LA FORMAZIONE DELL'ORDINE, LA PRIMA REGOLA, L'IMPORTANZA DELLA RELIGIONE DEL LAVORO.
UNA PRIMA CRISI, LA VIGOROSA RIFORMA.
TRA FINE '700 E '900 LA GRAVE CRISI ED IL PROGRESSIVO RECUPERO
Cistercensi o Cisterciensi, detti anche, in Francia,
Bernardini).
La formazione dell'Ordine
religioso dei C. s'inquadra nella fervorosa e travagliata
atmosfera di rinnovamento spirituale e religioso che con l'inizio
del nuovo millennio (sec. XI) investì tutto il mondo cristiano:
non solo gli spiriti più eletti, ma anche le masse awertivano
prepotentemente l'esigenza di un ritorno a principi più elevati e
austeri di vita, di una profonda e radicale riforma delle strutture
e dei costumi del mondo religioso (in preda a grave crisi); si
auspicava un ritorno ai principi del Vangelo, a manifestazioni di
vita più cristiana in tutti i campi, a tutti i livelli.
Un'eccezionale fioritura di nuovi Ordini, di sette, di movimenti
(spinte queste, talvolta, fino all'estremismo, allo scisma, all'eresia) costellò la storia religiosa
d'Europa fra i secc. Xl e XIII, anticipando spesso la vera e
propria atmosfera della Riforma.
A questa situazione va rapportata anche la nascita a
Cistercium (Citeaux, un luogo paludoso e
solitario tra la Borgogna e la Bresse), nel 1098, dell' Ordine
dei C., per opera di S. Roberto, abate
dell'abbazia cluniacense di Molesme e di 20 suoi
compagni, desiderosi di ristabilire nella nuova comunità l'antica austerità della regola
benedettina.
Fu appunto questo fervido programma a
rendere popolarissimo tale Ordine, che si diffuse
rapidamente in tutta Europa, arrivando, già nel 1134, a
possedere 80 abbazie.
Intanto, era entrato a farne parte, nel 1112, S. Bernardo di Chiaravalle che
contribuì a dargli fortissimo sviluppo.
Nel 1119, l'abate Stefano
Harding promulgò il primo statuto (Charta
Charitatis) che venne approvato (1114) da Callisto
II.
I principi stabiliti (in aperta contrapposizione ideologica coi
dettami assunti dai Cluniacensi) erano:
separazione dal mondo, lavoro manuale e preghiera, nel
rigoroso ambito della più pura tradizione
benedettina.
L'importanza rappresentata dal lavoro
manuale (al quale dovevano essere dedicate determinate ore, in
osservanza alla regola di S.
Benedetto) e il fatto che in ottemperanza ai principi
dell'isolamento le abbazie sorgevano per lo più in luoghi paludosi
o incolti, diede un fortissimo impulso allo sviluppo
dell'agricoltura e della silvicoltura nei centri scelti per nuove
fondazioni dai C., che svolsero così un ruolo
fondamentale e addirittura pioneristico nel campo dell'economia
rurale dei secc. XI-XIV.
Per ottemperare agli obblighi della preghiera, i monasteri si
videro obbligati fin dai primi tempi ad assumere, per i lavori
manuali, laici (conversi) e braccianti; con la
collaborazione dei quali realizzarono opere grandiose di
colonizzazione e di bonifica, specie nei paesi dell'Europa
centrale.
Naturalmente- per l'indirizzo stesso della regola
cistercense - la cultura occupò un ruolo secondario nella vita
delI'Ordine: ciò non toglie che S. Bernardo e i suoi discepoli
abbiano creato, se non un pensiero nuovo, una corrente mistica
che ebbe notevole influsso sul pensiero medievale.
L'Ordine ebbe vita fiorentissima specie nei secc. XII e XIII
(quest'ultimo fu detto secolo d'oro): nel XIV, esso
possedeva oltre 700 monasteri.
A partire dal sec. XV,
l'Ordine cominciò a decadere per ragioni varie e si
frazionò in congregazioni minori.
Nel 1577 Jean de la Barriere,
abate di Notre-Dame-de Feuillant a pochi chilometri da
Tolosa, volle ricondurre l'Ordine all'austerità
della regola e vi riuscì dopo violente opposizioni; tale
riforma, approvata da Sisto V, diede origine alla
Congregazione dei foglianti (Feuillants), che lo
stesso riformatore stabilì a Parigi sotto Enrico III.
Così ebbero molte altre case in Francia e si estesero in Italia
sotto il nome di bernardini riformati.
Nel sec. XVII i C. risultavano
divisi in due grandi rami: quello dell'osservanza primitiva o
trappisti e quello dell'osservanza comune o
Cistercensi propriamente detti. Con le misure restrittive prese contro
l'Ordine da Giuseppe II in Austria (1783) e
dopo la soppressione di tutte le case dell'Ordine in
Francia decretata dalla Rivoluzione (1790), in Prussia e
Polonia (1810) e in Spagna e Portogallo (1834-'36), dei 700
monasteri ben pochi si salvarono. Attualmente i
Cistercensi contano una cinquantina di case
con circa 1500 monaci.
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