cultura barocca
INFORMATIZZAZIONE DI BARTOLOMEO DURANTE

GIULIA PETRACCO SICCARDI ILUSTRE GLOTTOLOGA NEL DIZIONARIO DI TOPONOMASTICA DELLA UTET DI TORINO EDITO NEL 1990, NON CONDIVIDENDO APPIENO QUANTO SCRITTO DA NINO LAMBOGLIA (N.107. - TOPONOMASTICA INTEMELIA - ISTITUTO DI STUDI LIGURI - BORDIGHERA 1946 ) A RIGUARDO DEL FIUME "ROIA" OFFRE QUESTA SUESPOSTA IPOTESI.
IL prof. Guido Lucarno dell'Universita' di Genova nell'importante tratto dagli Atti del Convegno Nazionale “ Luoghi e Tempi della Cartografia” del 20,21,22 aprile 2005, pubblicato nel dicembre 2005 dal Bollettino dell’Associazione Italiana di Cartografia intitolato LA TOPONOMASTICA COME AFFERMAZIONE DELLA SOVRANITA’ NAZIONALE: IL CASO DELLA VAL ROIA (ALPI MARITTIME) LE VARIAZIONI DELLA TOPONOMASTICA NEI TERRITORI SOGGETTI A CAMBIAMENTO DI SOVRANITA’ precisando =
" ...L’elenco, suscettibile di completamento con ricerche successive, intende comunque dimostrare che, in seguito alle annessioni del 1860 e del 1947, la Francia impose per la Val Roia “assurdi nomi francesizzati” , non corrispondenti né all’uso, né alla cultura locali, che non tennero conto neppure della tradizione orale. A cominciare dal nome del fiume Roia mutato in Roya, che viene pronunciato [ruaià], correttamente secondo le regole della fonetica francese, ma senza alcun aggancio con la tradizione orale, il cambiamento non ha risparmiato quasi alcun nome geografico. Le motivazioni di una scelta così radicale appaiono coerenti con il clima di prevaricazione che si instaurò alla vigilia del Rattachement e con la preoccupazione, da parte delle autorità francesi, di eliminare sistematicamente tutto ciò che rappresentasse ancora la passata appartenenza all’Italia: vennero così francesizzati i nomi di battesimo degli abitanti, vivi e defunti, variando persino le iscrizioni funerarie, furono immediatamente modificate tutte le iscrizioni pubbliche e fu in sostanza negato, assieme alla tutela delle forme linguistiche locali, il diritto della popolazione a conservare la propria identità culturale. Nel mezzo secolo che ne è seguito la lingua italiana, benché ancora oggi compresa da una parte della popolazione, si è andata via via estinguendo. Ma anche l’isola culturale e linguistica occitana sopravvissuta per secoli alle falde del M. Saccarello è ormai alla vigilia della definitiva scomparsa: quasi estinto nel comune francese di La Brigue, l’occitano brigasco è parlato da poche decine di abitanti, quasi tutti ormai ultrasessantenni, delle frazioni italiane di Briga Alta, ciò che è rimasto dell’ex comune di Briga Marittima dopo lo smembramento del 1947. La storiografia del secondo dopoguerra ha dimenticato il caso della Val Roia considerandolo un episodio meno che marginale nel processo di distensione europea. Con l’abbattimento delle barriere ideologiche tra Est ed Ovest ed il consolidamento dell’Unione Europea i futuri confini politici saranno via via sempre meno percepibili e cesseranno per sempre di raccontare il travaglio passato che li disegnò. Ciò potrebbe essere un valido motivo per iniziare una rilettura, in una corretta chiave storica, della toponomastica, considerata non come spunto per la riapertura di sterili polemiche sulla spartizione della Val Roia, ma come occasione per il recupero di un patrimonio culturale perduto".
NEL CONTESTO DI UN SITO COSI' VASTO COME CULTURA BAROCCA PUO' ESSERE CHE, SECONDO UNA COSTUMANZA RECENTE MA SCORRETTA, IN QUALCHE CASO, MAGARI COLLEGATO AI RAPPORTI TRA ITALIA E FRANCIA ACCANTO ALL'IDRONIMO CORRETTO "ROIA" VENGA ACCOSTATA (ANCHE POSTA TRA PARENTESI) IN QUALCHE CASO LA FORMA "ROYA" COME SOPRA SCRITTO ERRONEA FILOLOGICAMENTE E STORICAMENTE.







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