- così antiche come moderne, si cava anco da questo: che gli uomini l'hanno illustrate con l'imagini e statue di persone per virtù e per lettere eccellentssime.
Così dice Plinio nel libro settimo, che nella publica libraria d'Asinio Pollione, meritò egli, essendo ancora vivo, che la sua statua fose per grandezza collocata. Marco Tullio nella sua Epistola scrive a Fabio Gallo che gli compri le statue per la sua libreria. Plinio Nepote, scrivendo a Gallo Severo dice come Erenio Severo dottissimo uomo, voleva porre alla sua libraria, tra l'altre, l'imagine di Cornelio e di Tito Anio. E oggidì si vede fra noi la bella libraria di monsignor Giovio d'eccellentissime imagine di persone virtuose ornata e illustrata.
Per un'altra ragione si dice che la professione de' librari sia molto nobile, perché sono sempre in compagnia di persone letterate e virtuose: di teologi, di dottori di legge, di medici, d'umanisti, e di molti altri scienziati, col consorzio de' quali divengono sovente più accorti, più intelligenti e prattici, non sol dell'arte, ma delle cose di tutto il mondo insieme. E però rari son quelli che non siano scaltriti e che non sappiano il fatto loro da dovero, perché da tutti quei dotti che gli pratticano in bottega, imparano qualche bel punto da tenere a mente.
Ha del nobile parimente quest'arte perché non è sporca niente in se stessa, ma netta e polita quanto dir si possa, onde i librari non s'imbrattano pur un dito in cosa alcuna. E oltra di ciò ritiene assai dell'arte mercantile, per l'industria di comprar libri in grosso e vendergli ancora: il che le porge qualche sorte di nobiltà particolare sopra molte altre. S'acquista nome, finalmente, dal servizio universale che partorisce a tutti, perché da librari ogn'un riceve il modo d'intendere e sapere quel ch'ei vuole; e oggidì massimamente che tutte le bizzarie dell'uomo sono in stampa; e non solamente ci fanno possedere le cienzie e l'arti, ma quante cose ponno capire nell'intelletto e nella imaginazione d'una persona. Però tu trovi agevolmente da scapricciarti in un tratto dentro in una libraria, ove trovi di guerra, d'amore, di lettere, di maneggi, di mestieri, d'uffici e di quanto sai desiderare. Per questo fu celebrato quel gran libraro antico, detto Trifone, da Marziale [Epig., IV, 72] in quel verso:
Non habeo, sed habet bibliopola Trifon.
E così molti moderni in Venezia, in Roma, in Venezia, in Roma, in Parigi, in Lione, in Anvera, in Lovagna, in Basilea, [in Milano, dove aveva una nobilissima libraria Giovan Antonio delli Antoni all'insegna del Griffo, piena di esquisiti libri in tutte le professioni, dove ora si ritrova Antonio delli Antoni onorato suo nipote, nella libraria del Griffo, il quale dimostra di non punto degenerare da' suoi maggiori] e in molti altri luoghi del mondo.
E con queste lor lodi hanno pur ancor essi qualche vizio raccolto in loro: perché, per ispedir più opere, legano e battono talora male i libri; spesso gli fanno pagare il doppio dell valuta; sostentano di commune accordo quel che gli piace; e dove non hanno interesse, per diminuir l'opere altrui, si ritirano da longi; vendono a contadini e villani con ciancie quanto di sciocco hanno in bottega; e sopra tutto magnificano talora più una castronaria composta di un ciavattino che qualche opera bella e utile composta da un galant'uomo.
Or questi basti de' librari, e buoni e cattivi.
Annotazione sopra il CXXVIII discorso
Circa i librari vedi il Cardano De rerum varietate, a carte 868; e Pietro Vittorio, a carte 469 e 486. E fra' librari è degno di lode oggidì M. Gioseffo Salino piacentino.


"Tommaso Garzoni, nato Ottaviano (Bagnacavallo, 1549 – 1589), è stato uno scrittore italiano.
Entra giovanissimo, all'età di diciassette anni (1566), nell'Ordine dei Canonici Lateranensi, i religiosi che reggevano la Basilica di Santa Maria in Porto a Ravenna. In quell'occasione assume il nome di "Tommaso" (o secondo altra lezione "Tomaso").
Studia diritto a Ferrara, poi logica a Siena.
Con prodigiosa facoltà inventiva, scrive negli ultimi sei anni della sua breve esistenza tutte le opere - di taglio bizzarramente enciclopedico - che lo renderanno celebre: Il Teatro dei vari e diversi cervelli mondani; La piazza universale di tutte le professioni del mondo; Le vite delle donne illustri della Sacra Scrittura; L'hospidale de pazzi incurabili; La sinagoga de gl'ignoranti; Il mirabile cornucopia consolatorio; L'homo astratto. E, postuma, Il serraglio degli stupori del mondo.
L'eclettica opera di Garzoni conobbe un vasto successo europeo (numerose furono le traduzioni e ristampe), al punto da consacrarlo tra gli autori italiani di maggior voga del tardo Cinquecento. Oggi, dopo un lungo oblio, Garzoni viene nuovamente scoperto e analizzato dalla critica.
Fu il primo a descrivere il termine democrazia, con riferimento al contesto coevo, nella lingua italiana.
È stato anche il primo a scrivere un catalogo biografico completo delle donne nella Bibbia (), soggetto che Boccaccio (De mulieribus claris) e Lucrezia Tornabuoni (Storie sacre) avevano solo incidentalmente toccato nelle loro opere.
Nel 1589 si concluse a soli 40 anni la sua vita: la morte precoce interruppe la sua intensa produzione letteraria.
Della sua scomparsa l'unico documento biografico per 24 anni fu la lapide sepolcrale dettata in latino classico, com'era in uso al tempo, dal fratello Bartolomeo e fatta esporre nella chiesa di San Francesco di Bagnacavallo."
tratto da Wikipedia, l'Enciclopedia libera on line.

