Il tema barocco del
Memento Mori
recuperato e alterato da una postulazione classica romana
Angelico Aprosio
nella sua
Grillaia
del 1668
-opera di antica ideazione ma dai
significati criptici se non lascivi e potenzialmente blasfemi, specie in senso ecclesiastico)
e quindi dalle possibilità di
perquisizione inquisitoriale ma anche censura statale: sì da essere non casualmente editata, con molte varianti e integrazioni, soltanto nel 1668)
dando contestualmente prova della sua
poliedrica bibliofilia con conoscenza di rarissimi autori italiani e stranieri
ma anche della
valenza satirica della sua opera
volta a trattare a vari livelli significanti il tema dell'
umana follia
[ anche se non solo nel senso stretto del termine connesso ai
teoremi di melanconia, depressione, ossessione ecc.
ma, per certi lati come si evince dall'
indice stesso dell'opera
, specialmente -come già in altri scritti sottolineato da Aprosio- sotto forma di
vanità, vizi, ottusità, superstizioni, presunzioni, connivenze e servilismo
ma pure
critica sterile per mera invidia senza qualità d'emergere in altro modo che con sputar veleno di calunnie
ed anche ricerca paranoica di
titoli e riconoscimenti ed ottuso presenzialismo, convinzione di perenne superiorità e d' inalienabili diritti
ecc. ignorando che in fondo
a fronte dell'eternità, vita ma anche fama e ricchezza non durano più d'una scorreggia in un pubblico cacatoio
come nel seicentesco famoso caso del letterato francese fattosi, non senza vanagloriose alchimie, politico italiano
"Giacomo (Jacopo) Gaufrido da immensa gloria decaduto fin a perdere la vita sul patibolo tra gli infami"
e poi riassumendo il tutto in due principi elaborati
per absurdum
= uno rarissimo, quanto inascoltato, ed elaborato splendidamente da
N. Villani nella Satira -p. 4, XVI riga dall'alto-
Nos canimus surdis
("cantiamo per i sordi" = "predichiamo per chi non vuole ascoltare")
e l'altro più popolaresco e noto
quanto per Angelico inefficace nella maggior parte dei casi e cioè che
A guarire un Pazzo, ce ne vuole uno e mezzo
(pagina 26, paragrafo 9)]
citando nel
Capitolo II
l'allora celeberrimo
Iodovico Badio Ascensio
(p 18 in alto) -uno dei tanti nomi italianizzati dell'umanista e tipografo fiammingo Josse Base- che editò il
Das Narrenschiff
(traducibile in italiano come
La Nave dei pazzi
) poemetto allegorico-satirico dello scrittore tedesco Sebastian Brant
(tutte le voci evidenziate nei testi antichi digitalizzati sono attive e multimediali sì da permettere d'accedere ad ulteriori settori di riflessione).
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