblicate, inoltre, sedici Praelectiones che svolgono vari argomenti: la prima, De probitate, costituisce la prolusione universitaria dell'A.; le altre, De religione et magistratibus; De pactis publicis, De legum ferendarum difficultate, De iuribus imperii, ecc. furono tenute privatamente nella scuola L'esposizione dell'A. è pervasa da un profondo senso del giusto che egli considera il principio fondamentale della vita di relazione, ma la sua mente logica è attratta più che da problemi di filosofia giuridica, dalla comprensione e interpretazione dei princìpi giuridici che egli si sforza di penetrare e coordinare in una esposizione di estrema chiarezza. I limiti suoi sono quelli propri dell'ambiente culturale della Torino della seconda metà del Settecento: consapevole del rinnovamento illuministico, ma ancora troppo esitante ed incerto, se non reazionario, di fronte agli avvenimenti storici che ne furono lo sbocco. Ci si spiega così come la metodologia immobilizzante dell'A. resti ferma, in sostanza, sullo scorcio del sec. XVIII, alle impostazioni di press'a poco due secoli addietro. Ci restano, inoltre, dell'A. venti Orationes tenute per licenza o laurea o rettorato di alcuni suoi allievi, pubblicate a Torino dal 1755 al 1785; odi e versi latini pubblicati in occasione di nozze o avvenimenti riguardanti la famiglia regnante; due Orazioni funebri in latino: la prima per la morte dell'abate Berardi e pubblicata in C.S. Berardi, Institutiones iuris ecclesiastici, opus posthumum, Torino 1769, e la seconda, già ricordata, per la morte dei Gran Cancelliere Caissotti. L'A. morì a Bistagno il 25 dic. 1791. Fonti e Bibl.: G. Vernazza, L'Arcasio, in Biblioteca Oltremontana e Piemontese, I(1792), pp. 89-100; T. Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, III, Torino 1841, pp. 183-185; Id., Storia delle Università degli Studi del Piemonte, III, Torino 1846, pp. 183, 184, 185; C. Dionisotti. Storia della Magistratura Piemontese, II, Torino 1881, p. 260; P.A. Paravia, Della vita e degli studi di Giuseppe Bartoli, Torino 1842, pp. 41, 72 n. 8, 83 n. 134; C. Calcaterra, Il nostro imminente Risorgimento, Torino 1935. pp. 257, 273 n. 90 [testo tratto da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961) - voce Arcasio curata da Filippo Liotta]
Angelico Aprosio proponendosi di salvare, con le sue opere e la sua Biblioteca, tanti autori del suo secolo ma anche dei precedenti destinato all'oblio (vedi indici) e volendo quindi esser Tromba delle altrui glorie dimostrò concretamente di quanti autori fossero carenti le sillogi delle arti letterarie sia a proposto di autori italiani che stranieri = oggettivamente il suo proposito era inapplicabile per un singolo essere umano ma aveva una sua giustezza reiteratasi nel tempo.
Per esempio nel XVIII secolo a prescindere dalle pubblicazioni giuridiche che lo resero illustre scrisse anche pubblicazioni di matrice solo letteraria o d'occasione l'illustre giurista-letterato sabaudo Giovanni Francesco Arcasio del quale esistono ancora rarissimi scritti estranei al principale filone giuridico di cui qui, se ne rammentano due digitalizzati da Biblioteca Privata: e specialmente nella II di queste composizioni si evidenziano dati preziosi = come note quasi misconosciute sul funzionamento delle Università (nel caso quella di Torino), osservazioni specifiche sull'importanza attribuita alle dissertazioni delle Lauree ed ancora, nel caso almeno, essendo comunque soliti presenziare al solenne momento studentesco personaggi di una certa rilevanza socio-economica e culturale se non militare, il fatto che alla dissertazione in questione abbia presenziato il nobile e potente Carolus Willelmus dux Brunswich-Wolffenbuttel: la cui fama, oltre per motivi artistico culturali qui menzionati, era dovuta, sin dalla gioventù, dall' aver combattuto al servizio del leggendario generale al servizio dell'Impero Principe Eugenio di Savoia nelle guerre, ancora frequenti, contro l'Impero Turco.
1 - Joh. Francisci Arcasii ... Orationes pro clarissimo equite Thoma Hyacintho Gianatio a Pamparato Regiae Academiae alumno.... ]Pubblicazione 19, [1] p. ; 4o Note generali · Vignetta con stemma e monogramma MB xilogr. sul front. - Impronta · umu- s.me uen- lyan (3) 1768 (R) - - 3 esemplar in Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università degli Studi di Torino - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia (VE) - Biblioteca della Società savonese di storia patria - Savona (SV) (in merito all'evento accademico rimane una raccolta intitolata Poesie per la laurea nell'una e nell'altra legge del signor cavaliere Tommaso Giacinto Gianazio di Pamparato, l'anno 1768, in Torino, nella stamperia di Giambattista Fontana, in 8° conservata in Biblioteca del Museo nazionale del Risorgimento italiano - Torino - TO) )]
2 - Ad Carolum 1. ducem Brunswich-Wolffenbuttel. Johannes Franciscus Arcasius in regio Taurinensi athenaeo juris civilis antecessor August Taurinorum : ex Typographia regia Descrizione fisica [6] c. ; 4° - Note generali · Dopo aver servito sotto il Principe Eugenio di Savoia Carlo I si dedicò principalmente dal 1735 alle cure dello Stato giuntogli per successione dinastica = la breve pubblicazione bilingue [esemplari si conservano in : Biblioteca nazionale Braidense - Milano (MI) - Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III - Napoli (NA) - Biblioteca civica centrale - Torino (TO) - Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università degli Studi di Torino] fu stampata presumibilmente in occasione del viaggio in Italia nel 1766 del di lui figlio Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick-Wolfenbüttel, celebre come valente stratega ma parimenti al padre amante delle arti e della cultura [mentre il padre lasciò presto la carriera militare per la successione al trono (vedi il personaggio qui effigiato in un ritratto): Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick-Wolfenbüttel si dedicò a qualificare l'ereditato suo dominio e visitò vari luoghi per approfondire le sue competenze su come altrove si gestivano gli studi e le università ma anche per approfondire le proprie competenze su arte e collezionismo = il figlio pur non abbandonando gli impegni di guerra incentivò la politica riformistica e culturale del padre non evitando di comportarsi come molto tempo prima fece Giulio Mazzarino Reggente di Francia nell'investigare o far investigare -nel caso dal "Naudeo"- sulla organizzazione delle Biblioteche (anche di quella dell'Aprosio) volendo potenziare al meglio, come avvenne, la Biblioteca Augusta o Biblioteca Ducale voluta dalle scelte paterne].
In merito alla pubblicazione, inviata dall'Arcasio al di lui padre qual complimentazione per tal figlio, di cui sopra si è detto essa è caratterizzata da una utile traduzione italiana alle carte [5-6] in cui, verso la conclusione, l'Arcasio fa anche cenno alla duplice valenza di Carlo Guglielmo Ferdinando di Brunswick-Wolfenbüttel sospeso tra guerra ed arte cioè tra Marte e Minerva = venendo scritto "Estimator, che tra l'opre di Marte, / e di Minerva gli suoi studi parte " = dal punto di vista biblioteconomico seguono questi altri dati: Impronta · m.na todo o.a, giga (C) 1766 (Q) - esemplari in MI0185 MILNB Biblioteca nazionale Braidense - Milano - MI - [consistenza] due esemplari - TO0240 BCT01 Biblioteca civica centrale - Torino - TO - [consistenza] 2 esemplari - TO1203 UTOBB Biblioteca Norberto Bobbio dell'Università degli Studi di Torino - Torino - TO - [consistenza] 1 esemplare
L'esemplare qui proposto comporta altre 10 pagine che portano invece la dicitura Carolo Willelmo Ferdinando Principi Brunswich-Wolffenbuttel e concenernente la dissertazione alla presenza del celebre personaggio di un allievo dell'Arcasio (che come qui si legge ne fece la commendatio che si potrebbe definire "perorazione") vale a dire il nobile Pietro Antonio Francesetti di Mezzenile = Su questi documenti allegati all'onorifica menzione del patrizio nordico contribuisce a far qualche luce G. Casalis nel suo "Dizionario Geografico - Storico - Statistico - Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna", Maspero-Marzorati, Torino, 1855, vol 27, p. 508 scrivendo = "Al brevissimo cenno che facemmo (nel vol. II, pa. 345) del Senatore Giovanni Franceso Alessandro Arcasio di Bistagno, aggiungeremo che egli nache in questo luogo il 23 gennaio del 1712. Fu discepolo del Dani, del Galea, del Campiani studiando leggi nell'uniersità di Torino: fu ripetitore nella reale accademia pel corso di tre lustri: venne aggregato al collegio di leggi nel 1741, e sette anni dopo fu a lui affidata la cattedra di diritto civile nella stessa università. Il principe Ferdinando di Brunswick Wolfensbuttel venuto in Piemonte nel 1766, volle vedere con quali funzioni si conferissero in Torino le lauree: andò pertanto all'Università mentre un eletto giovine [appunto il mentovato Prolyta Pietro Antonio Francesetti di Mezzenile = Du Cange et al., Glossarium mediæ et infimae latinitatis, Niort : L. Favre, 1883-1887 = PROLYTA, " Quinquennale juris studium, vel de eo litterae ipsae testimoniales ; a Gr. "prolutai", qua voce significabantur ii, qui quintum annum juris studio operam dederant. Hierat. juris Pontificii pag. 42 : Debent promovendi (ad cathedrales Ecclesias) Prolyta ex uno jurium decorari ]" si presentava all'esame pel dottorato in leggi, e l'Accorsio, a cui toccava in sorte, orò alla sua presenza: l'orazione data subito alle stampe fu dall'autore presentata con bellissima dedicatoria al Principe, e mandata al Duca suo padre con un'ode latina accompagnata dalla traduzione si essa in vverso sciolto italiano. Dopo la restaurazione dell'università l'Arcasio fu il primo e solo professore a cui senza dispensarlo dalla cattedra furono date le prerogative di senatore, il che avvenne nel 1777. Egli insegnò la giurisprudenza per lo spazio di quarantacinque anni, e morì in Bistagno sua patria nel 1791".

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