cultura barocca
Dallo stesso articolo qui citato (pag. 60) si veda una mappa seicentesca di Ventimiglia con il percorso di accesso al Castello/Forte e con la rappresentazione del ponte mobile nel porto canale per l'accesso alle imbarcazioni più grandi e con alberatura (da "Archivio di Stato di Genova)
Informatizzazione di B. Durante

Pianta del Castello del Colle in Ventimiglia poi chiamato Forte S. Paolo". L'immagine (da Archivio Fotografico dell'Istituto di Studi Liguri, di Bordighera) come la didascalia risultano edite a p. 62 dell'articolo di Erino Viola, Ventimiglia nel '600. Vita di un baluardo di confine stampato da p.55 entro l'opera miscellanea L'Aprosiana di Ventimiglia. Una Biblioteca pubblica del seicento edita in occasione delle celebrazioni (1681) per il trecentenario della morte di A. Aprosio e prima tra le pubblicazioni che portarono poi alla periodica edizione (sino al 2008) dei "Quaderni dell'Aprosiana" (distinti in "Vecchia Serie" e "Nuova Serie") poi nominati semplicemente, quale rivista scientifica sulla cultura barocca, "Aprosiana". Di origine medievale Il Castello del Colle (vedi anche G. Palmero, Ventimiglia medievale: topografia e insediamento urbano, in "Atti Soc. Lig. Storia Patria", vol. XXXIV (CVIII), Fasc.II.) passando da un massimo di 39 ad un minimo di 20, per una media di 30, aveva la guarnigione più numerosa. Ciò risulta inversamente proporzionale alle possibilità di approvvigionamento e conservazione degli alimenti, ricostruite dagli inventari in base al numero dei contenitori presenti nei castelli. La maggior quantità stava in Castel d'Appio (2 vegetes, 2 butes, 1 botexella parva), poi in quello della Rocca (3 butes di cui 2 tales quales) mentre nulla compare per il castello del Colle. Tale differenza dipese dal fatto che questo era a contatto dell'abitato sì da condividerne le sorti per il vettovagliamento e di modo che la guarnigione in casi particolari svolgesse funzioni di polizia urbana. Da questo si evolse il Forte S. Paolo che ebbe, tra le fortificazioni intemelie, una funzione basilare e centripeta specie quando in secoli successivi la città divenne Piazzaforte importantissima del Dominio di Genova e sede di un delicatissima Diocesi di Frontiera, una di quelle Diocesi, più esposte ad infiltrazioni ereticali, cui Padre Valsecchi diede nome di Diocesi Usbergo

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