v. un'antica carta di Andora "Percorrendo l'Autostrada dei Fiori in direzione di Ventimiglia, all'altezza del casello di Andora, è ben visibile una piccola collina su cui si erge la chiesa tardo-romanica dei SS. Giacomo e Filippo, attorniata da un gruppo di case. Alla sommità del rilievo, i ruderi del castello dei Clavesana sono una testimonianza storica della località": così SABRINA LUNGHI ("La Casana", 3/1999) inizia un suo bellissimo articolo sulla cittadina di Andora e conseguentemente sulla basse valle del Merula, un articolo cui sono debitrici le seguenti importanti considerazioni. L'attenta autrice tiene a precisare che i dati sulla località compaiono solo verso la fine del XII secolo e che il toponimo si individua abbastanza spesso nella prima metà del XIII secolo in documenti ufficiali: come si ricava dalla consultazione del Liber Jiurium Reipublicae Genuensis, Historiae Patriae Monumenta, VIII, 1-2, Torino. Codice Diplomantico della Repubblica di Genova, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, FSI, 1, Roma 1936-1942. La frequenza delle citazioni sarebbero da collegare agli eventi che precedono la vendita di questa importante base della bassa valle del Merula dai marchesi di Clavesana alla Repubblica di Genova che, nell'ottica della sua lunga e diversificata espansione nelle terre del Ponente ligustico, riesce finalmente ad acquisire il borgo tra i suoi domini. Anche la toponomastica non ci soccorre per retrodatare la storia di Andora rispetto a quanto l'autrice ha puntigliosamente individuto: il nome di luogo ANDORA (le cui documentazioni più antiche -appunto nel XII secolo (1120, 1161, 1192)- riportano la forma ANDORIA) inducono a pensare, sulla scorta di quanto ha scritto la Petracco Sicardi (sotto voce nel "Dizionario di Toponomastica" della UTET di Torino) prova infatti che il nome del luogo è un derivato in "-oria" da una base che potrebbe essere la stessa del verbo "andare" tuttavia con significato distinto dalla corrispondente voce dialettale "andoira" ("modo di camminare") che ricorre nell'oltregiogo ligure, significato inadattabile alla designazione del luogo. La LONGHI ci rammenta che in documento pressoché contemporaneo all'atto di vendita (propiamente un'inchiesta sui redditi o "inquisitio de redditibus") il luogo è propriamente citato, come molte altre località del Ponente ligure, quale "CASTRO VIALLA ET BURGO ANDORIAE": l'analisi del complesso toponimo permette di analizzare la polivalenza della località distinta tra il "castro" (corrispondente al castello marchionale), il "burgo" (da identificare nel complesso demico ad andamento radiocentrico avvolgente il castello) ed infine la "villa" cioè il complesso rurale primigenio. Dal documento si ricava che la "villa" contava 66 nuclei di famiglie di cui 25 erano connessi ad altrettanti "mansi" coltivati forse dislocati lungo le rive del Merula. La LONGHI grazie alla sua analisi puntuale ricava utili informazioni sulle caratteristiche agronomiche e zootecniche della zona in questione: la studiosa cita un'economia basata principalmente sul frumento, sull'orzo, sul farro, sulla vite, sull'allevamento di suini, bovini ed ovini, su caccia e pesca. Integra poi il suo prezioso studio sull'analisi dei nomi di quanti dovevano pagare i tributi: cita quindi un "Aicardino", un "Aicardus", un "Oddo Gonfreo", un "Berni", un "Morenus", un "Durantis" e fa notare come alcuni di questi esiti rimandino a cognomi attuali: Aicardi, Confredi, Berneri, Moreno, Durante. Proseguendo nella sua utile indagine la stessa studiosa analizza questa importante area della Valle del Merula sulla base di un registri catastale o "caratata" del 1531 in cui erano registrati i beni dei singoli comuni ed integra questi importanti dati con l'attenta analisi di tre censimenti di famiglie (o "fuochi" come allora si diceva) risalenti rispettivamente al 1535-'37 (redazione Giustiniani), uno del 1607 (Archivio di Stato di Genova, sala Senarega, filza 600, ms.) ed uno del 1629 (stesso luogo, n.218). Servendosi dei riferimenti contenuti nel "Sacro e Vago Giardinello del Paneri" (iniziato nel 1624, relazione sulle parrocchie della Diocesi ingauna) l'attenta studiosa è così in grado di fornire due interessanti tabelle, qui riprodotte dalla stessa fonte che contiene il suo prezioso articolo, e rispettivamente riguardanti le località della valle del Merula con l'indicazione dei FUOCHI (FAMIGLIE) e degli ABITANTI tra XVI e XVII secolo, in un'epoca in cui al contrario il centro di ANDORA aveva subito un'estrema contrazione demografica ed una conseguente riduzione degli insediamenti.