cultura barocca
LE SECOLARI DISCUSSIONI SU USURA E "LECITO PRESTITO" L'INTERPRETAZIONE ECCLESIASTICA DI AVARIZIA ED USURA

Aprosio nel suo tempo detto "il Ventimiglia", vera eccellenza della sua città per cultura ma anche per posizioni spesso tanto giuste quanto coraggiose, sarà pure stato misogino (come quasi tutti gli uomini del suo tempo del resto) ma non senza anche elogiare donne celebri per cultura) ed opsofago cioè amante di buona tavola e soprattutto buon vino, come scrisse la Tarabotti nella loro "querelle" ma ebbe anche l'ardire, visti i tempi, di condannare le monacazioni forzate e pure di biasimare amministratori corrotti, indolenti o incapaci se non preoccupati più del proprio interesse che del bene pubblico e pure religiosi litigiosi, petulanti oltre che culturalmente ignoranti.
Oltre a ciò molte pagine redasse contro l'"Idra" della
FRODE NEI SUOI MOLTEPLICI ASPETTI non esclusi quelli della "Frode Mistica" contro i cui perpetratori anche perché giudice ecclesiastico dovette talora impegnarsi l'erudito ventimigliese Angelico Aprosio che particolare acredine dimostrò sempre contro Usura e Avarizia (anche le parole scritte e sottolineate entro l'immagine sono attive rimandando a considerazioni fondamentali = per ulteriori approfondimenti si può qui consultare questa Miniatura genovese dell'usura.
Avverso l'Avarizia il "Ventimiglia", dopo aver composto già il Capitolo XV della sua Grillaia (qui digitalizzato) per l'appunto intitolato Dell'Avaritia. Quanto sia sconveniente l'essere Avaro", riprese il tema in un'opera rimasta inedita e specificatamente nel qui proposto "Cap. XV dello Scudo di Rinaldo II dedicato a F. Nomi sviluppando diverse e nuove tematiche, che avrebbero anche potuto creargli alcuni problemi, spostando la sua attenzione dai laici avari sui religiosi avari registrando anche l'episodio di un Frate avarissimo o "Crematofilo" ma anche "Filocremato", da lui eletto a vera icona dell'avarizia in una vivace descrizione ambientata a S. Stefano presso Taggia ed ancora parlando dital frate, Aprosio in questa medesima sarcina dello Scudo di Rinaldo II emblematicamente scrisse " ...Favelliamo di Fra Crematofilo.... Se si tratti con esso di spendere qualche denaro in beneficio del Monasterio, conforme si deve, cioè conforme al Senso comune de' suoi confratelli: che s'imagina V.R. ch'egli il facca della meraviglie. Dirà: il danaro è mio, l'ho guadagnato conforma a me piace: V.R.noti quell' E' MIO. E il voto della Povertà che ne dice?..."= neppure mancò in questo stesso psso il grande bibliotecario ventimigliese di citare un' epocale riprovevole costumanza del tempo quale l'uso praticato anche da religiosi di portarsi l'oro nella tomba, anche, per sfuggire ad eventuali eredi, facendosi tagliare il cadavere per inserirvi nascostamente le proprie monete d'oro

LA DRAMMATICA CONDIZIONE DEGLI EBREI NON SOLO IN MERITO ALLA PRATICA DI USURA GIUDICATA ILLECITA MA PURE LA LORO EMARGINAZIONE E LE ORIGINI DELL''ANTISEMITISMO

[VEDI INVECE QUI IL "LECITO IMPIEGO DEL DENARO SECONDO L'AUTORITA' DELLA CHIESA"]

IL "TURPE GUADAGNO" DELLA SENSUALITA' COATTA, ABUSATA O VENDUTA ATTRAVERSO I MILLENNI: E NON SOLO COME SI PENSA ATTRAVERSO IL MERCIMONIO E LA PROSTITUZIONE

VEDI QUINDI NELL'INTERPRETAZIONE DELLO STATO: " LA CONDANNA DELL' USURA "

PROVVEDIMENTI DI STATO E DI CHIESA CONTRO LA PRATICA DELL'USURA = "I MONTI DI PIETA'"

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