cultura barocca
informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante CLICCA E VOLTA PAGINA

Il ventimigliese Angelico Aprosio fu definito "Poeta" in senso critico e decettivo) non solo per certe sue stravaganze ma anche per la curiosità verso i libri proibiti quelli che era pericoloso leggere o possedere cosa che in qualche modo riuscì poi ad aggirare divenendo Vicario della Santa Inquisizione per la Diocesi di Ventimiglia con il compito di analizzare i libri che entrassero nell'areale = ma prima di questa soluzione aveva corso i suoi rischi e provata come sul dirsi "autentica paura" specialmente nel caso in cui si trovò di rimpetto al Nunzio Apostolico Francesco Vitelli e visualizzò con timore il comportamento di costui avverso intellettuali ribelli od apostati come Girolamo Brusoni e soprattutto constatò l'intransigenza sempre del Vitelli nel caso di Ferrante Pallavicino di cui a Venezia Angelico divenne anche corrispondente.
Francesco Vitelli aveva esplicitamente in peculiare avversione il Pallavicino, specie come si evince da questa sua lettera al Governo veneziano per il romanzo "Il Corriero Svaligiato" che nemmeno cita ma definisce "libro tanto vergognoso, che conteneva materie tanto ingiuriose alli Prencipi, alla religione, alli buoni costumi, alla pietà sempre solita di questa Serenissima repubblica, fui qui ad'essagerare la materia importante, et à supplicarla della captura..." cosa che con altre contribuì al suo arresto e dopo la liberazione, attese -oltre la stesura di altre opere- scelte politiche contrarie alla Chiesa di Roma , ad un nuovo arresto con processo e condanna capitale e quindi sua esecuzione in Avignone, inducendo l'Aprosio a prendere le opportune distanze ed a tenersi buono il pericoloso Vitelli anche con omaggi letterari (tra cui la dedica dell'antistiglianeo Buratto) oltre che per via di corrispondenza. Questa "esperienza veneziana" indusse Angelico ad agire con molta più cautela anche se su vari eruditi e vari temi, non smise di leggere libri proibitissimi che tuttavia non raccolse e di cui evitò di parlare se non ad amici fidatissimi e spesso valendosi del'epocale sistema di scrivere in maschera come qui si vede od ancora in crittografia: un caso evidente è quello della lettura attestata da quanto scrisse nello Scudo di Rinaldo I p. 95 da molti reputato il "Libro ch'era follia portar in qualsiasi libraria" vale a dire lo Zodiacus Vitae di "Marcello Palingenio Stellato".
In definitiva per Angelico Aprosio "il Ventimiglia" la bibliofilia finì comunque per prevalere sul timore e in merito a vari temi (eresia, pantesimo, rigetto del creazionismo, temporalismo della Chiesa, scandalosi comportamenti di molti religiosi, simonia, avidità di ricchezze ecc. ecc.) egli non mancò certo di esprimere le sue opinioni leggendo le opere di autori "dannati" da Chiesa o Stati, italiani e non, difficili qui da elencare compiutamente, quali non solo il Manzoli cioè Palingenio Stellato, Giordano Bruno, Paolo Sarpi, Ferrante Pallavicino, Gregorio Leti ma anche di autori decisamente minori alla cui salvezza dall'oblio contribuì non poco e persino di autori tipici di opere escrologiche che qui, anche per non enfatizzare oltremodo le riflessioni menzionando talora produzioni al limite del licenzioso o del provocatorio tanto da esser destinate a rimanere spesso manoscritte, si ricordano soltanto con un accenno, essendo in altra sede, oculatamente, digitalizzate o trascritte da Cultura-Barocca, cui si possono richiedere motivandone le ragioni come gli scritti di Padre Antonio Rocco, di Lorenzo Venier, Clemente Barrera, Enrico Tivega alias Andrea Genuzio per non trascurare scritti a lungo rimasti inediti dello stesso Angelico Aprosio [che in merito alla Grillaia del 1668 dovette per es. cassare dalla stampa 4 capitoli o Grilli, sostituendoli su censura inquisitoriale, con altri meno provocatori, ma i quali sono ora leggibili e qui proposti grazie al lavoro di A. I. Fontana = " Grillo decimo ottavo" = Se sia più libidinoso il Maschile o'l sesso Donnesco - "Grillo decimomomo" = Se dalle Vergini, o dalle Vedove siano ambiti gli abbracciamenti virili - "Grillo vigesimosettimo" = Se alcuno ascritto nel rolo degli AGAMI inciampasse (il che Dio non voglia) in qualche errore intorno al sesto precetto del Decalogo qual rimedio per ovviare a gli scandali, e per salvare la riputatione - "Grillo trigesimo" = Del nome BECCO, e CORNUTO, che si suole attribuire a coloro, che hanno le mogli adultere, e del rimedio per non esserle] senza dimenticare quelli d'un pievano della Diocesi intemelia tal Marco Lamberti, che "il Ventimiglia" mira a non voler far identificare come da alcuni (Bibl. Apros., pag. 640, XII riga dall'alto) con Antonio Lamberti, Pastore, Rettore della Parrocchiale del Borghetto (Bibl. Apros., pag. 447, I).
Dopo l'inasprimento dell'urto tra
Riforma e Controriforma anche in forza di una pubblicistica spesso esente da teologia ma non priva di ricorsi a magismo e persino escrologia l'interesse aprosiano si sublimò in merito a casi singoli quanto clamorosi su cui, con successo o non, riuscì ad apprendere particolari rilevanti quale, con altri, quello concernente l'esecuzione di Giordano Bruno (da non dimenticare che nella sua voglia di conoscenza Aprosio intrattenne con Kaspar Schoppe, l'erudito tedesco convertitosi dal luteranesimo al cattolicesimo che registrò sia le parole di Giordano Bruno dopo la lettura della sentenza che lo scacciava dal foro ecclesiastico e lo consegnava al braccio secolare preposto ad eseguire la punizione corporale sia pure l'esecuzione de filosofo nolano in Campo dei Fiori , una corrispondenza destinata a svanire per la morte dell'ormai vecchio erudito tedesco) per un esteso approfondimento vedi qui il doppio foro e le interazioni tra pene dello Stato e pene della Chiesa teorema che rimanda ad uno scontro epocale anche se databile ai primi del '600 vale a dire lo scontro tra Venezia le la curia Romana che rimandò all'interpetrazione veneziana -contro l'interdetto papale- del suo diritto a giudicare gli ecclesiastici variamente rei al Foro dello Stato e che può contestualmente annodarsi allo scontro tra Paolo Sarpi ed il Cardinale Bellarmino (del Sarpi vedi qui digitalizzate con indici moderni le Considerazioni sopra le censure della Santità di Paolo V contro la Serenissima Repubblica di Venezia mentre del Bellarmino son qui integralmente digitalizzate due non comuni opere connesse alla tematica di cui si è detto, rispettivamente intitolate Risposta del Cardinal Bellarmino ad una Lettera senza Autore. Sopra il Breve di Censure dalla Santità di Paolo V publicate contro li Signori Venetiani e quindi Risposta del Cardinal Bellarmino ad un Libretto intitolato Trattato, & risolutione sopra la validità delle Scommuniche di Gio. Gersone ): la polemica include anche anche molte
considerazioni di Paolo Sarpi sull'abuso di accumulo di ricchezze della Chiesa per il Sarpi destinate invece al sostegno dei poveri (osservazioni avverso l'avidità di tanti ecclesiastici espresse seppur in modo diverso da altre personalità come il Segneri e Angelico Aprosio, richiamantisi al "voto di povertà" degli uomini di Chiesa) e da lui riassunte nel qui parimenti digitalizzato TRATTATO DELLE MATERIE BENEFICIARIE (che Cultura-Barocca avvalendosi dell'edizione del 1683 probabilmente pubblicata a Ginevra = cfr. Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti, p. 143 o secondo altri a Venezia identica alle precedenti stampe del 1675 e 1676, ha cercato di rendere più facilmente consultabile tramite un indice delle voci riportante -a fianco di ognuna- le pagine di trattazione confortato il tutto da codesto sistema di suddivisione -per settori di pagine- dell'opera sì da rendere più agile l'accesso alle voci che interessano).
Quello del Sarpi (vedi qui dati su vita e opere) è un testo poco noto (anche perchè finalizzato a livello di manoscritto da Fulgenzio Micanzio (Passirano, 1570 – Venezia, 1654) discepolo del Sarpi, data la morte del maestro ), quanto importante che si legge qui integralmente digitalizzato con la menzionata Tavola delle Cose Notevoli la cui lettura in questo contesto di Cultura-Barocca risulta agevolata, come sopra già detto, da un moderno indice delle pagine [ vedi ad esempio pagina 119 ed ancora da pagina 120 in poi con ulteriore attenzione, a seguire entro il testo, su quanto le Crociate avessero impoverito i patrimoni a pro dell'arricchimento della Chiesa (una fra le tante ragioni per cui il libro, con altre opere sarpiane, fu posto all'Indice dei Libri Proibiti e prima della soppressione di questo risulta comparire ( seppur con la dicitura Historia sopra li beneficii ecclesiastici. 1676 ) ancora nell'ultimo Indice del 1948) = nel testo del Sarpi sono infatti registratate considerazioni assai piccanti avverso la ricerca di ricchezza ad opera della Chiesa di Roma tra cui si legge = "...Avvenne anco che li Pontefici Romani, si valsero delle armi preparate per Terra Santa à qualche impresa, con che aumentarono il temporale della Chiesa Romana: & anco li Legati Pontificij, & li Vescovi delli luoghi ove le sudette armi si congregavano per unirsi à far viaggio, si valsero di esse per diversi aumenti della temporalità della Chiesa [l'autore si riferisce alla Bulla Cruciatae di cui qui oltre al testo si possono visualizzare gli Indici: la Bulla Cruciatae, oggetto di discussioni, viene mediamente fatta risalire da alcuni da Urbano II da altri ad Innocenzo III]. Ancora essendo offerta, e raccolta molta quantità di danari cavati dalli fedeli, donne massime, & altri che erano inetti à servire alla guerra in propria persona, così per riscuotersi dal voto fatto, come per ottener indulgenze, & altre concessioni, non tutta fu spesa in quella guerra, nè partecipò senza dubbio qualche Prencipe, ma notabile parte ancora restò in mano de' Prelati, perilche le cose Ecclesiastiche fecero qualche aumento. Aprresso di questo si instituirono le religioni militari de' Templari, Hospitalarij &c.. per difesa del Tempio, fabricato in Gerusalemme, e delli Pellegrini, che quivi andavano, e per combattere contro li Saraceni, la qual cosa, se ben nova, che fosse instituito Religioni per sparger sangue, fu però ricevuta con tanto fervore, che in brevissimo tempo acquistarono ricchezze grandi: tutte queste maniere portarono grand'aumento alle ricchezze ecclesiastiche..." ]: espressione specifica e più estesa dell' aprosiana ma indubbia condanna dei cattivi o pavidi quanto avidi religiosi, che in qualche modo si coniuga con il tema dell'avarizia e del turpe guadagno di troppi religiosi sviluppato da Aprosio (Aprosio si espresse anche contro una peculiare scuola di predicatori avidi di guadagno atteso che nei Quaresimali le comunità si impegnavano economicamente per fruire dei Predicatori più celebri o più stravaganti, che non di rado erano preferiti ai primi, più pensosi, e che, come saltimbanchi, trasformavano i pulpiti in sorta di teatrali palcoscenici:l'Aprosio non manca" sui religiosi avari, di menzionare l'episodio di un Frate avarissimo o "Crematofilo" ma anche "Filocremato" icona dell'avarizia in una vivace descrizione ambientata a S. Stefano presso Taggia implicitamente rifacendosi ad una sua postulazione cioè il mancato rispetto di tanti religiosi per il voto di povertà e cita pure un' epocale riprovevole costumanza del tempo quale l'uso praticato anche da religiosi di portarsi l'oro nella tomba, anche, per sfuggire ad eventuali eredi, facendosi tagliare il cadavere per inserirvi nascostamente le proprie monete d'oro
[Tutti concetti destinati, nel contesto di un severo dedicarsi agli afflitti senza curarsi del proprio vantaggio, ad enfatizzarsi con altri giudizi ne Il Parroco Istruito di Paolo Segneri in relazione soprattutto al capitolo XII dettante " Quali esempi habbia a dare il Parroco nel fuggire l'Avarizia, come specialmente nimica alla Carità].

CLICCA QUI PER RITORNARE AL LEMMA DI RICERCA SUI RELIGIOSI AVIDI DI SALVARSI DA MALATTIE PANDEMICHE E SALVAGUARDARE I PROPRI BENI"








CLICCA QUI PER RITORNARE ALLA HOME PAGE DI "CULTURABAROCCA"