Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta
Secondo il manoscritto Zunini (cap. Chiesa Parrocchiale e suo
patrimonio), esisteva già nel 1029 nello stesso luogo. Iniziata come riedificazione
il 22-5-1617 e terminata il 16-7-1622, su progettazione e direzione dei lavori
dell'architetto Vincenzo Martini, come dice il Giardinetto Sacro della Diocesi di
Albenga, misura 22 metri in lunghezza, 11 in larghezza, eccetto il coro
rettangolare di metri 4 x 6.
L'interno presenta 7 cappelle, compresa quella dell'Altar maggiore, con
sopra un'ancona rappresentante la Beata Vergine assunta in Cielo. Sull'altar
maggiore spicca il crocifisso scolpito in Roma da certo Agostino Boeri fu
Giacomo. Gli stalli del coro, piuttosto rudimentali, sono del 1747, lavoro
dell'artigiano Nella Giacomo di Badalucco. Due gli altari laterali di maggior
pregio: di N.S. del Rosario e della Nativita di S. Giov. Battista. Quello del
Rosario in origine era un magnifico altare in legno sormontato da capitelli e
cimasa. Gli altri 4 altari laterali sono dedicati uno ai Dolori di Maria; il secondo ai
SS. Apostoli Pietro e Paolo; il terzo al monaco S. Mauro Ab. e il quarto a N.S.
del Carmine. Tutti in marmo levigato a colori alterni sembra siano stati eretti nel
secolo XVII.
La Facciata della Chiesa fu rifatta completamente nel 1817 e nello stesso
anno fu provveduto ad ampliare la piazza antistante mediante opportuni espropri.
Presenta 4 bassorilievi: due al centro, di cui quello inferiore raffigura l'Assunzione
di Maria Vergine e quello superiore la Vergine e l'incoronazione della SS.
Trinita. I due laterali sopra le porte (che sono tre compresa quella centrale)
raffigurano rispettivamente S. Pietro vegliato dall'Angelo in prigione e la
Decollazione di S. Paolo.
Il Campanile: l'inizio dei lavori risale al 3 maggio 1726, finito in rustico il 10
novembre 1727 e portato a termine nel 1729. t alto circa 30 metri. Le campane,
maggiore e minore, sono del 1731-32, rifuse nel 1874. Nel 1730 era stato
sistemato l'orologio. Il 3 aprile 1751 il campanile venne colpito da un fulmine;
altri danni sub} il 13 novembre 1753, poi negli anni 1872, 1883 e
presumibilmente nel 1887.
La canonica fino al 1728 constava dell'attuale sala e cameretta a levante;
con piu strutturazioni nel tempo fu ampliata ed accresciuta di varie stanze, con
finestre e porte, rifacimento dei pavimenti, della scala, dei sofiitti e del
tetto.
Analisi al momento
attuale
Si ritiene che la Chiesa Parrocchiale di S. Maria Assunta (nel Medoevo fu
sempre denominata semplicemente come Chiesa di S. Maria di Pompeiana) in
origine possa essere stata una pieve matrice dei benedettini, forse edificata
nell'attuale sede intorno al 1000.
La chiesa attuale presenta una struttura, che risale al sec. XVII ma con
trasformazioni interne. La facciata costruita nel 1617 in stile barocco rustico, nel
1817, come detto precedentemente, fu rifatta piu ampia e più alta
.
L'interno è diviso tradizionalmente in 3 navate, sostenute da 8 slanciate
colonne, impostate su semplici basi a forma di parallelepipedo. Questi sostegni,
ciascuno in 4 rocchi di pietra locale scura sovrapposti, sono sormontati da
capitelli scolpiti secondo la tradizione medioevale, sui quali poggiano, con la sola
interposizione dell'echino e corona circolare con sovrapposto l'abaco, suddiviso
in tre piani, gli archi in corrente continuità strutturale. La navata centrale presenta
un soStto piatto, mentre quelle laterali hanno volta a crociera. L'interno e alterato
dal riaddobbo barocco nelle cappelle; dietro l'altar maggiore c'è un piccolo coro,
con ai lati 2 file simmetriche di stalli, lavoro di modesto artigiano. Sempre
all'interno, nella parete laterale destra, nella nicchia ove c'è il "fons battesimale", e
murato un << lapis >> a destra, all'altezza di m. 1,20 dal pavimento. Questo
lapis, che si pòo accreditare ad un lapicida della scuola di Cenova, e in ardesia
nera lucida e rafligura il Signore con due angeli alati. Sopra la raffigurazione
iconica il lapicida incise la data: 1500.
Un << lapis >> simile si trova nella piccola chiesetta romanica di San
Maurizio in Riva Ligure ed un altro nella Chiesa di S. Niccolò a Perinaldo: quello
di Pompieana misura cm. 60 x 38.
Nella parete esterna di destra della Parrocchiale, rivolta a mezzogiorno, si nota una MONOFORA
(o porta?), ora murata, di tipo romanico già evoluto: forse chiusa nel XVI secolo quando, contro le invasioni dei Turcheschi, si trasformarono le chiese in autentici fortilizi atti ad ospitare la popolazione e specialmente i capifamiglia in armi che, precluso ogni altro accesso, avrebero potuto opporsi con un fuoco di sbarramento contro i pirati costretti a far irruzione dalla porta principale
Su questa è addossato il Campanile barocco, che si richiama ai
caratteristici campanili delle chiese dell'entroterra ligure.
Il tetto ed il soffitto della navata centrale, danneggiati dal
terremoto del 1887, furono ricostruiti e fortificati nell'estate dello
stesso anno, come appare dalla scritta apposta sulla parete alta esterna,
lato mezzanotte.
La chiesa di Terzorio
ottenne la separazione dalla matrice o chiesa madre di Pompeiana, dopo che il Vescovo ingauno
aveva riconosciuto le gravi difficoltà che gli abitanti di Terzorio sopportavano per
partecipare alle funzioni in Pompeiana: ma la vittoria, ottenuta nel XVI sec. dopo contrasti iniziati nella II metà del '400, di Geronimo
Bellone e Biagio Lombardi, Sindaci di Terzorio, fu compensata dagli obblighi
diversi che la chiesa di Terzorio (dapprima edificata in quello che poi divenne l'Oratorio) mantenne verso quella di Pompeiana, allora retta
dall'abile Sebastiano Pelliccia, ed in particolare il pagamento delle decime.
La chiesa di Terzorio per diventare Rettoria, cioè salire nella scala
gerarchica dei luoghi di culto, si impegnò quindi a formidabili doveri, che
generarono discordie: ma, legalmente parlando, la chiesa di Pompeiana era nel
giusto e lo comprova il fatto che, quando nel 1539, in concomitanza con la
nomina di un nuovo Rettore, gli abitanti di Terzorio protestarono contro le
ingerenze del prevosto triorese di Pompeiana, Domenico Oddone, l'abate di
Santo Stefano di Genova, l'arbitro eletto per sedare le discordie, Marco
Cattaneo Vescovo di Rodi, pur riconoscendo ai Trezzo
lesi la facoltà di eleggersi il Rettore, li condannò al pagamento delle decime a Pompeiana (Ms. Perasso, p. 289).
Ancora nella prima metà del XVI secolo Pompeiana era spiritualmente legata all'abbazia genovese di S. Stefano: questa poi non viene più citata
nella controversa lite tra le due chiese.
Ma la lite fu destinata ad inasprirsi
perchà Terzorio cercò sempre di disattendere agli obblighi assunti per
avere una propria Rettoria: la questione si trascinò con alterna fortuna sino alla fine del secolo scorso e le popolazioni vi furono così impegnate da prestar minor attenzione del dovuto ad
eventi clamorosi, quali la pestilenza del 1579-80 e le scorrerie turchesche
del XVI secolo, che imposero la costruzione del sistema difensivo delle
torri da avvistamento e difesa che coinvolgeva, come ben si vede da un MAPPALE SETTECENTESCO tanto la TORRE DELL'ARMA quanto la TORRE DI S. STEFANO che lo sviluppo ad integrazione delle TORRI DI POMPEIANA E TERZORIO .
Nell'archivio di S. Maria di Pompeiana si conservano solo altri due
documenti, interessanti, della questione: un atto rogato dal notaio Bernardo Barbera, col quale si riproduceva autentica copia del documento di
separazione, di cui i Trezzolesi negavano l'esistenza (atto del 8-XII-1653)
e una Memoria per i Terzorini ove si legge, sotto il citato titolo:
"... Chiesa Parrocchiale ossia Prepositura di Pompeiana Supperiore
et inferiore detta di Taggia / Preposito attuale di detta G. Batta Ginatta
quondam Antonio. Questa è matrice della Chiesa parrocchiale di Terzorio / Il parroco di Terzorio annualmente la festa dell'Assunzione della
Beatrice Vergine Titolare è obbligato a venire a Pompeiana, offerire al
preposto di detta una fiaccola ossia Torchia di libre 4 in peso di cera insieme con lire 10 moneta corrente all'Offertorio della Messa di
detta festa alla forma dell'istrumento della separazione della Chiesa di
Terzorio da questa chiesa Matrice di Pompeiana, come dalli atti di Geronimo della Valle, nell'anno 1498, 10 Settembre, essendo estratto il suddetto instrumento da Bernardo Barbera notaro e transontato dal fu Nicolo
Lamberto Notaro e Cancelliere Mandicardo....