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SCUOLA PUBBLICA IN LIGURIA: IL CASO DI VALLECROSIA
UN MOMENTO DI PASSAGGIO NEL CONTESTO DEL GENERALE PROBLEMA DI ISTRUZIONE, CULTURA, SCUOLA, SCOLARITA', SCOLARIZZAZIONE: VEDI QUI INDICI GENERALI

In base ad una disposizione testamentaria, registrata il 27-II-1561 negli atti del notaio intemelio Pellegrino Macario (in "Archivio di Stato di Genova - Banco di S. Giorgio - Cartulario delle Colonne, SL, 1735, c. 299 recto"), un ricco abitante di Vallecrosia, tale Giovanni Aprosio figlio del defunto Marco, stabilì che metà delle rendite dei capitali che egli aveva investito in una Colonna del banco S. Giorgio di Genova dovesse annualmente essere distribuita tra la popolazione di Vallecrosia, a guisa di perpetuo sussidio di rimpetto ad eventuali, possibili difficoltà economiche: l'altra metà della somma doveva invece essere reimpiegata sotto forma di LUOGHI [LUOGO] in tale Colonna (le Colonne del Banco di S. Giorgio erano Registri detti cartolari, dell'amministrazione del debito pubblico o compere; in numero di nove "venivano rinnovati ogni anno, vi erano elencati in ordine alfabetico tutti i creditori, con la specificazione della quota del loro credito ") (Vedi AA.VV., "Archivio di Stato di Genova", in "Guida Generale agli Archivi di Stato Italiani ", Roma, 1983, p. 340).
Di anno in anno meta le rendite del patrimonio sarebbero state distribuite sotto forma di sussidi alla popolazione (previo la riscossione e l'oculata distribuzione garantita da tre "Massari " delle chiese vallecrosine di S. Antonio, S. Bernardo e S. Sebastiano) mentre la restante metà sarebbe andata a rimpinguare il patrimonio in deposito e quindi a potenziare il futuro reddito, con crescente vantaggio degli abitanti del borgo.
Ecco qui di seguito espressa nel latino originale del documento la parte pregnante e di quell'antico legato testamentario:
"... Joannes Aprosius q. Marci de Vallecrosa villa Vintimillis...videlicet repectu proventorum dimidie dictoram locorum et emendorum seu collocandorum annuatim multiplicetur...Reliqua vero dimidia ipsorum locorum et aliorum emendorum seu collocandum singulis annis in perpetuum exigatur per tre Massarios Ecclesiorum Sancti Antonis, Sancti Bernardi et Sancti Sebastiani ville Vallis Crozie annuatim, omni dolo et fraude remotis, elligendos, quos in hac parte suos Fideicommissarios et executores constitut, eligit, et deputavit qui quidem Massarii sic annuatim elligendi et executores teneatur, et debeant ex ipsa dimidia ipsorum proventum singulis annis in perpetuum elemosinam generale facere Dei amore et in sussidium anime ipsiusque Ioannis et distribuere in et per totam dictam Villam Vallis Crozie, omnibus et singulis personis dicte Ville et que seu quibus tunc temporis reperirentur in ea et hoc in observatione codicillo dicti q. Joanni, receptorum per Pellegrum Maccarium civitatis Vintimilis loci Campirubei notari in anno 1561 die 27 mensis februarij...".
Il legato si rivelò particolarmente utile per la popolazione di Vallecrosia nei primi decenni del XVIII secolo.
In quei tempi le cose andavano malissimo per il borgo: le annate dei raccolti erano state ingrate ed in pratica l'intiera comunità si trovò all'improvviso, sull'orlo di un collasso.
Per far fronte a tutto ciò rimase un unico espediente, quello di appellarsi alle massime autorità genovesi onde poter stornare dal deposito, in cui era impiegato il capitale dell'antico benefattore, la somma di 12.000 lire da impiegarsi nell'acquisto di grano da distribuirsi tra la popolazione.
I gestori della Comune di Vallecrosia inviarono pertanto una petizione al Senato della Repubblica e questa, a vari livelli, venne dibattuta.
"Serenissimi Signori
Gl'Agenti del Luogo di Valle Crosia, Giurisditione del Capitanato di XXmiglia come Deputati dal Quale Parlamento esposero a vostre Signorie Serenissime qualmente da due anni a questa parte le raccolte sono state molto scarse, massime in quest'Anno che manca il frutto dell'Ulivi per caosa della Siccità; l'anno passato però, che furono poche, si andò detto Luogo alla meglio sostenendo, ma in questo d'ora non trovano forma di sostentarsi, travandosi in grandi necessità e miserie, stando appoggiato il suo necessario per mantenersi con suddette Raccolte, ed avendo altresì... a Vostre Signorie Serenissime avere il Luogo di Vallecrosia in S. Giorgio una Collonna descritta dal Cartulario S.L. in Testa e Credito dell'ora fu Giovanni Aprosio q. Marco dell'istesso Luogo ascendente a quasi trecento luoghi, la metà de proventi della quale va in Moltiplico e l'altra si distribuisce secondo l'Intenzione di Suddetto ora fu Gio. Aprosio, così supplicarono li detti Agenti e Deputati dal detto Popolo con la maggior premura la paterna clemenza delle Signorie loro Serenissime a degnarsi derrogare lire 12.000 da suddetta Collonna da impiegarsi nella compra di tanto Grano ad effetto di sollevare detto povero luogo da tante miserie da' quali resta al punto appresso. Di quali preci le Vostre Signorie Serenissime delberarono il dì 3 corrente che se mene trasmettesse copia, percheé riconosciuto l'esposto e sentiti tutti quei che anchessi stimato dover udire, quindi dovessi riferire a vostre Signorie Serenissime.
In essecuzione dei pregiati loro Commandi devo rapportarle aver riconoscinto dalle informazioni presenti che resta detto luogo al presente nelle riferite miserie, come pure da deliberazione di Generale Parlamento del 15 Giugno prossimo passato ricevuta dal Notaio Angelo Gaetano Aprosio, sono concorsi tutti i Capi di Casa a dar facoltà alli Agenti di detto Luogo di ricorrere a Vostre Signorie Serenissime per supplicarli a volersi degnare derogare le dette L. 12.000 da suddetta Collonna per comprarne tanto grano al riferito fine, il che eseguito devo rapportare a Vostre Signorie Serenissime alle quali faccio profondissima Riverenza di Vostre Signorie Serenissime.
S. Remo 24 novembre 1734. Umilissimo Servitore Camillo Doria ".
L'operazione non andò immediatamente in porto per il tergiversare del Senato più che per lentezza del citato Doria Commissario di Sanremo: il Doria dovette anzi intervenire presso il massimo organo genovese il 31-III-1735 con una missiva di simile tenore, nella quale si ribadivano le tematiche della precedente ma nello stesso tempo si evidenziavano ulteriori difficoltà degli abitanti di Vallecrosia, ormai giunti alla disperazione.
In quest'ultimo documento si legge infatti tra l'altro:
" ... le quali preci "(degli abitanti del borgo)" da questo Trono sono state pro informazione tramandate a quel Sig. Commissario di Sanremo, quale dopo aver preso quelle informazioni stimate più proprie ne ha mandata la relazione quale a caosa delli affari pubblici non si è potuta ancor leggere ed in tanto non ha potuto fare a meno detto luogo di non portarsi in S. Remo da Monsieur Dubrue per aver dal Medesimo qualche sollievo, quale le dato tanto grano per L. 5.000 circa, ma ora dificoltando il Medesimo con altri di soccorrere il detto luogo senza l'approvazione delle loro Signorie Serenissime, così supplica la loro paterna clemenza a degnarsi concedere la facoltà di potersi far imprestare tanto danaro o prendere tanto grano per la somma di L. 12.000... ".
Le reiterate petizioni degli abitanti di Vallecrosia che, pur avevano come punto di riferimento il deposito di quel cinquccentesco Aprosio che si era andato col tempo rimpinguando, stanno a dimostrare l'eccezionale gravità di tale momento: per questo si richiedeva un intervento altrettanto eccezionale, soprattutto per evitare i rischi reali dello spopolamento o degli usurai.
Per quanto ricostruibile dai dati oggi acquisiti l'operazione si concluse positivamente: ed il borgo potè salvarsi da un colpo mortale: i due documenti di cui sopra, con il successivo atto di documentazione degli eventi delle petizioni, sono custoditi presso l' "Archivio di Stato di Genova - Magistrato delle Comunità - n. 311, 1-3, 1734, 24 - XI e postea").










Col seguente testamento ed il legato che esso comportava Marco Antonio Lamberti ricco abitante di Vallecrosia nel XVII secolo pose le basi per una serie di iniziative socialmente utili:
" Nel nome del Signore sia l'anno della salute nostra 1680 correndo l'indizione terza secondo il corso di Genova giorno di Venerdi li 22 del mese di Novembre alla sera ad un'hora di notte circa accesi li lumi a sufficienza.
Essendo che a qualsivoglia de Mortali è decretato il morire, et essendo questa cosa certissima, e non essendo cosa più incerta dell'hora della morte, quale buon huomo virtuoso e timoroso di Dio deve sempre havere in sua memoria, quali cose tutte desiderando, il nobile Marc'Antonio Lamberti del q. Pietro del Luogo di Vallecrosia Giurisdizione di XXmiglia da me Notaio pienamente conosciuto sano per la Dio gratia di mente, senso, loquela ed intelletto et essistente in sua buona e perfetta memoria e desiderando di far l'infrascritto suo testamento nun cupativo, che si dice senza scritti, ha disposto et ordinato di sè e di tutti li suoi beni in tutto come in appresso.
Primieramente quando accaderà che esso passi da questa all'altra vita ha raccomandato e raccomanda l'anima sua all'Altissimo Creatore Padre, Figlio e Spirito Santo, alla Beatissima Vergine e tutta la Corte Celeste, il suo corpo poi vuole che sia sepolto dove meglio piacerà all'infrascritto suo herede.
Item ha lasciato e lascia all'hospitale di Pammatone di Genova soldi cinque per una volta tanto, se saranno domandati.
Item altri soldi cinque alle opere pie di Gierusalemme per una volta tanto come sopra.
Item ha lasciato e lascia all'oratorio della S.S. Concetione del presente luogo tutte le raggioni, et attioni che competono a detto Testatore contro del Reverendo Padre Francesco Sachero q. Giuseppe del presente luogo suo debitore in vigore di una polizza che resta appresso di Capitano Gio Batta Aprosio di detto Luogo di Vallecrosia zio di detto testatore e con le raggioni di un'istromento ricevuto dal Notaio Gio. Francesco o sia Giuseppe Fizzeri o sia le somme in essi contenute.
Item ha lasciato e lascia parimenti all'Oratorio della S.S. Concetione la metà di un capitale di Lire cinquanta coi suoi frutti decorsi e da decorrere sopra detto capitale dovutolo da Pietro Antonio q. Michele di detto luogo di Vallecrosia.
Item ha lasciato e lascia a titolo di legato e per amor di Dio al Sig. Giuseppe Sapia di Gio. Francesco del presente luogo tutte le raggioni et attioni che competono a detto testatore come herede della q. Domina Geronima sua moglie ne beni et heredità della quondam Maria Cattarina Madre di datta quondam Domina Geronima per sue doti senza veruna...
Item ha liberato e libera il detto D. Giuseppe Sapia suo procuratore da tutto quello e quanto il medesimo fosse tenuto al tempo della morte di esso Testatore per l'exationi fatte de beni del medesimo.
Item ha ordinato, et ordina che delli frutti "(interessi, rendite)" di tutti li suoi beni essistenti nel territorio di Vallecrosia esclusa una terra possessiva chiamata la piana o sia chiana in primis et omnia se ne faccino celebrare messe 500 per l'anima di esso Testatore et in appresso: se ne paghino tutti li debiti, se ve ne saranno, e compito questo ha ordinato et ordina che li detti frutti siano applicati come sino d'hora li applica per Mercede o sia elemosyna di una messa quotidiana da celebrarsi nella Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio da Padova per l'anima di esso testatore e della q. Geronima sua moglie con facoltà al detto Capitano Gio.Batta Aprosio suo zio di trattenersi detti effetti, pagando l'elemosina di detta Messa Quotidiana o pure assegnare al Sacerdote che da esso, e i suoi successori sarà eletto in perpetuum il frutto dei medesimi.
Item ha ordinato et ordina che del frutto delli effetti che da esso testatore ha in S. Remo in primis et omnia se ne compri un' horologio con tutto quello che vi occorre per ponerlo in piedi da reponersi in detto Luogo di Vallecrosia, ove piu piacerà a detto Capitano Gio. Batta suo zio, e fornito questo ha ordinato e ordina che il frutto de medesimi effetti annualmente si spenda, e si impieghi per il mantenimento della Predica della Quaresima in perpetuum nel Luogo di Vallecrosia dando facoltà all'infrascritto suo herede che capitando occasione opportuna di ritirare li detti effetti cioè le terre che sono nel presente luogo a livolaro, ..., e Massero possa farlo ed collocare il prezzo de medesimi in censi, o altri effetti, da quali probabilmente si possa sperare il mantenimento di detta Predica avanzando qualcosa debba, e possa l'infrascritto suo herede trattenerselo.
Ha lasciato e lascia a titolo di legato a detto Oberto Vigeri o suoi heredi della Città di Genova lire cento per una volta sola da cavarsi dalli frutti delli effetti sopra nominati prima di dare principio a legati perpetui.
Tutti li altri suoi beni mobili et immobili, ragioni et attioni a detto Testatore spettanti, e possano spettare per l'avvenire in qualsivoglia modo per qualsivoglia raggione e occasione, e causa niuna exlusa salve sempre le cose dette di sopra ha instituito e instituisce suo herede universale e di sua propria bocca ha nominato e nomina bernardino Aprosio figlio del detto Capitanio Gio Batta suo zio...".
Come si legge dalle pp. 291 sgg. del volume storico su Vallecrosia Bernardino Aprosio non ottemperò puntualmente ai suoi doveri, che soddisfece solo dopo ripetute sollecitazioni.
Per far sistemare il pubblico orologio gli abitanti di Vallecrosia dovettero infatti appellarsi al Senato di Genova l'11 febbraio 1696:"Il Capitan Bernardino Aprosio erede del detto Lamberto non ha mai curato dopo la morte del Testatore adempire la di lui volontà" (in "Archivio di Stato di genova, Magistrato delle Comunità, n. 307).
Dopo gli interventi di Senato e Magistrato delle Comunità essi ottennero finalmente soddisfazione ed infatti si legge (custodito in una "Miscellanea di documenti - XVII/XVIII secc." dell'"Archivio Storico del Comune di Vallecrosia", n. 14) il seguente appunto:"1717, 25 novembre. / Si è posto nel Campanile nuovamente fabbricato l'Orologio comprato dalli eredi del quondam Marc'Antonio Lamberti per il prezzo di Lire 300; da essi ancora pagate Lire 150 per conto del timpano, impiegate nella fabbrica del medemo Campanile come appare nelli atti del notaio Gulliermi""".












Nel borgo di Vallecrosia, ancora ai primi del XIX secolo e come in altri paesi liguri, non esisteva una scuola comunale (cioè una scuola amministrata coi fondi dell'amministrazione comunale) ma, dal 1632, una Scuola Pubblica di leggere, scrivere ed elementi di Lingua Latina (questi ultimi impartiti a pagamento e su richiesta = 9 allievi su 32 nel 1822: con pochi soldi, da 30 anni, il Parroco Pasquale Aprosio teneva scuola con buoni risultati ed era benvoluto! Fu lui che, in margine ad una "Circolare " dello Spinola, Viceintendente di Sanremo, con cui (21-IX-1820) si chiedeva "quali siano i Libri d'Insegnamento de' quali si fa uso nelle Scuole elementari", scrisse con preziosa grafia: "L'Alfabeto, ovvero Salterio così detto comunemente, l'Uffizio della Beata Vergine, Rudimenti della Lingua Latina, Gramatichetta, La Grammatica Porresi, Cornelio Nipote " (pubblica lettera in "Archivio storico del Comune di Vallecrosia - Libro della corrispondenza", ad anno 1820; ).
Ora, in base alle "Regie Patenti del 23 Luglio 1822 " le scuole comunali e di "latenita" sarebbero state incompatibili: ma si cercò di conservare lo stato delle cose ed il lavoro per il buon Aprosio, anche perché a Vallecrosia "sarebbe impossibile dividere le due scuole perché non vi sarebbe chi volesse incaricarsene per una sì modica paga " (verso la fine degli anni '20 però gli eredi obbligati a far rispettare il legato entrarono in disaccordo fra loro e con il Comune e smisero di versare il dovuto per il mantenimento della scuola obbligando l'amministrazione ad aprire un contenzioso: la lite durò a lungo e, fra mille compromessi e momentanee soluzioni, una risoluzione definitiva dell'istruzione in Vallecrosia si raggiunse solo con le pubbliche, ottocentesche e globali, trasformazioni dell'istruzione: vedi di seguito la Petizione dell'Amministrazione di Vallecrosia all'Intendente della Provincia del 1828).




""Al Delegato della Riforma li 9 9bre 1824
Domenica scorsa 7 del corrente convocai questo Comunale Consiglio per consultarlo circa la scuola pubblica, ed indi fornire a V.S. Ill.ma i schiarimenti dimandatimi. Dietro dunque le informazioni avute ecco quanto mi occorre significarle. Non abbiamo qui scuola Comunale " (si intende 'scuola gestita con i contributi dello Stato')" perché sarebbe impossibile pagarne il Maestro coi fondi pubblici essendo la nostra Comune priva di rendite. Esiste però una Scuola Pubblica di leggere, scrivere, ed elementi di Lingua latina, che si arenpisce da un solo Maestro in forza d'una lascita istituita sin dal 1632 da certo Gio: Battista Aprosio. I fondi assegnati dall'istitutore a quest'oggetto devono anche servire per una Messa da celebrarsi sull'Altare del S.S. Rosario di questa Parrochia come si rileva da una lapide marmorea che esiste in detta Chiesa. Tali fondi sono ora posseduti dagl'Eredi di Bartolomeo Lamberti fu Ignazio, che fanno, e fecero sempre adempire il legato mediante l'annua somma di L. 100 fu B. (il Sindaco che scrive non prevede ancora che di lì a poco sarebbe insorto un contenzioso con nuovi eredi che non ottemperano invece questo loro obbligo testamentario)" Il Maestro attuale della Scuola è questo Reverendo Parroco che ha tale incarico da 30 circa anni. Ho riandato il Regolamento annesso alle Regie Patenti 23 Luglio 1822 e osservo, che non prevede simili casi. E' vero che parla delle Scuole Comunali, e di latenità come di due Scuole separate da farsi da diversi Maestri, e ciò deve neccessariamente praticarsi nelle Città, e ne luoghi dove vi sono i comodi; ma non proibisce espressamente ad un solo Maestro di fare l'una, e l'altra. Nel caso nostro poi stante l'istituzione anzidetta, sarebbe impossibile dividere le due scuole perché non vi sarebbe chi volesse incaricarsene per una sì modica paga. L'articolo 78 del precitato regolamento permette il privato insegnamento degl'Elementi di lingua latina in quei luoghi dove non vi sono scuole pubbliche di tal sorta; ciò mi fa credere che l'Eccelentissimo Magistrato della Riforma non avrebbe difficoltà di accordare che il Maestro di leggere, e scrivere potesse anche insegnare gli Elementi di lingua latina avuto riguardo al piccol numero degl'Alunni che fornisce il Comune.
Questo è quanto possa dirle in adempimento delle promesse mie, e sempre pronto a cooperarmi a vant aggio del pubblico insegnamento ho il bene di raffermarmi coi sensi della più perfetta considerazione.
(Sindaco Aprosio).




""L'Anno del Signore mille otto cento vent'otto, ed alli venti nove del mese di Decembre in Valle Crosia nella Sala Comunale.
Il Consiglio Comunale di Valle Crosia convocato in raddoppiata conga d'ordine del Sig. Paolo Vincenzo Aprosio Sindaco, si è riunito nella Casa Comunale previo il suono della Campana, e l'avviso verbale recato ad ognuno degl'Amministratori dal pubblico serviente Ampeglio Aprosio, come il medesimo qui riferisce.
Sono intervenuti alla congrega oltre il prefato Sig. Sindaco i Sig.ri Giacomo Filippo Aprosio, Gio Battista Aprosio, e Giuseppe Soldano Consilieri, ed i Sig.ri Pietro Lamberti, Giuseppe Gandolfo, Sebastiano Curti, Antonio Aprosio Aggionti. Presente il Sig. Francesco Aprosio Castellano. Assistente il Sig. Gaetano Aprosio Secretaro, niuno assente.
Aperta la seduta il Sig. Sindaco espone, che sin dall'Anno 1632 il fu Giovanni Battista Aprosio di questo luogo, con suo final testamento rogato Notajo Marc'Antonio Lamberti avrebbe istituito un legato perpetuo di certe messe da celebrarsi sull'Altare del SS. Rosario eretto in questa Chiesa Parrochiale, imponendo obbligo al Cappellano "pro tempore" d'istruire "gratis" la Gioventù del Comune insegnando a leggere, scrivere, ed anche i primi rudimenti della Grammatica, al cui effetto lasciò varj beni fondi ordinando a suoi eredi di venderli, e collocarne il prezzo ad annuo perpetuo censo, e prodotto farne adempire il legato suddetto in perpetuo.
Che coll'andar del tempo essendo il suddetto legato stato diviso fra le famiglie d'Ignazio Lamberti e Carlo Lamberti, restando al primo l'onere della Scuola, ed al secondo quello della celebrazione delle Messe, questi in virtù d'una legge dell'ex Governo Ligure ne avrebbe redonta la porzione pagandone tutt'ora annuo interesse all'Ospedale di Ventimiglia.
Che ciò malgrado i successori dell'Ignazio Lamberti feccero sempre adempire, e provvidere di Maestro di Scuola questo Comune, e solamente tralasciarono l'adempimento da un'anno a questa parte; motivo per cui, dopo averne informato l'IIl.mo Sig. Riformatore della Provincia furono chiamati nanti del Consiglio Comunale i Signori Gio Battista e Bernardo fratelli Lamberti, ed il Sig. Angelo Lamberti investiti del pio Patronato dell'Opera suddetta, e furono invitati a dire i motivi per cui ne tralasciaro no l'adempimento, su di che i fratelli Gio Battista, e Bernardo Lamberti risposero che per quanto loro riguarda non dissentivano, e non avrebbero mai dissentito di adempiere al loro dovere, ed il Sig. Francesco Aprosio nella sua qualità di Tutore del summentonato Angelo Lamberti allegò in primo luogo che non si potrebbe provare essere il suo minore al possesso de beni lasciati pel pubblico insegnamento, ed in secondo luogo, che quando anche ciò si provasse da che il Pio benefattore avrebbe istituito per Maestro di Scuola il Capellano destinato alla cellebrazione delle Messe, e mancando il medesimo per la redenzione del legato il suo minore non poteva esser obbligato senza adempimento dell' intiera disposizione del testatore.
Che frattanto il Paese sfornito di Maestro di Scuola a danno gravissimo della pubblica istruzione, si rende di tutta importanza prendere quei provvedimenti che il Consiglio crederà utili, e vantaggiosi al pubblico bene.
Il Consiglio vista la proposta, considerando, che sebbene sia a decidersi se il Carlo Lamberti abbia potuto, o no reddimere la sua porzione di legato, tuttavia l'aver egli ciò operato non formerebbe una ragione agl'eredi dell'Ignazio Lamberti, onde esimersi dall'onere della Scuola.
Considerando altresì che la parte toccata in sorte al detto Ignazio fu suddivisa fra i suoi figlj, e nuovamente fra i figlj de figlj; Che promettendo gli uni di adempire all'obbligo, e ricusando gli altri, col mostrarsi eziandio alieni da ogni amichevole componimento non rimarrebbe altra via che quella di muovere contro di essi azion giudiciale.
Considerando infine, che il Pio benefattore avrebbe nominati, ed istituiti fideicommissarj, ed esecutori testamentarj del legato i Priori pro tempore della suddetta Capella del SS. Rosario, e perciò resterebbe a vedere se fosse competente ai medesimi richiamare al loro dovere i trasgressori dell'Opera.
Per questi ed altri motivi il Consiglio stabilisce d'unanime consenso di unire al presente copia dell'articolo del testamento riguardante l'oggetto, e sottoporlo, in colle ragioni sopra espresse, all'esame dell'Ill.mo Sig. Intendente della Provincia, supplicandola nel caso che creda neccessaria una lite a questo riguardo, e che competa alla Comune lo intavolarla voglia a ciò autorizarla degnandosi intercederle presso di chi spetta l'Ammissione al beneficio de Poveri giacché per la scarsezza de suoi redditi " (il Comune)" sarebbe incapace di sostenerla.
P. V. Aprosio- Sindaco
Gio Batta Aprosio
Giuseppe Soldano
Giacomo Filippo Aprosio
Antonio Aprosio Giuseppe Gandolfo
Sehastiano Curti
Francesco Aprosio - Castellaro
G. Aprosio - Secretaro"""
(in "Archivio Comunale di Vallecrosia - Libro delle deliberazioni..., 1828").










LIBERTA' EGUAGLIANZA
Il Governo Provvisorio
considerato che le disposizioni testamentarie imponenti vincoli ed obblighi perpetui sopra beni temporali, sono incompatibili colli principi della Democrazia.
Considerando, che la multiplicità delle perpetue Capellanie, o Legati di messe caggiona gravi inconvenienti; e che li frequenti casi dell'inadempimento di esse inquietano la coscienza de Cittadini.
Considerando i diversi mottivi esposti nelle molte petizioni state presentate all'oggetto di ottenere deroghe asomiglianti Disposizioni: DECRETA N° 1 - Le Capelanie o Legati oppure obblighi di messe perpetui o lasciate a Conventi, Monasteri, Chiese, Confraternite, o altri Luoghi Pii, per le quali è stato destinato, e già assegnato da respetivi institutori in dilazione di esse il fondo o in beni stabili, o in luoghi de monti ononche situati pasato a mani, ed amministrazioni di detti Conventi, Monasteri, Chiese, Parrochie, Confraternite, o altri Luoghi Pii, saranno per ora conservate, non si potrà però in caso di diminuzione, o anche di totale deperizione del fondo avere regresso contro l'eredita, beni, e sucessori del Fondatore, o Disponente, o altri obbligati per il suplemento, o rimpiazzo, ma si intenderà assegnato quel fondo tassativamente, e non dimostrativamente, non ostanti qualsivoglia espressioni del testamento, o disposizione.
N° 2 - Tutte le altre Capellanie, Legati, ed obblighi perpetui di messe, comprese quelle, che dovessero adempirsi da Regolari si potranno redimere dalli Eredi de respettivi Testatori, o Disponenti passando il quarto del Capitale ragguagliandolo al quarto per cento corrispondente al onere medesimo, ed in mancanza o beneficio di quello del Luogo più vicinico nella Centrale dello Spedale di Pammatone".
(Su questo documento non risultano né data né mittente. Esso è situato a pag. 2 verso, tra due documenti con data 23 Brumaire anno 6° della Rep. Francese e 22 Gennaio 1798 anno primo della Repubblica Ligure.)










Il moderno impianto del sistema scolastico italiano risale alla LEGGE CASATI del 1859, concepita per unificare i sistemi scolastici di Lombardia e Piemonte e quindi estesa al nuovo Regno unitario.
Essa prevedeva l'ISTRUZIONE ELEMENTARE PUBBLICA E OBBLIGATORIAaffidata ai comuni ed un sistema superiore concepito sulla base del modello francese (risultavano marginali in tale programmazione i SETTORI TECNICI).
La LEGGE COPPINO del 1877 riconfermò l'OBBLIGO SCOLASTICO e lo estese sino all'età di 9 anni.
La LEGGE DANEO-CREDARO del 1911 si propose di risolvere un problema ormai annoso: molti COMUNI specialmente i piccoli e comunque i meno ricchi avevano considerevole difficoltà a sostenere gli obblighi gestionali di una SCUOLA PUBBLICA.
Questa venne gradualmente trasfpormata in SCUOLA PUBBLICA DI STATO che contribuì non poco al superamento della piaga dell'analfabetismo (in Italia globalmente attestato sul 38% della popolazione al momento dell'approvazione della legge, destinata a governare la scolarità italiana almeno sino all'applicazione della RIFORMA DI GIOVANNI GENTILE del 1923).
In questa sequenza di IMMAGINI è possibile visualizzare il contenuto del LIBRO SCOLASTICO di un ALLIEVO DELLE ELEMENTARI IN ITALIA (propriamente l'esemplare appartenne ad un ALLIEVO DI III E IV CLASSE DELLE SCUOLE ELEMENTARI DI VENTIMIGLIA TRA 1880-1890): LIBRO SCOLASTICO che, come si vede, era frutto dell'ACCORPAMENTO o RILEGATURA in un VOLUME MISCELLANEO di DIVERSI VOLUMETTI O TRATTATELLI AD USO DIDATTICO.
E precisamente un LIBRO DI EDUCAZIONE CATTOLICA - un LIBRO DI GRAMMATICA ITALIANA - un COMPENDIO D'ARITMETICA, DI GEOMETRIA E DI SISTEMA METRICO DECIMALE - un VOLUME DI SCIENZE NATURALI - un SILLABARIO GINNASTICO ILLUSTRATO - un LIBRO DI LETTURE.