cultura barocca
INF. D. v. CARDANO - TORREBLANCA - ROMITI

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Da un PASSO dell'aprosiano Scudo di Rinaldo, parte I,edita nel 1647 pubblicazione qui integralmente digitalizzata (ma nella stessa opera occorre citare anche il capitolo dedicato alla "Papessa Giovanna" come, anche entro la tarda Grillaia del pari digitalizzata da Cultura-Barocca, una dissertazione sui modi per far nascere figli maschi o femmine) nel contesto di queste devianze risultano temuti gli ERMAFRODITI o comunque gli individui capaci di sovvertire le leggi di natura alterando il loro sesso nel suo rovescio (uomo che si atteggia da donna e viceversa).
Aprosio nel '600 facendo cenno ad una generale effeminatezza della moda maschile cita e descrive due casi emblematici [NOTA IMPORTANTE = TUTTE LE VOCI SOTTOLINEATE NEL TESTO ANTICO SONO MULTIMEDIALI, ATTIVANDOLE RIMANDANO ALLA TRATTAZIONE DEGLI ARGOMENTI CUI SI RIFERISCONO]
Uno, decisamente drammatico, riguarda un certo VENTURA originario di PORTOGRUARO: costui come si legge nel
Capitolo XV dello Scudo di Rinaldo edito ("Se gli huomini in Donne, e le Donne in huomini possano trasformarsi")
venne arrestato e condannato quale TRANSESSUALE / ERMAFRODITA e la pena fu terribile = infatti nell'assoluto epocale principio ammonitore della "Catarsi" ovvero dell'ammonizione al pubblico convocato ed astante sul "non far simili ationi laonde non dipoi patir poena dell' istesso genere" fatto salire sulla "carretta dell'infamia" venne condotto per le vie cittadine sin al palco del patibolo dove il Ministro di Giustizia o Boia procedette all'amputazione di naso ed orecchie dello sventurato che in seguito fu relegato ai lavori forzati per 10 anni e secondo il costume dell'epoca incatenato al remo su una Galea di Catena
Per quanto concerne il caso di donna che si atteggia ad uomo Aprosio utilizza fonti storiche straniere: e menziona il caso di una
*************fanciulla olandese che avrebbe prestato servizio militare e si sarebbe sposata con una donna ad Amsterdam prima di esser scoperta e punita (Scudo di Rinaldo I, p. 63)*************
come cantato da
VINCENTIUS FABRICIUS).
(Prescindendo dai richiami alla leggenda e soprattutto alla cultura classica sul tema, tra cui la demonizzazione cristiana di donne pagane dal presunto comportamento maschile, in particolare delle Amazzoni risultate meno mitiche di quanto reputato e poi del Senato delle Donne dei tempi dell'Imperatore Romano "Eliogabalo" ed anche eludendo dal tema cristianissimo della Papessa Giovanna origine di tante discussioni (vedi) in merito alle riflessioni sulla proibizione, pena l'accusa di eresia, per una donna di indossare abiti maschili bisogna dire che esso si esalta nel XIV secolo con la storia epica, la cattura, il processo e la condanna al rogo di Giovanna d'Arco = l'eroina e santa francese per la cui fine molto si discusse intorno alla sua foggia,vale a dire al fatto di indossare od aver indossato abiti maschili e sorprendentemente , pur tra critiche ma doverosamente custodite al livello di "gossip", si ripropone con il caso seicentesco di Maria Cristina ex Regina di Svezia la quale mai nascose la sua condizione di bisessuale, che certamente si fece effigiare in abiti maschili spesso usati, per guerresche parate, per rappresentanza o per la sua passione di cavallerizza e che, onde giustificare certe sue scelte controcorrente al tempo del soggiorno romano come la valorizzazione del Teatro di Tordinona ove potevano liberamente recitare anche le donne contro nuove direttive nemmeno ebbe ritegno a definire pubblicamente " un minchion " il pontefice che si opponeva al suo progetto e disapprovava il suo modo di vivere = ma erano indubbi vantaggi di Cristina il vivere nel tempo della Controriforma, il suo altissimo rango, il godere di potentissimi appoggi italiani e soprattutto internazionali ed il fatto di esser giudicata l' ago essenziale di una bilancia ai fini di una riscossa europea e cristiana contro lo strapotere dell'Impero Turco: tuttavia senza che questi previlegi le impedissero l' odio, relativamente segreto, del Pontefice, Innocenzo XI, da Lei offeso e pubblicamente dileggiato in modo che, a parte siffatto Papa, date le sue maniere franche e risolute di nemici potenti se ne fece in maniera che a conclusione di una vita, sempre maggiormente tormentata, sulle motivazioni della sua morte a Roma aleggiarono voci oscure e dicerie mai chiarite veramente, alla cui esplicazione venne anche invocato l'intervento di colui che fu il secondo bibliotecario dell'Aprosiana, Domenico Antonio Gandolfo ormai residente a Genzano od a Roma).

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