DA "ARCHIVIO B. DURANTE"

L'ASSENZIO (Arthemisia absinthium ) è un vegetale di tipo composito, perenne e deciduo, aromatico, della famiglia delle Asteracee, con fioritura a luglio, impianto a marzo, su terreno comune purché giovane, leggero ed asciutto, ed esposizione a pieno sole.
Cresce in forma cespugliosa alta e larga circa un metro. I fiori sono piccoli, a forma di capolini riuniti a pannocchia, di colore giallo. Vengono poi raccolte le sommità fiorite e lasciate seccare all'ombra. La foglia è pelosa, divisa, bi-tri pennata, di lunghezza fino a 10 cm e di colore verde-grigio argento.
Ne esistono alcune varietà; In Italia sono comuni due specie di assenzio: l'assenzio di siepe, o selvatico ( Artemisia vulgaris), usato in erboristeria, e l'assenzio gentile ( Artemisia pontica), sfruttato per i liquori. altri tipi sono l'alpino ( vallesia), e l'estragone ( Artemisia dracuculus ), ma il più famoso è, comunque, quello maggiore ( absinthium).
Cresce in pianura e bassa montagna, nelle zone del centro e del sud Europa, anche in luoghi incolti.
Il nome Artemisia deriva da Artemide, dea della fertilità, e ricorda le proprietà emmenagoghe della pianta, mentre l'etimologia di absinthal - absinthium viene dal greco "privo di dolcezza", cioè amaro, fino al termine latino absentium (assenzio, appunto).
Fin dai tempi più antichi l'assenzio era apprezzato per le sue virtù terapeutiche; già nel 1600 a.C. è citato in un papiro egizio.
Plinio il Vecchio, nella sua Storia Naturale, consigliava di usare succo di assenzio bollito per disinfestare i cavoli dai bruchi. XXVII, 45-53 Absinthii genera plura sunt : Santonicum appellatur e Galliae civitate , Ponticum e Ponto (...) neque aliud praestantius, multoque Italicum amarius, (...). De usu eius convenit, herbae facillimae atque inter paucas utilissimae, praeteraea sacris populi Romani celebratae peculariter, siquidem Latinarum feriis quadrigae certant in Capitolio victorque absinthium bibit, credo, sanitatem praemio dari honorifice arbitratis maioribus.
Al paragrafo §§ 47 lo stesso enciclopedista ne cita gli usi terapeutici: utile nei disturbi di stomaco e intestino, contro la nausea e come purgante in particolare, utile anche per l'itterizia e per la milza. Antidoto nelle intossicazioni da funghi; utile nelle infiammazioni degli occhi e delle orecchie; può essere usato come emmenagogo; giova nella cura delle ferite e delle piaghe; previene il mal di mare; annusato o applicato di nascosto al paziente induce il sonno; tiene lontane le tarme negli armadi; addizionato all'inchiostro, tiene lontani i topolini e protegge i libri ( Atramentum librarium ex diluto eius temperatum litteras a musculis tuetur); si utilizza persino per tingere di scuro i capelli (sotto forma di cenere addizionata a unguento e olio di rose).
Nel contesto della civiltà romana imperiale si tramandava peraltro questa bevanda di ABSINTIUM ROMANUM (in pratica un APERITIVO ): "(...) si prenda un'oncia di assenzio del posto, purgato, che si dovrà stemperare, un dattero di Tebe, tre scrupoli di mastice , tre foglie di nardo, sei scrupoli di costo , tre scrupoli di zafferano e diciotto sestari di vino della stessa qualità. (...)". Sia i Celti, che gli Arabi ed i medici medioevali, lo raccomandavano invece soprattutto per i disturbi di carattere, mentre oggi le sue qualità sono riconosciute terapeutiche per la disappetenza e per l'atonia gastrica, oltre che per abbassare le febbri.
La parte più attiva dell'assenzio è infatti l'essenza, che possiede proprietà convulsivanti.
Essa produce dapprima un'eccitazione disordinata più o meno violenta, a cui, se la dose è sufficiente, segue una crisi simile a quella dell'epilessia.
Si può trovare in polvere o in pillole.
In infuso o decotto è indicato come vermifugo, febbrifugo, stimolante dello stomaco, emmenagogo.
In associazione con altre sostanze è usato nella cura del saturnismo.
Ha proprietà antifermentative e antipiretiche.
Le sostanze contenute nell'arbusto possono essere tossiche per il sistema nervoso.
In tintura è usato nella confezione di liquori e anche della birra, in sostituzione del luppolo.
L'abuso di assenzio provoca intossicazione grave: a dosi elevate esso agisce su tutto il sistema nervoso, provocando alterazioni nervose, spasmi, nausee, convulsioni, alienazione mentale, e spesso anche l'aborto. L'utilizzo è quindi regolato per legge nei Paesi Europei.
L'utilizzazione che ha reso davvero celebre l'assenzio è il liquore che se ne trae.
Un liquore forte, fin troppo inebriante, tossico se supera una certa dose, tanto che in alcune nazioni, compresa la nostra, è proibito venderlo e fabbricarlo.
I paesi europei nel quale è rimasto ancora reperibile sono principalmente il Portogallo e la Spagna, anche se con difficoltà.
L'assenzio come inebriante è stato anche celebrato dall'arte, da Shakespeare fino ai poeti in Francia quali gli Baudelaire, Verlaine e Rimbaud, che si perdevano e si ritrovavano tra i suoi sorsi.