cultura barocca

OSPEDALI E RICOVERI DEL XIII SEC.: LA LORO TOPOGRAFIA NEL "VENTIMIGLIESE

OSPEDALI E RICOVERI DEL XIII SEC. A VENTIMIGLIA E IN LIGURIA: LA LORO TIPOLOGIA

1-SCHEMA SCRITTO-GRAFICO DELLE CROCIATE

2-CARTOGRAFIA DEI PELLEGRINAGGI DI FEDE



NOTA = questo settore di indagine, in forza anche di valenti studi non sempre però concordanti fra loro è in corso di verifiche e integrazioni ed approfondimenti che saranno via via inseriti e comunicati = PER APPROFONDIMENTI PUNTUALI E AGGIORNATI CLICCA QUI

INDICE DEGLI OSPEDALI DEL '200 DI CUI SI SON RICONOSCIUTE TRACCE DOCUMENTARIE
-OSPEDALE "DE ARENA"
-OSPEDALE "DE CARDONA"
-OSPEDALE "DE CLUSA"
-OSPEDALE "DE CORNIA"
-OSPEDALE DEI FRANCESCANI
-OSPEDALE "DEL TEMPIO"
-OSPEDALE "DI S. GIOVANNI BATTISTA" (OSPEDALETTI: CHIESA S. ERASMO - RELAZIONI CON LA "CHIESA ED OSPEDALE DETTI DEI CAVALIERI DI MALTA SULLA SPIAGGIA PORTO MAURIZIO")
-OSPEDALE/I DI S.MICHELE E/O DELL'OLIVETO
-OSPEDALE ANTONIANO "VIENNORUM"
[ANALIZZA PERO' QUI NUOVE E DIVERSE CONSIDERAZIONI IN MERITO O AD UN OSPEDALE ANTONIANO O ALLA PRESENZA DI FRATI ANTONIANI NELL'AGRO INTEMELIO]
-OSPEDALE "SANCTE MARIE DE ROTA"























Per ricostruire la TIPOLOGIA di queste STRUTTURE DI RICETTO E CURA bisogna rifarsi alle strutture superstiti di cui si ha certezza come nel caso della COMMENDA DI S.GIOVANNI DI PRE' A GENOVA.
Verosimilmente erano distinte in due aule, non comunicanti tra loro: una riservata agli ammalati veri e propri e l'altra ai pellegrini in cerca soltanto di riposo.
Una successione di giacigli (i "sacconi" come si legge nei documenti del XIII secolo) serviva per ospitare malati e pellegrini: questi quasi certamente potevano poggiare su delle panche o delle NICCHIE ricavate nel muro il loro modesto bagaglio.













































OSPEDALE "DE CORNIA": il notaio di Amandolesio rogò a Ventimiglia un atto (7 settembre 1260) in cui alludeva a tali Gandolfo Leto e Ricolfo Rolando di una Domus de Cornia (scritta anche Cadetornia per Cadecornia) che aveva varie proprietà fondiarie: è possibile che la struttura ospedaliera avesse la casa madre nella zona di Latte e che valesse per i pellegrini in movimento alternato, sia dalla Provenza in direzione di Roma o, più estesamente, diretti alla volta della Terrasanta: l'identificazione che l'ospizio sorgesse nel circondario di Latte sembrerebbe avvalorato dall'uso di una dicitura inconsueta, utilizzata in un atto del 7-X-1507 dal notaio Bernardo Aprosio, che dice in volgare "Laite osea la casa de corni".

Nella prebenda orientale, nell'area di Ospedaletti, esisteva un OSPEDALE SANCTE MARIE DE ROTA [destinato attraverso i secoli ad un lento ma inarrestabile degrado, pur finendo per dar nome ad una località di Bordighera dal moderno nome della chiesa, ridotta al rango di cappella di NOSTRA SIGNORA DELLA RUOTA], citato in vari atti ed anche nei documenti della "Signoria Doria di Dolcecaqua": è impossibile oggi sapere quale significato avesse avuto per l'erezione della struttura ospedaliera l'esistenza nelle vicinanze, sulla riva del mare (dove sgorga tuttora), di una SORGENTE SOLFOROSA e se la stessa fosse stata assimilata nel contesto di una struttura ecclesiastica per un processo di SCONSACRAZIONE/ RICONSACRAZIONE e, successivamente, quale ruolo avesse avuto la stessa SORGENTE (al pari di quella di LAGO PIGO) per la CURA DI VARIE MALATTIE sia di Pellegrini che di ammalati (tenendo conto che facilmente i due elementi qualificativi potevano concentrarsi in un'unica persona, quella del viandante di fede ammalato e nonostante tutto intenzionato a proseguire nel suo pellegrinaggio).
Si giungeva all'Ospedale dalla val Nervia per la diramazione della via del Giunco (che permetteva di valicare la valle del Crosa o Verbone in direzione sud-est) ed esso costituì un'importante base di ricovero pei viaggiatori che procedevano verso il porto GENOVA donde imbarcarsi per i lidi di ROMA e del LAZIO.

Il grande OSPEDALE DE ARENA, per quanto si ricava dai parecchi documenti, doveva avere due sedi, una nella prebenda alla sinistra del Nervia, in un EDIFICIO sito ad ovest del locale "Consorzio Agrario", dove si sono individuate tracce di IMPIANTO MURARIO a celle del medioevo: il sito cui si giungeva ancora nel '700 per il tramite dell'ANTICA VIA SEI-SETTECENTESCA poi, dai primi dell' '800 surrogata dalla STRADA DELLA CORNICE, l' anticipazione napoleonica dell'odierna STATALE AURELIA era in COLLEGAMENTO CON UN'AREA AD ALTISSIMA VALENZA STRATEGICA E VIARIA precisamente quella del NODO VIARIO ED INSEDIATIVO DI NERVIA oggi importante quartiere di Ventimiglia (o con terminologia medievale sestiere nominato "CAMPU").
Il fatto che A NERVIA ancora nel XX secolo vi fosse attiva la CASELLA DEL DAZIO (ove all'uso fiscale pregresso qui ci si doveva fermare per esibire le merci in transito per i controlli e le gabelle) testimonia l'importanza del sito quale LUOGO DI CONTROLLO E PASSAGGIO in relazione con TRAGITTI DI COSTA, di PENETRAZIONE VERSO L'INTERNO ("VIA DEL NERVIA") ed ancora dell'antico e romano PORTO CANALE DEL NERVIA.
In merito alla topografia di questo ospizio "DE ARENA" per pellegrini e viandanti [che sulla scia della liberazione dei percorsi dai Saraceni e sulla base della riscoperta dei tragitti di fede qui giungevano o dal porto nervino o dal Piemonte (ultima tappa la
chiesa di S. Pietro di Camporosso) od ancora dalla litoranea (ultima tappa la chiesa vallecrosiana di S. Vincenzo/S. Rocco) ancor più forse vale la toponomastica: in dettaglio M. de Apollonia nel volume "Albintimilium..." alla nota segnata da sterisco di p. 176 annotò: "La sopravvivenza dell'antica toponomastica può qualche modo essere interessante per un'indagine topografica:"(in relazione a questo ospedale) "Spiaggia (via alla Spiaggia) era detta nel XIX secolo la Marina di Nervia. Arena era chiamata la vasta zona retrostante." (sin dove si trovava questa porzione dell'ospizio) "Le Asse (che è poi termine del diritto ecclesiastico e che per esteso risulta da intendere Asse ecclesiastico cioè "beni di proprietà ecclesiastica con relativi diritti fiscali, di gabelle e dazi pertinenti = vedi sotto voce "Asse n. 3, 3" il BATTAGLIA) dava il nome all'area che correva a ponente dell'angolo retto fatto dall'incrocio delle vie Nervia, alla Spiaggia e Vico Pescatori: via Asse corre oggi, tra antichi muretti, per un ampio tratto, da via Chiappori e via Giovanni XXIII, sui siti della prebenda nervina occidentale (o proprietà della Mensa Episcopale)"].
La seconda porzione del complesso ospedaliero duecentesco doveva trovarsi in territorio vallecrosino ed essere caratterizzata della "TERRA DEI FRATI o VIGNASSE", presso la chiesa di S.Vincenzo e S.Rocco, ove agli inizi del secolo scorso si rinvennero tracce di un approdo marittimo medioevale mentre poco più a Nord, in edifici delle proprietà Nari e Renosi, durante lavori sterro furono scoperti di recente resti murari medioevali ed un'architettura di ordine monastico a celle comunicanti, reperti di un forno e di lavatoi della stessa epoca (per quanto da leggere topograficamente, si ricorda atto -14\IV\1305- per cui "Rubaldo di Lavagno pellicciaio e Bonommo suo figlio, vendono a Oddone Ferrari ed altri una casa posta in Vallecrosia sul suolo del monastero di S.Siro di Genova" in A.S.G., Archivio Segreto, Buste Paesi, n.g.364; B.DURANTE-F.POGGI-E.TRIPODI, I graffiti della storia...cit., p. 155, nota 31 e sez. IV,1= in tale area pseudomonastica fin ad alcuni decenni fa stava una casa ora demolita in proprietà Nari, sopra la chiesetta romanica di S.Rocco, con l'aspetto architettonico della domus fortificata genovese dai paramenti esterni a scarpa; furono pure lette due date incise, del 1410 e del 1517, in un muro edificato verso il '500 sopra lo stesso presunto corpo monastico. E' pensabile che il complesso, conclusa l'esperienza cenobitica, fosse rientrato nelle fortificazioni militari repubblicane contro i Catalani (particolarmente nel periodo in cui questi contesero a Genova il controllo della Corsica) e che sia stato alterato nel XVI sec. come Torre antiturchesca in collegamento visivo con quella da combattimento in Vallecrosia-costa, il Torrione, e colle Casette a Sud-Est del borgo medioevale, dove tra il 1816 e '24 si rinvennero reperti medioevali su strutture romane= A.C. Vallecrosia, "Registri delle Deliberazioni comunali", anni 1816-24).
Sulla base di 2 atti del 24-VIII-1262 (di Amandolesio, doc. 488-9) si evince che per giungere da questo "Ospedale de Arena" alla casa episcopale di Ventimiglia, procedendo con moderazione, poteva occorrere più di un'ora: l'arco cronologico si è ricostruito seguendo il tragitto fatto, evidentemente su una lettiga o portantina, dalla direttrice ed amministratrice del ricovero, tale Alamanna che, mortalmente malata o ferita, si era fatta condurre presso il vescovo Azone Visconti nella Canonica della Cattedrale intemelia, onde trasferire la sua carica al marito confrater Giovanni Cavugio (la vaga ma percettibile indicazione del superamento di due corsi d'acqua avvalorerebbe vieppiù l'ipotesi di una provenienza dal sito vallecrosino).
La transazione dei poteri dovette avere il consenso dell' arcidiacono Nicolao, del sacrista Ottone, del Preposito Rainaldo, del canonico Iacobus de Unelia; la presenza di Vescovo ed Arcidiacono era istituzionale come quella del Sacrista (questo non aveva prebende ma percepiva dagli altri Canonici 30 soldi di genovini alla Festa di S.Martino pei suoi diritti su tutte le proprietà; doveva presiedere ad ogni atto pubblico o privato che le concernesse ed era l'unico esponente del Capitolo la cui carica risultasse annualmente elettiva, durante la festività dell'Epifania). La presenza dei soli canonici Rainaldo e Iacobus documenta invece che le sedi dell'Ospedale de Arena eran 2 e locate sulle loro 2 prebende, quelle "dal Nervia a Bordighera" e "dallo stesso torrente al fiume Rodoria (Roia)".

Da altro rogito dello stesso notaio (6-V-1264, doc. 621) sembrerebbe invece che l'OSPEDALE DELLA DOMUS INFIRMORUM DE CARDONA dipendesse dal Capitolo solo per il lato spirituale, godendo di autonomia amministrativa, propria di quell'evoluzione degli "Ordini Ospedalieri cui si fece cenno.
Da atti del notaio di Amandolesio (doc. 559, 4-V-1263, doc. 560, 6-V-1263, doc.558, 4-V-1263, doc. 571, 26-VI-1263) la casa ospedaliera risulta sita "a Ventimiglia, sulla spiaggia del mare presso Cardona", nel sito identificabile fra la vecchia chiesa di S. Giuseppe -già area di un vetusto S.Nicolò- e l' agglomerato geologico dello SCOGLIO ALTO (dagli atti si riconosce che questo ospizio come quello de Arena fu base per i viandanti verso Oltremare, tra cui stavano Cavalieri e Crociati: in particolare il documento del maggio 1263 si riferisce ad un contenzioso per cui certo Oberto Giudice nominò qual suo procuratore Guglielmo Enrico per riscuotere da Ianone di Monaco e Nigro Iaculatore le somme relative alla fideiussione da loro prestata a favore di Michele de la Turbie non presentatosi all'imbarco sulla GALEA destinata alla volta della ROMANIA termine col quale nel medioevo si indicavano i territori dell'IMPERO ROMANO D'ORIENTE ed in particolare la PENISOLA GRECA ove dopo la IV CROCIATA e la presa di Costantinopoli ad opera dei Crociati specialmente i Veneziani ed i Genovesi posero le basi per un'intensificazione dei loro commerci e per la protezione delle loro colonie dalle incursioni degli Arabi: v. "Albintimilium...", cit., II,2,11).

L'OSPEDALE DE CLUSA dipendeva totalmente dal Capitolo: non senza ragioni si propende ad identificarne la logistica nell'area tra il torrente Garavan e il sito dei Balzi Rossi dove, da tempo immemore, si conserva -fra alterazioni fonetiche e ortografiche- il toponimo (che verisimilmente prese nome dalla struttura scomparsa ma che servì poi per indicare una zona coltivata ad agrumi) Le Cuse, nome di luogo registrato parimenti nella settecentesca cartografia del Dominio di Genova quanto della Diocesi di Ventimiglia (di cui si riprende il PARTICOLARE che interessa dal Tipo della Diocesi di Ventimiglia redatto da Panfilo Vinzoni nel XVIII sec. e conservato ora a Bordighera presso l'Ist. Internaz. di Studi Liguri).

Gli OSPIZI DI S.MICHELE E OLIVETO (forse doppia nominazione per una singola struttura magari colla gestione frazionata in due case di fondazione benedettina di Lerino) : come si individua facilmente dalla logistica di queste strutture, era loro funzione ospitare pellegrini per le SPAGNE accedendo per "via di mare" o per "tragitto di costa" al FONDAMENTALE NODO VIARIO E DI SMISTAMENTO DELLA PROVENZA E DI ARLES IN PARTICOLARE (a tutte la case ospedaliere si facevano lasciti per sacconi o pagliericci, indumenti e vestiti a vantaggio di malati, viandanti e poveri: "Albintimilium...", cit., cap. II, 11).

L'OSPEDALE DEL TEMPIO era invece fenomeno peculiare, connesso alla presenza in Ventimiglia di Ordini Cavallereschi Religiosi e nel caso specifico di Cavalieri Templari, che si facevano pagare per l'assistenza e la protezione dei viandanti. Dagli atti del di Amandolesio si evince che questo organismo teneva proprietà terriere in Ventimiglia, vicino alla chiesa di S.Michele, ma che non confinavano colle mura cittadine, essendo da queste separate per via dei poderi di tal Ingone Burono (doc.569, 25-VI-1263). L'ospedale aveva anche delle proprietà nel luogo "ad Villam" che potrebbe connettersi col moderno toponimo intemelio "le Ville", presso la città medievale, se il notaio , scrivendo "in territorio Vintimilii" (e non "prope", cioè "vicino") non sembrasse piuttosto alludere, come era solito usando tal denominazione, riferirsi ad una località del Contado, appunto il "territorio": egli usò raramente questo toponimo "Villa" e soltanto riferendosi ad una contrada grossomodo corrispondente all'attuale sito di Bordighera medievale, dove effettivamente già prima del XV secolo esisteva una "Villa" poi distrutta per ragioni mai completamente chiarite(costituiva nel contado l'unico insediamento demico di XIV sec. senza specifica nominazione: doc.613, 15-IV-1263 e doc.154 ove si legge "ad collam de Burdigueta ubi dicitur Villa").
Una "base templare" a Bordighera non sarebbe improbabile calcolando lo sviluppo degli approdi in tal luogo e tenendo conto dei percorsi trasversali che potevano connettere il sito sia coll'ospedale della Ruota che col tragitto nervino: tenendo altresì conto del Priorato templare di Sospello (chiesa di S.Gervasio, dipendente dalla Diocesi intemelia) e sulla loro base commerciale al passo di Tenda ("Albintimilium" cit., p.266, nota 40: sussiste altresì l'ipotesi di un loro distinto insediamento sul colle di Siestro in Ventimiglia, di cui si disquisisce nella Scansione di seguito sviluppata sugli insediamenti demici e fortificati del contado).













































All'intemelia aprosiana si trova quest'opera Perpetuo calendario, e facil mettodo per saper in qual si voglia anno l'aureo numero, il ciclo solare, l'indittione romana, l'epatta, il far della luna, la Pasqua, tutte le feste mobili, Advento, e quattro tempora, il tutto conforme allo stil vecchio, e nuovo, per li anni passati, e per li anni avvenire. Opera di Ermanu Polito, In Padova : per Gio. Battista Pasquati, 1644. - [4] c. ; 4°.
L'opera al momento non è stata reperita in alcuna altra biblioteca italiana, il nome è pseudonimo e secondo la
Visiera Alzata...p.45 sarebbe prodotto del genio di Emanuele Porto un ebreo di Padova "fautore della biblioteca intemelia" e fugace corrispondente di Aprosio: proprio per la rarità della breve ma densa composizione, essa viene qui riprodotta integralmente digitalizzata.
Aprosio risulta piuttosto generico e caratterizzato da qualche imprecisione ma dà prova di non disdegnare affatto, come anche si vede da altre opere ebraiche e non raccolte per la sua "Libraria", l' assimilazione di documenti culturali provenienti dall'ambiente intellettuale ebraico: Emanuele Ebreo, matematico ed astronomo evidentemente operante nell'ambito universitario padovano, è verisimilmente da identificarsi con il rabbino di Trieste Porto, Menahem Siyyon di cui il SERVIZIO BIBLIOTECARIO NAZIONALE segnala la presenza nelle biblioteche italiane di queste altre opere:
Porto, Menahem Siyyon , Dipluranologia qua duo Sacrae Scripturae miracula, de regressu solis tempore Ezechiae, & immobilitate luminarium sub Iosue declarantur ab Emmanuele Porto rabbino .. , Patauii : typis Sebastiani Sardi, 1643 - 4, 72 p., 1 c. di tav. ; 4 - British Library, Catalogue of seventeenth century Italian books v,. 2 p. 703 - Segn.: pi greco2 A-I4 - Antiporta incisa - Impronta - a-e- e-t, r-se vtsu (3) 1643 (R) - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca civica Attilio Hortis - Trieste - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Porto, Menahem Siyyon, Breue e facil introduzzione alla geografia, e alla trigonometria, con la dechiarazione de' principali cerchi della sfera; e misura delle distanze & altezze; con la tenuta d'ogni figura; & alcune tauole per li nouelli nell'aritmetica. D'Emmanuel Porto rabbi hebreo ... , In Padoua : per il Criuellari, 1640 - 12, 55, 1 p., 1 c. di tav. ; 4 - Michel & Michel v. 6 p. 146 - Segn.: a2 b4 A-G4 - Fra b4 e A1 1 folio inc. calcogr. - Impronta - erdi co8. ton- disi (3) 1640 (R) - Altri titoli collegati: [Variante del titolo] Breve e facil introduzzione alla geografia, e trigonometria ... - Localizzazioni: Biblioteca nazionale centrale - Firenze - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca civica Attilio Hortis - Trieste - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia
Porto, Menahem Siyyon, Porto astronomico di Emanuel Porto rabbi hebreo di Trieste oue si ha la dottrina di fabricare le tauole dei seni, tangenti, e secanti, con la risolutione d'ogni triangolo sferico, il far la figura celeste, e sue direttioni. Aggiontoui vn facil metodo della regola aurea, ouer del tre, il tutto con le sue dimostrationi. E le tauole de seni, tangenti, e secanti, corrette dall'Autore. ... , In Padoua : per Sebastiano Sardi, 1636 - 2 v. (160; 199, 1 p.) : ill. ; 12° - Vol. 2: Tomo secondo del porto astronomico ... Nel quale si contiene, le figure demostratiue del primo tomo. E le tauole dei seni, tangenti, e secanti. Correttissimi - In testa al front. del vol. 1 tit. in ebraico - Segn.: \1" A-E\1" F8; A-H\1" I4 - Il front. del vol. 1 in cornice xil. - Impronta - i.DL N.la e.a. BIpr (3) 1636 (A) - Impronta - oama i-he i.he 2V1H (3) 1636 (A) - [Variante del titolo] Porto astronomico di Emanuel Porto rabbi hebreo di Trieste ove si ha la dottrina di fabricare le tavole dei seni, ... - Localizzazioni: Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti-Volpi - Bari - Biblioteca Trivulziana - Archivio storico civico - Milano - Biblioteca del Seminario maggiore - Padova - Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - Biblioteca civica Attilio Hortis - Trieste - Biblioteca nazionale Marciana - Venezia