Informatizzazione a cura di B. Durante

Il viaggiatore che si inoltra nell’Anatolia ha sicuramente da fare una visita a Bursa. Nell’antica capitale ottomana è certo da visitare, a Yenikaplica, l’hamam (bagno turco) fatto erigere nel XVI secolo da Rüstem Pascià, gran visir di Solimano il Magnifico o più esattamente Kanuni Sultan Süleyman, dal nome occidentalizzato in Solimano (1495 - 1566), decimo sultano della stirpe ottomana (dal 1520 alla morte), detto il Legislatore dal suo popolo e il Magnifico dagli occidentali fu colui che rifondò la legislazione dell’immenso impero turco, portandolo a splendori mai fino ad allora e in seguito raggiunti. Egli fu non solo un grande conquistatore, ma si rivelò pure grande diplomatico, in vari modi servendosi di Francesco I di Francia bloccò ogni possibile crociata antiturchesca del cattolicissimo Carlo V.
Solimano riuscì a far sue Belgrado, Buda e Baghdad, Rodi e le isole greche, Tunisi, Tripoli e Algeri (con tutto il Maghreb), e finì per stabilire limiti che tracciavano dal Danubio all’Eufrate, dalle campagne di Ucraina ai deserti africano-settentrionali e arabi le complesse ramificazioni del suo dominio.
Peraltro seppe entrare nel cuore stesso della Cristianità ponendo assedio Malta, alla sabauda Nizza e persino Vienna, che tuttavia seppero resistere, facendo probabilmente segnare i primi barlumi di ristagno del potere ottomano, che doveva inequivocabilmente arrivare al culmine superiore e all’inizio del riflusso con la battaglia di Lepanto (1571, Selim II regnante). Tuttavia l’impianto di tale potere era, oltre che grandioso, ancora saldissimo: già vecchio di quasi trecento anni, esso ne sarebbe durati - seppur sempre più scricchiolando - altri trecentocinquanta, per un totale di circa seicentoventi. Alla vita e alle gesta di Solimano il Magnifico il giornalista e storico André Clot dedica l’omonima biografia ora pubblicata in Italia dalla Rizzoli. Solimano nacque a Trebisonda (Trabzon) da Selim, figlio di Beyazit II, a sua volta figlio di Maometto II, il Conquistatore di Costantinopoli. Lo stesso Selim sarebbe successivamente assurto al trono della Sublime Porta, denominato l’Eccellente, nel 1512, dopo aver eliminato con la forza e il ferro i fratelli Korkud e Ahmed, ma all’epoca era stato inviato all’estrema periferia da un padre evidentemente preoccupato della sua intraprendenza. Sempre assai osservanti della legge coranica, nonché positivamente interessati ai risultati della scienza e delle tecniche, e spesso notevoli poeti, ma soprattutto grandi soldati, i sultani ottomani avevano infatti codificato l’usanza - probabilmente portata con sé dalle origini asiatiche - del fratricidio ai fini di evitare lo smembramento dell’impero. Solimano salì al trono, diciassettenne, nel settembre del 1520. I casi della sua vita e del suo regno vengono percorsi con sobrietà a tratti persino un po’ scarna dall’autore, il quale li arricchisce tuttavia con una serie di panoramiche sul mondo orientale di quei tempi, su Costantinopoli capitale, sulla situazione economica, su campagna e città, sulla cultura e così via. (Notizie che sarà comunque utile integrare con quelle contenute in La vita quotidiana a Costantinopoli ai tempi di Solimano il Magnifico, di Robert Mantran, pubblicato l’anno scorso sempre da Rizzoli nella BUR.) Particolare attenzione, come giusto, viene inoltre riservata a tre personaggi che con la loro presenza e le loro gesta condizionarono pesantemente - nel bene come nel male - l’attività del grande padiscià e quindi il suo tempo: il visir Ibrahim, la favorita e poi moglie Roxelana, e il corsaro Barbarossa. Nato greco e divenuto schiavo del sultano in verde età, giovane di straordinaria avvenenza, Ibrahim seppe arrivare a occupare al suo cospetto e nel suo cuore una posizione eccezionalmente elevata, mai definitivamente chiarita e tale da suscitare un vespaio di pettegolezzi velenosi. Assurto alla carica di gran visir, servì con scrupolo il suo signore, rivelando preziose doti di consigliere e statista, ma alla fine pagò con la vita il veleno sparso dagli avversari politici e principalmente dall’intrigante Roxelana, implacabile protettrice dei diritti dei figli avuti da Solimano, ai quali forse il potere del malcapitato - colpevole peraltro di crescente arroganza - rischiava di dare futura ombra. Portata al sultano dalla Russia, la bellissima Roxelana verrà ricordata soprattutto per questo: per avere introdotto nella corte della Sublime Porta uno degli elementi destinati nel tempo a tarlarne le fondamenta in apparenza saldissime: fu lei, infatti, a inaugurare la perniciosa pratica del costante intervento dell’harem - con le sue ambiguità, gli isterismi e gli intrighi - nella gestione della cosa pubblica. Preoccupata della sorte dei propri figli, fu infatti quasi certamente lei a manovrare al fine di far cadere in disgrazia e uccidere l’erede naturale, ovvero il primogenito Mustafà, molto amato dal popolo, dalla corte e dall’esercito, ma per sua sventura figlio di un’altra validè, ovvero sultana madre, prima moglie di Solimano. Infine il Barbarossa, gran corsaro, anch’egli di origine greca, signore di Algeri e dominatore del Mediterraneo, capace di riorganizzare ripetute volte in maniera superba la flotta del sultano, sconfiggendo a più riprese e tenendo in iscacco le forze marinare delle potenze europee.