cultura barocca
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L'erisipela (dal greco erusìpelas = pelle rossa), è un'infezione acuta della pelle, che coinvolge il derma profondo ed in parte l'ipoderma, causata da batteri piogeni; principale responsabile è lo streptococco beta-emolitico di gruppo A, ma talora risulta in causa lo stafilococco aureo o altri germi meno comuni. Il punto d'ingresso del batterio nella pelle può essere rappresentato da una piccola soluzione di continuità della cute, come ad esempio una piccola ferita, un graffio, una puntura d'insetto ed anche un'infezione micotica interdigitale che determini macerazione della pelle. Le sedi più comuni d'insorgenza della malattia sono rappresentate da: braccia, gambe e volto (talvolta bilateralmente). In passato l'erisipela era una malattia estremamente grave, con un tasso di mortalità che negli anziani e nei bambini sfiorava il 100%. Nelle prime incisioni dermatologiche ottocentesche vengono riportate le prime fedeli immagini dell'erisipela. Il Cerano (il pittore barocco Giovanni Battista Crespi) nel 1610 dipinge nei "quadroni" del Duomo di Milano il miracolo di Aurelia degli Angeli, affetta appunto da erisipela. L'episodio, con una bella descrizione della malattia, è narrato nella Vita di Giussano (1610): “Aurelia delli Angeli di Milano aveva la gamba sinistra molto guasta dal male del canchero, con alcuni buchi profondi in essa, per la carne, e li nervi marciti, uscendo dalle invecchiate piaghe di tre anni, insieme con molta copia di materia carognosa, tanto gran fettore, che l'istesso Cirurgico veniva quasi meno nel medicarla. La gravezza di questo male gli teneva addosso la febbre continua, non potendosi trovare medicamento potente a sanarla (...)" La malattia di solito esordisce improvvisamente con febbre (anche elevata), sensazione di freddo e brividi e malessere generale. Sulla pelle si evidenzia una chiazza arrossata, leggermente rilevata con margini netti. La superficie cutanea nella zona colpita appare liscia, lucida, tesa e calda, dolente al tatto. Talvolta si possono manifestare anche vescicole, bolle o lesioni purpuriche (specialmente se sono colpiti gli arti inferiori). La diagnosi è generalmente clinica; si basa cioè sull'esame obiettivo. La terapia si basa principalmente sulla somministrazione di antibiotici (prevalentemente cefalosporine o macrolidi ). Da evitare l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sospettati di favorire l'evoluzione verso le forme più gravi della malattia.
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L'Herpes zoster, comunemente chiamato fuoco di Sant'Antonio (o fiamme di Satana), è una malattia virale a carico della cute e delle terminazioni nervose, causata dal virus della varicella infantile (varicella-zoster virus). L'herpes zoster non è la stessa malattia dell'herpes simplex, nonostante la somiglianza del nome (sia il virus della varicella zoster sia l'herpes simplex virus appartengono alla stessa sottofamiglia virale degli Alphaherpesvirinae). Il suo nome deriva da due parole greche, "serpente" e "cintura", che descrivono in modo molto appropriato una malattia dolorosa, come un serpente di fuoco che si annida all'interno del corpo e che a volte ha strascichi lunghi e invalidanti.[1] La malattia è caratterizzata da una eruzione cutanea dolorosa con presenza di vescicole, solitamente limitata ad un lato del corpo, spesso in una striscia. In tutto il mondo il tasso di incidenza annuale di herpes zoster varia da 1,2 a 3,4 casi ogni 1.000 individui sani, aumentando a 3,9-11,8 all'anno per 1.000 persone tra gli individui con più di 65 anni.Una larga parte di persone sviluppa l'herpes zoster almeno una volta nella vita, anche se di solito un'unica volta. In uno studio statunitense del 1960, il 50% degli individui che vivono fino a 85 anni ha avuto almeno un attacco, mentre l'1% ha avuto almeno due attacchi. Il trattamento tramite farmaci antivirali può ridurre la gravità e la durata dell'herpes zoster. Il fuoco di sant'Antonio è così chiamato perché, per la sua guarigione, veniva invocato il sant'Antonio Abate e ciò era dovuto al suo culto taumaturgico sviluppatosi in Francia, almeno dal XII secolo, attorno a quelle che erano considerate le sue spoglie (da un certo momento in poi, nel sud della Francia, erano presenti tre corpi di Antonio). Antonio divenne l'eponimo assoluto della malattia solo a partire dall'Età moderna poiché, durante tutto il Medioevo, anche altri santi, per particolari ragioni cultuali, furono privilegiati taumaturghi della malattia. In particolare, soprattutto in Francia, era la Vergine ad essere invocata, come guaritrice, in diversi santuari. Durante il Medioevo e la prima Età moderna l'espressione significava l'ergotismo e, più comunemente, tutte le gangrene di qualsiasi eziologia; cià era dovuto all'impossibilità di differenziare, dal punto di vista diagnostico. Scrive ad esempio Lanfranco da Milano, chirurgo del XIII secolo, che il fuoco di sant'Antonio compariva negli arti e poteva essere l'esito di una complicazione sopravvenuta a malattie pustolose oppure poteva essere il risultato di un bendaggio troppo stretto realizzato per curare la frattura di un arto, oppure l'effetto di una prolungata esposizione delle estremità bagnate a un freddo molto intenso. [DA WIKIPEDIA - L'ENCICLOPEDIA LIBERA ON LINE]

L' Ergotismo era malattia conosciuta nel medioevo con il nome di fuoco di Sant'Antonio, fuoco sacro o male degli ardenti. Sotto questo termine veniva compreso anche il sicuramente meno pernicioso herpes zoster, che in alcuni sintomi coincideva con gli effetti delle intossicazioni da ergot. L'ergotismo era spesso fatale, e aveva sempre effetti devastanti sulle comunità che ne erano colpite. Questo morbo poteva presentarsi in due forme: "Ergotismus convulsivus" caratterizzato da sintomi neuroconvulsivi di natura epilettica, o "Ergotismus gangraenosus" caratterizzato da gangrena alle estremità fino alla loro mummificazione. Tra gli effetti di questa intossicazione vi erano anche le allucinazioni. Questo portava la gente a mettere in relazione la malattia con il demonio o con forze maligne, non essendo conosciuta al tempo la causa di queste alterazioni. Ad esempio alcuni studiosi sono portati a credere che dietro i fenomeni di stregoneria registrati a fine Seicento a Salem negli USA (Caccia alle streghe) vi sia un consumo alimentare della segale cornuta, i cui alcaloidi sono resistenti anche alle alte temperature dei forni di cottura del pane. Una possibile ipotesi circa il nome "Fuoco di Sant'Antonio" è che nel Nord Europa, dove il pane veniva fatto con la segale, spesso si contraeva questa malattia, dovuta al fungo che infettava la segale. I malati, recandosi in pellegrinaggio verso i santuari di sant'Antonio in Italia, man mano che scendevano verso Sud cambiavano alimentazione mangiando pane di grano, e ciò attenuava o eliminava i sintomi dell'intossicazione. Tale effetto veniva attribuito a un miracolo per opera di sant'Antonio. Recenti ricerche hanno messo in discussione questa prima ipotesi. Nelle regioni meridionali italiane i cereali più diffusi per il consumo domestico furono la segale (Secale cereale e prima del II millennio Secale strictum), l'orzo e altri cereali secondari, soprattutto in Basilicata, Calabria e nelle zone interne della Sicilia e della Puglia. Il grano era destinato all'esportazione e alla tavola dei proprietari terrieri. Documenti sanitari, veterinari e agricoli attestano la presenza dell'ergotismo tra le comunità rurali povere ed emarginate, numerose sono le tracce della malattia nel folklore e nella religiosità popolare. L'ordine antoniano, deputato alla cura delle "epidemie", è presente con una notevole diffusione capillare in tutto il meridione italiano fin dal XIII secolo. Nel 1853 Louis René Tulasne chiarisce il complesso ciclo riproduttivo del fungo e nel 1943 il chimico svizzero Albert Hofmann scopre gli importanti effetti psichedelici di alcuni alcaloidi contenuti nell'ergot, in particolare dell'acido lisergico e del composto di sintesi suo derivato, la dietilamide dell'acido lisergico (LSD). Casi di ergotismo sono documentati a Milano nel 1795 e a Torino nel 1798; l'ultimo caso documentato in Europa risale al 1951 nella città francese di Pont-Saint-Esprit, dove più di duecento persone furono affette da strane allucinazioni, sonnolenza e altri disturbi per aver mangiato pane contaminato. Il caso di Pont-Saint-Esprit, in cui sono morte quattro persone, non è stato tuttavia definitivamente imputato ad avvelenamento da ergot in quanto alcuni esperti hanno sollevato l'ipotesi suffragata da dati scientifici che l'avvelenamento sia invece imputabile a contaminazione da mercurio, o a una combinazione di mercurio ed ergot. Secondo alcuni studiosi alcuni quadri di Hieronymus Bosch, come Il giardino delle delizie o appunto Le tentazioni di Sant'Antonio, che in realtà illustrerebbe le visioni frutto di tale fungo], sarebbero stati ispirati dagli effetti di pane contaminato da ergot.
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Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

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