cultura barocca
Informatizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

Il genere Cynoglossum L., della famiglia delle Boraginaceae, comprende piante biennali o perenni e, raramente, annuali. I fiori sono portati in cime generalmente senza brattee. Il calice è cinque-fido fin quasi alla base e accrescente. La corolla ha un corto tubo cilindrico o infundibuliforme, il lembo è rotato e cinque scaglie ne chiudono la fauce. Gli stami sono inclusi, inseriti nella metà superiore del tubo. Lo stilo è incluso e lo stimma è piccolo e subcapitato. Le nucule hanno forma da ovoide a subglobosa e sono glochidiate, la superficie esterna può essere convessa, piatta o leggermente concava, qualche volta ci può essere un distinto bordo o disco (vedi = Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Edagricole, Bologna 1982 ed ancora T.G. Tutin, V.H. Heywood et Alii, Flora Europea, Cambridge University Press 1976].
Il "Bonifacio", attenendosi alla scrittura ermetica ed in particolare alla
polimatia che se vogliamo era parente della scrittura crittata e dei codici segreti di comunicazione (cosa comune per certi addetti ai lavori quanto difficilissima sì da esser compresa da pochi = vedi con quale espediente metalinguistico Aprosio denunciò la Tarabotti di dire e fare delle "stronzate" (si scusi il termine ma è il solo utile per render l'idea)] avvalendosi però piuttosto dell'erudizione estrema, usa il termine greco italianizzato Cinope derivante da kunops (vedi Teofrasto = Ippocrate 7, 7, 3) = appunto cinope / faccia di cane / occhio di cane altro nome gergale rispetto a quello più comune di lingua di cane della plantago lanceolata (vedi sopra l'immagine da un erbario) = il lemma è connesso alla forma greca derivata da kunops vale a dire kunopa per cui il senso etimologico faccia di cane si collega ad un giudizio morale impudente - sfrontato perfettamente idoneo ad una Ruffiana, Mezzana o Lenona o come scrive Aprosio "Raffaella".
L'eaborazione linguistica latina deriva poi dalla Storia Naturale di Plinio laddove al libro XXV, 80, 39 leggesi "(trad.)Anche il medico Temisone (medico originario di Laodicea in Siria. Discepolo di Asclepiade visse a Roma durante l'impero di Augusto e fondò la scuola "metodica". Plinio lo nomina anche in XIV. 114.) ha decantato un'erba comune la piantaggine, ed ha pubblicato un libro su di essa, come se l'avesse scoperta lui. Ne sistono due specie: la più piccola ha le foglie più strette e più nere e ricorda la lingua delle pecore, il gambo è angoloso e piega verso terra; nasce nei prati, l'altra più grande, è circondata da ie che l'avvolgono come dei fianchi: poiché queste sono sette, alcuni l'hanno chiamata eptapleuro. Ha un gambo alto un cubito...nasce nelle zone umide; è molt o più efficace. Ha una straordinaria capacità essiccante e astringente e svolge la funzione di un cauterio. Nient'altro riesce a fermare allo stesso modo i flussi degli umori che i Greci chiamano reumatismi.
81 (40) Affine a questa è la buglossa, simile alla lingua di bue, la cui caratteristica principale è che, tuffata nel vino, aumenta la sensazione interiore di benessere; viene detta eufrosino.
(41) Aggiungiamo anche la cinoglossa, simile alla lingua di canemolto apprezzata nel giardinaggio. Dicono che la radce di quella da cui spuntano 3 steli con i semi, presa in pozione nell'acqua, sia utile per la febbre terzana; e la radice di quella da cui ne spuntano 4, per la quartana. Ne esiste anche un'altra, simile a questa, che presenta delle piccole lappole. La sua radice, presa in pozione nell'acqua, combatte il veleno delle rane, e dei serpenti" [ la trattazione di Plinio è ricavata da = Gaio Plinio Secondo, Storia Naturale (Edizione diretta da Gian Biagio Conte con la collaborazione di Giuliano Ranucci), III, Botanica, 2, Libri 20 -27, Traduzioni e note di Andrea Aagosti, Paola Cosci, Anna Maria Cotrozzi, Marco Fantuzzi, Francesca Lechi, in "I Millenni", Einaudi, Torino, 1998 ].
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