Luigi XIV fu incoronato re nel 1643 all'età di cinque anni e regnò fino alla morte (1 settembre 1715). Nel marzo 1661 prese l'effettivo potere quando - interrompendo ogni precedente tradizione - decise di non nominare alcun primo ministro in sostituzione del defunto cardinale Mazzarino. Sebbene il suo modo di gestire il potere sia stato molto criticato in epoche successive, durante il suo lunghissimo regno ebbero interessanti sviluppi le arti e le scienze.
Tali sviluppi tuttavia furono spesso assecondati od ostacolati in base agli orientamenti ed agli interessi della corte reale. Per la letteratura l'arte teatrale e le scienze, l'intervento reale fu occasionale e quei tempi beneficiarono poi di grandi personaggi come Molière, Racine, Montaigne, La Fontaine, Pascal, Cartesio (Renè Descartes), Corneille e tanti altri.
Il castello, situato sulla collina a fianco di quella di S.Maurizio, attorno a cui si sviluppò Pinerolo, era già esistente nel 1064, anno in cui si hanno le prime notizie certe sull'esistenza di Pinerolo.
Il piccolo castello, eretto forse contro le scorrerie dei saraceni venne ampliato e fortificato dai Savoia che ne fecero la loro dimora fino all'inizio del 1300.
Nel 1318, Filippo, primo principe degli Acaja a governare su Pinerolo, fece costruire un nuovo palazzo per la residenza dei Principi (Palazzo d'Acaja ):l'antica fortezza rimase castello di difesa.
Nel 1330 la stesso Filippo fece ampliare le opere murarie della Cittadella in cui si trovava il castello, le mura vennero completate nel 1358.
A metà del 1500, durante la prima dominazione francese, furono aggiunti quattro bastioni alla cinta delle mura che fino ad allora erano solo merlate; per far ciò vennere abbattute diverse case del borgo superiore (S.Maurizio).
Nel 1630, Pinerolo venne nuovamente conquistata dai francesi agli ordini del Cardinale Richelieu. Questi fece della città una fortezza di primo rango.
Sotto le direttive del famoso architetto militare Vauban, a partire dal 1632, vennero restaurate sia le vecchie fortificazioni che il castello, fu ampliata la cittadella (furono abbattute altre case del borgo superiore) e fu inoltre scavato un ampio fossato fra la Cittadella e S.Maurizio.
Il castello divenne prigione di stato ed in esso furono rinchiusi personaggi illustri fra cui la famosa "Maschera di ferro".
Nel 1696 i piemontesi con l'aiuto di milizie di altri stati assediarono Pinerolo e nel 1698, in seguito ad accordi con Luigi XIV, la città ritornò sabauda; in cambio della cessione il Re di Francia chiese l'abbattimento della Cittadella: scomparvero così le mura della Cittadella ed il possente castello.
Situata a raccordo delle valli alpine che si riuniscono alle sue porte, le origini della città si perdono nel mistero della preistoria: tempi lontanissimi di cui ci parlano - con linguaggio ancora misterioso - i segni preziosi che le pietre e le caverne delle nostre valli hanno consegnato.
Nei settori dell'architettura e delle arti figurative le direttive della corte furono invece molto presenti . Nel 1648 fu infatti creata l'Accademia reale di pittura e scultura ed i canoni artistici ebbero ulteriori definizioni con l'ascesa del ministro Colbert che riorganizzò la citata accademia ed istituì nuove accademie (fra le altre quella di architettura e quella con sede a Roma). Fu poi per intervento dello stesso Colbert (coadiuvato dal pittore Le Brun) che fu costituita la fabbrica Gobelins di arazzi ed arredi preziosi ( Manifacture Royale de la Couronne). Seguì infine l'officina di Saint- Gobain per imitare i vetri di Murano.
Allo stesso Charles Le Brun (1619-90) fu infine dato anche un ruolo formale. L'artista lavorò moltissimo ai decori della nuova reggia di Versailles influenzando (non sempre positivamente ) tutti gli altri . E furono pochi gli artisti che vollero restarne fuori, come ad esempio i fratelli Le Nain . Il medesimo Le Brun successivamente formulò anche i canoni che dovevano essere rispettati dai pittori (Mèthode pour apprendre à dessiner les passions) e collaborò in maniera decisiva a quello che fu chiamato " il gran gusto " della corte. Una delle idee di Le Brun era che bisogna correggere con l'arte le imperfezioni della natura.
L'arte francese fino alla costruzione di Versailles aveva come sostanziale riferimento quella italiana . Presenze di artisti non italiani (esempio Rubens) non cambiarono molto le cose. Fra i tanti viaggiarono in Italia il paseiggista e naturalista Claude Lorrain (1600-1682) ,Simon Vouet, Mignard e perfino Le Brun.
Fra gli artisti francesi del periodo, Georgies Mesnil de La Tour (1593-1652) fu molto interessato all'esperienza di Caravaggio e ciò in particolare è documentato da suoi "notturni" e dalla famosa Maddalena . Nicola Poussin (1594-1665) fu influenzato dai lunghi soggiorni in Italia e tenne pure particolar conto della famosa relazione dell'umanista Bellori (1664, Accademia di San Luca) . Il grande artista francese ammirava particolarmente le statue classiche per trarne volentieri spunti di bellezza e purezza. A sua volta i canoni artistici di Poussin ebbero facilmente il loro peso nelle accademie artistiche.
Gli avvenimenti legati alla costruzione della Reggia di Versailles e dei suoi giardini (con i principali interventi di Le Vau e di Le Notre) furono tuttavia decisivi per l'arte ed i gusti di quel periodo. Altresì le scelte fatte in quell'occasione e le pitture decorative del Le Brun influenzarono notevolmente le altre corti europee. Nello stesso periodo non avevano fra l'altro successo i progetti del Bernini e di Pietro da Cortona per il palazzo del Louvre.
Il gusto artistico e l'interesse per una grande reggia erano comunque venuti a Luigi XIV anche per alcune vicende precedenti.
Il Re Sole era già un discreto intenditore d'arte quando morì il primo ministro cardinale Mazzarino (Giulio Mazzarini, nato a Pescina in Abruzzo) e fu felicissimo di ereditare dall'astuto e ricco politico alcune opere d'arte . Mazzarino, in giovinezza educato anche a spese dei Colonna di Roma, era infatti un appassionato collezionista ed aveva creato una collezione di circa 500 quadri anche ad imitazione dei facoltosi che all'epoca vivevano nelle belle ville di Roma ( il cardinale fu per un breve periodo coinvolto con i parenti Mancini nel possesso dell' attuale villa Pallavicini-Rospigliosi- quella dell'Aurora di Reni- costruita sul colle del Quirinale per volontà di Scipione Borghese).
Dalla collezione del defunto Mazzarino il re ottenne fra l'altro: un quadro del Tiziano, tre Correggio già posseduti dai Gonzaga e probabilmente tre opere del Raffaello (il San Giorgio,il piccolo San Michele ed il ritratto di Baldassare Castiglione). Fra i Correggio, una pubblicazione del Louvre classifica come proveniente dalla collezione Mazzarino il quadro intitolato "il Sonno d'Antiope". Secondo altre pubblicazioni l' opera del Tiziano appartenuta al Cardinale di Pescina va individuata con la "Venere del Pardo".
Altro grande collezionista della corte francese di Luigi XIV fu il sovrintendente Nicolas Fouquet. Come molti potenti del tempo aveva anche vasti interessi culturali e proteggeva diversi scrittori (fra i quali La Fontaine e Corneille) ed alcuni scienziati. Per le sue collezioni d'arte e la sua biblioteca (sembra di 27.000 volumi) si serviva anche del fratello per numerosi acquisti a Roma. Fouquet non aveva necessità di limitarsi; era infatti ricchissimo perchè, nonostante le gelosie e le preoccupazioni di molti, gestiva le finanze della Francia.
Fu comunque un suo grande progetto che contribuì ad insospettire e contrariare in maniera definitiva Luigi XIV.
Fouquet decise infatti di costruirsi un grande castello a Vaux -Le-Vicomte con l'intento di farne un'autentica meraviglia artistica. Quando la magnifica residenza fu completata il Re (1661) vi si recò per curiosità ma anche per valutare l'ingiustificata opulenza del personaggio. Aveva già concertato con Colbert di far arrestare il sovrintendente per corruzione e via discorrendo.
Fouquet infatti fu presto fermato da un gentile ufficiale dei moschettieri (D'Artagnan) e condotto nel carcere della fortezza di Pinerolo - all'epoca enclave francese nel Regno di Savoia - dove morì diversi anni dopo (1680). Luigi XIV si impadronì ovviamente di numerose opere della collezione Fouquet, ma poi pensò di costruire i palazzi ed i giardini di Versailles con gli stessi artisti che avevano già lavorato al castello di Fouquet , ovvero Le Vau, Le Notre e Le Brun.
All'originaria equipe di Versailles si aggiunse alla fine anche Jules Hardouin Mansart che aveva già lavorato alla "Dome des Invalides".
Nel 1662 Luigi XIV recuperò altri numerosi quadri dai rovesci del banchiere Jabach ( i collezionisti erano diversi...) e poco dopo gli arrivarono interessanti doni- incluso un Caravaggio- dal principe Camillo Doria Pamphili grande mecenate romano.
Colbert nel 1681 creò nel palazzo del Louvre " le Cabinet des Tableaux" primo embrione delle attuali raccolte. Dal 1684 il re fu distratto come tanti francesi dal c.d affare dei veleni (una strana storia di veleni, streghe ed altre insolite vicende) e da numerosi problemi internazionali. Luigi XIV, come avevamo accennato, morì poi nel 1715. All'epoca di tale decesso importanti artisti di un'altra stagione erano giovanissimi (ad esempio, Francois Boucher aveva 12 anni) o non erano ancora del tutto affermati (esempio J.Antoine Watteau).
Prima dell'insediamento - non immediato - del nuovo re Luigi XV, i canoni imposti dalle accademie francesi, anche sollecitati da esempi in Italia , Austria ecc, iniziavano ad imporsi sempre meno. Già nel 1699 era stato pure pubblicato un opuscolo (Dialogue sur le coloris) con il quale Roger de Piles contestava in materia di colori alcune scelte di Poussin . Il dibattito che ne seguì alla fine favorì quegli artisti che sostenevano lo stile di Rubens ed anche quel pubblico che era più interessato alla piacevolezza dell'arte. La borghesia ben fornita di mezzi economici iniziava ad avere il suo crescente ruolo e, con tutte le logiche conseguenze, era interessata ad esprimere i suoi gusti anche nell'arte.
[a cura di Al. Pav]
Segnata dal passaggio di tribù di origine ligure; abitata agli albori della storia, dai "Centurigi" o dai "Meduli", o dai "Savincazii" o dagli "Jereii" governati dal buon re Cozio che alle Alpi ha dato il nome, il pinerolese ha comunque storia assai antica. Vi soggiornarono i Romani; lo attraversarono nomi celebri (Cesare Pompeo, Caio Giulio Cesare); Caburrum, ai piedi della Rocca, fu insigne insediamento e stazione termale; Frossasco ricorda, nelI'impianto urbanistico, il "Castrum" romano. Vi transitò Annibale nel 218 a.C. spinto dal sogno ambizioso di distruggere Roma.
Ungari e Saraceni la devastarono a più riprese nel X secolo: dalla bufera, la pianura e, più stentatamente, le valli si riaffacciarono ad una lenta ripresa di vita e di fervore. Alcuni documenti - 981, 1006, 1011, 1044 - lasciano dubbiosi sull'identificazione di Pinerolo; essa entra con certezza nella storia con la famosa donazione di Adelaide di Susa all'Abbazia di S. Maria del 1064, completata con le successive del 1075 e 1078: 1' Abbazia possiede, oltre ad altri beni disseminati in Piemonte e in Liguria, praticamente l'intero territorio che va dal Sestriere al Po presso Pancalieri e Villafranca, estendendosi per oltre 120.000 ettari .
All'ombra del Monastero nasce un organismo comunale che acquisterà gradatamente libertà ed indipendenza fino a dotarsi nel 1220 - "garante" Tommaso di Moriana - di quegli "statuti" che sono tappa fondamentale nel suo sviluppo di libero comune . "Concordando" - non "concedendo" - gli Statuti, Tommaso crea le basi di quella che sarà la futura capitale del Piemonte. Nel castello di Monte Pepino, alla sommità di San Maurizio , si installa quel "ramo dei Savoia" che - col matrimonio di Filippo I con Isabella di Villebardouin - acquista alla casata il titolo di "Acaja". Per 128 anni Pinerolo fu sede
della corte dei Savoia-Acaja: una corte non eccessivamente aperta al mecenatismo artistico e letterario ma prodiga di feste e di divertimenti, segnata dalla fosca pagina della breve esistenza di Filippo II e della sua tragica fine nel lago grande di Avigliana, che avrà termine nel 1416 con l'omaggio ad Amedeo VIII e col trasferimento nel 1431 della corte a Torino.
Rimasta possesso dei Savoia, Pinerolo fu a lungo contesa tra gli stessi ed i re di Francia. Di quest'ultima si contano, nella sua storia tormentata, cinque occupazioni: la prima, iniziata nel 1536 e conclusa con l'entrata in Pinerolo di Emanuele Filiberto il 29 dicembre 1574; la seconda - la più lunga - dal successo delle truppe di Richelieu (31 marzo 1630) al 1696; quindi, dopo due brevi parentesi negli anni di fine secolo, l'annessione che durerà dal 1800 al 1814, anno in cui con l'editto del 14 maggio le potenze imperiali ristabiliscono sul trono la monarchia sabauda.
Durante le dominazioni francesi furono completate le imponenti fortificazioni che fecero di Pinerolo una delle più munite città ed "uno dei più belli ingressi che si abbia guadagnato la gloria francese nella bellissima Italia" . Nel fosco CASTELLO di PINEROLO furono incarcerati illustri personaggi della corte del re Sole - Nicola Fouquet, il conte di Lauzun, Gian Giacomo de Barillon - e, fra il 1669 e il 1681, quell'enigmatico personaggio che è passato alla storia come la "Maschera di Ferro " e che ha forse rivelato un nome (Eustachio Dauger) ma non il segreto della sua "colpa" e forse anche della sua vera identità. Pochi tratti restano di quei possenti bastioni: nel 1696 Luigi XIV restituiva Pinerolo a Vittorio Amedeo II e imponeva in cambio della cessione l'abbattimento della fortezza.
"Le mura che tutta la cingevano, i bastioni, le mezzelune, le controguardie, la cittadella che le rizzava sopra la testa i suoi cinque torrioni di malaugurio scomparvero nel tuonar delle mine.
Dopo la ventata rivoluzionaria, il volo dell'aquila napoleonica e la restaurazione, le vicende storiche si dilatano sul piano nazionale e Pinerolo ne vive le pagine liete e tristi. Non seconda nei fermenti sociali che si affacciano all'orizzonte del mondo del lavoro (pinerolesi saranno i fondatori, nel 1848, della antesignana "Società di mutuo soccorso degli operai"), come non lo era stata nei genovesi, vibranti (ed illusori) primi moti del Risorgimento (Moffa di Lisio e Santorre Santarosa nel 1821), sarà ancora nota per i fasti militari e mondani della "Scuola di Cavalleria ".
Si accentua, col passar degli anni, la sua fisionomia industriale (pur col notevole richiamo di mano d'opera della vicina Torino), mentre permane attiva una florida agricoltura).
Pinerolo è oggi città animata di commercio e di vita, segnata dai fermenti (e dalle contraddizioni) di un centro operoso ma, nel contempo, tranquilla città di provincia che pur offre interessanti spunti di visita, e che la mitezza del clima (la "Nizza del Piemonte") rende gradito soggiorno.