APRICALE

In questo borgo [il cui TOPONIMO presenta più difficoltà di interpretazione di quanto si creda] i Doria avevano assimilato beni che erano alla CHIESA DI S.PIETRO ma su cui sussistevano controversie per stabilirne gli autentici diritti. I Signori nel 1523 possedevano in Apricale una "terra aggregata" in località "gunter", parte di un campo "in luogo li Rossi", una terra aggregata nella "fascia la grassa", una pezza di terra aggregata a la canavayra "(il cui toponimo rimanda ad una coltura di canapa), due gerbidi a "la croixe" ed uno in zona "lantigho".
I Doria avevano poi terreni coltivati in luogo "lo bral", due castagneti nelle località "lo sangue" e a "le conzynaire", quattro altri campi, uno a "lo campeto", due a "fori".
Altri beni immobili eran costituiti da 4 castagneti (località "S.Giovanni, Ortomoro, faxia de carletto sive giraudo, faxia curla").
Oltre ad un campo nel luogo la grassa e terreni presso S.Pietro, il Signore esercitava diritti sul contratto per cui Dioniso Fiore era conduttore della terra de lo chioto de portaver.
Gli spettavano altresì, in Apricale, una stalla o casa , già concessa alla locale Confraternita per ricompensa di alcuni danni materiali subiti.
La Signoria deteneva poi tre frantoi di cui uno detto "l'edificio soprano che ha la sua ruota, latrina e mola con tre botti, una tina con un solo cerchio, due grandi tini per l' olio, uno più piccolo per trasportare l' olio" (il secondo era detto edificio mezzano, l' ultimo edificio nuovo).
Dai "Diritti dei Doria" del 1523 si ricavano, in latino qui tradotto, le seguenti rubriche:

"...APRICALE e ISOLABONA
30- La Comunità di Apricale ed Isolabona deve (quanto segue) al Reverendissimo Signore Agostino de Grimaldi Vescovo di Grasse, di Monaco, Dolceacqua e dei restanti luoghi:
31- Dapprima alla festa di S.Lucia deve versare a titolo di omaggio la somma di 45 lire di moneta corrente.
32- Alla Natività di Nostro Signore Gesù Cristo deve dare due montoni giovani.
33- In detta festa i consoli del posto devono donare un allevato di carne ovina.
34- Inoltre detti consoli sian tenuti a versare al reverendissimo Signore 150 uova a titolo di tassazione sugli introiti della loro carica in occasione della festa della Purificazione della Beata Maria, che vien celebrata al 2 od al 7 di Febbraio.
APRICALE e ISOLA
35- Alla Festa di Pasqua le suddette Comunità versino al nominato Signore due capretti.
36- I consoli in detta festività diano pure un allevato di capra.
37- Detti consoli sian tenuti a dare al Signore la quarta parte delle esazioni peuniarie di condanne, accuse e pene, su cui si estende la loro autorità, di cui il Signore potrà far remissione ai pentiti od a quanti avran saldata la multa secondo la discrezionalità di siffatti consoli sul doversi quietare, esigere, procedere stabilendosi che la quarta parte delle riscossioni coatte spetti al Signore e che gli venga assegnata per mezzo dei consoli a titolo del loro officio.
38- Il Signore avrà inoltre ogni autorità sulla giurisdizione criminale e penale, come si stabilirà con opportuni capitoli e convenzioni.
39- I consoli dei luoghi non possono nè debbono adunare il Parlamento se non per consenso del Signore o di chi per lui tiene il luogo se non fino alla quantità ed al numero del Consiglio di detto luogo sicché costituiscano il consiglio tanti uomini quanti sono i Consiglieri.
40- Altresì predetto Signore alla festa della Purificazione elegga nel luogo di Apricale quattro consoli che abitino colle famiglie nel sito di Apricale e due residenti nel luogo dell'Isola i quali debbano reggere il diritto in siffatti luoghi.
41- Il Reverendissimo Signore ha inoltre la giurisdizione dei mulini ad Apricale ed Isola alla sedicesima ( o sedicesima parte del macinato da pagarsi come Decima): tiene in affitto questi mulini, per centocinquanta scudi all'anno, tal Giacomo Cane.
42- Il Signore possiede la Bandita detta Oltrenervia coll' erbatico (tassa da pagare per il pascolo) di buoi e capre, e precisamente dei buoi (pagando) dal numero di tre in su per la ragione di due soldi e mezzo per ogni bue e da due capre in su (pagando) per la ragione di sedici denari a capra a prescindendo dalle prime due. Da dieci capre in su si paghi per detta ragione senza l'esclusione di alcun animale. Non tenendosi bestie in estate poichè come dice la sentenza a riguardo delle bestie da pascolarvi da quindici giorni dopo la festa di S.Michele al I maggio e dal I maggio sin a quindici giorni dopo tal festa, detto erbatico e Bandita spettano alla Comunità come dispone l'atto scritto a sua mano da Luchino Capone, fedefaciente: questa bandita il Signore per quel tempo che è sua ha l'autorità di venderla ogni anno ed a chiunque intenda comprarla, al prezzo convenuto tra questo ed il Signore colle solite servitù. Quelle per cui i compratori sono tenuti a dare al Signore un montone alla festa della Natività e tre forme di formaggio grasso: il prezzo della Bandita vien pagato per metà al giorno del Natale e la restante somma alla fine del mese di aprile, la qual Bandita nell'anno in corso si vendette al prezzo di settantatrè fiorini con le servitù di cui si disse.
43- Il Signore ha inoltre la completa giurisdizione delle acque affinché nessuno edifichi o costruisca mulini o edifici o qualcun altro edificio ad acqua.
44- Il Signore percepisce la dodicesima parte delle olive colle sanse, riservati i diritti delle comunità.
45- Riceve inoltre la decima del vino: precisamente in Apricale un quartino di vino per 20 quartini ed oltre i venti non si paga altro, da dieci a diciannove quartini si paga per dieci, da dieci a cinque si paga per cinque e sotto i cinque sol a rata.
46- La Comunità di Apricale e Isola è tenuta a versare al Signore per le Decime del Vescovo venticinque mine, sotto la forma dei due terzi di mistura e un terzo di frumento.
47- Inoltre i pastori di dette bandite di Apricale ed Isola ed i caprari di tali luoghi sian tenuti al pagamento delle Decime. I pastori paghino sulla misura di 41 bestie passando verso valle, di cui il nominato Signore ha diritto ai due terzi ed il Rettore della Chiesa al restante, mentre i caprai di detti luoghi di Apricale ed Isola del numero di quaranta capre debbano pagare tre bestie per decime, di cui due al Signore ed una al Rettore per singola sorta (sciorta dial.=gregge), mentre da quaranta in su non debbono versare altro e se il gregge è da quaranta in giù son tenuti per singola sorta.
.................
55- Nessuna persona accetti lettere monitoriali se non su licenza del Signore o di chi per lui tiene il luogo.
56- Il Signore da chiunque sia riconosciuto spergiuro abbia a titolo di bannalità la somma di sessanta soldi.
57- Lo stesso Signore a riguardo delle bannalità che giungono alla somma di 5 lire abbia e debba avere quattro parti mentre i consoli ne ottengano la quinta parte.
59-Lo stesso reverendissimo Signore nel luogo di Isola annualmente riceva la decima del vino per il reverendissimo Vescovo intemelio, precisamente su dieci metrete ha diritto ad un quartino di vino o mezza metreta, oltre le dieci metrete nulla di più ha diritto di ottenere e nel caso di un quantitativo inferiore alle dieci metrete gli spetta solo un pagamento a rata da uno a dieci.
60- Inoltre il Signore deve al Vescovo suddetto una determinata somma annuale, di cui gli uomini debbono ignorare la consistenza.".

La PIAZZA MEDIEVALE è il coronamento di questo gioiello di conservazione architettonica.

Non ha invece più molto rilievo il CASTELLO DEI DORIA altamente modificato, arricchito da un giardino pensile, ed ormai trasformato in abitazione civile: il suo degrado fu determinato dall'impresa militare di Agostino Grimaldi che lo devastò nel corso della sua campagna militare contro la casata dei Doria, in particolare dopo che vi si rifugiò Bartolomeo Doria dopo aver assassinato Luciano Grimaldi, fratello proprio di Agostino.

La CHIESA DI S. PIETRO IN ENTO di APRICALE, di cui restano solo delle rovine, sorge in un pianoro, in situazione logistica buona e capace di sostenere un discreto insediamento rurale.
L'edificio, al pari della CHIESA DELL'ASSUNTA, vecchia parrocchiale di CASTELVITTORIO e di tante altre CHIESE DI VAL NERVIA, fu eretto in tempi remoti dai BENEDETTINI.
Resti di colonne protoromaniche suggeriscono l'idea che il complesso religioso abbia subito degli ampliamenti se non una cera e propria riedificazione verso l'XI-XII sec. nel grande programma di recupero ambientale dopo le devastazioni causate dai SARACENI.
Non è ipotesi impossibile sostenere un ampliamento di un modesto, primitivo edificio: un insediamento monastico alquanto antico in questa zona è peraltro suggerito, oltre che dalle ragioni prima esposte, dal fatto che l'organismo religioso si trovava in una zona importante sotto il profilo degli scambi viari: per questa contrada un percorso medievale, tra l'altro, collegava APRICALE con ISOLABONA e quindi con PIGNA, seguendo la linea viaria della riva sinistra del torrente Nervia.
Sull'ipotesi di un insediamento monastico concorre peraltro la sopravvivenza per l'area di un toponimo emblematico quello di u Cunventu grossomodo alla stessa stregua di quanto l'etimologia popolare fece in merito alla chiesa abbaziale di Dolceacqua quella benedettina novaliciense di NOSTRA SIGNORA DELLA MOTA.
Esistono tuttavia alcuni dati sull'edificio e si ricavano dai repertori degli antichi STATUTI DI APRICALE.
L'edificio religioso risulta citato nel 1276 nella rubrica De eundo cum mortuis ad ecclesiam Sancti Petro de Ento (l'obbligo di portarvi i defunti per le esequie è attestato di una persistente importanza religiosa ma anche socio-economica della struttura, cosa che spesso si riscontra in Italia centro settentrionale in rapporto a strutture abbaziali che innervano da tempo antico una contrada).
Sempre in data 1276 un'altra rubrica degli STATUTI, dettante "De ire ad ecclesiam Sancti Petri in suo festo, fa intravedere un'altra sorta di obbligo contratto da una comunità agreste con una comunità di tipo religioso collettivo e preferibilmente monastico.
Le citazioni della chiesa cessano invece completamente dal XIV secolo età in cui mediamenyte il fenomeno del MONACHESIMO ANTICO comincia a risentire di una certa crisi in rapporto allo sviluppo degli Ordini canonicali e dei NUOVI ORDINI REGOLARI: la zona dal pieno '300 viene molto più semplicisticamente citata come CAMPUM senza la specificazione de Empto o de Ento precedentemente usata.

La parrocchiale storica ed antica di APRICALE fu la CHIESA DI S.MARIA IN ALBA.


STATUTI DI APRICALE

DATI DI CIVILTA' RURALE DUECENTESCA: COLTURE, PIANTE, TERRENI, TIPOLOGIE AGRONOMICHE MENZIONATE

DATI SUL DIRITTO CRIMINALE MEDIEVALE IN LIGURIA




Per comprendere le NORME CRIMINALI che regolavano la vita dei residenti come dei forestieri ed anche di Cavalieri e Pellegrini di fede non esiste molto materiale. Può essere utile rifarsi allo studio campione, sulla COPIA ORIGINALE (custodita ad Apricale dopo esser stata in custodia dell'Ist. Intern. di Studi Liguri di Bordighera) dei duecenteschi STATUTI di APRICALE che non solo sono i più antichi della Liguria ma la cui prima stesura risale a poco oltre la metà del XIII secolo, un'epoca in cui mentre l'Italia era pervasa da scontri politici tra Guelfi e Ghibellini, la Cristianità era segnata da eventi che andavano dalla RICONQUISTA DELLA SPAGNA, alle CROCIATE, ai PELLEGRINAGGI NEI LUOGHI SANTI. Così un diritto morente, quello dei barbari che era stato adattato al regime feudale, finiva per regolamentare non più individui che operavano su uno stretto spazio geografico, quello dell'economia curtense, ma doveva occuparsi anche dell'operato dei "FORESTIERI" che in viaggio, da e per terre lontane, sostando in una determinata località potevano rendersi colpevoli di reati da punire in loco. L'antichità degli STATUTI DI APRICALE fa sì che essi siano il testimone migliore per analizzare l'apparato giuridico di metà del '200. L' appendice redatta da G. PETRACCO SICARDI e M. CASSINI a fine edizione critica degli STATUTI costituisce poi un irrinunciabile contributo per intendere l'APPARATO GIUDIZIALE che all'epoca dei comuni in Liguria si occupava della repressione dei crimini [dal XV secolo i "CRIMINI" verranno gradualmente sottratti alle curie locali ed ascritti alle LEGGI COMUNITARIE DEL DOMINIO GENOVESE].
Gli STATUTI di APRICALE analizzano una varietà di aspetti di vita comunitaria e ritenendo di fare cosa utile agli studiosi sono stati di seguito proposti e analizzati facendoli precedere da un utile e commentato

INDICE PROPEDEUTICO
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Molte riflessioni degli STATUTI si dedicano particolarmente alla salvaguardia della proprietà, argomento interessantissimo ma per il cui approfondimento si rimandano i lettori alla consultazione della citata EDIZIONE CRITICA. Ragionamento diverso invece vale a proposito dei GRANDI CRIMINI (per cui è ancora attivo il sistema giuridico barbarico dell'"ORDALIA" o "GIUDIZIO DI DIO" (i delitti di tipo penale) di cui, come si evince da atti superstiti si macchiarono talora anche alcuni viandanti della fede, visto che tra essi, una vera fiumana, non mancarono di confondersi avventurieri a caccia di denaro.
La legge locale (che data la dimensione comunale se vogliamo era in qualche modo legge nazionale) finì quindi per costituire una normativa per la salvaguardia dei PELLEGRINAGGI sì che, mentre gli eserciti o i cavalieri accompagnatori custodivano i viandanti dagli assalti di predoni e arabi, la LEGGE CRIMINALE finì per diventare un irrimediabile deterrente contro le degenerazioni criminali o comportamentali, sempre possibili quando masse di individui, di varia estrazione, finivano per concentrarsi in spazi ristretti e in zone già affollate da una non remissiva popolazione locale, come era il caso di VENTIMIGLIA una vera e propria stazione di smistamento di pellegrini e mercanti sulle "rotte" della fede ma anche dei commerci.
Nel XIII secolo tra i GRANDI CRIMINI, che possono venir pagati con pene corporali, sono da ascrivere sia gli OMICIDI.
Essi sono trattati alle RUBRICHE 6 e 7 degli Statuti.
In caso di un OMICIDIO pepetrato contro un membro della GIUSTIZIA (Giudice, funzionario, servente ecc.) al colpevole era comminato una BANNO di 25 lire di moneta di Genova: la somma sarebbe stata divisa tra gli eredi della famiglia del defunto e gli altri membri della GIUSTIZIA (oltre a ciò il colpevole sarebbe stato condannato all'esilio).
Non potendo il colpevole pagare tale somma in caso di arresto sarebbe stato CONDANNATO A MORTE tramite IMPICCAGIONE o DECAPITAZIONE.
In caso di OMICIDIO contro QUALSIASI ALTRA PERSONA il colpevole sarebbe stato SEPOLTO VIVO NELLA STESSA FOSSA DESTINATA AD ACCOGLIERE LA SUA VITTIMA.
Se CONTUMACE il reo sarebbe stato colpito da esproprio dei beni e loro vendita per esigerne un BANNO di 20 lire di Genova da suddividersi tra la Giustizia e gli eredi della vittima.
La sua casa sarebbe stata rasa al suolo, il suo legname sarebbe stato bruciato e lo stesso colpevole sarebbe rimasto in esilio fin a quando non fosse intercorso il perdono degli eredi della vittima.
Fuori da queste norme rimaneva l'OMICIDIO PER LEGITTIMA DIFESA (dal XIV secolo l'OMICIDIO cessò di essere di pertinenza delle CURIE LOCALI e passò sotto la giurisdizione della CURIA CENTRALE.
PENE CORPORALI SEVERE erano poi comminate per quello che, nel diritto intermedio, era considerato un GRANDE CRIMINE cioè il FURTO e/o un qualsiasi GRAVE DANNO ALLA PROPRIETA'.
La RUBRICA 13 che riguarda il "furto di bestiame" comportava un BANNO di 20 soldi genovini e, qualora il reo non avesse pagata la somma del debito contratto con la giustizia, allo stesso, su sua facoltà di scelta, sarebbe stato AMPUTATO un arto (MANO o PIEDE) e sarebbe stato bandito per 10 anni dal territorio del borgo.
L' ORDALIA (dall'anglosassone "ordal" cioè "giudizio") fu una forma ignota al mondo classico e tipica di quello germanico e barbarico.
Era basata sul principio generale del DUELLO GIUDIZIARIO preceduto da invocazioni alle divinità e combattuto personalmente dalle parti salvo che da sacerdoti, donne, persone fisicamente inidonee alla guerra che avevano diritto di nominare un loro CAMPIONE.
In Italia l'ORDALIA o GIUDIZIO DI DIO fu introdotta dai Longobardi nelle sue due istituzioni fondamentali, appunto quella del DUELLO GIUDIZIARIO e quella del GIURAMENTO (che è considerato ORDALIA anche se non ne ha tutti i crismi).
Nonostante le condanne, già dal re longobardo Liutprando, il DUELLO sopravvisse come forma di giustizia si all'epoca carolingia.
Il GIURAMENTO, sotto la specie di varie prove fisiche, sopravvisse anche in Italia e in questi STATUTI DI APRICALE lo troviamo menzionato sotto la dicitura di GIURAMENTO SOTTO LA FORMA DELLA PROVA DEL FERRO CALDO (detto anche DEL FERRO E DEL FUOCO): una accusato che volesse dimostrare la sua estraneità ad un'accusa poteva appellarsi a questo GIURAMENTO e poteva esser ritenuto innocente qualora fosse stato in grado di trasportare il FERRO INCANDESCENTE per lo spazio di NOVE PIEDI.
Questa forma di GIURAMENTO che comportava la CADUTA DI OGNI ACCUSA risulta a metà XIII secolo, ad Apricale citato per le RUBRICHE STATUTARIE numeri: 9, 11, 13, 14 e 15.
La frequente citazione della PROVA induce a credere che vi si facesse ancora APPELLO pur se lentamente la trasformazione del diritto avrebbe gradualmente sostituito questa primitiva forma di GIURAMENTO con il GIURAMENTO PROBATORIO condizionato dall'ascolto dei TESTIMONI.
Tuttavia sulla base di queste acquisizioni si può dedurre, in linea comparativa, che tutti coloro che operavano nell'ESTREMO PONENTE LIGURE a metà del XIII secolo, quindi all'epoca dei grandi fermenti dei PELLEGRINAGGI DELLA FEDE in caso di GRANDI CRIMINI fossero ancora soggetti a questa forma di DIRITTO che contemplava superstiti tracce dell'ORDALIA GERMANICA cioè di quelle PROVE DI DIO che il Diritto successivo avrebbe eliminato, per quanto la loro SOPRAVVIVENZA si riscontrerà ancora in seno alle PROCEDURE LAICHE E RELIGIOSE DELLA CACCIA ALLE STREGHE DEI SECOLI SUCCESSIVI.








INDICE PER RUBRICHE DEGLI STATUTI DI APRICALE DEL 1267
[ INDICE DELLE AGGIUNTE, MODIFICAZIONI, INTEGRAZIONI DELL'ANNO 1288 ]





INDICE DELLE RUBRICHE
-Proemio ed invocazione
-Giuramento da prestare innanzi ai giusdicenti
-Pene ed ammende avverso gli ingiuriosi contro i giusdicenti
-Pene ed ammende avverso gli ingiuriosi in corso di procedimento
-Pene ed ammende avverso gli ingiuriosi in corso di procedimento che abbiano mostrate per minaccia le armi
-Pene ed ammende avverso chia abbia fatto insulti ad altri, senza o con percosse
-Pene avverso rei di omicidio a danno di funzionari della giustizia
-Pene avverso rei di omicidio a danno di abitanti
-Pene avverso rei di effrazione in casa d'altri
-Pene avverso incendiari e saccheggiatori (prova dell'ordalia)
-Pene avverso stupratori di donne
-Pene avverso ladri di bestiame quadrupede, di taglia grande o minuta (ordalia)
-Pene avverso quanti interdicano indagini su furti perpetrati
-Pene avverso quanti abbiano rubato una pelle strappata già all'animale ucciso e sottoposta ad un primo trattamento di concia
-Pene avverso i perpetratori di furti con la complicità del buio notturno
-Pene avverso quanti abbiano rubaro il grano direttamente nell'aia del suo proprietario
-Pene avverso chi sia stato sorpreso in mezzo ad una mandria od un gregge con l'intento di rubare
-Pene avverso chi si sia reso colpevole di furti avverso i beni altrui
-Pene ed obblighi in caso di una bestia trovata su terreni altrui
-Pene avverso danneggiatori di alberi domestici
-Pene per danni procurati da greggi od armenti in terreni recintati
-Sulle concessioni fatte in forza degli arbitri comunali
-Sull'utilizzazione decennale di terreni concessi dagli arbitri comunali
-Sulle vendite o donazione fatte in comuniene da un uomo con sua moglie
-Sulle donazioni a chicchessia fatte dalla comune di Apricale
-Sui fanciulli di età non superiore ai sette anni che si siano resi colpevoli di violenza con spargimento di sangue
-Sulla perpetrazione di illeciti prelevamenti
-Sulle persone sorprese in altrui terreni agricoli recintati
-Su chi abbia fatto ruberie di cereali altrui
-Su quanti abbiano devastato rami di fichi o viti
-A proposito di chi abbia illecitamente raccolto erbe domestiche in orti altrui
-Sulle bestie che sian state sorprese a far dannio in terreni coltivati
-Sui maiali scoperti a dannificare in terre altrui poste a colture
-Su quanti furono scelti per doversi eleggere i consoli
-Sugli elettori dei consoli
-Sui cinque consoli da eleggersi per la cosa pubblica in Apricale
-Sull'amministrazione della giustizia: che non si debba far banno oltre che una volta al dì
-Sul divieto di far pignoramenti ad opera dei giusdicenti in casi peculiari
-Sul divieto di raccogliere olive in altrui terreni posti messi a coltura
-Su quanti abbiano assistito, senza nulla fare, al furto di una bestia, di beni vari o d'altre cose ancora
-Su quanti desiderano diventare abitanti di Apricale
-Su quelli che stipulano con forestiari una società per il bestiame
-Sulle caratteristiche che debba avere siffatta società per il bestiame
-Sul diritto di appellazione al Consiglio dei Consigliatori
-Sui due abitanti di onestissima fama che debbano custodire e redigere il pubblico libro degli introiti e delle spese della comune
-Sui casi di proibizione di mettere all'incanto beni altrui
-Sul non doversi dar licenza a pastori foresti di far pascolo in terre comunali
-Sul doversi provvedere a surrogare i funzionari della giustizia prima della fine di ogni mandato politico e amministrativo
-Sul doversi eleggere due probiviri per l'elezione dei magistrati in Apricale
-Su quanti siano stati catturati in luogo d'altri
-Su coloro che abbiano aperto un recinto altrui e non richiudendolo abbian causato danni
-Sui pastori mercenari preposti alla custodia d'altrui armenti e greggi
-Su quanti nelle proprie abitazioni d'Apricale diano ospitalità a viandanti e forestieri
-Sui pubblici Conservatori di Apricale
-Su un animale da basto scoperto a far danni in altrui terreni coltivati
-Su quanti, con vari legamenti, si sian presa cura di condurre via altrui animali
-Che chiunque possa conceder licenza in merito alle sue proprietà
-Doveri dei mugnai comunali
-Gli obblighi cui debbono attenersi i mugnai
-Gli obblighi cui debbono attenersi i fornai
-Gli obblighi cui debbono attenersi i calzolai
-Gli obblighi cui debbono attenersi i tessitori del lino
-Sui consoli o magistrati della giustizia che abbiano violato queste norme
-Su quanti non abbiano ascoltato i dettami della giustizia in Apricale
-Sui doveri di quanti abbiano avuto in temporanea consegna questi libri dei Capitoli
-Sugli obblighi di quanti siano stati eletti o nominati a servizio della comune
-Sulla tutela delle bandite
-Su quanti abbiano originato incendi nei loro terreni, causando danni ai vicini
-Che i pubblici amministratori non possano nominare loro parenti in uffici e servizi del Comune
-Sul tempo che debba intercorrere per ricoprire una carica già espletata
-Sull'areale entro cui, nella comune di Apricale, non sia lecito giammai tagliare rami verdi
-Su foresti e stranieri che conducano le loro bestie da armento nei pascoli di Apricale
-Sui divieti di pascolo nel territorio di Apricale per gli uomini di Perinaldo
-Su coloro che acquistano le gabelle del Comune di Apricale
-Su coloro che acquistano le bandite del Comune di Apricale
-Sui campari o guardie campestri che si fanno rei di furto
-Sui pastori chiamati in causa per qualche danno arrecato
-Sul non porsi banno per la chiusura degli orti
-Sui limiti di tempo concessi agli estensori di questi Capitoli per apportare modifiche, integrazioni o cassare parte di testo

-Intestazione delle aggiunte, modificazioni, integrazioni del 1288
-Collegialità degli estensori dei capitoli
-Guasto commesso nei campi coltivati
-Guasto commesso da qualche subordinato, garzone, bovaro o pastore di abitante di Apricale
-Guasto - danno apportato a colture di canapa o lino : sua emendazione
-Degli obblighi dei lavoratori dei campi con l'aratro trainato da buoi
-Di chi crei impedimenti al passaggio per le pubbliche vie
-Di chi trasformi in latrina la pubblica via
-Su chi sia tenuto ad allestire un orto sotto un condotto idrico
-Sul maiale che si abbeveri ad una fonte di acqua corrente
-Sulle sovvenzioni per chi espleti servizi fuori sede per il Comune
-Sui doveri dei campari
-Sul divieto di vendere ad estranei il legname dei boschi di Apricale
-Sulla pacificazione intercorrente fra coloro fra cui sia insorta una rissa
-Obbligo dei magistrati, entranti in carica o da essa uscenti, di leggere in pubblico parlamento questi capitoli in tempi sanciti
-Sui divieti per funzionari usciti di carica ad esigere riscossione di banni od ammende
-Sul maiale di gregge che sia entrato a dannificare in un orto
-Sul divieto per qualsiasi forestiero di pescare nel territorio di Apricale
-Su quanti avvelenino le acque con piante velenose
-Modifica alla pregressa rubrica sugli spergiuri
-Modifica alla pregressa rubrica sui mentitori innazi ai giudici
-Sui quindecemviri preposti al controllo dei cippi di confine
-Sugli obblighi dei pastori di Pigna transitanti per le vie di Apricale colle loro mandrie
-Sanzioni per danni procurati da chi con armenti e greggi acceda in valle Ray (valle de Ray)
-Divieto ai Reggenti del Jius di concedere licenza di pascolo a forestieri senza autorizzazione del Consiglio
-Areale dei territori in cui qualche bestia possa far danno qualora non sia stata per il dovuto rinchiusa entro i recinti
-Danni procurati da persone varie alle pubbliche vie di Apricale
-[Tre rubriche di diverso argomento, mutile, non titolate]





Sancti Spiritus adsit nobis gratia. MCCLXVII die XX martis.
Ista sunt capitula facta, ordinata et emendata Comunis Avrigali per Raymondum Macayrolum, Anssaudum Gastaudum, Otonem Ascherum, Guillelmum Casinum et Guillelmum Canesium, emendatores et factores cappitulorum Comunis Avrigali et hominum, voluntate Comunis Avrigali in publico constituti usque ad annos VI proximos.
(I . Forma iurandi Iusticie)
In primis ordinaverunt ad honorem Dei et Beate Virginis Marie, ad honorem domini (nostri Capitanei), custodire omnes raciones et iura ecclesiarum atque ospitalium, orfanorum et viduarum.
(II. De verbis iniurioris dictis Iustice)
Primo qui dixerit Iusticie sedente pro tribunali periurum, latronem aut mentiris bannum sol. II pro qualibet vice et alibi bannum den. XII.
(III. De verbis iniuriosis dictis coram Iusticie)
Qui dixerit alicui coram Iusticie periurum
(spergiuro : offesa ingiuriosa mossa ad altri), cucurbitam (zucca - zuccone : offesa ingiuriosa mossa ad altri), (latronem aut mentiris,) bannum den. XII pro qualibet vice.
(IV. De insulto facto Iusticie cum armis)
Si aliquis insultaverit Iusticiam Avrigali cum armis, Iusticia teneatur ei aufere sol. XL Ian. si cum percuserit, et si non percuserit
bannum sol. XX Ian., et teneatur insultator sive percussor pacienti, vulnerato, sive percusso arbitrio Iusticie solvere ei congruas medicaturas sine oblatione libelli.
Si aliquem vulneraverit Iusticia vel percusserit Iusticia facienti, bannum sol. XL Ian., de quo Iusticie credatur faciendo Iusticia, nisi contrarium probaretur; quod bannum sit medietas Comunis Avrigali et alia medietas Iusticie, et sindicus Avrigali teneatur ipsum bannum petere et exigere et Iusticia teneatur ei dari (et solvi facere) usque ad VIII dies proximos post quam fuerit condempnatus, et si Iusticia vel sindicus predicta non observaverit, solvere (teneatur) Domino sol. XX quilibet ipsorum, (quos Dominus percipere) quandocumque voluerit.
V. De insultacione
Si aliquis vel aliqua insultaverit aliquem sine percussione, bannum sol. V Ian. | et si percusserit (et sanguis non exierit) bannum sol. XV Ian., et si sanguis ex inde exierit bannum sol. XX Ian., et si gravis vulnus ei (fecerit quod indigeat) medico bannum sol. C. Ian. de quibus sit medietas Communis et alios Iusticie, et grave vulnus, credatur pacienti iniuriam cum maiori parte Iusticie; et Iusticia teneatur facere solvi et dari vulnerato congruas medicaturas sine libelli oblatione usque ad VIII dies post quam fuerit vulneratus; nisi predicta dictus insultator seu vulnerator fecisset in deffensione sui atque filii, patris vel matris, fratris, sororibus, avunculis, nepotibus aut consanguineis germanis qui essent percussi et vulnerati ubi predictus vulneratus fuerit percussus.
VI . De homicidio facto in Iusticia
Si quis interfecerit Iusticiam Avrigali sive aliquem Iusticie, sit bannum libr. XXV Ian., quod bannum debeat esse medietas heredum mortui et alia medietas sit illorum qui essent Iusticia cum predicto mortuo quando mortuus fuit, vel tempore quod fuit percussus; si esset unus solus in Iusticia quando fuerit mortuus, predictum bannum sit totum heredibus mortui iam dicti et nichilominus si forestatus de toto territorio Avrigali, et si non haberet unde possit predictum bannum solvere et possit capi, debeat suspendi in furchis usque quod moriatur vel incidatur capide. Preter si predicta dictus homicida comiserit in deffensione sui atque filii, patris, matris, fratris, sorribus, avunculis, nepotibus aut consanguineis germanis qui essent percussi, insultati et vulnerati ubi predictus mortuus fuerit percussus.
VII. De homicidio facto super aliquem
Qui fecerit homicidium in aliquem vel in aliquam Avrigali ubicumque factum sit dictum homicidium, si ipsum homicidam habere potuerit, sit destructus de persona tali modo quod ipse homicida ponatur in foveam sub mortuo et coperiatur de terra taliter quod moriatur. Et si eum habere non potuerit, bannum libr. XX Ian. medietas Iusticie et alia heredibus mortui. Et domum ipsius homicida diruere usque ad fundum, et lignamen totum comburere, et nichilominus sis ipse perpetuo forestatus, nec magis restituatur nisi voluntate heredibus mortui. Preter quod si dictus homicida comiserit sui defensione, prout in alio capitulo de homicidiis continetur, tunc nullam penam inde requiratur.
VIII. De fractione domoram alienarum.
Si quis fregerit domum alienam in territorio Avrigali, ille vel illa cui fuerit fracta dicta domus vel rupta, postea quam sciverit dictam domum fracta esset vel rupta debet incontinenti venire ad Iusticiam Avrigali si potuerit, et si non potuerit, infra unum diem postquam sciverit dictam domum fractam esset vel ruptam, et ostendere dicte Iusticie ubi fuerit fracta vel rupta dicta domus. Si modo ille vel illa qui fuerit dicta domus aliquem appellaverit, credatur appellatori suo sacramento fracture et dampni dicte domus sine alia probatione, et tunc recepto sacramento predicta Iusticia auferatur bannum ab illo qui fuerit appellatus et inculpatus sol. XX Ian., et faciat emendare domino dicte domus dampnum per tercium quod occasione dicte fracture dixerit habuisse et sustinuisse. Et si ille qui fuerit apellatus vellet appellare damni personam quam ipsum appellat incontinenti non audiatur a Iusticia nisi appellaverit.
IX. De incendiis et gastis.
Item statuerunt et ordinaverunt quod si aliqua persona in terretorio Avrigali incendium fecerit vel resciverit clausum vel fecerit gastum vel scannaverit bestiam unam aut occiderit aut fregerit [.....] dapnum fuerit talem in predictis quod asendat a sol. II vel supra, et dictum dapnum sive gastum videbatur Iusticie manualiter factum seu libenter et inde qui predicta fecerit vel fierit fecerit, ut predictum est, de predictis fuerit appellatus coram Iusticia, sit in banno Iusticie sol. XX Ian. et emendet dapnum per tercium illi vel illis quorum fuerit res in quibus dapnum dederit seu fecerit, tali modo quod ille vel illa persona cui factum fuerit dictum dampnum iuret et dicat quod [non] appellat aliquem de predictis [...] pro hodio nec pro mala voluntate vel quod firmiter credit quod predictum dapnum ipsi vel ipsis fecerit de quo sunt appellati. Tamen si ille qui appellatus fuerit de predictis dapnis et incendis voluerit levare ferrum calidum et ferre novem pedes et ita dixerit coram Iusticia antequam persona que ipsum sive ipsam appellaverit iuret, possit dictum ferrum levare, et si inde se coquerit, cadat a bannum et mendam supra dictam, et si non coquerit absolvatur.
X. De muliere vim carnaliter cognoscenda.
Si aliquis fecerit vim alicui mulieri in castro vel terretorio Avrigali causa cognoscendi eam carnaliter, et ipsam cognoverit, det bannum sol. C Ian., et si aliquis voluerit aliquam mulierem cognoscere in castro Avrigali et in eius terretorio vim et non cognoverit, bannum sol. L Ian., et credatur de omnibus supradictis mulieri, silicet de cognoscere vi, suo sacramento predicta sustinuisse et facta fuisse, si fuerit mulier bone fame.
XI. De furto bestiarum quatuor pedum.
Item si aliquis furatus fuerit
bestiam quatuor pedum, bannum sol. XX Ian. et mendet triplo illi cui furata fuerit, et si ille cui factum fuerit furtum aut alius pro eo inquisierit bestiam suam grossam vel menutam, et inde invenerit aliquam certidudinem ad iacinam
(riparo notturno per animali) vel ad domum alicui vel super aliquem de pelle vel de carnibus aut ossis vel de femo ("forse coscia di animale macellato") talis bestie quem a modumi querat vel inquirat, et mostraverit Iusticie de aliquo predictorum indiciorum, et predictus inquirens seu ille qui pro predicto inquirebat voluerit iurare et dicere suo sacramento quod non appellat illum quem appellat occasione dicti furti pro hodio neque mala voluntate quod in illo habeat, nisi quod firmiter credit illum quem appellat de predicta bestia furtum comississe, et persona que fuerit inde apellata non possit nec debeat habere aliquam deffenssionem occasione dicti furti sive appellacionis nisi levare ferrum calidum ut dictum est et consuetum levare in castro Avrigali; et si coquerit se, cadat ad bannum et mendam dicti furti, si vero non, absolvatur; et si noluerit dictum ferrum levare, ut dictum est, solvat bannum emendam ut dictum est, et si non habuerit unde postea solvere bannum et mendam, incidatur ei pes sive manus et sit in eius dispensacione quod membrum voluerit amitere, et posteat forestetur de toto terretorio Avrigali usque ad X annos. Eo salvo quod si quando inventum fuerit aliquis de predictis predictorum indiciorum super eo qui fuerit appellatus ad iacinam ("stalla") seu alio loco ut dictum est, et ipse statim possit ostendere pellem, et venire cum dicto inquirente ante quam removeat a se coram Iusticia ostendere dictam pellem que fuerit illius bestie de qua inventum fuerit supra ipsum illud indicium, absolvatur ab omnibus supradictis. Eo salvo quod si probare dictam pellem esset vel fuisse de dicto inquirenti, condempnetur ille super quem illud indicium inventum fuerit non obstante eo quod dictam pellem ostendisse.
XII. De proibicione alicui inquirenti
Qui vetaverit seu proibuerit alicui suo vicino in quirenti furtum aliquod quod dicat sibi oblatum esset cadat bannum sol. XX et mendam dicti furti per tercium, ita sicut probatum esset quod ipse comississe dictum furtum si res illa talis eset quod valeret plusquam sol. II Ian. et de hinc inferius bannum sol. X Ian. et credatur dicto inquirenti quantum res valebat, et de proibicione suo sacramento si dictus inquisitor fuerit bone fame et hoc habeat locum extra castrum Avrigali. Si vero in castro Avrigalii aliquis voluerit in quirere debeat quilibet inquirere auctoritate et consensu Iusticie Avrigali et non aliter.
XIII. De illo qui invenerit pellem strupiatam
Si aliquis inquisierit vel aliud pro eo bestiam suam, et ipse in venerit alicui pellem strupiatam
("strupiata" = abbiano rubato una pelle strappata già all'animale ucciso e sottoposta ad un primo trattamento di concia), qua dicit esset illius bestie quam querit, non habeat ille penes quem sive cui inventa fuerit dicta pellis ullam defenssionem nisi levare ferrum calidum prout consuetum est levare in castro Avrigali, et si coquerit dada (sic) a bannum sol. XX Ian. et mendam tripli inquisitori. Eo salvo si dicta pellis inventa fuerit alicui mercatori qui sit bone fame, et ipse potuerit cum uno legali teste dicere suo sacramento se emisse eam, sit absolutus ab omni dampno et mendam ante dictam pellem restituat dicto inquirenti, si probaverit illam pellem esse sua.
XIV. De furta facta de nocte
Item ordinaverunt quod furta que erunt facta de nocte, illa persona que predicta fecerit seu comisserit cadat a bannum sol. XX Ian. Iusticie et in triplum restituat illi cuius inventa fuerit illam rem esse; de nocte non credatur illi cui furtum factum fuerit suo sacramento; si appelator inde monstraverit indicium, tamen appellatus possit se
appellari a ferro.
XV . De furto grani ad aheram
Si aliqua persona furata fuerit granum ad aheram
("aia") in terretorio Avrigali annum sol. XX Ian., et si aliquis seu aliqua bone fame voluerit iurare quod aliquis ei surepuerit granum ad aheram credatur suo sacramento quem ad modum legittime probatum esset. Nisi ille vel illa quem ipse appellaverit dicti grani voluerit ante quam predictus iuraverit coram Iusticia levare ferrum calidum et tunc si leva verit dictum ferrum et non coquerit se absolvatur ad bannum et mendam dicti furti, et si coquerit se condempnetur ad bannum sol. XX Ian. et mendam tripli dicti grani. Si vero aliqua persona acceperit covam unam furtive de aliquo alieno borato vel ultra sit in eodem banno et mendam ut dictum est de dicto grano. Ita quod sit ei licitum levare ferrum calidum, quem ad modum dictum est de dicto grano, et si circa mediam garbam vel quartam acceperit furtive bannum sol. XX Ian. et mendet in triplum, reservato eodem ius appellatori et appellato et habet locum quod dictum est in dicto grano, et in totam garbam ("garba"=covone) et in media garba. Et si aliquis fuerit appellatus de quarta garba et inferius usque amenatam unam acceperit, et potuerit probari, cadat a bannum sol. V et mendam dupli.
XVI. De invento inter tropatum ovium et caprarum causa furandi
Quicumque inventum fuerit inter tropatum
("gregge - mandria") ovium, caprarum seu armentinorum causa furandi bannum sol. V Ian. Iusticie, si inventus inter tropatum fuerit ovium, caprarum, vel armentinorum furantem bannum sol. XX Ian., et ille qui invenerit cum inter predictos tropatos credatur ei suo sacramento, quod ille qui inventus fuerit ibi sit latro et fur; nisi predictus inventus vel qui esset accusatus fuerit homo bone fame, et tune de dicta fama sit in albitrio consulum et consilia torum sive maioris partis, et si dicta Iusticia cum maiori parte consiliatorum dixerit et cognoverit ipsum incusatum bone fame esset, absolvatur a predicto banno et pena non posse inde condempnari.
XVII. De furtis in rebus alienis
Si aliquis scrapaverit, vel furaverit, acceperit de rebus alienis in simul adunatis et id quod acceperit de predictis vel aliquam re de predictis quod valeat ultra den. VI Ian. in quocumque loco sint predicte vel ubicumque in terretorio Avrigali
bannum sol. V lan., et credatur illi de quantitate furti de quo conquestus fuerit. Salvo quod non diminuatur aliquis de supradictis capitulis, et specialiter capitulum de borato
("riparo per i covoni") et grano et eciam capitula de quibus fit mencio de furtis que suum vigorem, obtineant fermetatem.
XVIII. De bestia inventa in alienis terris
Qui invenerit alienam bestiam in suis terris ubicumque ipsas habeat non debeat eam occidere, et qui occiderit bannum sol. V Ian. et mendet ipsam in arbitrio duorum bonorum hominum, et ille cuius bestia dicta erit vel fuerit restituat dapnum, si quod ibi fecerit ubi mortua fuerit, vel percussa, in arbitrio duorum hominum.
XIX. De gasto arborum Si aliquis inciderit arborem alienam domesticam, vel quercus sparatam ubi | cumque fuerit in terretorio Avrigalii, preter in foresto, bannum sol. V Ian. de illa arbor que fuerit exstimata valere sol. II et infra, et si valuerit dicta arbor de sol. II superius bannum sol. XX Ian. et emendet dapnum per tercium et credatur illi cuius fuerit dicta arbor de dapno eius sine alia probacione per suum sacramentum et predictam mendam predicti dapni fiat in arbitrio duorum bonorum hominum. Idem dicimus de banno et mendam qui predictas arbores ruscaverit vel disrucaverit.
XX. De gasto sive algaram factam infra clausis
Si aliquod avere
(armento o gregge)" [ancora dettano i duecenteschi Statuti di Apricale] fecerit gastum sive algaram vel missum erit in alieno clauso vel inventum fuerit bannum sol. V Ian., et ille cuius erit clausum si voluerit dicere suo sacramento quod predictum avere sibi dapnum fecisse in dicto clauso Iusticie teneatur domino avere mendare et restituere dictum dapnum in arbitrio duorum bonorum hominum Avrigali usque ad XV dies posquam fuerit Iusticie denunciatum a domino clausi restitucionem dicti dapni postulaverit et habere voluerit, et dominus clausi invenerit in suo clauso sive clausis aliquas bestias possit incusare et acusare eas quemamodum si esset camparius vel gardionus Avrigali et inde possit eas banditare. Ita quod iuret ante quod dictas bestias ibi invenisse et habeat medietatem banni et alia Iusticie. Salvo eo quod dictum est superius de dapno et restitucione dapni quod dictum est avere ibi fecisse. Avere intelligitur quod sunt oves et capre et bestie habentes gardionum.
XXI. De donaciones sive dona facta per arbitros Communis
Item ordinaverunt quod omnes donaciones et dona que facte sunt sive facta sunt vel facte erunt vel fuerint per arbitros qui constituti erunt vel fuerint vel sunt pro voluntate Communis Avrigali sint firma et rata, et si aliquis voluerit eam removere cadat ad bannum sol. XX Ian. Iusticie a quo banno sive condempnatione non possit aliquis nec valeat appellare et Iusticia teneatur ipsum non audire.
XXII. De eo qui tenerit aliqua dona per X annos
Si aliquis tenuerit aliqua dona seu donacionem vel aliquam rem titulo per X annos sine aliqua querimonia sive appellacione, et aliquis postea de predictis rebus predictum deptentorem seu possessorem voluerit appellare, Iusticia teneatur ipsum penitus non audire de predictis, si predictus possessor predictarum rerum sive deptentorem voluerit iuraret se predictam rem habuisse et tenuisse per X annos preter quam minores et quam participes quibus nulla prescripcio vel capitulum non obstat in predictis et circa predicta, quod nichil ominus ipsi agere et petere possit secundum quod iura civilia postulat et requirit.
XXIII. De vendicione sive donacione facta a viro cum uxore
Si quis vendiderit alicui vel donaverit aliquam rem voluntate et consensu uxoris sue, et post decessu viri ipsa voluerit appellare illum de dicta re, cui dicta res fuerint vendite vei donate non audiatur ex inde nec teneatur audire a Iusticia de dicta re vendita sive donata, si ille qui dictam rem emerit vel habuerit ex donacione voluerit iurare quod vendicio vel donacio facta esse voluntate mariti et uxoris.
XXIV. De donacionibus sive donis quascumque factis a Commune
Item si Commune Avrigali fecerit vel fecit aliqua dona seu donacionem in publico pariamento more solito congregato facta fuerit dicta dona sive donacione voluerit iurare et dicere suo sacramento quod dicta dona sive donacio per dictum Commune esse facta, dona illa si firma et rata in perpetuum nec predicta possit revocari a dicto Commune vel ab aliis pro ipso nisi de voluntate illius predicti cui facta fuerit dicta dona sive donacio videlicet dona de iis aliis eri et aliis proprietariis et non de aliis.
XXV. De insulto sive percussione minoris VII annorum
Si aliquis vel aliqua de Avrigalo minor VII annis fecerit sanguinem vel asaltum seu insultum alicui persone Avrigali si in arbitrio Consiliatorum dicti loci vel maioris partis si bannum debuerit inde dare au non. Et Consules sive Iusticia tunc temporis teneatur dare dicti minoris advocatum si de predictis esset appellatus. Si querimonia coram Iusticia de dicto sanguine sive asalto facta non fuerit, Iusticia non possit nec debeat ex offcio suo aliquem inquirere nec inde bannum habere.
XXVI. De presalia sive robaria
(prelevamenti illeciti") facta
Si aliquis fecerit presaliam sive robariam sine licencia Iusticie et Comunis Avrigali data in publico parlamento bannum sol. V Ian. et predicta robaria sive presalia teneatur incontinenti reddere et restituere.
(XXVII. De inventis in alienis vineis vel clausis rubrica)
Item si aliqua persona fuerit in venta in alienis
vineis vel clausis colligere in cavagno aut in gremio sive in corba et in alio aliquo vase seu felegata alienas uvas vel ficus seu alios fructus in die bannum sol. V, et de nocte bannum sol. XX Ian. et mendet de die dapnum in albitrio duorum bonorum hominum Avrigali et de nocte emendet in triplo dictum dapnum vel furtum. Et si acceperit de dictis fructibus causa comedendi et non possuerit in predictis vasibus ut predictum est bannum denar. XII.
XXVIII. De quit fecerit buxaellum de alienis segetibus
Si aliqua persona fecerit brusaellum
("furto") de alienis blavis seu segetibus ("coltivazioni di cerali") aut semenatis menatam ("contenuto di una mano") unam neque de superius menatam ("contenuto di una mano") unam bannum denariorum XII Ian. et de menatam ("contenuto di una mano") unam superius bannum sol. X Ian. de die, si de nocte acceperit ultra menatam ("contenuto di una mano") unam bannum sol. XX Ian., et si minus menate sol. X Ian. et nichil ominus mendet ille qui predicta acceperit sustituere furtum predictum.
XXIX. De gasto facto in brochis ficuum vel vitibus
Si aliquis vastaverit seu inciderit aut rumperit aliquam ficus unius capitis emendet cam den. VI Ian.4, et si brocam aliquam vastaverit alicui ficus seu inciderit vel rumperit au vitis emendet den. I pro qualibet broca et vitis illi cui fuerit et credatur ei de dicto dapno et de illa persona quando ipse voluerit dicere suo sacramento sibi fecisse | et Iusticia teneatur facere fieri restitucionem predicto pacienti usque ad XV dies posquam ei denunciatum fuerit.
XXX. De illis qui intraverint ad colligendum erbas in alienis ortis
Quicumque intraverit in alienis ortis et colligerit ubi herbas domesticas nisi licenciam illius cuius fuerit, si [...] superius menatam
("contenuto di una mano") unam bannum sol. V Ian., et si colligerit tantum menatam unam ("contenuto di una mano") vel de menata inferius bannum den. XII.
XXXI. De bestiis inventis in alienis seminatis
Si capre vel oves sive bestie carum guardionum invente fuerint in alienis seminatis a sex superius bannum sol. III et asex inferius bannum qualibet bestia den. unum. Et si dapnum ibi fuerit nichil ominus dominus bestiarum emendet et restituat illi cuius fuerit semenatum secundum quod fuerit exitimatum per camparios, si apredicto cuius fuerit semenatum fuerit petitum. Si vero non fuerint invente per camparios ibi, et dapnum fuerit in predicto seminato, camparii predicti teneantur predictum gastum sive dapnum exstimare6 si apredictis fuerit postulatum et requisitum. Et posteat dominus seminati consequatur ius suum si voluerit inde inquirere. Restitucio dicti dapni fiat, si bestie predicte fuerint hominum Avrigali sive alicuius hominis de Avrigalo tempore [. . . ] que fuerit in Avrigalo. Si vero bestie erunt extraneorum hominum sive forenssium, fiat predicta restitucio sive menda de illis bestiis que fuerint invente in dictis seminatis per camparios posquam exstimaverint dictum dapnum usque ad VIII dies. Si vero bos vel aliquis armentinus intraverit in dictis seminatis seu clausis alienis a tribus superius bannum sol. III, et de tribus inferius bannum pro quolibet den. IIII et restituat dapnum dominus predictorum bovum seu armentinorum illi cuius fuerit seminatum sive clausum, sicut dictum est de capris et ovibus superius in predicto capitulo.
XXXII. De porcis vel porcebus qui intraverit in alienis seminatis
Item si porcus vel porca intraverit in alienis seminatis, clausis vel ortis, bannum pro quolibet den. II.
XXXIII. De illis qui fuerint electi ad eligendum consules
Qui fuerit electus ad eligendum consules in Avrigalo et ipse eligerit se in consulem bannum lib. X Ian. Iusticie Avrigali et non si magis consul nec consiliari dicti loci in perpetuum.
XXIV. De illis qui fuerint electores consulum
Qui erint electores consulum Avrigali non possit unus alterum predictorum eligere consulem Avrigali et qui contra fecerit in predictis non si magis dicti loci consul neque consiliarius in perpetuum neque fratrem possit nec debeat eligere illius consulis in consulem qui erit tunc vel fuit in proximo anno preterito.
XXXV. De eo quod non sint nisi quinque consules in Aurgalo
Item statuerunt quod in Avrigali non sint nisi quinque consules et non plus et non debeat poni nisi per Commune. Et si si quis voluerit contra venire non si posteat consul in Avrigali nec in aliquo alio officio Avrigalis preter si pro consilio Communis se concordaverin ponere potestatem possint poni. Et qui fuerit consul non si posteat usque ad quinque annos finito tempus dictorum capituliatorum.
XXXVI. De eo quod Iusticia non possit ponere bannum nisi semel in die
Item quod consules vel potestas qui pro tempore fuerit in Avrigalo non possint nec debeant imponere in una die ultra semel bannum alicui, quo bannum sit solum modo sol. III Ian. non ultra, preter per gavillas sive rixas
("liti o risse") que essent vel orirentur in Avrigalo, vel in eius terretorio, quod tunc esset licitum consulibus sive Iusticie ponere dictum bannum tociens et quociens vellent ad eorum voluntate.
XXXVII. De eo quod Iusticia non debeat gravare pignoribus personam que firmaverit
Item quod Iusticia Avrigali non possit nec debeat gravare pignoribus aliquam personam que firmaverit vel promiserit in manu dicte Iusticie de comparendo Iusticie usque dum fuerit victus de hoc quod firmaverit vel promiserit ut supradictum est.
XXXVIII. De alienis olivis non colligendis
Si aliquis inventus fuerit colligere vel accipere alienas olivas ubicumque sint ban. sol. V; et si aliquis aramaverit
(abbacchiare) alienas olivas sive arbores olivarum priusquam per dominum olivarum sive arborum vel per eius nuncium fuerint aramate bannum den. XII tociens quociens predicta commiserint et inde fuerint accusati. Et omnes et quilibet cuius fuerint dicte olive sive arbores olivarum possint inde inde accusare velut camparius esset et accusatori quorum credatur suo sacramento, et medietas banni sit Iusticie et alia medietas acusatore.
XXXIX. De eo qui viderit duci aliquam bestiam vel aliam rem furtive
Item quod si aliqua persona viderit aliquam bestiam ducere sive roubam au aliam rem alicui Avrigali furtive, preter de fructibus de quibus predicti homines non teneantur nisi in supradictis capitulis continetur, et non fecerit vim ad ipsarn reparandam et habendarn suo posse sit sicut fuisse et esset latro sive fur dictarum rerum.
XL. De illis qui voluerint esse habitatores Aurgali
Si aliquis voluerit venire et esset habitator Avrigali, debeat venire ad habitandum in Avrigalo, ab illo die in quo receptus fuerit usque ad annum unum cum tota sua familia et si tunc non venerit non sit posteat habitator Avrigali nec tenere pro habitatore.
XLI. De illis qui voluerint facere comuniam cum aliquo foritano
Qui voluerit facere comuniam
("società per il bestiame") cum aliquo foritano sive forensso possit si sibi placuerit facere de decem pastores pecudum et non de pluribus, et debeat habere in dictis decem pastoribus unum pastorem et de minus decem pastorum, debeat habere in eis medium unum pastorem quas pecudes foritanorum debeant solvere Communi sol. quatuor et dimidium Ian. pro quolibet pastore et debeant pavere dictas pecudes in terra et per terram ubi alii habitatores Avrigali paverint suas pecudes, et ordinant seu statuunt quod Commune Avrigali sive consules cum consilio possint bandire et vendere herbagia Avrigali ubicumque et quacumque voluerint a festo Sancti Michaelis in antea, et pro qualibet comunia consules et consiliarii debeant habere bestiam unam vel sol. V Ian. in albitrio consulum et consiliarii de pecude vel denariis.
XLII . De probatione qualiter comunia fuerit facta
Item quod dicta comunia debeat probari sicut esset facta ut dictum est. Et ille qui fecerit dictam comuniam debeat iurare quod sit ita verum ut dictum est. et quod debet conducere fructus sue partis in Avrigalo et partem suam pecudum reducere in Avrigalo in capite termini comunie, et qui contrafecerit et non atenderit ut supradictum est bannum sol. XX omni die quod contrafecerit.
XLIII. De eo qui habuerit causam coram Iusticia et pecierit se per Consilium
Si aliquis habuerit aliquam causam coram consulibus vel potestate et ex inde pecierit se dicens quod consules vel potestas debeat inde habere consilium cosiliatorum Avrigali de dicta causa vel aliqua alla re, consules teneantur inde habere consilium cosiliatorum Avrigali et secundum quod dicti consilii dixerint seu consiliaverint sentenciare teneantur, et siquis se prius pecierit per homines consilii non possit se petere pro sapiente homine, set siquis se pecierit adiudicari per sapientem hominem antequam se petat per homines consilii, consules vel potestas teneantur ire vel mitere cum racionibus utriusque partibus ad sapientem hominem ad expenssas utriusque partibus; quantum pro expensis consulum vel nunciorum suorum seu pro salario iudicis, qui se pecierit per sapientem hominem solvat iudicis suum salarium, et secundum consilium iudicis ita sentenciare teneantur.
XLIV. De duobus bonis hominibus eligendis qui teneant introitus Communis Avrigali
Iusticia Avrigali teneatur eligere duos bonos homines et legales secundum quod melius sciverint et agnoverint bona fide et sine fraude, qui3 habeant et teneant omnes introitus de bonis Communis Avrigali, et faciant expensas de rebus predictis predicto Commune vel Communi ubi eis preceptum fuerit per consilium Avrigali vel maioris partis cum Iusticia sive consensu et voluntate maioris partis dicti Communis. Et si aliquis conquestus fuerit de predictis consulibus coram predictis electis quod predicti consules non faciant vel non fecerint alicui vel de predicto conquerenti de aliquo racionem possint et debeant ipsum audire et facere racionem tamquam si predicti electi essent Iusticia Avrigali, solum modo et non aliu, et quicquid dixerint vel pronunciaverint observentur et debeant observari, preter de hoc quod accusaverunt camparii et de sententiis datis que erunt ventilate coram consulibus iure hordinario, de quibus non se intromittant, et quilibet eorum debeat habere pro suo salario de bonis Communis sol. X Ian. Et teneantur dicti electi omni mense in fine mensis redere racionem de introitus Communis et expenssis in publico consilio et predictam ractionem facere scribi, si de voluntate fuerit Iusticia et consiliatorum vel maioris partis.
XLV. De eo quod Iusticia non possit incantare nec incantari facere in encantis Avrigali
Qui fuerit Iusticia Avrigali non possit nec debeat tunc incantare seu incantari facere in encantis sive herb[ . . . ]s Communis Avrigali, nec aliquam inde porcionem habere pro se seu per aliam supositam personam, et qui contrafecerit in predictis vel circa predicta bannum sol. C Ian., quod bannum sit medietas Communis Avrigali et alia medietas Iusticie qui cum eo fuerit in Iusticia.
XLVI. De eo quod Iusticia non possit daret soltum forensibus in pascuo Avrigali
Item quod Iusticia Avrigali non possit nec debeat dare soltum sive licenciam alicui foritano sive forensi quod ipse possit pascare cum suis bestiis sive ipsis tenere in pascuo terretorioSAvrigali2 nisi de volu-ntate Iusticie et maioris partis consiliatorum dicti loci, et tociens quociens contrafecerint bannum sol. X Ian., cuius medietas sit Communis et alia medietas aliorum Iusticie Avrigali. Reservato tamen quod Iusticia possint dare licenciam foritanorum transire cum eorum avere per terretorium Avrigali per unam noctem et duos dies estra banditas.
XLVII. De eo quad Iusticia Avrigali antequam exeat de regimine dimitat aliam iusticiam
Item quod consules sive potestas Avrigalit teneatur Communem Castri Avrigali dimitere in Iusticiam per potestatem vel consules VIII dies antequam exiant de consulatu vel de potestate.
XLVIII. De duabus bonis hominibus eligendis qui debeant eligere Iusticiam in Avrigalo
Teneantur consules sive potestas Avrigali cum hominibus consilii dicti loci eligere duos bonos homines et legales secundum quod melius siverint et agnoverint bona fide et sine fraude, qui possint et debeant eligere Iusticiam in Avrigalo, videlicet consules vel potestatem. Et si illi electi non placuerint hominibus Avrigali vel maiori parti in publico parlamento debeant eligere alios duos qui sint de voluntate hominum Avrigali vel maiori parti.
XLIX. De illis fuerint capti pro aliis
Si quis fuerit captus in avere vel in persona in aliquo pro alio aliquo, ille pro quod captus fuerit debeat ipsum captum extrahere et conservare ad omni dapno ab illo die a quo captus fuerit usque ad VIII proximos venturos. Et qui contrafecerit bannum sol. X Ian. pro quolibet die quod steterit quod non extraheret eum, preter si ille pro quo captus fuerit cepisse solto Iusticie.
L. De illo qui disclauserint sapellum alienum et non clauserint
Si quis disclauserit sapellum ("recinto") alienum et non clauserit bannum sol. V Ian. et restituat dapnum illi cuius fuerit sapellum vel agregum si inde dapnum habuerit.
LI. De pastoribus custodientibus alienas bestias
Si aliquis pastor qui custodierit bestias alienas, si bestie que custodierit pro sua mala custodia fecerit dapnum, dictus pastor emendet eum dapnum quod fecerint bestie pro sua mala custodia, et bannum si de suo tantum habuerit, et si non habuerit tantum de suis bonis, unde possit solvi bannum et mendam, solvat tunc dominus eius.
LII. De illis qui ospitaverit aliquem in domo sua
Si aliquis vel aliqua hospitaverit aliquem vel aliquam in domo sua de duobus noctibus superius, vel tenuerit eum ad suum avere, et ille hosularus fecerit offensionem aliquam alicui de Avrigalo sive furto, sive in banno au in aliquo alio modo dum eo cum eo tenuerit seu hospitaverit, ille qui hospitaverit vel ut supra cum tenuerit teneatur cum tenere ad rationem, et mendare pro eo hoc quod probaverit cum fefellisse, si de suis bonis non potuerit inveniri ad satisfaciendum illam offensionem.
LIII. De illis qui sunt electi ad tenendum et inquirendum bona Communis
Illi qui sunt electi vel fuerint ad tenendum et inquirendum bona Communis debeant inquirere et taliare omnes mensuras et facere eas legales, et qui vendiderit vel emerit ad alias mensuras nisi ad illas que taliatas fuerint apredicti electi det bannum sol. V Ian. pro qualibet vice quod fefellerit.
LIV. De bestia de cancello
(animale da basto) inventa in alienis agregatis
Item bestia de cancello inventa in alienis agregatis det bannum den. unum3 qualibet vice.
LV. De illis qui fecerint cotos vel laqueos causa capiendi alienas bestias
Qui fecerit cotos vel laces ("lacci, legami") causa capiendi bestias alienas domesticas in terretorio Avrigali bannum si sol. XX Ian.
LVI. De eo quod quilibet possit dare exoltum de bonis suis
Quilibet possit dare soltum
("permesso, licenza") cuicumque voluerit vel sibi placuerit in omnibus suis bonis coram Iusticia, et si dederit illud soltum alicui in aliena parte debeat credi suo sacramento.
LVII. De molindinariis tenentibus molendinos pro Communi
Item ordinaverunt quod molinarii de molendinis quos tenentur pro Commune Avrigali debeant molere granum duo sestaria pro uno multurario
("misura legale di grano") et plus non debeant habere nec recipere, et qui contra fecerit bannum sol. V Ian. pro qualibet vice. Et omnes alii molinarii debeant molere tres eminas pro uno multurario et qui plus aceperit bannum sol. V. Et si oportuerit conducere pondera ad illos molendinos qui tenentur pro Communi Avrigali6 debeat illa pondera conducere ad molendina iam dicta. Tamen illi molinarii qui tenent vel tenebunt eam debeant habere et dare condutoribus pro expenssis starium unum frumenti et starium unum ficuum et duas bariles vini omni vice.
LVIII. De eo quod molendinarii debeant iurare quad salvent granum
Quilibet molinarius debeat iurare quod salvet granum quod venerit ad suum
molendinum et quod non debeat plus accipere de grano nisi quod fuerit de sua racione, et qui plus acceperit det bannum sol. V pro qualibet vice, et si granum perdiderit ad molendinum suum quod debeat eum restituere; et debeat tenere garbolas
("covoni") in circuitu mole tres digitos et non plus, computando illa que plus fuerit cum illa que minus erit, et debeat tenere molturarium legale et si in predictis contrafecerit bannum sol. V Ian.; et illi constituti a Commune debeant et teneantur hec predicta inquirere, et debeant habere medietas banni.
LIX. De fornariis quoquentibus panem
Item fornarii debeant coquere panem XXX panes pro uno, et plus non debeat habere, et qui plus acceperit bannum sol. V pro qualibet vice. Si panis perdiderit ad furnum fornarius debeat eum restituere sub eodem banno.
LX. De scoferiis facientibus sutilares
Scoferii
("calzolai") debeant facere subtilares ("calzatura - tipo di calzature" = la grafia è però incerta, compare anche la forma sutilares e quella più propriamente esatta di soculares = "zoccoli") novos pro denariis tribus, et veteres sine iunta debeant solare ("risuolare") pro tribus obolis, et cum iunta prodenariis duobus, scilicet in omnibus scoferii debeant habere suam traham et si subtilares discoxerint antequam sole rupte fuerint scoferius ille debeat eos recuxire sine alio precio, et si aliquis contrafecerit bannum sol. V Ian.
LXI. De textoribus sive textricibus texentibus panum lineum
Quilibet textor sive textrisces debeant texere pannum
lineum subtilem pro denariis quatuor Ian. canna et de ginesta
("materia prima per tessere") pro denariis tribus et de stopacio ("materiale per tessitura") pro denariis duobus et dimidium. Et non debeant texere alicui foritano, sive forensio, dum invenerint ad texendum de suis vicinis, et qui contrafecerit bannum pro qualibet vice sol. V. LXII. De Iusticia corrumpente capitula sive instituta ista
Item ille consul vel consulatus qui corrumperit istituta ista sit in banno sol. XX Ian. Domino Avrigali, quod bannum Dominus possit accipere secundum suam Cartam.
("materiale per tessitura") LXIII. De illis qui noluerint obedire Iusticie Avrigali
Si aliquis noluerit hobedire Iusticie Avrigali ex hoc quod debuerit et ex inde consules facerent parlamentum, bannum sit Iusticie sol. XX Ian.
LXIV. De illis qui habuerint hec capitula ad costodiendum
Si aliquis habuerit hec capitula in suo posse occasione custodiendi ea, vel portaverit ad sapientem hominem, vel alio loco ubi necesse fuerit et perdiderit vel fraudaverit ea, et non rediderit conssulibus vel illis qui deberent cam tenere pro Communi, bannum sol. C Ian. Et hec si possent probare per unum testem quod haberet ea in custodia vel portaret ea ut supra, et qui contrafecerit, non sit magis consul vel consiliarius nec in aliquo officio Comunis.
LXV. De illis qui fuerint electi in servicio Comunis
Si aliqua persona fuerit electa ire in servicio Comunis pro aliqua ambaxaria
("ambasciata") habeat pro qualibet die quod fuerit de voluntate illorum qui fuerint vel sunt constituti pro Comuni, si ibi fuerint, et si non fuerint sit in albitrio consulum; non possint esset in aliqua ambaxaria nisi tres pro Comuni nisi esset de voluntate consulum et consiliatorum Avrigali.
LXVI. De banditts defendendis
Item ordinaverunt quod terram de Comune infra scriptam cum bosco et aliis prout denotatur inferius sit bandita et defensa et defensum exinde faciunt omnibus hominibus tam foritanis quam habitatoribus Avrigali secundum quod inferius denotatur et legitur: ita quod aliquis homo extraneus, sive forensis seu habitator Avrigali non debeat ibi incidere aliquam ramam
("ramo") robaris viridam nec aliquis foritanus sive habitator Avrigali non debeat in terra predicta laborare nec runcare, et si ibi laboraverit sive runcaverit, primo debeat perdere suum afanum ("frutto del lavoro") et dare bannum foritani sol. XX Ian. tociens quociens contrafecerint pro banno. Terra que est defensa et bandita hec est: primo iacet in territorio Avrigali infra coherencias infra scriptas. Coherencie ("limiti - confini") sunt iste: primo podium Abrigi, et descendit per vallonum Abrigi et vadit per passum Gallinaira colligendo totam Canavairam et ferit usque ad terram Baiardi. Item a collecta bassa Mazole desendendo per vallonum uque ad aquam Bunde, et a dicta Mazole usque ad territorium Baiardis. Quod defensum omni anno debeat incantari per homines Avrigali et qui plus dederit in dicto incanto ipse habeat. Tamen non possit nec debeat dare licenciam alicui nisi ut supra dictum est, et bannum qui exierit ex eo deffenso debeat esse medietas Comunis Avrigali et alia medietas incantatoris.
LXVII. De illis qui posuerint ignem in suis runcis
Item statuerunt quod si aliquis Avrigali misserit ignem in suo runco vel sacherie ("culture - coltivi"), et ipso igne fecerit aliquod dapnum alicui vicino suo, debeat restituere dapnum in arbitrio duorum bonorum hominum Avrigali sine aliquo alio banno si deffendere se voluerit suo sacramento quod non possuit dictum ignem aliquo malo ingenio.
LXVIII. De eo quod Iusticia non possit ponere filios nec fratres suos in officio
Item quod consules nec rectores non possint nec debeant ponere filios aut fratres suos in aliquo officio Communis.
LXIX. De officiariis quod non possint habere illud officium in quo fuerint usque ad V annos
Item qui fuerit consul, rector sive gardie vel camparius non sit posteat in illo officio usque a V annos in quos dicti capitulatores habent locum.
LXX. De ramis viridibus non incidendis intra coherencias inferius assignatas
Item statuerunt quod de plantaa Guillelmi Filosse superius si cuti vadit viam usque ad campum Pigne, et pergit per bundam de campo Galafii ad colligendum totum boscum, usque ad vallonum de Piro Iudicis, et descendit per vallonum usque ad atquam Vallis, et de atqua ultra preter clausos, nullus infra dictas confinias debeat incidere aliquam ramam viridam, sub pena sol. IV Ian., preter spinas ad clausuram faciendam
("eccetto erbacce, rovi spine che interdicano il passo").
LXXI. Item de forensibus ducentibus armentinos in pascua Avrigali
Item statuerunt quod quilibet forensis qui duxerit sive menaverit armentinos in pascuo et terretorio Avrigali', dent pro pascerio pro quolibet armentino iemato
("armentinus" - "iematus" = "bestia da armento) den. XII Ian. Comuni.
LXXII. De eo quad Iusticia non possit dare licenciam hominibus Podii Rainaudi
Item statuerunt quod Iusticia Avrigali non possit nec debeat aliquo modo dare licenciam hominibus Podii Rainaudi pascendi cum eorum avere
("gregge") in terra quam habet Comunis Avrigali de atqua ultra ad Podium Raynaudum, nec aliquis homo Avrigali non possit nec debeat facere comuniam ("società per bestiame") aliquam con aliquo homine Podii Rainaudi qui pascat sive pavere debat cum suo avere in terra predicta.
LXXIII. De ementibus gabellas Comurtis Avrigali
Qui emerit de -gabellis sive caligis Comunis Avrigali debeat iurare facere bona fide secundum quod sibi commissum fuerit adicto Comune vel ab hominibus constitutis eiusdem nomine. Et qui contrafecerit pro qualibet vice bannum sol. V Ian., medietas Iusticie et alia incusatori, etc.
LXXIV. De ementibus banditas sive erbaegum Comunis Avrigali
Item qui emit vel emerit banditas sive erbaegum aliquem Comunis Avrigali non possit nec debeat ponere bannum hominibus Avrigali de sol. VI superius, et extraneis sive forensis secundum quod facient hominibus Avrigali.
LXXV. De gardiis vel campariis facientibus furtum
Si aliquis camparius sive gardiam aliquo furtum comiserit et sibi probatum fuerit per duos ydoneos testes bannum sol. XX Iusticie et eieciatur de officio.
LXXVI. De pastoribus appellatis de guasto
Si aliquis pastor fuerit appellatus ab aliquo se fecisse aliquo gastum
("danno"), quod gastum non ascendat a duobus solidis, et dictus pastor voluerit se defendere suo sacramento quod avere suum non fecit dictum gastum, absolvatur, et si gastum senderit de sol. II superius credatur dapnum pacienti suo sacramento, et intelligitur tantum de brochis ("rami") et vitibus.
LXXVII. De eo quod Iusticia non possit ponere bannum pro clausuris ortorum faciendis
Item statuerunt quod Iusticia non possit nec debeat ponere bannum occasione clausure ortorum faciendas nisi denarios XII et non ultra.
LXXVIII. De eo quad capitulatores possint adere et minuere in istis capitulis
Item statuerunt cd ordinaverunt quod dicti capitulatores quod isto capitulo possint adere et diminuere omni die quocumque voluerint vel eis placuerit ad eorum voluntatem, usque ad terminum sive tempus quinque annorum.
MCCLXVII die XX Marcii incepta fuerunt haec capitula






M CC LXXXVIII, indictione prima, die XVIIII aprilis
In nomine Domini amen et Virginis Marie ac omnium Sanctorum. Hec sunt capitula Communis Apricalis statuta, ordinata et emendata per Johannem Ferrum, Jacobum Mazarolum, Henricum Asquerium, Ottonem Basinum et Jacobum Florem, statutos et ordinatos pro dictis capitulis ordinandis et emendandis in pleno et publico parlamento more solito3 congregato voce preconia supra terrucium domus confrayrie dicti loci ut mos est facere in dicto loco, qui iuraverunt officium suum bene et legaliter exercere, qui stare debeant in dicto officio usque annum unum et etiam tanto plus quantum placuerit Comune Apricalis.
Quod unus sine altero non faciat capitula
In primis statuerunt et ordinaverunt quod aliquis predictorum capitulatorum non possit nec debeat addere nec minuere in dictis capitulis unus sine altero, sub pena et banno in capitulis hinc retro factis Iusticie Apricalis aposita vel aposito.
Quod si aliquis fecerit gastum usque in medium stare
Item statuerunt quod si aliqua personat fecerit gastum in messibus sive blavis alicuius hominis Apricalis usque in medium stare et ille qui in culpatus fuerit de dicto gasto iurare voluerit non fecisse illum gastum, absolvatur; et si gastum factum fuerit in predictis a medio stare supra, et ille cui factum fuerit dictum gastum iurare voluerit quis fecisse sibi dictum gastum, ille super quem dictum iuramentum factum fuerit non habeat inde aliquam deffenssionem nisi emendare dictum gastum dicto pacienti ut fuerit extimatum per camparios Apricalis et hoc usque kallendas augusti proximas venturas.
Quod si aliquis messagius
("garzone") fecerit gastum debeat emendare
Item si aliquis messagius sive boverius aut pastor alicuius persone Apricalis fecerit aliquod danpnum sive gastum vel bestie quas custodierit in bonis sive rebus hominum dicti loci, et ille qui fecerit dictum dampnum sive gastum vel bestie quas custodierit debeat emendare illud gastum sive dampnum ut fuerit extimatum per duos bonos homines Apricalis pacienti dicti darnpni sive gasti. Et si ille messagius, boverius sive pastor qui fecerit illud dampnum vel gastum vel boves quos custodierit non habuerit unde solvat sive emendet dictum danpnum sive gastum, dominus seu domina cum quo vel qua steterit teneatur ipsum dampnum sive gastum emendare pacienti aut tenere illum racioni coram Iusticia Apricalis. Et si aliquis messagius, boverius seu pastor alicuius hominis Apricalis perdiderit sive amiserit aliquam bestiam sive bestias quam vel quas custodierit, per eius malam custodiam sive gardiam, teneatur illam bestiam sive bestias emendare domino cuius bestia fuerit sive bestie secundum quod illa bestia sive bestie fuerint averate per dominum vel dominam cuius fuerit dicta bestia vel bestie eius sacramentum.
De gasto lini sive cannavi usque in sol. I Ian.
Item si aliqua persona fecerit gastum sive dampnum in
lino sive canavo alicuius persone Apricalis que ascendat usque in sol. I Ian., ille qui fecerit illud dampnum sive gastum in culpatus fuerit fecisse illud gastum sive dampnum per illum vel illam cuius fuerit linum vel canavum, si voluerit iurare non fecisse dictum dampnum sive gastum absolvatur ab illo dampno sive gasto, et ab inde supra possit iurare dominus vel domina cuius fuerit linum vel cannavum quis fuerit sibi dictum dampnum vel gastum et illum super quo iuraverit dominus vel domina fecisse sibi dapnum sive gastum predictum, tunc non habeat inculpatus de predictis inde aliquam defenssionem nisi emendare pacienti illud dampnum sive gastum ut fuerit extimatum per duos bonos homines Apricalis usque festum Sancti Iohannis Baptiste [ . . . ] et extimetur dictum gastum sive dampnum ad denarios.
De illis qui laboraverint cum bovibus in banditis Apricalis
Item statuerunt et ordinaverunt quod si aliquis hominum Apricalis laboraverit vel laborare fecerit cum bobus in banditis Comunis Apricalis |possit in dictis banditis paschare cum duobus pariis bovum ad unum aratum tantum, et finitum dictum laborerium suum teneatur exire cum dictis bobus ex dictis banditis, et qui contrafecerit in predictis vel fecerit fraudem, sit in bannum Iusticie Apricalis secundum formam capitulorum Apricalis hinc retro factis.
De illis qui fecerint impendium in via publica
Item statuerunt si aliqua persona Apricalis fecerit aliquid inpendium in via publica dicti castri videlicet de vinacia, de ganuscumo (?), de cenerata sive de aqua (?) olivarum vel de bagno seu de rusco lini sive cannavi vel rumenta aliqua, sit in bannum Iusticie Apricalis de s. I Ian., et de predictis sint accusatores camparii et foresterii Apricalis et eorum accuse sint firme et inrevocabiles. Et si Iusticia Apricalis invenerit predictam eius officio possit dictum bannum a contrafaciente auferre pro quolibet et qualibet vice et supra.
Item de illis qui fecerint latrinam et vituperium in via
Item statuerunt si aliqua persona Apricalis a XXti annis supra que sit sana sive persone fecerit aliquam trasendam sive latrinam in via publica castri Apricalis
(si tratta di una delle più antiche norme note in Liguria sulla tutela della pubblica igiene), det bannum Iusticie Apricalis denarios VI Ian., excepto si ibidem mingerit ("orinare"), de quo non det aliquod bannum.
Item quod quilibet teneatur facere ortum subtus (?) aquam
Item statuerunt quod quelibet persona Apricalis que manuteneat albergum in dicto loco teneatur facere ortum unum in territorio Apricalis sub aqua, in quo orto teneatur ponere sive poni facere et plantare porros et caules ("cavoli") et alias erbas domesticas. Et quelibet persona dicti loci teneatur annuatim seminare sive plantare ad minus medium zetum alliorum sub pena de s.V Iusticie Apricalis, et sub dictam penam personam aliquam dicti loci non possit nec debeat accipere de predictis ortallis sive alliis sine voluntate et licencia domini sive domine dictorum ortorum de manata una supra et inffra manatam unam det bandum s. I Ian. dicte Iusticie.
Quod aliquis porchus de gregio non debeat bibere in aliquo fonte
Item statuerunt si aliquem porcum de gregio alicuius persone Apricalis iverit ad potandum ad aliquem fontem vivum in territorio Apricalis, sive rumaverit aliquam aeram in estate sive yeme neque nitiaverit aliquem pratum hominum Apricalis sit in bannum quamlibet vice de s. V Ian. Iusticie Apricalis.
Item quod quilibet qui iverit pro Commune Apricalis habeat denarios VIII
Item statuerunt et ordinaverunt quod quelibet persona Apricalis que iverit extra castrum Apricalis pro negociis Communis Apricalis faciendis et inde fuerit ordinatum per Iusticiam sive per maiorem partem Iusticie Apricalis ad predicta, habeat in die pro suo labore denarios VIII Ian. et si pernoctaverit per noctem unam extra dictum castrum habeat tantum s. I Ian. a dicto Commune.
Item quod camparii Apricalis persolvant partem suam in nuncio Communis
Item quod camparii Apricalis qui pro tempore fuerint constituti in Apricali, videlicet illi qui inctraverint in dicto officio in festo Sancti Iohannis Babtiste teneantur solvere executore (?) Communis Apricalis s. III Ian. et illi qui inctraverint in dicto officio in festo Omnium Sanctorum teneantur solvere dicto executore sive nuncio Communis s. IIII et d. VI Ian. et hoc antequam exeant de eorum off~cio, sub pena de s. V Ian. Iusticie Apricalis et teneantur dicti camparii ire pro negociis Communis Apricalis suis expenssis ubicumque fuerit necesse, prout eis fuerit preceptum sive ordinatum per Iusticiam Apricalis sub eadem pena. Et si pernoctaverint per noctem unam extra castrum Apricalis de expenssis convenientibus in arbitrio dicte Iusticie.
Quad aliquam personam Apricalis non debeat vendere aliquod lignamen
Item statuerunt quod aliqua persona Apricalis non possit nec debeat vendere nec det aliquod lignamen in aliquo bosco tocius territorii Apricalis alicui persone extranee, excepto circulos vegetum, sub pena et bannum de s. XX Ian. pro qualibet vice Iusticie Apricalis et sub eadem pena et banno aliqua persona extranea non possit nec debeat in dicto boscho incidi aliquod lignamen et quilibet Apricalis possit esse accusator de predictis eius sacramento.
Item quod si aliquis fecerit rixam cum aliquo et infra VIII dies fuerit concordatus
Item hoc additum est in capitulo olim retro facto loquenti de rixiis, sive de cavillacione, quod si rixatores seu cavillatores fuerint inde inter se ad invicem concordes et pacificati infra dies VIII a die rixe sine aliquo banno, quod non dent de predicta rixa Iusticie Apricalis aliter faciant prout dicit aliud capitulum.
De capitulis qui debeant legi infra annum
Item statuerunt quod potestas sive rectores sive consules qui pro tempore fuerint in castro Apricalis infra menssem sive infra duos in introitu sui regiminis legere faciant pleno parlamento omnia capitula sive statuta castri Apricalis, que capitula iuraverint sive iuraverit potestas vel saltim (?) faciant legere dicta capitula in parlamentis Apricalis antequam exeant de suo regimine; et si non possent legi una vice omnia capitula, legantur in duobus parlamentis vel tribus.
Item quod aliquis officiarius non petat bannum postquam exiverit de officio
Item statuerunt quod si aliquis ex Iusticia Apricalis vel officiarius dicti loci non possit nec debeat petere vel exigere ab aliquo Apricalis aliquod bannum sive pignus bandi, postquam exiverit de suo officio, et si petierit non audiantur a Iusticia dicti loci.
Item de porcho de gregio quad non intret in ortis
Item statuerunt quod si aliquis porcus de gregio aliquo se astallaverit infra confines ortorum Apricalis et ibi fecerit aliquod dampnum sive gastum, sit ad bannum de s. V Ian. Iusticie Apricalis si inde accusatus fuerit vel inventus per officiarios Communis Apricalis.
Quad nullus extraneus audeat piscare
Item statuerunt quod si aliqua persona extranea piscaverit in aquis hominum Apricalis in toto eius territorio sine licencia et voluntate Iusticie et Consilii hominum Apricalis, det bannum Iusticie Apricalis s. X Ian. pro qualibet vice.
Item quod nulla persona amorbet aquas cum varago
Item statuerunt quod si aliqua persona admorbaverit cum erba que vocatur varragus aquam hominum Apricalis ubicumque sit in toto territorio Apricalis, sit in banno Iusticie Apricalis in s. X Ian. pro qualibet vice.
Item qui dixerit Iusticie periurum etc. bannum s. V
Item addiderunt in capitulo quod loquitur qui dixit Iusticie Apricalls sedenti pro tribunali periurum, detractorem aut mentiris, ubi dicit in alio capitulo bannum s. II Ianue, dicit in isto bannum s. V. Ian. Item ubi dicit in alio capitulo bannum s.I, dicit in isto s. II Ian.
Item capitulum quod nullus audeat dicere alicui coram Justicie mentiris
Item statuerunt quod si aliqua persona dixerit contra aliquam aliam personam coram Iusticia Apricalis periurum, falsum, cucurbitam, detractorem aut mentiris, det bannum Iusticie Apricalis pro qualibet vice s. II Ian., et extra presenciam Iusticie det bannum s. II Ian. Item si aliqua mulier vel aliqua alla persona dixerit contra aliquam mulierem meretricem, det bannum Iusticie Apricalis pro qualibet vicc, si erit bone fame, s. II Ian.
Item quod Iusticia teneatur eligere annuatim homines XV et ducere per terminos territorii
Item statuerunt quod Iusticia Apricalis teneatur iuramento eligere annuatim homines XX et eos ducere per terminos tocius territorii Apricalis et hoc usque festum Sancti Iohannis de Iunio sive antequam exeat Iusticia de suo regimine; et hoc ad bonum statum et cognicionem terrarum Communis Apricalis, et hoc intelligatur quod | Iusticia sive duo ex Iusticia Apricalis teneantur ire cum dictis hominibus per terminos cognoscendos et ad minus per annum unum montem tocius territorii Apricalis.
Item quod si aliqua persona castri Pigne cum bestiis transitum fecerit per viam publicam et extra bannum s. III et s. VI Ian.
Item statuerunt quod si aliqua persona Pigne cum bestiis in toto territorio Apricalis sive cum ovibus transitum fecerit per viam sive stratam publicam sine licentia Iusticie Apricalis, det nomine pasagii dicte Iusticlesol. III Ian., et extra viam sive stratam ubicumque transiverint dent sol. X Ian. nomine pasagii dlcte Iusticie.
Item de illis qui cum suis bestiis iverint in valle Ray
Item si aliqua persona Apricalis iverit cum eius bestiis in padulo vel valle Ray et eciam in totis confiniis tocius territorii Apricalls, et ibidem perdiderit de suis bestiis racione defendendi territorium Apricalis, tunc Commune Apricalis teneatur eidem emendare dampnum quod sustinuit de dictis suis bestiis, et hoc fecerunt ad bonum statum et deffensionem tocius territorii Apricalis, et dictum dampnum emendetur pacienti secundum quod paciens ipsum averaverit eius sacramentum per Commune Apricalis ut supra dictum est.
Quod Iusticia non possit dare licenciam alicui extraneo sine voluntate Consilii quad cum suis bestiis pascat
Item statuerunt quod non possit nec debeat Iusticia Apricalis dare soltum sive licenciam de bestiis persone extranee occasione pascendi in territorio Apricalis sine voluntate et licencia hominum Consilii pricalis.
Quod aliqua persona si laboraverit infra confiniis et non bene clauserit pro rasto alicuius bestie, dominus non det bannum
Item statuerunt dicti capitulatores ac ordinaverunt quod si aliqua persona fecerit vel laboraverit in confiniis infrascriptis et ubi laboraverit et non bene clauserit taliter et sic quod bestia aliqua non possit ibi intrare, et si gastum faceret, non det propterea aliquod bannum nec mendam. Confinie vero sunt hec: a via que venit de Podio Raynaudo, que transit supra vallonum Merdacii usque ad fontem Armarie, recolligendo viam que venit de Sancto Petro de Empto usque castrum Apricalis, et calat iussum per viam usque ad locum qui dicitur Podius, que venit deverssus Podio Raynaldo etc.
Capitulum quodo si aliqua persona Apricalis destruxerit viam aliquam bannum sol. V
Item statuerunt quod si aliqua persona Apricalis destruxerit sive diminuerit aliquam viam publicam hominum Apricalis, ita quod bestia sive bestie per eam non possint ire in toto territorio Apricalis, det bannum Iusticie Apricalis sol. V Ian., et quilibet Apricalis sit de predictis accusator et credatur ei de predictis eius sacramento etc.
[3 capitoli mutili - non titolati]
(1)[........................] boves domini sui solos sine [ ] boves alicuius sine custode et sol [vat...] rius pro qualibet [vice] sol. [................]
(2)[....................] alicuius persone de seminatis vel terra agregata [..........] sub pena sol. V. Ian. pro qualibet vice.
(3)Item quod nulla persona debeat [b]oscare vel portare aliquod lignamen viridem de Boscheto sub pena sol. V. Ian. pro quolibet et qualibet vice. Item quod quilibet possit esse accusator de omnibus su pra dictis et credatur ei sicut [..................].