cultura barocca
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CULTURA-BAROCCA DETIENE ULTERIORE MATERIALE NON DISPOSTO IN RETE, EDITO E INEDITO, SULLE "TERRE, PER QUANTO APPARTENGONO AD USO DI MEDICINA" = QUESTO SARA' MESSO A DISPOSIZIONE DEI RICHIEDENTI, SU MOTIVATA RICHIESTA E SECONDO LE MODALITA' QUI ESPRESSE
Vedi: ANTONIANI = così detti dall'anacoreta egiziano SANT'ANTONIO ABATE (Testo e inf. di B. Durante per Cultura-Barocca) L'ARGILLA GRIGIASTRA DELLE TERRE BIANCHE, come quella dell' ALMABLANCA, risulta possedere, se trattata in soluzione acquosa, proprietà dermatoprotettive e rinfrescanti, giovevoli nella terapia sintomatica dell'ergotismo = la cura per via di "terre medicamentose" è antichissima e si potrebbe riandare ai tempi degli OSPEDALI MILITARI ROMANI e del MEDICUS CASTRENSIS oltre che della letteratura medica di cui potevano avvalersi anche se qui, data l'iconografia e la stesura in italiano del testo, risulta assai interessante avvalersi della Historia Naturale del farmacista e scienziato napoletano Ferrante Imperato di cui qui si propone digitalizzato e con indici moderni oltre ad utili integrazioni critiche il Libro V - "Nel quale communemente si tratta delle terre per quanto appartengono ad uso di medicina" - Vedi poi un DIBATTITO FRA ILLUSTRI STUDIOSI sull'esistenza o meno di un OSPEDALE ANTONIANO, nell'agro intemelio, utilizzante tale ARGILLA ( vedi qui un cinquecentesco ELENCO DELLE "TERRE PER QUANTO APPARTENGONO AD USO DI MEDICINA ) oltre naturalmente l'UNGUENTO LENITIVO ESTRATTO DAL GRASSO DI MAIALE per determinate cure

Vedi qui Anacoretismo orientale e Monachesimo insulare e orientaleggiante e pure Eremitismo balmitico - Eremitismo di grotta ( in particolare vedi un vedi il Santuario di Grotta ad Arma di Taggia ed ancora il Santuario di Grotta di S. Romolo od Eremo di S. Romolo con la chiesa Santuario della "Bauma di S. Romolo") alle origini della diffusione del Cristianesimo tra Liguria e Provenza = analizza poi l'ipotesi, all'epoca duecentesca dei grandi viaggi di fede caratterizzati dal fiorire ovunque di ospizi ed ospedali (con la variante Ospedale del Cenisio - Novalesa - Mar Ligure) in prossimità al mare di Ventimiglia e circondario [vagliando anche l'esistenza del complesso argilloso -rientrante in varie terapie epocali- delle Terre Bianche nell'areale dell'Almablanca ( verosimilmente connesso al cristianesimo originario e all'eremitismo di grotta ) ] dell'OPERA DI "MONACI ANTONIANI" e pressoché di conseguenza gli INTERROGATIVI DI DIVERSI STUDIOSI SUL LORO AGIRE CURATIVO IN UN PROPRIO OSPEDALE, NELLA CITTA' DI VENTIMIGLIA, ESISTENTE PER ALCUNI MA NON PER ALTRI RICERCATORI" - Da testo antico digitalizzato vedi qui "L'Ospedale e le sue diverse tipologie nel giudizio ecclesiastico: con i doveri del Medico" - analizza poi le cure contro il fuoco sacro od erpete a base di argilla opportunatamente trattata e lavorata in acque alla maniera di quella medicina imperiale romana che i frati antoniani andavano recuperando oppure a base di grasso emolliente di maiale [ A titolo integrativo vedi la Commenda di S. Giovanni di Pre a Genova = e quindi visualizza attraverso lo scorrere dei secoli i progressi di medicina e sanità quanto in particolare quelli della chirurgia e della delicatissima chirurgia ostetrica. Vedi poi il seicentesco Ospedale Pubblico a Ventimiglia ma soprattutto dal seicentesco volume del Piazza analizza qui, entro l'enorme apparato assistenziale di Roma Papale nel XVII sec., gli Ospedali Pubblici Romani e pure gli Ospedali, via via, specificatamente realizzati per gli "Stranieri" (vedi) = essendo inclusi tra gli Stranieri o non Italiani anche i sudditi appartenenti a Stati Italiani come quelli dei Lombardi, dei Genovesi, dei Lucchesi, dei Fiorentini, dei Bergamaschi ecc. transitanti o residenti a Roma per vari motivi) = - Vedi poi = Le "Confraternite" associazioni di laici che hanno funzione di culto, di pietà e di beneficenza = per un necessario aprofondimento in merito alle molteplici funzioni, assistenziali oltre che religiose (visualizza Elenco delle Arciconfraternite e Confraternite: cenni inoltre sulle origini delle Arciconfraternite quindi sulle origini delle Confraternite e Compagnie Universali a Roma nel '600 secondo questo corposo volume dell'eruditissimo storico e antiquario Padre Bartolomeo Piazza).

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Gli ANTONIANI (così detti dall'anacoreta egiziano SANT'ANTONIO ABATE) o, come saranno poi denominati dalla loro base europea di espansione, i CANONICI REGOLARI DI SANT'ANTONIO arrivarono da VIENNE nel contesto di una STORIA TANTO ANTICA quanto talora ABBASTANZA CONTROVERSA procedente dalla tormentata AFFERMAZIONE DEL CRISTIANESIMO TRA LIGURIA E PROVENZA e quindi passata attraverso l'ESPANSIONISMO ISLAMICO E QUINDI L'AFFERMAZIONE DELL'IMPERO TURCO (SOTTO LA CARTA MULTIMEDIALE LEGGI I COLLEGAMENTI SU QUESTA VICENDA) per giungere nel XVII secolo al TITANICO SCONTRO DELLA CRISTIANITA' CON LA "SUBLIME PORTA", COMPRESA LA FORMULAZIONE DELLA BULLA CRUCIATA [VEDI QUI UN CANONICO REGOLARE DI SANT'ANTONIO DI VIENNE (REGOLA DI S. AGOSTINO = VEDINE LA DICITURA SPECIFICA REDATTA DA PADRE LUCIO FERRARIS): TESTO E INDICI DALL'ELENCO INTEGRALMENTE DIGITALIZZATO ORDINI RELIGIOSI CAVALLERESCHI (ELENCO PER REGOLE DI APPARTENENZA DA BIBLIOTHECA CANONICA.... DEL FERRARIS) ). Alle origini della loro vicenda terrena gli Antoniani gradualmente si espansero dall'area provenzale nel Ponente Ligure (entro il contesto dell'espansionismo monastico pedemontano verso il mare e i tragitti della fede) non solo per dare ricetto a viandanti e pellegrini della Fede nei Luoghi Santi della Cristianità ma soprattutto col fine (caratterizzato sulla loro veste dalla presenza del celebre TAU) di assistere e soccorrere i malati in particolare di ERGOTISMO E/O DI HERPES ZOSTERS. Il coinvolgimento coi patrizi e coi discendenti della famiglia comitale intemelia, che a questi frati produsse effetti benefici, fece sì che l'Ordine fiorisse in Liguria occidentale: la loro fortuna si sviluppò in modo direttamente proporzionale all' aumento dei traffici in queste contrade, con una sempre maggior frequenza di individui " foresti" malati o sospetti di "portar contagio", temutissimo quelli di lebbra e di peste la cui opera assistenziale perdurò fin al XVIII secolo quando ne sopraggiunse la soppressione per le ragioni espresse nel collegamento. La CANONICA DI S. ANTONIO DI RANVERSO (presso la quale come qui si vede restano tracce importanti dell'opera degli Antoniani) era stata fondata appena nel 1180, presso Torino (vedi la cartografia multimediale), iniziando quasi subito l' espansione del vecchio Ordine da cui derivava, quello canonicale di S. Antonio di Vienne, caratterizzato dagli spiccati impegni curativi ed assistenziali. Verso la metà del XIII sec. tramite un OSPEDALE oppure con la loro presenza in sinergia con altre strutture assistenziali o caritative secondo quel recupero dell'HOSPITALITAS degli ETNICI ROMANI [ (per vari aspetti sublimata dall'uso delle TESSERE DI OSPITALITA' ) e quindi RIPRESA DAL CRISTIANESIMO come QUI SCRIVE G. B. CASALI nel contesto di una amplificazione da HOSPITALITAS A VERI E PROPRI OSPEDALI (TESTO IN ITALIANO SEICENTESCO) invero come qui si legge BEN ELENCATA DAL PIAZZA IN QUESTO SUO VOLUME SU ROMA NEL '600 = COMPRENDENTE ANCHE L'ELENCO, OLTRE CHE DEGLI OSPEDALI URBANI PER I CITTADINI DI ROMA, ANCHE QUELLO PER VISITATORI STRANIERI, CON LA RELATIVA SPECIFICAZIONE PER LE NAZIONALITA' DI APPARTENENZA ] anche a Ventimiglia o comunque nel suo ramificato quanto vasto areale, peraltro area primaria di transito, operavano strutture ospedalie e di ricetto, tra cui, pur fra contrastanti ipotesi e congetture, probabimente una, per quanto magari variamente gestita, come sotto si proporrà, da gli ANTONIANI poi più correttamente "CANONICI REGOLARI DI SANT'ANTONIO DI VIENNE" [ sull'argomento si era già dilungato con discreti risultati il CANONICO NICOLO' PEITAVINO ma quanto dato per acclarato divenne poi un conflitto di vedute.
N. CALVINI - A. CUGGE' in La confraria di Santo Spirito. Gli ospedali e i Monti di Pietà nell'area intemelia e sanremasca, Sanremo, 1996, p. 136 annotano pur senza peculiari approfondimenti documentari = "Già nel 1273, il 16 dicembre, il vescovo Guglielmo, forse conte di Ventimiglia [Giovanni Battista Semeria nei suoi Secoli Cristiani della Liguria (vagliata la specificità della Diocesi di Ventimiglia dipendente, a fronte delle altre Diocesi Liguri, fino al XVIII secolo non dalla Chiesa Metropolitana di Genova ma da quella di Milano) analizza specificatamente la Diocesi intemelia come "Diocesi di Frontiera" e tracciandone la storia nella globalità fino ai suoi tempi studia, pure con un regesto di documenti, la figura di siffatto Vescovo, che nomina "Guglielmo II" (Rossi riprende questo elenco da quello pubblicato da Palemone Luigi Bima, Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi, Torino 1842, pp. 288-290; il Bima riferisce che "sebbene epoca certa non si possa precisare prima del 680, rapporteremo tuttavia il nome di alcuni vescovi, che in un antichissimo manoscritto ci fu da rispettabile persona comunicato, senza però garantirne l'autenticità = non concordano in tutto con questa cronotassi, anche in merito a Vescovi posteriori all'anno indicato da Bima, altri studiosi di rilievo come Ughelli, Semeria, Cappelletti e Gams)], accordò indulgenze a coloro che versavano ELEMOSINE (VEDI LE VOCI E GLI INDICI DA TESTO ANTIQUARIO) all'ospedale di S. Antonio, dove erano ricoverati i malati di "fuoco di S. Antonio" = GIUSEPPE PALMERO [ Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale “Intemelion. Cultura e territorio. Quaderno di studi dell’Accademia di cultura intemelia”, VI (2000), pp. 532 rielaborazione di un simile articolo di identico titolo ma altra sede di stampa = Le strutture ospitaliere intemelie nel basso medioevo. L’Ordine del Tempio ed altri fenomeni di religiosità assistenziale, realizzato in occasione della 3ème Journée d’Etudes Régionales, organizzata dalla Société d’Art et Histoire du Mentonnais (Menton, 9 ottobre 1999)] non concorda con siffatta predominante affermazione ipotizzando non senza motivazioni "una errata lettura di una corretta notizia riportata dal Rossi (a sua volta ricavata da una pergamena duecentesca, depositata presso l'archivio dipartimentale di Nizza)". Per correttezza scientifica l'autore riporta quanto scritto in merito da G. Rossi nella sua Storia della città di Ventimiglia, p. 101, n. 2): "Sedette però poco tempo, perché trovo nel 1273 memoria del vescovo Guglielmo, che credo, appartenesse alla famiglia dei Conti. Questi, il 16 dicembre di detto anno, trovandosi in Genova, accordava indulgenza ai suoi diocesani che avessero beneficiato l'ospedale di S. Antonio di questa città, dove erano ricoverati i colpiti dal così detto fuoco sacro". Il moderno autore (le cui conclusioni non seguono il progetto on line Cathopedia, l'enciclopedia cattolica per cui l'OSPEDALE ANTONIANO IN VENTIMIGLIA da tempo sorgeva presso la Chiesa di San Michele a Ventimiglia dove dalla metà del X secolo funzionava un hospitalis per i pellegrini e i marinai affetti dal fuoco di Sant'Antonio, grazie alle donazioni di Guido del nobile casato dei conti Ventimiglia : parimenti nel sito on line della Cumpagnia d'i Ventemigliusi è trattata una voce su un ospedale antoniano a Ventimiglia ove, con molte altre notizie, compare scritto = " Con il grasso dell'animale macellato (maiale), i monaci preparavano l'unguento che serviva a lenire i patimenti agli affetti dal 'fuoco sacro' o dell'herpes zoster. A quella cura aggiungevano applicazioni di argilla, che estraevano dalle "Terre Bianche" site sul crinale Roia-Nervia di Montecurto, luogo che avevano avuto in concessione dai Conti" ed in cui è riportata una moderna considerazione scientifica sull'argilla curativa ) continuando, scrive ="Sembra sufficientemente chiaro dalle parole di quest'ultimo, che l'OSPEDALE in oggetto si dovesse trovare A GENOVA E NON A VENTIMIGLIA": sulla base di una lettura moderna non si può far a meno di concordare con ciò ma - a prescindere da un fatto plausibile in tutti gli autori vale a dire alcuni errori di Girolamo Rossi nella decifrazione di certi documenti, come qui si legge [e se vogliamo dal fatto che la nota in questione, contrariamente alle abitudini del Rossi, è abbastanza vaga dettando genericamente "Pergamena dell'Archivio dipartimentale di Nizza, gentilmente comunicatami dall'egregio archivista Flammare"] - è doveroso analizzare - oltre che il sopra citato CONCETTO ROMANO DI OSPITALITA' RIPRESO PER VARI ASPETTI DAL CRISTIANESIMO- il principio ecclesiastico sia di BENEFICIO (BENEFICATO) che di INDULGENZA
per giungere infine alla conclusione che, accettato il principio che quel "questa" sia solo ed esclusivamente riferito a Genova e ad un ivi esistente Ospedale Antoniano non sia infattibile ipotizzare, [ pur senza negare, allo stato attuale peraltro delle documentazioni proposte, né provate né saldamente confutate, la presenza di un organismo "ospedaliero antoniano" preposto in particolare alla cura di patologie epocali come ergotismo ed erpetismo (che si proponeva, quasi, come un'esigenza dei tempi in merito al gran flusso di fedeli transitanti per queste contrade)] quale alternativa l'esistenza a Ventimiglia di un nucleo di Antoniani -operanti in sinergia con strutture ospedaliere in loco- provenienti dal mentovato ospedale di Genova (e plausibilmente "beneficiando questo ultimo", da parte del mentovato ed interessato episcopo ventimigliese, allo scopo di renderne più estesa l'opera in area ligure e nello specifico quella propria nell'agro intemelio ove in effetti gli "Antoniani" avrebbero avuto a disposizione altri elementi, oltre la confezione del grasso di maiale, per le loro terapie) = su questa linea di pensiero, i frati Antoniani per quanto non istituzionalizzati in un proprio edificio, seguendo anche la loro tradizione di terapeuti spesso itineranti a seconda delle esigenze, avrebbero potuto celermente operare a pro di malattie esantematiche, nell'epoca diffusa e temutissime, per la cui cura a Genova sarebbe invero occorso un viaggio, a dir poco, impegnativo oltre misura, specie per dei malati: come detto assodato quel flusso di varia umanità incentivato dai viaggi della Fede che, del pari, mantenne il suo valore e la sua intensità ai TEMPI DEL I GIUBILEO DEL 1300 INDETTO DA BONIFACIO VIII E DIVENUTO COSTUMANZA STORICA DELLE MANIFESTAZIONI DI FEDE AD OPERA DI GRANDI MASSE DI PERSONE ( Eppure, non senza ragione, si può avanzare un'interessante alternativa = Gli "Antoniani" non erano a livello della loro genesi un Ordine cavalleresco religioso organizzato secondo una regola ma piuttosto una confraternita laica che venne poi approvata da papa Urbano II nel 1095 e confermata da papa Onorio III con bolla papale nel 1218: l'Ordine ospedaliero dei canonici regolari di S. Agostino di S. Antonio abate di Vienne, detto comunemente degli Antoniani Viennois o di Vienne o, nel regno di Napoli, di Vienna fu in effetti istituito -con conseguente emancipazione dall'autorità dei Benedettini- nel 1297 papa Bonifacio VIII, con la bolla Ad apostolicae dignitatis, sotto la regola di S. Agostino. Alle origini l'Ordine era formato da infermieri e frati laici che avevano come superiori religiosi i Benedettini dell'abbazia di Montmajeur presso Arles, sottomissione che provocava continui litigi e discussioni, per l'autorità che questi ultimi esercitavano sugli infermieri e i frati laici "antoniani". E' quindi possibile che ai Benedettini di Lerino, senza autorità sugli "Antoniani", i Benedettini di Montmajour, che tale autorità invece avevano, potevano aver inviato sotto il loro nome questi "antoniani esperti nella cura di ergotismo ed erpetismo" da utilizzare nell'Ospedale benedettino presso la Chiesa di S. Michele = ciò, in certo qual modo certo con altre motivazioni, potrebbe giustificare, nel caso di vendita del complesso cenobitico ed ospedaliero, assieme alla somma dovuta ai Benedettini di Lerino quella clausola stabilita nel "testamento" del conte intemelio Guido fissante, evidentemente per una collaborazione implicitmente data per scontata nel documento, un cointeresse economico e quindi una somma da versare anche ai Benedettini di Montmajour in merito alle prestazioni ospedalieri a riguardo del "fuoco sacro" )]. Data comunque la citata plausibilità -pur prescindendo in linea teorica dalla presenza di un vero e proprio OSPEDALE- di presenza di ANTONIANI IN UN NODO COSI' IMPORTANTE QUAL L'AGRO INTEMELIO: IN UN'AREA, ALL'EPOCA, BASILARE PER I PASSAGGI SPECIE DI CROCIATI, PELLEGRINI, VIANDANTI DELLA FEDE è da dire che gli ANTONIANI (con proprietà nell'AREA compresa tra Camporosso e Dolceacqua) secondo una solida tradizione monastica, avrebbero comunque avuta -cosa da non sottovalutare affatto- la possibilità di sfruttare cave d'argilla della tipologia sopra proposta e tipica delle TERRE BIANCHE: QUI IN UN'IMMAGINE DIVERSA (i frammenti di laterizi nella tomba bordigotta di LUCREZIANO e quelli di tegola scoperti a La Colla di Dolceacqua, che risalgono al I-II sec.d.C., furon realizzati con questo tipo di argilla: Albintimilium...cit.,p.222 = Guida di Dolceacqua cit.,p.14) da accostare al prossimo complesso dell'ALMABLANCA [ Il termine *BALMA EREMITICA/ *BARMA> *ALMA/ *ARMA donde rimanda al Cristianesimo delle origini in Liguria e specificatamente nella valle Argentina (come nell'alta val Nervia la presenza di grotte e cavità naturali anche "abitabili" è rilevante): ed a precindere su quanto, qui di seguito sveltamente si elenca, è da rammentare l'importanza del liguista intemelio Emilio Azzaretti, cui si rimanda il lettore più interessato, per lo studio, non solo toponomastico, delle principali grotte disseminate appunto in Valle Argentina quanto in Valle del Nervia: ancora più dettagliatamente si può precisare che verso il VI-VII sec. era iniziata nel Ponente ligure una decisa espansione del Cristianesimo, da ricondurre in origine alla tradizione bizantina, e più estesamente orientale (e particolarmente egiziana) del fenomeno anacoretico ed eremitico: lungo la linea geopolitica della Liguria costiera di Ponente si ebbero quindi vari insediamenti ascetici che si estendevano dall'ISOLA GALLINARIA (ove nel 360 si sarebbe rifugiato S.Martino di Tours per evitare le persecuzioni ariane: G.PENCO, Il monastero dell'Isola Gallinaria e le sue vicende medievali, in "R.I.I.",1963,10-21) al nizzardo, in particolare alle ISOLE DI LERINO, ove fu eretto un importante monastero ]. L'ARGILLA GRIGIASTRA DELLE TERRE BIANCHE, come peraltro quella dell'ALMABLANCA, tuttoggi risulta possedere, se trattata in soluzione acquosa, proprietà dermatoprotettive e rinfrescanti, giovevoli nella terapia sintomatica dell'ergotismo = la cura per via di "terre medicamentose" è antichissima e si potrebbe riandare ai tempi degli ospedali militari romani e del medicus castrensis oltre che della letteratura medica di cui potevano avvalersi anche se in questo caso, data l'iconografia e la stesura in italiano benché cinquecentesco del testo, risulta assai interessante avvalersi della Historia Naturale del farmacista e scienziato napoletano Ferrante Imperato di cui qui si propone completamente digitalizzato e con indici moderni oltre ad utili integrazioni critiche il Libro V - Nel quale communemente si tratta delle terre per quanto appartengono ad uso di medicina = a titolo esemplificativo si cita qui l'argilla bianca che Ferrante Imperato chiama CIMOLIA rifacendosi all'esperienza medica di Dioscoride [tra '700 e '800 come si vede dal Manoscritto Wenzel la medicina conosce una celere evoluzione in rapporto a varie scoperte, igieniche, profilattiche ed anestetiche oltre che diagnostiche e strumentali: molto sarà il cammino da percorrere nella conoscenza in rapporto ai morbi ma rispetto a tempi non passati da molto (specie a riguardo dell'eziologia esatta di malattie tra loro spesso confuse) ma a fronte di un volume, dalla "vita secolare" ed ancora in auge nel '700 come il Lexicon medicum Bartholomaei Castelli nei tempi variamente rivisitato e con altrui contributi e con una indubbia persistenza tra postulazioni anche piuttosto lontane come, solo per esempio, la medicina fisica, quella paracelsiana e l'alchimia stessa) risulta fuor di dubbio un'evoluzione destinata a conseguire attraverso i decenni e sino alla contemporaneità risultati impensabili. Gli effetti benefici delle argille, specie a livello sintomatico ed empirico, erano indubbi a pro delle malattie di cui si è scritto. Dei giovamenti prodotti da siffatte sostanze a pro di esantemi, risipole, piaghe si legge per tutta la celeberrima cinquecentesca Ars Medica del grande clinico napoletano Donato Antonio d'Altomare benché qui proposto specificatamente in rapporto al tema della "follia lupina" o "licantropia": ritornando a dissertare in merito al Lexicon Medicum si nota comunque che per tutto questo abisso di anni le terapie erano applicate in merito ai sintomi ma non alle eziologie stante il fatto che nulla, dati anche gli strumenti diagnostici a disposizione, non solo nulla si conosceva ma si conviveva in una quasi assordante confusione ora reputandole diverse ed ora più spesso considerandole identiche seppur con possibili, evidenti distinioni. Se si scorre integralmente l'appena menzionato Lexicon medicum Bartholomaei Castelli, come detto ancora di elevata credibilità nel XVIII secolo, si possono notare bene queste valutazioni di cui qui si propone una sequela con digitalizzazione dell'opera stessa laddove sostanzialmente non si riusciva a distinguere tra ergotismo ed herpes zoster : la parte iniziale delle considerazioni si deve fare data la tipologia del volume partendo dalla voce erisipela = qui connessa come si vede con il Fuoco di S. Antonio ma senza una specificazione chiara sulla tipologia del male, quasi che contestualmente ci si riferisca all'ergotismo (peraltro semanticamente ignoto come lessema) e/o all'"erpete" ; a tale voce segue l'analisi del lessema Herpes - Erpete (leggi nel testo antico digitalizzato) donde si viene rimandati alle due voci basilari di erpete od almeno alle forme più significative vale a dire la Cenchrias (voce greca per la latina miliaris = caratterizzata da puntini a guisa di grani di miglio = la meno nociva) e quindi quella detta Esthiomenos (greco corrispondente al latino exedens cioè "erpete che divora la carne in maniera inarrestabile determinando danni irreparabili nelle parti intime: genitali, vaginali, anali": chiaramente la forma più grave che fa pensare all'ergotismo come la prima all'herpes zozter) di cui si legge ancora nel '700 come qui si vede nell' Aforisma XXII, del Libro V de Medicina Hippocratica exponens Aphorismos Hippocratis opera dell'autore e medico sei-settecentesco Joanne de Gorter]. Nel Duecento i monaci Antoniani ebbero il merito di tentare nuove strade diagnostiche e curative contro queste malattie epidermiche ed oltre ad acque termali ed argille curative si valsero delle proprietà salutari attribuite al grasso della carne di maiale: durante il Medioevo, la tradizione e le discipline mediche del passato vennero riscoperte (vedi testi digitalizzati) specie ad opera degli ordini monastici ed al loro recupero dei testi classici. Sulla direttrice dei movimenti monastici, all’inizio del X secolo, la scuola salernitana, la più antica istituzione medievale dell’Occidente europeo per l’esercizio e l’insegnamento della medicina, recuperò parte di quegli antichi e rivisitati insegnamenti per esempio nel capitolo IX del Regimen sanitatis o Flos medicinae Salerni si fa cenno alle proprietà nutrienti della carne di maiale attribuendole, nel capitolo XXV, una valenza terapeutica. In effetti in parecchie chiesuole della vallata esistevano un tempo affreschi impressionanti (fatti poi ricoprire dai Parroci) di uomini disperati dal volto suino (quelle immagini eran correlate per alcuni alla tradizionale equivalenza simbologica maiale-demone mentre a giudizio non trascurabile di altri costituirebbero un ricordo delle grandi affezioni dermatologiche contro cui quei monaci combatterono, acquisendo il diritto di immunità di pedaggio sui pascoli pubblici, pei maiali che allevavano, caratterizzati dal marchio "Tau" tipico del loro Ordine.



Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

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