Paolo Segneri, il "Quaresimale" e il 'Parroco Istruito' parzialmente digitalizzato: vedi anche Angelico Aprosio e Domenico Antonio Gandolfo "Concionator" (digitalizzazione de il suo 'Beneficato Beneficante')">
cultura barocca
Inf. e testo di B. E. Durante
CLICCA E VOLTA PAGINA = LEGGI ANCHE QUI IL PARROCO ISTRUITO (1692) DEL SEGNERI (QUI IN UN RITRATTO) = NOTA QUI LE AMMONIZIONI FATTE AI PARROCI NEI LORO VARI DOVERI, NON ESCLUDENDO OSSERVAZIONI DI VITA NELLA FAMIGLIA TRATTANDOSI DEL MATRIMONIO, CON L'INGIUNZIONE DA PARTE DEI PARROCI AI MARITI DI RISPETTARE LE SPOSE, DARE SEMPRE IL DOVUTO ALLE FAMIGLIE E - ARGOMENTO INDUBBIAMENTE ATTUALE - EVITARE ASSOLUTAMENTE DA PARTE DEGLI SPOSI OGNI FORMA DI VIOLENZA DOMESTICA AVVERSO LE LORO COMPAGNE

Ventimiglia ebbe due grandi predicatori = A. Aprosio "il Ventimiglia" [come si legge in questa lettera Aprosio che pur molto predicò nei Quaresimali non sempre ottenne l'incarico agognato come pare nel caso di Cogoleto (1660) atteso che esisteva una concorrenza e che i predicatori erano scelti dalle comunità, non solo in base al costo per l'opera ed il mantenimento ma pure sulla base della fama ma anche di raccomandazioni e spesso fra varie liti e contestazioni tra gruppi diversi che sostenevano ora questo ora quel predicatore] e quindi D. A. Gandolfo che, iniziando giovanissimo la sua attività di predicatore e "quaresimalista" con una prima prova alla Bordighetta (Bordighera medievale), divenne con il tempo noto ovunque sin a meritare titolo e appellativo di "Concionator Generalis" o Predicatore generale dell'Ordine Agostiniano e la loro adesione (per Aprosio dopo giovanili propensioni concettistiche alla linea mediata e poco iridescente quanto sostanziale fronte di quella dei Predicatori "Teatranti" ed "Eccessivi" per certi versi preludeva alla grande predicazione di
PAOLO SEGNERI

il cui
capolavoro per certi aspetti
è da ritenere il
QUARESIMALE
qui doverosamente proposto nella sua
INTEGRALE DIGITALIZZAZIONE non esclusa l'indicazione nella PREMESSA IN MERITO ALLA METODICA UTILIZZATA.
Dalla lettura attenta dell'opera, fermo restando l'impegno apostolico e spirituale, si nota come, valutando l'uditorio, il Segneri rigetti per quanto fattibile fantasticherie ed esasperazioni mirando oltre che all'anima dei fedeli anche al "corpo" degli stessi ed argomentando di casistiche concrete trattando al modo che risulta significativo quanto ne ha scritto Mario Scotti (approfondisci) sotto voce Segneri nel Volume III del Dizionario Critico della Letteratura Italiana, della UTET di Torino del 1974 =
"...Lo sguardo acuto del S. mette a nudo ipocrisie, viltà e sofismi; si insinua negli ambienti più diversi della società contemporanea e ne denuncia i mali: la violenza, lo spirito di sopraffazione, la mancanza di giustizia. Le sue prediche si rivolgono a un pubblico cittadino e altolocato, accecato da mille pregiudizi, quali l'orgoglio di casta, il decoro familiare, il punto d'onore, e in genere gaudente e scettico. Di qui la necessità dei toni violenti e accesi, fino all'invettiva e al sarcasmo, che predominano sui momenti più suasivi e pacati... (leggi).
titolo d'esempio si cita qui quasi emblematica la
PREDICA XIX "AVVERSO MORMORATORI, MALDICENTI E CALUNNIATORI"
[non esclusi quanti si avvalevano dell'Urna Lignea o delle "Bocche di Leone" per delazioni false, motivate tramite le "lettere orbe" quelle che oggi si definiscono meglio lettere anonime]

laddove l'avvertimento ha sì a che fare contro la perpetrazioni di un peccato avverso Dio ma che contestualmente assume, implicitamente come in altri casi dell'oratoria del Segneri, la valenza di un
MONITO CIVILISTICO CONTRO QUANTI E QUANTE CON LE LORO MALDICENZE POSSONO DANNIFICARE
per quanto, di fatto, individui spesso innocenti, di maniera che
"MORMORATORI" E "MORMORATRICI" POSSONO ANCHE PAGARE IL FIO DEL LORO PREGIUDIZIEVOLE AGIRE PREVIO PUNIZIONI
COMMINATE DALLA
GIUSTIZIA DEGLI STATI COME NEL CASO QUI LEGGIBILE ENTRO GLI STATUTI CRIMINALI CINQUECENTESCHI DELLA REPUBBLICA DI GENOVA.
Pare, a questo punto, doveroso rammentare come
nel contesto dell' opera del Segneriper vari lati si riconosca l'

INFLUSSO ESERCITATO DALL'OPERA MORALISTICA MA NON PRIVA DI CONSIDERAZIONI LETTERARIE, ESTETICHE E CONSEGUENTEMENTE ANCHE PREDICATORIE OVVERO QUELLE ESPRESSE SOTTILMENTE NELLA CELEBRE OPERA
DEL BENE
- PARIMENTI QUI INTEGRALMENTE DIGITALIZZATA CON INDICI MODERNI-
DEL CARDINALE SFORZA PALLAVICINO
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LE
PREDICHE QUARESIMALI,
COME SI EVINCE DALLA LORO STESSA DENOMINAZIONE, ERANO PROPRIE DEI
PERIODI DI QUARESIMA, QUANDO LE COMUNITA' SI VALEVANO SPESSO NON DEI PROPRI PARROCI IN GENERE CONSENZIENTI MA, SE POSSIBILE, DEI MIGLIORI PREDICATORI SULLA PIAZZA, CHE DOVEVANO PERO' ESSERE OSPITATI E RETRIBUITI PER IL LORO COMPITO ORATORIO:
COSA SU CUI COME SOTTO SI VEDE IL SEGNERI NON CONCORDAVA E CHE COME RIBADISCE, IN TRE CAPITOLI DE IL PARROCO ISTRUITO DI CUI SOTTO SI PARLA,:
DOVEVA ESSER IN LINEA DI MASSIMA EVITATA SIA PER SCORAGGIARE PREDICATORI ESOSI E BUFFONI SIA PER AVVALERSI DEI PARROCI CHE MEGLIO DI CHIUNQUE CONOSCEVANO IL MODO DI PREDICARE IDEALE PER I PROPRI FEDELI.
La scelta e la ricerca di questi predicatori specialisti nei Quaresimali,
anche per ragioni di campanilismo,
avvenivano specialmente nei centri periferici laddove sia le
NOTIZIE ARRIVAVANO INCOMPLETE E FRAMMENTARIE, NULLA ESISTENDO CHE ASSOMIGLIASSE AI ROMANI ACTA DIURNA
e dove gli spettacoli e le feste erano rare, con severe coreografie meramente religiose senza possibilita' di fruire di
SPETTACOLI TEATRALI E CONTESTUALMENTE CON UN REGOLISMO FORMIDABILE AVVERSO OGNI ECCESSO NEGLI STESSI SPETTACOLI DI CONTENUTO AGIOGRAFICO E SPIRITUALE
assistere all'esibizione di un ottimo o stravagante oratore capace di rappresentare con le sue parole e la sua gestualità
le varie realtà di una vita mondana della qualle spesso poco o nulla si sapeva specie in merito a quanto avveniva nelle
grandi città
poteva costituire un raro momento di divagazione ed attrazione
a fronte della monotonia della quotidianità.
In questa
OPERA (PER ALCUNI ASPETTI DESTINATA A INFLUENZARE CON IL PARROCO ISTRUITO PADRE DOMENICO SERIO DELLA SARACENA)
nella parte iniziale dell'opera
L'AUTORE SI RIVOLGE AI LETTORI PUNTUALIZZANDO ALCUNI ASPETTI DELLA SUA ORATORIA
ed in particolare sono importanti alcune osservazioni in merito alle sue
SPECIFICHE SCELTE PREDICATORIE ISPIRATE QUANTO POSSIBILE ALLA TRADIZIONE
chiaramente volte ad
EVITARE GLI ECCESSI DI CERTA QUARESIMALISTICA MODERNA, CONNESSI APPUNTO AL SODDISFACIMENTO DI QUESTE CURIOSITA' IN MERITO AD UN MONDO CITTADINO E LONTANO, SCRIVENDO =
NON DIRO' UNA PREDICA SOLA, O BUFFONESCA, O IMPRUDENTE, O INUTILE, O VANA, MA UN PURO MOTTO"

precisando con onestà intellettuale e sostenendo di saper bene che le sue opzioni,
come sempre saranno approvate da alcuni e criticate da altri, atteso comunque che
A SUO GIUDIZIO LE PREDICHE QUARESIMALI, COMPRESA L'OPERA A STAMPA CHE LE DIVULGA, HANNO LO SCOPO DI "GIOVARE" E NON COME ALTRI, PER LE PROPRIE RITENGONO, DI "DILETTARE"
-concetti, quelli del Segneri contro cui qual sommo predicatore ben pochi osarono avanzare discussioni e critiche, privilegiando solo polemiche sulle sue riflessioni in merito a quietismo, probabilismo e lassismo (vedi), peraltro in sintonia con quanto scritto da Felice Potestà in merito al tema della predicatoria sacra nel qui digitalizzato testo antiquario seicentesco Examen Ecclesiasticum....-
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Tra le opere più popolari e per certi aspetti tra le più note di Paolo Segneri resta IL PARROCO ISTRUITO su cui, come su altre consimili, resta del pari significativo lo scritto di Mario Scotti (leggi) sotto voce Segneri nel Volume III del Dizionario Critico della Letteratura Italiana, della UTET di Torino del 1974 (Leggendo qui si possono visualizzare varie parti dell'opera, con titoli del capitoli ed integrazioni = Frontespizio dell'opera contemporanea alla I edizione - Gli Indici dell'opera digitalizzata - Capitolo I: Si rende ragione dell'opera - Capitolo II: Quanto il salire al grado di Pastor sacro sia di pericolo a chi non vi fu mandato da Dio - Capitolo III: Da quali indizi si potrà argomentare, se Dio chiama taluno alla Cura, d'Anime, o non lo chiami - Capitolo IV: Come dovrà correggere l'error suo, chi senza vera Vocazione divina, sia Pastor di Anime - Capitolo V: L'obbligazione di ogni Pastore ad istruire il suo Popolo nelle cose della salute - Capitolo VI: Si confutano le scuse addotte da' Parrochi negligenti a non predicare - Capitolo VII: Di quali mezzi habbia il Parroco da valersi nella sua Predicazione, a renderla fruttuosa - Capitolo VIII: Quale sia la via da tenersi nella istruzione particolare d' Fanciulletti - Capitolo IX: Come dovrà il Pastore correggere i traviati, per adempir le sue parti - Capitolo X: In qual maniera habbia il Parroco a diportarsi nel comporre le discordie nascenti nella sua Cura - Capitolo XI: Il buon'Esempio, con cui debbono i Pastori sacri precedere il loro Gregge - Capitolo XII: L'orrendo spettacolo di un Pastore di Anime scandaloso - Capitolo XIII: In qual modo il Pastor de' Popoli darà loro l'esempio, che si conviene, in quelo che primieramente spetta a Dio - Capitolo XIV: Con qual riverenza interna, ed esterna, dovrà il Parroco delebrare la Santa Messa - Capitolo XV: L'orrendissimo Sacrilegio di chiunque celebri in peccato mortale - Capitolo XVI (erroneamente nel testo indicato come XXI): Quali esempi habbia a dare il Parroco nel fuggire l'Avarizia, come specialmente nimica della Carità - Capitolo XVII: Quanto al grado di Pastor sacro disdica il mal esempio della Disonestà - Capitolo XVIII : Di quali rimedi si habbia a valere il Pastor sacro, caduto in Disonestà - Capitolo XIX : Di qual tenore debba esser la Conversazione del Pastor Sacro - Capitolo XX : Il Pascolo dei Sacramenti - Capitolo XXI : Considerazioni, che debbe tenere il Parroco sopra l'Amministrazion della Eucarestia - Capitolo XXII : Avvertenze del Pastor sacro nell'amministrare il Sagramento della Penitenza - Capitolo XXIII : Per qual maniera il Curato contribuirà a quei tre Sagramenti, de' quali non è ministro - Capitolo XXIV : Come debba il Parroco diportarsi con gli Infermi, co' Moribondi, e co' Morti - Capitolo XXV : La necessità di Orazione in un Pastor d'Anime - Capitolo XXVI : Si propongono due mezzi giovevolissimi al Pastor d'Anime da conseguire il suo fine, riposti negli Esercizi Spirituali, e nelle Missioni - Capitolo Ultimo: La necessità della Residenza, dovuta a chi è Pastor d' Anime)
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Scrive lo Scotti = "Il Quaresimale, iniziato durante gli anni dell'insegnamento della grammatica nel Collegio di Pistoia, fu pubblicato a Firenze nel 1679" [quella da noi proposta è un'edizione più tarda, del 1691]. Nel'opera per la cui stesura il S. si impegnò nello studio non solo della Bibbia e dei Santi Padri, ma anche degli autori classici, in particolare Demostene e Cicerone, già si avverte il distacco dall'enfasi lussureggiante dei panegirici, anche se è ancora assente quella sobra architettura e quel più sciolto procedere che sarà dei trattati ascetici e mistici. Considerato di fronte agli eccessi dei predicatori concettisti, in cuila serietà religiosa rmaneva sommerso dal gioco intellettualistico. Il Quaresimale potrebbe apparire il frutto tardivo del gusto e dello stile cinquecentesco dalla prosa. Ma ove si abbandoni l'identificazione del Barocco con l'estremismo sregolato e si rifletta che nel S. la lezione del Classicismo non era cercata come correttivo della tendenze contemporanee, ma era la base di una cultura pronta ad accogliere ogni nuova istanza, il Quaresimale non apparirà più un'opera accademicmente classica, in cui certi moduli secenteschi rappresentino solo un tributo inconsapevolmente pagato alla moda o l'assecondamento di un gusto ai fini della presa sul pubblico, bensì un'opera tipicamente barocca, il capolavoro, anzi, dell'oratoria sacra barocca.
Nel Quaresimale è viva l'esigenza di attenersi ai precetti riguardanti l'oratoria sacra, così come erano stati formulati dal Concilio di Trento. Esso è pertanto notevole anche sul piano religioso e storico. Ci offre, a volerlo prendere come documento del tempo, un quadro ricco e vario della società italiana del Seicento.Lo sguardo acuto del S. mette a nudo ipocrisie, viltà e sofismi; si insinua negli ambienti più diversi della società contemporanea e ne denuncia i mali: la violenza, lo spirito di sopraffazione, la mancanza di giustizia. Le sue prediche si rivolgono a un pubblico cittadino e altolocato, accecato da mille pregiudizi, quali l'orgoglio di casta, il decoro familiare, il punto d'onore, e in genere gaudente e scettico. Di qui la necessità dei toni violenti e accesi, fino all'invettiva e al sarcasmo, che predominano sui momenti più suasivi e pacati [autore lo Scotti che giustamente aggiunge ="Ma accanto a queste opere vanno collocate molte pagine della Manna dell'Uomo, de Il cristiano istruito nella sua legge, de L'incredulo senza scuse, de
Il parroco istruito che sono significative non solo dal puno di vista della storia religiosa ma anche da quelle della letteratura e segnano l'evoluzione della prosa segneriana verso uno stile più modesto e nitido (a fronte di quello del Quaresimale, che punta non più sugli aspetti terrificanti e solenni (comunque imposti dalla tradizione pregressa come nel caso di questa Predica XV e della descrizione (da pag. 167) comunque precisa -a prescindere dalla quasi obbligate apocalittiche ammonizioni- della storia europea nel '600), ma sui mezzi toni, sull'ironia garbata, sula forza della penetrazione amabile e sorridente"].











Scrive ancora Mario Scotti = "Ma accanto a queste opere" [a p. 368 colonna II lo Scotti annota come nel XX secolo l'attenzione si sia spostata ad opera dei critici dal quaresimalista al grande autore di trattati mistici e ascetici] "vanno collocate molte pagine della Manna dell'anima, per tutti i giorni dell'all'anno, de Il cristiano istruito nella sua legge, de l'Incredulo senza scuse, de Il Parroco Istruito, che sono significative non solo dal punto di vista della storia religiosa ma anche da quello della letteratura e segnano l'evoluzione della prosa segneriana verso uno stile più misurato e nitido, che punta non più sugli effetti terrificanti e solenni, ma sui mezzi toni, sull'ironia garbata, sulla forza della penetrazione amabile e sorridente".











Annota sempre Mario Scotti a pag. 367 = "Nel 1675, con la pubblicazione della Guida Sprituale di Miguel deMolinos, che introduceva in sostanza il libero esame, la sfiducia nell'intelletto, la negazione della responsabilità dell'uomo, si iniziava la polemica quietista. Ai quietisti, protetti da papa Innocenzo XI, si opposero decisamente e con successo i Gesuiti: nel 1680 il S. con l'appoggio di Gian Paolo Oliva, generale della Compagnia e suo antico maestro di noviziato, pubblicava la Concordia tra la fatica e la quiete nell'orazione, in cui affrontava, con notevole profondità psicologica, il problema della meditazione e della contemplazione. L'opera fu temporaneamente condannata dalla Chiesa, ma il S. continuò la sua battaglia pubblicando altri scritti antiquietisti: le Lettere al signor Ignazio Bartolini sopra l'eccezione che dà un difensore dei moderni quietisti a chi ha impugnate le loro leggi in orare (1681); il Fascetto di vari dubbi intorno all'orazione detta di pura fede, di fede nuda, di fede emplice, o pur i quiete (1682); I sette principii, su cui si fonda la nuova orazione di quiete (1683). Il S. riconosceva la pari importanza sia della meditazione sia della contemplazione, entrambe forme di vita interiore e di elevazione spirituale. Nella preghiera bisognerà godere la quiete se Dio la concede attraverso la contemplazione, altrimenti bisognerà cercare di ottenerla praticando la meditazione. Il S. rivalutava così lo sforzo paziente della mente e della volontà, strumento di resistenza all'aridità e di opposizione all'ozio, che sono i principali nemici dello slancio verso l'Assoluto. Un'altra polemica, quella intorno al probabilismo, tenne impegnato il S. negli ultimi anni della sua vita. In favore del probabilismo il S. prese posizione contro lo stesso generale della Compagnia di Gesù, Tirso Gonzales, al quale sconsigliò, pur senza ottenere successo, la pubblicazione del trattato antiprobabilista Fundamentum theologiae moralis. Il pensiero del S. sul probabilismo è contenuto nelle Lettere sulla materia del probabile, pubblicate postume a Colonia nel 1703 sotto lo pseudonimo di Massimo degli Afflitti.Ma, pur accettando il probabilismo, il S. rifiutò nella vita morale qualsiasi soluzione di compromesso, e decisamente avversò il lassismo, in cui vide una degenarazione della coscienza, che perde a poco a poco il senso del male e cerca di allargare, mediante sofismi, il campo del lecito"











" PAOLO SEGNERI studia al Collegio Romano e nel 1637 entra nella Compagnia di Gesù , malgrado l’opposizione del padre. Tra i suoi maestri é Pietro Sforza Pallavicino . Ordinato prete nel 1653 , si prepara non solo sulle Scritture e sui Padri della Chiesa ma anche sulle orazioni di Cicerone , per acquisire la tornita eloquenza della sua prosa. Maestro di grammatica a Pistoia , si offrì volontario nelle missioni ma rimase in Italia , predicando nelle maggiori cattedrali e poi, dal 1665 al 1692 , anche nelle parrocchie. Il suo Quaresimale fu apprezzato dal cardinale Antonio Pignatelli che, poi papa Innocenzo XII , lo chiamò a predicare davanti a sé e lo fece teologo della Penitenziaria. Il suo biografo Massei afferma che le sue Prediche dette nel palazzo apostolico ebbero l’ammirazione del papa e di tutta la corte = Opere: Il penitente instruito, 1669 ; Il confessore instruito , 1672 ; Quaresimale , 1674 ; La manna dell' anima , 1683 ; Panegirici sacri , 1684 ; Il cristiano instruito nella sua legge , 1686 ; Prediche dette nel palazzo apostolico , 1694. L’opera completa fu pubblicata a Parma , 1701 , a Venezia , 1712 - 1758 e a Torino , 1855" [a titolo integrativo giva comunque precisare che la sua vita non fu esente da polemiche tra cui in particolare quelle concernenti il quietismo, il probabilismo ed il lassismo (leggi)][da "Wikipedia"].





















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