cultura barocca
INFORMATIZZAZIONE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

Una importante citazione che connette l'"ozio" al concetto di "negozioso" (nel senso classico di "letterario" quindi di "ozio letterario") la si ritrova in Prose Diverse (Firenze, 1875) ove leggesi (2, 362) Lodisi in Alessandro l'umanità bellicosa, a fortezza piacevole e mansueta, la liberalità non inutile, l'ira placabile, il modesto amore, l'ozio negozioso ma, in maniera assai più pertinente alla tematica qui sviluppata, vale sempre del Tasso quanto scritto - pur usando l'espressione " ozio letterario"- = Lettere di Torquato Tasso [1585] - Al cardinale Giovan Girolamo Albano. Roma = "...Credo sicuramente che gli uffizi fatti da vostra Signoria co'l serenissimo signor duca mi concederanno ch'io viva, in quest'ozio letterato che insegn a disprezzar la morte e la vita che non sia congiunta a l'immortalità.
Stando al Battaglia l'erudito Secondo Lancellòtti nell'opera di cui sopra si nota il frontespizio ad utilizzare per primo l'espressione italiana " ozio negozioso " anche se in forma consona al suo modo di scrivere argutamente e talora sarcasticamente predicatorio = Gli Spartani godevno una quiete, una pace, un ozio in somma sopra ogni credere, quell'ozio negozioso, quell'ozio da esser trasmesso da qualsivoglia affacendato omo tallora fra l'azzioni gravissime.
A tal termine, in un senso più prossimo a quello del Tasso e quindi dell'Aprosio, si può reputare l' " ozio faticoso " citato sempre nel '600 da Federigo della Valle.



























In una Romanità in cui la Repubblica velocemente si evolve per diventare Impero, a proposito di letterati quali Lucrezio, Cicerone, Sallustio, Catullo, del I sec. a.C., l’otium diventa la condizione per dedicarsi alle arti pure (poesia, filosofia, filologia, pittura, scultura) e allo studio del pensiero.
Nasce così, l’ otium litterarium inteso come uno spazio autonomo e privato con cui gli intellettuali tentavano di evadere la realtà del tempo disimpegnandosi dalla sfera politica.
In definitiva l’uomo di cultura non avverte più sopra di sé il peso condizionante di uno Stato che gli fissa delle direttive anche sul piano intellettuale svolgendo, altresì, un’attività culturale che può essere considerata sovversiva dai gruppi che gestiscono il potere.
Lo stesso atteggiamento che i romani nutrivano nei confronti della filosofia cambia radicalmente.
medicina doloris che concede all’uomo la possibilità di individuare la propria identità spirituale e l’opportunità di emanciparsi dal rapporto di sudditanza nei confronti di uno Stato sempre più estraneo quanto sempre più invadente.



























Lancellòtti, Secondo (al secolo Vincenzo). - Predicatore e scrittore (Perugia 1583 - Parigi 1643). Fu autore di alcune opere notevoli per l'erudizione e l'arguzia, quali L'oggidì overo il mondo non pegiore né più calamitoso del passato (1623), cui seguì, nel 1636, una seconda parte col titolo L'oggidì overo gl'ingegni non inferiori a' passati, entrambe pervase da uno scetticismo assai sottile anche quando lo scrittore sostiene la superiorità dei moderni sugli antichi, nonché i Farfalloni degli antichi storici (1636), opera in cui il suddetto assunto era ribadito attraverso la critica e la denuncia degli errori e delle incongruenze della tradizione classica, e Chi l'indovina è savio (1640). Pubblicò anche una storia della congregazione di Monte Oliveto (Historia congregationis S. Mariae Montis Oliveti, 1623), nella quale era entrato nel 1605 e dalla quale era stato incaricato di tenere prediche in varie città italiane (Siena, Brescia, Padova, poi Pavia, Ascoli e Perugia) = fonte bibliografica: "Enciclopedia Treccani on line".

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