cultura barocca
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Può sembrare strano ma le PRIME NOZIONI ORGANIZZATE di ANATOMIA derivarono dall'ARUSPICINA visto che i suoi sacerdoti (appunto gli ARUSPICI) indagando il futuro dall'analisi delle viscere degli animali sacrificati finirono per diventar in qualche maniera esperti di anatomia animale (ANATOMIA FORTUITA).
Il primo grande medico dell'antichità IPPOCRATE, trasse proprio dall'ARUSPICINA, oltre che dalle scarne osservazioni dei "medici di guerra", la BASE DELLE SUE POSTULAZIONI ANATOMICHE.
Tuttavia le prime ricerche sistematiche sull'anatomia umana, tramite la DISSEZIONE DEI CADAVERI, si debbono alla SCUOLA MEDICA DI ALESSANDRIA D'EGITTO, i cui scienziati poterono determinare notevoli PROGRESSI DELLA RICERCA ANATOMICA in forza soprattutto della tradizione egizia in merito all'IMBALSAMAZIONE DEI CADAVERI, processo che inevitabilmente comportava il possesso di competenze connesse alla preliminare eviscerazione delle grandi cavità corporee. In particolare i medici alessandrini EROFILO e ERASISTRATO composero importanti TRATTATI DI ANATOMIA che purtroppo andarono perduti salvo pochi frammenti di citazioni fatte da autori posteriori e da GALENO in particolare.
GALENO per quanto non operò dissezioni su cadaveri umani ma solo su animali, anche in forza della sua abilità nella VIVISEZIONE DI ANIMALI (peraltro meglio nota come ESPERIMENTO ANATOMICO), determinò un considerevole progresso sia nell'identificazione delle parti componenti l'organismo umano, sia nella compresnsione delle loro funzioni sia ancora nello sviluppo dell'ANATOMIA COMPARATA.
Lo spirito religioso e teleologico che ispirò sempre GALENO nelle sue investigazioni si affermò nella delineazione del SITEMA ANATOMO-FISIOLOGICO che porta il suo nome e che è stato ritenuto valido fino alla SCOPERTA DELLE CIRCOLAZIONE DEL SANGUE. Esso si fondeva su tre diversi LIVELLI DI SPIRITO definiti NATURALE, VITALE e ANIMALE e sui correlati sistemi di circolazione 8VENOSO, ARTERIOSO, NERVOSO: anche i NERVI erano ritenuti dei VASI). Questi apparati si riteneva che avessero rispettivamente il loro CENTRO nel FEGATO (organo emopoietico), nel CUORE e nel CERVELLO. Gli APPARATI VENOSO ed ARTERIOSO, entro cui circolava il sangue, sarebbero entrati in coomunicazione tramite ANASTOMOSI. Soprattutto importanti in questo SISTEMA risultavano le ANASTOMOSI del setto cardiaco che garantivano il contatto fa i SANGUI VENOSO E ARTERIOSO, rispettivamente impregnati di SPIRITO NAUTRALE e SPIRITO VITALE. Una volta raggiunta la CAVITA' CRANICA il SANGUE ARTERIOSO subiva un PROCESSO DI SUBLIMAZIONE in conseguenza del quale lo SPIRITO VITALE si trasformava in SPIRITO ANIMALE. La sede di qest'ultimo era nei VENTRICOLI CEREBRALI donde, espandendosi nella periferia del corpo per via dei NERVI, garantiva le FUNZIONI SENSORIALI e MOTORIE.
La grande fortuna di GALENO, oltre che dall'efficacia di tante osservazioni, fu dovuta al fatto che in AMBITO CRISTIANO la sua visione teleologica si identificava con quella del pensiero filosofico della DOTTRINA SCOLASTICA: col tempo però mentre la SCOLASTICA divenne RIGIDO DOGMA INTELLETTUALE sì che i TESTI che la sostenevano (soprattutto, ma non solo, le SUMMAE di S. Tommaso d'Aquino) furono elevati ad INDISCUTIBILI SERBATOI DI VERITA', parimenti il TESTO SCIENTIFICO GALENICO fu trasformato in VERITA' ASSOLUTA E BASE SICURA per ogni osservazione, prescindendo da quelle esperimentazioni di cui prorpio GALENO si era fatto promotore.
Quando, tolti i divieti della Chiesa, venne ripresa l'ATTIVITA' SETTORIA SUI CORPI UMANI sorsero considerevoli imbarazzi nell'obbligo di conciliare le osservazioni dirette sul cadavere e i postulati di GALENO: e siffatto imbarazzo intellettuale si evidenzia per ben due secoli, nel morente Medioevo, partendo da quegli albori del XIV secolo in cui il bolognese MONDINO DE' LIUZZI ripropose nelle aule universitarie la DISSEZIONE DEI CADAVERI.
La nascita della MODERNA ANATOMIA si ha nel momento in cui il MAGISTER, vale a dire il PROFESSORE DELLE SCIENZE ANATOMICHE, abbandona il rifugio sclerotizzato della CATTEDRA e del TESTO DI GALENO per scendere accanto la LETTO DELLE DISSEZIONI ANATOMICHE, prendere dalle mani del BARBERIO (o BARBIERE) il COLTELLO PER LE DISSEZIONI e trattare personalmente l'OGGETTO ANATOMICO.
E' da questo momento che l'OSSERVAZIONE ANATOMICA acquisisce la propria funzione indagatrice e sperimentale lasciando da parte la INGESSATA DOGMATICITA' DEL TESTO DI GALENO.
L'alfiere di questa rivoluzione nell'INDAGINE ANATOMICA, nonostante il valore di alcuni precursori eccelsi tra cui Leonardo da Vinci, si deve assolutamente ritenere il medico belga ANDREA VESALIO le cui osservazioni trovano forma compiuta in quel capolavoro della MODERNA SCIENZA MEDICA che è l'opera del 1543 DE HUMANI CORPORIS FABRICA.
IL Cinquecento viene comunemente definito il SECOLO DELLA RIFORMA DELL'ANATOMIA mentre il XVII secolo è da giudicare il SECOLO DELLA STRUTTURISTICA cioè dell'inizio degli studi della compagine interna degli organi e quindi dell'ANATOMIA MICROSCOPICA la cui nascita si data facilmente con le osservazioni condotte, grazie al MICROSCOPIO, da Marcello Malpighi e quindi riassunte in quella mirabile opera che resta tuttora il DE PULMONIBUS edito nel 1661.
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SCRIBONIO LARGO DESIGNAZIANO fu medico specialista romano del I secolo della cui vita poco si sa: l'episodio più eclatante fu il fatto che accompagnò l'imperatore Claudio in una spedizione in Bitinia.
SCRIBONIO non fu buon scrittore dal punto di vista formale ma nel suo RICETTARIO (precisamente DE COMPOSITIONE MEDICAMENTORUM) oltre ad offrire significative osservazioni sulla metodologia farmaceutica e sulla tecnica ideale di visitare il paziente e di registrare le osservazioni (dall'alto al basso come soleva dire) postulò una significativa serie di osservazioni sull'ETICA PROFESSIONALE DEI MEDICI:
Si dice che Erofilo, considerato tra i più grandi medici dell'antichità, definì i medicamenti "mani divine", e giustamente, a parer mio: infatti i farmaci collaudati dall'uso e dall'esperienza hanno veramente la stessa efficacia di un tocco divino... Questa parte della medicina (la terapeutica), oltre a essere importantissima, è anche la più antica e per questo è stata la prima a essere esercitata e illustrata, se è vero che gli antichi curavano le malattie con erbe e radici vegetali; infatti i timidi mortali all'inizio non si affidavano volentieri al bisturi e al cauterio. E così anche ora si comportano i più, per non dir tutti: a meno che non siano costretti da grave necessità e indotti dalla speranza di guarire, non accettano di sottoporsi a trattamenti a malapena sopportabili. Non vedo quindi per quale motivo alcuni vogliono bandire dalla medicina l'uso dei medicamenti, con l'unico risultato di rivelare la propria ignoranza. Infatti, se non hanno sperimentato rimedi di tal genere, meritano di essere accusati di imperdonabile negligenza in una parte così importante della professione medica; se invece dopo averne sperimentato l'utilità si rifiutano di adoperarli, sono ancor più colpevoli perché peccano di perfidia, in quanto il male fisico deve essere odiato da tutti gli esseri viventi, ma soprattutto dai medici che, se non hanno l'animo colmo di misericordia e altruismo, come esige la loro stessa professione, devono essere detestati da tutti, dei e uomini.
Quindi, chi è legato secondo le regole al sacro giuramento del medico, non dovrà dare un veleno nemmeno ai nemici, ma li per seguiterà, quando le circostanze lo richiederanno, solo come soldato e cittadino che compie il proprio dovere, perché la medicina non valuta gli individui in base alla sorte o alle situazioni, ma promette il suo soccorso senza distinzione a tutti quelli che lo invocano e s'impegna a non recare mai danno ad alcuno.
Ippocrate, fondatore della nostra professione, pose alla base di questa disciplina un giuramento in cui è sancito che un medico non deve neppure dare o indicare a una donna incinta un abortivo; egli voleva così imprimere un profondo senso di rispetto verso la vita umana nell'animo di chi si dedica a quest'arte.
Chi infatti considerera azione sacrilega troncare quella che non è ancora certezza di vita, quanto più delittuoso giudicherà nuocere a un individuo già formato e perfetto!
(Ippocrate) dunque considerò di estrema importanza che ognuno salvaguardasse con animo reverente e puro il nome e il decoro della medicina, comportandosi secondo le regole del suo giuramento: la medicina e la scicnza del guarire, non del nuocere.
E se il medico non dedicasse tutto se stesso a soccorrere chi soffre, non farebbe dono agli uomini di quella pietà a cui si è impegnato con la sua promessa
(vedi U. Capitani, Scienza e pratica nella cultura latina, Sansoni, Milano, 1973, pp.99-101)