Il CONVENTO DI S.AGOSTINO (DI VENTIMIGLIA) sorse fuori cinta muraria medievale, non lungi dal piccolo insediamento della BASTITA.
Nel XIX sec., con le leggi Siccardi, il Convento fu soppresso (fu “Caserma dei Carabinieri” e “Carcere degli espulsi dalla Francia”): la BIBLIOTECA iniziò la sua travagliata STORIA MODERNA l'antica Chiesa conventuale della Consolazione (comunque già soggetta a ristrutturazione ed ampliamenti) divenne invece PARROCCHIALE della Ventimiglia moderna che tuttavia subì dei danni rilevanti la notte del 21 giugno 1941 per un BOMBARDAMENTO che la coinvolse assieme all'ex Convento ed a varie case di civile abitazione: i restauri furono molto lunghi, dati i danni, e si conclusero, suddivisi in periodi, a partire dal 1945, nel 1958 per l'impegno di Parroci, Comune, Sovraintendenza alle Belle Arti.
L'area fu sede dal 1349 della cappella di S.Simone o Simeone.
Il 22-XI-1487 il Vescovo di Ventimiglia Alessandro di Campofregoso vi fece erigere una chiesa sotto il titolo di N.S. della Consolazione ed un Convento di Agostiniani.
La struttura conventuale divenne famosa nel ‘600 quando Aprosio, erudito e bibliofilo del '600, vi sistemò la sua ricchissima Biblioteca [tuttora, seppur in altra sede, a Ventimiglia alta, Biblioteca di grande prestigio, ricca di libri anche rarissimi se non unici] nell’ALA EST del "chiostro", dando poi nella sua Biblioteca Aprosiana edita (pp.50-58) questa preziosa descrizione (donde si son tolte le lunghe digressioni bibliografiche) dell'edificio:"...E per dire qualche cosa intorno ad essa Chiesa e Monastero sono situati in maniera che la prospettiva loro risguarda il mezzogiorno. La lunghezza della muraglia arriva a CCXXV palmi, LXVI de' quali sono della Chiesa situata dalla parte Occidentale: sicome dall'opposta da non molti anni in qua si vede edificata la Libraria, che unita a quella tramezzata dal Chiostro, per dritta linea, porge bellissima prospettiva a gli occhi de' veditori o passino per terra o per mare: la spiaggia del quale non sarà più lontana, per istrada diritta, di quanto potrà arrivare di volata un tiro di moschetto. inanzi ad esso Convento e Chiesa è una bellissima piazza, che può esser di larghezza l palmi, avendo a canto la strada Romana che è XXXIII che la fa apparire con questa giunta assai maggiore".
[oltre la strada romana esistevano altre possessioni agricole del monastero affittate a coloni locali].
Sempre a meridione della via erano altri edifici, di cui non è facile ricostruire l'esatta funzione, anche se vi doveva stare una torre o casa torre o più verosimilmente un granaio a torre che si vede ancora in questa stampa ottocentesca oggi però inglobata in un sistema di abitazioni.
Nella carta vinzoniana si vede pure disegnato l'importante tratto stradale, tuttora esistente, di via sottoconvento che permetteva ai religiosi di accedere sin all'agro nervino passando parallelamente all'antica via delle asse: strade tradizionali della Liguria medievale ed agricola che concedevano di accedere alla prebenda episcopale di Nervia dove il Capitolo della Cattedrale aveva importanti possessi ed in cui anche gli Agostiniani godevano di particolari previlegi: naturalmente la via di sottoconvente come la via delle Asse servivano soprattutto ai lavoratori agricoli che dalla città si recavano per i lavori dei campi nella vasta area nervina].
La Chiesa [continua Aprosio nella sua DESCRIZIONE LETTERARIA] è di lunghezza P.CXLIV di cima in fondo de' quali XXVIII sono del Coro e XXXVI del Presbiterio. La larghezza di tutto'l corpo è P.LXIX li quali s'hanno a compartire con le ali e'l sito, che si occupa da pilastri, sarà p.3 e due terzi, di maniera che datine XXIX e mezzo al corpo sarà il rimanente delle ali: la longhezza delle quali è di P.CI. Sono in esse cinque Cappelle per ciascuna, una delle quali si vede in capo, e le altre sono situate incontro gli archi de' pilastri, essendo nell'altar maggiore il ciborio del Santissimo Sacramento. Essendo li quadri, eccettuati tre che son moderni, sopra tavole m'indurrei a farne menzione su fussero di [autori illustri: ma trattandosi del contrario, dopo una dissertazione sui grandi pittori del tempo antico e moderno, il frate erudito tralascia d'indicare il contenuto e gli autori delle "tavole", riprendendo presto le riflessioni architettoniche sul monastero:]...Nell'uscirsi dal Coro s'entra nel Campanile guernito di quattro campane si come dall'altra parte ci è la sagrestia.
Dal campanile [continua Aprosio nella sua DESCRIZIONE LETTERARIA] si passa nel CHIOSTRO di forma quadrata sopra XXIIX pilastri lungo per ciascuna parte P.LXVI che in tutto sono palmi CCLXIV [Si poteva accedere dalla Chiesa anche al LATO OCCIDENTALE (praticamente distrutto dai bombardamenti della II guerra mondiale e faticosamente restaurato subito dopo): il Chiostro racchiudeva il Giardino dei frati al cui centro stava una fontana per le abluzioni funebri dei monaci defunti che, tramite una porta del LATO NORD del CHIOSTRO venivano inumati in un cimitero dei frati: non è casuale che nella vasta area di negozi e case prospicienti la moderna stazione ferroviaria, talora si siano trovati resti umana frammisti a lembi di stoffa da saio: in qualche modo gli edifici retrostanti la vasta area a nord del Convento sono disposti sull'area dei prati dei frati, delle loro possessioni agricole e del loro piccolo cimitero]
Nel mezzo [del lato settentrionale del convento] sta un portone per salire in dormitorio, posto anco in mezzo di due altre porte, una delle quali serve per entrare nella stanza de' Tini e l'altra è per il Capitolo, rispondente ad un'altra da cui s'esce per entrare in una possessione, dalla quale son soliti raccogliere olio, vino, frumento con qualche frutti, cose tutte necessarie all'umano sostentamento.
L'altezza del Chiostro sarà P.XVII o poco meno. Il Capitolo è P.XXIII in quadro, la cui altezza sarà XIX. In questo si radunano i Religiosi prima di andare a mensa e si leggono le Costituzioni accioché non s'ignori da ci che sia quello a che ciascuno è obbligato. Sono in questo non meno le porte del Refettorio che quelle della Cucina e della stanza del Panettiere che hanno in mezzo un'apertura per la quale escono le pietanze e quelle poche vivande che da un Monastero a Religiosi che d'ogni ben tenue nodrimento vivon contenti,si posson somministrare. Sono di tal qualità che mangiano per vivere, non vivono per mangiare.
Hanno Refettorio che può avere P.XLV di lunghezza ed è alto come il Capitolo.
Ci sono tre mense, una in capo sopra della quale si vede una tavola in cui è dipinta la Cena del Signore cavata da altra copia di Luca Cambiaso...La principale serve per li Sacerdoti in mezzo de' quali siede il Priore; una per il Chierico e per li Conversi e la terza per gli ospiti che non sono della Congregazione. Sono in tutto sei Sacerdoti, un Chierico e due Conversi e compiono il numero assegnato dalla Sacra Congregazione deputata da Papa Innocenzo X. Io farei torto al convento ed alla città se tacessi come in esso nel 1638 ci fu celebrato il Capitolo Generale della Congregazione ove concorsero li Padri principali di essa e nello spazio di 15 giorni, che durò, furono tenute tre Cattedre di Conclusioni Teologiche, nelle quali si segnalarono molto li Maestri e loro Discepoli; si sentirono eloquentissimi Panegirici delle lodi de' Santi e de Beati della religione, funzioni tutte allestite da Monsignor Lorenzo Gavotti allora Vescovo della città, ora Arcivescovo di Negroponte, che favorendo non solo con la presenza ma con l'argomentare a tutte le Dispute onorò que' Congressi più di quello averebbero fatto altri famosi letterati,
A canto a detta mensa sono due porte, una delle quali serve per dare l'ingresso alla dispensa ed alla cantina, servendo l'altra per commodità segreta d'ascendere in Dormentoro, al quale si va col mezzodi due scale, la prima di XIII e la seconda di IX scaloni, avendo la prima in faccia una mediocre finestra incontro la porta e l'altra a fianco dalla parte di Tramontana un finestrone, che con altro corrispondente da quella di Mezzogiorno si viene ad incrocchiare il Dormitorio, essendone altri a capo ed a piedi. La longhezza di esso è di Palmi CLIX e la larghezza di XII si come l'altezza XVII. Sono in esso XIV celle, IIX a Tramontana e VI a Mezzogiorno.
Dall'altra parte di Tramontana ce ne sono tre che servono per Forestaria, più bella della quale non se ne trova in Congregazione.
Ma di questa e del Fondatore non si mancherà di favellare in appresso ed a luogo più opportuno, sì come d'un altro Dormitorio di pari lunghezza ma che averà le Celle solamente dalla parte orientale...[Il frate resterà invece sempre un pò oscuro sulla questione per le controversie sorte con un antagonista, un frate da lui soprannominato "Tragopogono" o "barba di capro", contrario a suddividere parte di questo lato orientale del CHIOSTRO tra dormitorio e biblioteca aprosiana: vedi B. Durante, Il ritratto aprosiano di Carlo Ridolfi conservato nella biblioteca intemelia (note in calce all'evoluzione della "Libraria" ed alle sue valenze iconografiche in Miscellanea di Studi, pp.23 sgg. in "Quaderno dell'Aprosiana", N.S., n.2, 1994].
Il degrado del Convento della Consolazione (o di S.Agostino) si data da metà XVIII sec. quando il convento, già fortificato e sede di violentissimi scontri tra truppe austro-sarde, in esso asserragliate, e forze franco-spagnole, assedianti, di stanza in Ventimiglia, durante gli ultimi atti della Guerra di Successione al Trono Imperiale di metà '700, divenne teatro di ulteriori e gravi fatti bellici
Nel 1748 il convento di S. Agostino, semidistrutto precedentemente dalle
truppe imperiali-piemontesi, fu ristrutturato dalle medesime come fortilizio: furono praticate feritoie, costruite palizzate, si scavo un fosso con ponte levatoio
sull'entrata principale mentre si chiusero la porta della Chiesa e del Chiostro con
mura a secco e di calcina. Nonostante l'impossibilità di piazzarvi batterie di
cannone, per via delle vicine case che ne avrebbero impedito il tiro verso forte S.
Paolo, il convento era considerato di grandissima importanza strategica: per questo gli Austro-sardi lo presidiavano con due compagnie, un reparto di Varasdini
con un corpo di guardia supplementare alla notte di altri 50 uomini. Un altro
picchetto di imperiali era accampato intorno alla foce del Roia a difesa del ponte
sul fiume
Tra S. Agostino e la foce del torrente Nervia vi erano poi diversi corpi di guardia
a presidiare le cascine lungo i "Ciotti" e le "Asse" 23, Alle falde di Collasgarba, verso
la riva occidentale del Nervia, fu fortificata la cascina di proprieta di un tal Rocco
Orengo. A questo scopo venne spianato un dosso nelle vicinanze della casa per
collocarvi una batteria da 3 cannoni, le mura del giardino furono rafforzate, costruite baracche per l'alloggio delle truppe, erette palizzate e scavati fossati 25, La cascina
Orengo, di grande importanza strategica perche sita all'imbocco della Val Nervia e
a poche centinaia di metri dal mare, era presidiata da un intero battaglione.
Un'altra piccola fortificazione fu creata poco piu ad est vicino alla Cappella di
S. Rocco in Vallecrosia. A poche decine di metri a nord-est della foce del torrente
Nervia gli Austro-sardi costruirono un nuovo fortilizio intorno alla cascina del
Moro. Essendo tale zona piuttosto paludosa i soldati dovettero parzialmente
bonificarla, scavando un canale che riversava le acque dei laghi salmastri vicini nel
fosso quadrangolare che circondava la cascina. L'interno del fossato fu subito
fortificato con muraglioni e con una batteria di cannoni puntati contro la spiaggia.
L'ex cascina ristrutturata come fortilizio fu ribattezzata come ridotta Guibert o
forte S. Ignazio.
Tutta la linea del crinale tra le colline di Siestro e S. Giacomo, anche se trincerata, restava esposta al tiro dei cannoni di forte S. Paolo; pur le
postazioni austro-sarde sulla pianura costiera tra il Roja e il Nervia erano oggetto
di bombardamento da parte degli 11 cannoni e 2 mortai sul bastione del Cavo in
Ventimiglia.
Un'altra batteria di 3 cannoni i Gallo-ispani la schierarono all'angolo di S.
Croce vicino al vecchio cimitero del borgo medioevale, potendo da 1i facilmente
colpire il convento di S. Agostino. Le postazioni franco-spagnole piu avanzate
erano invece quelle che presidiavano la riva occidentale del Roja e la foce dello
stesso dal lato della spiaggia di S. Giuseppe. Gli Austro-sardi dalla collina di
Siestro potevano agevolmente spiare tutti i movimenti delle truppe nemiche.
Diversamente il comando franco-spagnolo, per valutare l'entita delle opere di
fortificazione nemiche nella pianura, dovette affidarsi a una ricognizione della
costa fatta dal mare con l'ausilio di una "felucca" il 23 dicembre 1747. Dopo
pochi giorni dalla ricognizione costiera il comandante della guarnigione gallo-
ispana Conte de Broglie diede ordine a 60 miliziani e a 2 compagnie di granatieri
con picchetti del reggimento Poitou (per complessivi 500 fanti) di effettuare una
sortita oltre il Roia 36. La notte tra il 13 e il 14 gennaio 1748 l'assalto, diretto
dall'ufficiale francese La Moliere, fu sferrato. Il contingente franco-spagnolo si
divise in 3 colonne: la prima attacco l'altura di Siestro e le altre due il convento di
S. Agostino.
Subito gli Austro-sardi inviarono rinforzi da Nervia ma non impedirono che i Gallo-ispani s'impadronissero delle palizzate intorno al cenobio e della sua entrata principale.
Nel combattimento La Moliere fu ferito a morte,
insieme a diversi suoi granatieri, da una scarica di moschetteria nemica: tal resistenza indusse gli attaccanti a ritirarsi velocemente sulla riva opposta del
Roia.
Casuali rinvenimenti in presumibili fosse comuni potrebbero attestare il gran numero di caduti e soprattutto di uomini morti per la conseguenza di ferite gravi o di sopraggiunte infezioni: circa una sessantina di anni or sono certo Sig. Rodini di Ventimiglia alta lavorando in una sua proprietà che sorgeva non lungi dalla CHIESA MONASTICA INTEMELIA DI S. MICHELE rinvenne, fra reperti inidentificabili e qualche straccio di supposta foggia militare CON ALTRO MATERIALE DA INUMAZIONE NON MILITARESCO,MEDAGLIE E DISTINTIVI DI RICONOSCIMENTO, ITALIANI E FRANCESI.
Alla sera del 14 il comando austro-sardo radunò, dai vicini borghi, 3.000 soldati
pronti ad impedire una nuova sortita del nemico.
La notte tra il 21 e il 22 gennaio
1748 un reparto di 250 soldati franco-spagnoli uscì dalle postazioni di Penna,
Olivetta e Bevera e dopo essersi divisi in due colonne attaccarono il villaggio di
Airole.
Il capitano Borea che difendeva tale presidio con un reparto regolare
piemontese e compagnie di b>miliziani fu catturato: venne ripreso al mattino dopo per il ritiro degli occupanti.
La notte tra il 25 e il 26
gennaio un corpo di spedizione borbonico forte di 1.000 uomini divisi in quattro
colonne marciò dal col de Brouis verso Breglio: anche questa operazione non fu
conclusa per la reazione dell'esercito piemontese che mandò rinforzi
da Saorgio.
La sera del 26 il barone Leutrum comandò al III battaglione Salis di
stanza a Pigna di portarsi a Fontan e a Saorge per rafforzare quelle posizioni: le
perdite gallo-ispane di quest'ultima sortita ammontarono a 18 unita48. I Francesi
non rinunciarono comunque ad attaccare il passo del Fourquin che fu anche
per un po' preso.
Il 15 febbraio un'altra scaramuccia tra Austriaci e Francesi alla foce del Roia
causo la morte di alcuni fanti imperiali e 4 borbonici 50. A fine febbraio i Gallo-
ispani attaccarono con successo la postazione di La Giandola poco a nord di
Breglio. Negli stessi giorni, nelle acque prospicenti la Riviera di Ponente, i
vascelli inglesi riuscirono a mettere fuori combattimento 9 unita francesi cariche di
soldati imbarcati a Nizza e diretti a Genova.
Il generale Mirepoix in marzo, in vista di una imminente nuova offensiva, diede
ordine di fare allargare la strada che da Nizza conduce al col de Brouis e in Val
Roia : ormai una nuova campagna militare condotta per l'occupazione della
Riviera sembrava inevitabile.
In primavera il comando borbonico aveva fatto
concentrare a Ventimiglia, Latte, Bevera 50 battaglioni pronti all'attacco delle
fortificazioni avverse, che provenivano dai quartieri invernali della Provenza.
Il comando della nuova armata fu fissato a Castel D'Appio sì che i civili del luogo
erano convinti che sulle loro terre si sarebbero ripetute le carneficine di 4
anni prima alle fortificazioni di Montalbano e Villafranca.
La guerra di trincea
era più dispendiosa in termini di perdite che quella di movimento e soprattutto
impediva alle popolazioni una pur minima attivita economica, in genere possibile
dopo ogni singola rapida campagna.
Fortunatamente per i Ventimigliesi l'armata gallo-ispana non attacco i 28.000
Austro-sardi a difesa della linea fortificata perche, il 30 aprile 1748, furono firmati
i preliminari di pace ad Aquisgrana 58, Il 31 maggio il conte de Chavanne a nome
del Re di Sardegna siglo l'accordo raggiunto dalle altre potenze in campo 59.
L'armistizio fu fissato per il 21 giugno ma gia antecedentemente a questa data tra
gli schieramenti contrapposti nel Ponente esisteva una tregua di fatto 60, anche se
i Gallo-ispani avevano rafforzate le proprie posizioni con una armata di ormai 75
battaglioni di 4 corpi: 2 intorno a Luceram e nella valle
de Lantosque, un altro a Sospello e l'ultimo a Ventimiglia e intorno alle campagne
di Latte e Bevera.
Gli accordi sul cessate il fuoco nella Riviera di Ponente furono condotti dal
barone Leutrum e dal Belleisle attraverso una corrispondenza epistolare tra 1'8 e il
13 giugno 63, Il 17 giugno il conte Viacino parti per Nizza allo scopo di trattare
direttamente i dettagli dell'accordo raggiunto tra i due comandanti.
La pubblicazione del testo sulla sospensione delle ostilita awenne il 14 luglio
presso il convento di S. Agostino in Ventimiglia 65, Il grosso dei Gallo-ispani
smobilito dal Ponente gia dal 17-18 luglio 1748; si fermarono solo due battaglioni
di Medoc a Latte; un presidio a forte S. Paolo e un battaglione di fucilieri a servizio
della Francia a Bevera 66, Il battaglione di Medoc il 20 ottobre si trasferi a Mentone
e a Ventimiglia resto solo un contingente di fucilieri.
In campo austro-sardo gli imperiali del generale Newhaus, obbedendo agli
ordini di Brown, il 3 giugno 1748 avevano gia iniziato il ritiro dalla Riviera diretti
a Ovada 68, Il 5 febbraio 1749 gli Austro-sardi abbandonarono la posizione di S.
Agostino, che ancora presidiavano, e le alture di Siestro e S. Giacomo. L'11
febbraio in forte S. Paolo entro una compagnia corsa proveniente da Genova a
sostituire la guarnigione francese. Il 16 transitò da Ventimiglia Don Filippo
diretto nel ducato finalmente conferitogli dalla pace di Aquisgrana: negli stessi
giorni passarono gli ultimi battaglioni gallo-ispani provenienti dalla difesa di Genova e diretti in Francia.
Fortunatamente la guerra era terminata, anche se aveva avuto conseguenze
disastrose per l'economia ligure.
La popolazione di Ventimiglia onde ringraziare il Signore di averla risparmiata
da ancor piu tragici fatti il 25 marzo 1749 fece celebrare una solenne messa di
ringraziamento 72, preceduta da un "Magnifico Triduo di preghiera con illuminazioni, spari e altri pubblici segni dell'Universale contento".
Furono le uniche manifestazioni di gioia della città in quegli anni
manifestazioni che però non potevano far dimenticare le condizioni di indigenza e
le scarse prospettive economiche di quelle zone.
Il Convento (nonostante altre trasformazioni) alla fine venne diviso tra Stato e Chiesa: ne resta bello il Chiostro, per quanto in parte danneggiato dai bombardamenti della II guerra mondiale, mentre è scomparso il giardino centrale su cui ora sorge una costruzione già usata per riunioni e come palestra.
Sul retro del Convento, fino all’attuale area della stazione, si estendevano i prati delli frati
La BIBLIOTECA, sottratta al controllo monastico degli agostiniani, dovette abbandonare la sede originaria e il patrimonio librario venne accatastato in un corridoio presso la Chiesa di S. Francesco nella città alta o medievale, sull'altura a levante del Roia: il bibliotecario nominato dal Municipio intemelio, tal Antonio Ferrari, tentò di redigere un inventario delle preziose opere ma non potè del tutto impedire che, per la precaria sistemazione, vari volumi venissero manomessi o rubati.
Un passo lieve nel recupero di questa grande ricchezza culturale di Ventimiglia si fece molti anni dopo quando furono nominati bibliotecari prima il notaio G.B. Amalberti e quindi (1842) un altro notaio Antonio Laura cui spetta il merito di aver fatto portare via i volumi da quell'angosciante sistemazione per farli collocare più dignitosamente in un areato locale prossimo alla stessa Chiesa di S. Francesco.
Altri importanti contributi alla tutela dell'Aprosiana furono poi dati dal bibliotecario nominato nel 1857, canonico Andrea Rolando che ne stese un abbozzo importante di catalogo (tuttora custodito nella biblioteca) ed ancor più dai successivi bibliotecari Callisto Amalberti e Girolamo Rossi che, tuttavia, dovettero dispiegare le loro prime energie per salvare materialmente i libri dopo che la Liguria ponentina era stata colpita dal devastante terremoto del 1887.
I volumi subirono quindi un ulteriore trasferimento e vennero, rinchiusi entro casse, deposti nei locali del Civico Teatro di Ventimiglia, che è stato poi trasformato nell'attuale moderna sede dell'Aprosiana.
Un mecenate inglese, Sir Thomas Hanbury preso da autentico amore per Ventimiglia e per le sue ricchezze culturali, mise a disposizione una somma cospicua per realizzare, su progetto di un tal geometra Zanolli, una sede degna dell'Aprosiana.
Contestualmente lo stesso Hanbury fornì all'Amalberti e al Rossi le risorse economiche necessarie per portare a compimento una moderna "catalogazione": la nuova sede dell'Aprosiana fu inaugurata il 30 luglio 1901 mentre la catalogazione durò per tre anni ancora (alla fine ne rimase unico autore lo storico Girolamo Rossi il cui prezioso "catalogo" per oltre una settantina d'anni fu il solo punto di riferimento attendibile per "navigare" nel grande mare dei libri della biblioteca).
Al Rossi seguirono poi altri bibliotecari di prestigio dai professori Nereo Cortellini e Luigi Palmero (che ebbe il gran merito di recuperare molti libri ritenuti persi) sino a Nicola Orengo che, tra il 1931 e il 1933 diede grande impulso alla rinascita dell'Aprosiana e non solo come biblioteca pubblica: anche lui recuperò tanti libri antichi ritenuti smarriti e soprattutto aumentò il patrimonio librario sin a 9169 unità avendo ottenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione un contributo per, finalmente, aggiornare anche con libri moderni una biblioteca praticamente rimasta ferma alle acquisizioni del XVIII secolo.
A lui, cui spetta anche il merito di aver lasciato una vera e propria cronistoria delle vicissitudini della "Libraria", succedettero altri importanti e laboriosi bibliotecari come gli storici Filippo Rostan (anni 1933 - 1937) e Nicolò Peitavino che amministrò la biblioteca fino all'inizio del II conflitto mondiale.
Il suo successore Nino Lamboglia (emerito fondatore dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri di Bordighera) succedette al Peitavino salvando con vari espedienti da furti e scorribande, durante la II guerra mondiale, la biblioteca.
Essa fu poi sistemata nella ex sede del Liceo Classico intitolato a G. Rossi e poi, verso i primi anni '50 del 1900, l'intera raccolta trovò la sede definitiva (coi volumi disposti in eleganti armadi lignei in stile proposti da E.Azaretti, illustre dialettologo) dove ora si trova, cioè nella ristrutturata e adattata sede del Civico Teatro (ove come detto era già stata custodita) in via Garibaldi nel sestiere Piazza della città alta o medievale di Ventimiglia.
Dopo le dimissioni del Lamboglia, impegnato soprattutto nelle sue ricerche archeologiche, si ebbero altri bibliotecari di prestigio come il prof. Giovanni Giraldi, il prof. Giuseppe Laura ed ancora Francesco Biamonti, anni dopo destinato ad assurgere a propria spiccata gloria letteraria coi suoi romanzi di ambiente ligustico.
Sino al 1982 la Biblioteca Aprosiana fu quindi diretta dalla dott. Serena Leone Vatta che, accogliendo l'invito dell'ex Soprintendenza Bibliografica di Genova, con l'ausilio di vari laureati e laurendi (Giuliana Bucci, Bruno Bergamini, Aldo Calmarini, Franca Guglielmi, Maria Teresa Marenco, Clotilde Masera, Renata Rebaudo, Giulio Rigotti) provvide alla schedatura scientifica manuale delle 7094 opere che individuò nell'inventariazione del fondo storico (i lavori si protrassero dal I-XII-1972 al 25-VII-1975).
Sotto la direzione della Leone Vatta si tennero quindi le celebrazioni aprosiane per il tricentenario della scomparsa del fondatore (1981).
Fu un momento di grande spessore culturale con pubblicazioni, cicli di conferenze, mostre e manifestazioni artistiche di contorno assai importanti e qualificate (in tale contesto è da menzionare l'ausilio prestato da un autentico moderno "estimatore" dell'Aprosiana il Sig. Erino Viola).
Dopo il pensionamento della dott. Leone Vatta la Biblioteca, con delibera di giunta comunale su indicazione del delegato comunale alla cultura Gaspare Caramello, venne assegnata alla tutela, come sovrintendente scientifico, del prof. Bartolomeo Durante, già attivo partecipe e conferenziere alle "Celebrazioni del 1981", che si valse della proficua collaborazione dell'illustre ispanista Mario Damonte e della sua assistente dott. A.M. Mignone che stavano studiando l'importantissimo materiale in lingua spagnola dell'Aprosiana, fin a redigerne un sontuoso catalogo.
A colmare il vuoto amministrativo e dirigenziale lasciato dalla Leone Vatta il comune di Ventimiglia, conservando ad interim al Durante la carica di consulente scientifico, distaccò quindi all'Aprosiana il rag. Carlo Canzone che assunse di fatto le veci di Bibliotecario e che, dando prova di efficienza, ebbe la capacità, in cooperazione col Durante, di recuperare il "fondo manoscritto e non" del giallista di origini ventimigliesi Alessandro Varaldo e soprattutto l'importante "fondo di documenti antichi e non", denominato "fondo Bono" dallo studioso che lo lasciò postumo, in cui è possibile leggere ex novo parte della storia intemelia dell'età intermedia.
Non è peraltro da dimenticare che proprio sotto la gestione di Carlo Canzone -che ne fu anche curatore- prese il via la prima importante serie di pubblicazioni seriali note oggi sotto la denominazione di "Quaderni dell'Aprosiana - Vecchia Serie".
Dopo che il Canzone venne assegnato ad altro incarico, assunse per concorso la reggenza dell’Aprosiana l’attuale bibliotecario Ruggero Marro che si sforzò, dopo un breve periodo di ambientamento, di migliorarne ulteriormente la valenza culturale, la funzionalità e la dotazione sia libraria che strumentale e tecnologica non trascurando certo di attivarne con crescente rilevanza le notevoli qualità di polo intellettuale ed editoriale.
Essa , con vari contributi (comunali e regionali) è stata di recente del tutto restaurata, informatizzata, protetta dal punto di vista climatologico e conservativo, fornita di centro stampa e diffusione automatica di dati, armata di ottimi strumenti di difesa e di antifurto, suddivisa organicamente in due strutture funzionali, di modo che mentre il grande fondo storico si trova al piano elevato in ambiente confortevolissimo il fondo moderno -frequentato da un pubblico assiduo ma meno specialistico- è comodamente posto al I piano dove stanno gli uffici, in positura ideale per il controllo ed il servizio dell’utenza.
Attualmente costituisce un punto di riferimento facilmente accessibile e consultabile, addirittura un nodo parauniversitario di studio e di interscambio culturale del quale è ormai impossibile fare a meno al fine di percorrere inesplorate strade nel “grande mare” di quella letteratura, soprattutto barocca, di cui l’Aprosiana costituisce davvero una sorta di “insigne monumento”.
S. AGOSTINO non fondò alcun ORDINE RELIGIOSO tuttavia egli delineò nel 400 circa tanto nel De opere Monachorum quanto nei Sermoni 355 e 356 le regole generali di una vita religiosa per i chierici che facevano vita in comune con lui.
Inoltre nel 423, redigendo l'"Epistola 211", fece lo stesso scrivendo alle monache del convento di Ippona retto per un certo tempo da sua sorella Perpetua.
Successivamente i seguaci diedero a queste nomr e di vita comunitaria un assetto schematico tracciando quella regola di vita monastica che va sotto il nome di REGOLA DI S. AGOSTINO.
La REGOLA è caratterizzata dalla costante ricerca di equilibrio fra gli obblighi del ministero pastorale e del culto liturgico con un'evidente prevalenza dello "SPIRITO" sulla "LETTERA" nell'osservanza del Vangelo, con l'evidente rifiuto di rigorismi formali.
Rispetto alla REGOLA BENEDETTINA in quella AGOSTINIANA viene tuttavia conferita una valenza superiore del MOMENTO CONTEMPLATIVO.
Durante il regno di Carlo Magno la REGOLA AGOSTINIANA divenne tanto famosa da venir assunta quale codice di vita da numerosi ORDINI e CONGREGAZIONI RELIGIOSE D'AMBO I SESSI [al riguardo, anche per la modernità divulgativa, risulta la REGOLA DATA DAL PADRE S. AGOSTINO ALLE MONACHE tradotta e volgarizzata da PADRE F. PAOLO RICHIEDEI intimo amico e corrispondente culturale dell'erudito agostiniano ventimigliese ANGELICO APROSIO].
L'affermazione nel PONENTE LIGURE di CONVENTI AGOSTINIANI fu segnata in particolare dal CONVENTO DELLA CONSOLAZIONE DI VENTIMIGLIA, dal CONVENTO DI S. MARIA DI DOLCEACQUA ("ereditato" dai BENEDETTINI), dal CONVENTO DEGLI AGOSTINIANI SCALZI (NICOLAITI) DI TRIORA ed infine dal CONVENTO DI PIEVE DI TECO.
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Come scrive Renzo Villa (p. 268, col. II) la BASTITA (citata anche in un documento del 1560) costituiva un quartiere e un macrotoponimo, sito "fuori mura" sulla riva levantina del Roia: i due esiti sono poi scomparsi venendo surrogati da quelli dell'importante complesso religioso di Nostra Signora della Consolazione, retto da monaci Agostiniani: ed infatti in collegamento col convento da essi qui istituito l'antico quartiere assunse gradualmente il nuovo toponimo de U Cuventu.
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Della FAMIGLIA AGOSTINIANA fanno parte tutti coloro che, ispirandosi alla spiritualità e al modello di vita religiosa ideata e istituita da S. Agostino , si riconoscono nell'area dell'esperienza storica vissuta dall' Ordine degli Eremitani di S. Agostino , approvato dalla Chiesa nel 1256, e comunemente detto Ordine Agostiniano .
E' un grande numero di istituti religiosi maschili e femminili che nella molteplicità delle attività e delle istituzioni, pur nell'unità dell'ideale, esprimono la varietà dei carismi donati da Dio alla Chiesa tramite la poliedrica ricchezza del pensiero e del cuore di Agostino:
Ramo consacrato maschile:
- Ordine di S. Agostino o Agostiniani : è il nucleo della famiglia agostiniana, l'erede naturale del pensiero e dell'opera di S. Agostino. Presente attualmente in 40 paesi del mondo, è costituito da sacerdoti e da fratelli non sacerdoti.
- Agostiniani Scalzi : sorti come movimento di riforma nel sec. XVI dall'Ordine di S. Agostino e costituiti come Ordine indipendente nel 1931.
- Agostiniani Recolletti sorti come movimento di riforma nel sec. XVI, sono stati costituiti come Ordine indipendente nel 1912. Operano oggi in 20 nazioni, in prevalenza di lingua spagnola.
- Congregazioni di vita apostolica , con loro Costituzioni ma aggregate spiritualmente all'Ordine Agostiniano. I più noti sono gli Agostiniani Assunzionisti , istituto di origine francese.
Ramo consacrato femminile :
- Monache Agostiniane di vita contemplativa : occupano un posto importante nella famiglia agostiniana, perchè mettono in risalto e realizzano la dimensione contemplativa, elemento essenziale nella spiritualità dell'Ordine. Sono tuttora presenti in Italia (28 monasteri), in Spagna ed in altri paesi.
- Suore Agostiniane di vita apostolica : sono attualmente alcune decine di istituti e congregazioni, sparse in tutto il mondo, che si dedicano alle varie opere di apostolato in scuole, ospedali, missioni, catechesi, gioventù...
Ramo laicale :
Della famiglia agostiniana fanno parte le Fraternità Agostiniane Secolari o Terz'Ordine Agostiniano (T.O.A.) o Agostiniani secolari : uomini e donne che vivendo nella propria famiglia seguono la spiritualità propria dell' Ordine Agostiniano; collaborano nelle attività che svolgono i suoi membri.
Recentemente una nuova forma di vita consacrata è sorta all'interno della Famiglia Agostiniana : l' Istituto Secolare Agostiniano . Vi fanno parte persone che, rimanendo nella loro condizione di laici, vogliono vivere il Vangelo nella spiritualità agostiniana in modo radicale cioè consacrato.
E' costituito da varie categorie:
- donne consacrate che emettono il voto di castità e i voti o promesse di povertà e obbedienza, per tutta la vita.
- coniugi che si consacrano secondo la loro condizione matrimoniale.
- Ragazzi e ragazze che, pur orientati alla vita familiare, desiderano vivere un' esperienza temporanea di consacrazione, per meglio prepararsi ad una vita cristiana nel matrimonio.
L'Istituto è suddiviso in fraternità, ognuna delle quali vive momenti di preghiera, riflessione e convivenza a ritmo settimanale, mensile e annuale.
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