cultura barocca
INDIZIONE

INDIZIONE

Presso i Romani, in età imperiale, ogni imposta indiretta in natura imposta dall'imperatore. Sotto Diocleziano, dal 297-298, divenne un'imposta annua in natura il cui ammontare era computato sulla base del sistema della iugatio-capitatio dapprima ogni cinque e ,dal 312-3, ogni 15 anni. Tale ciclo quindecennale finì quindi per essere adottato come termine cronologico, principalmente ma non solo per datare l'anno finanziario> sin oltre l'età medievale perdurarono questo meccanismo di tassazione e l'uso dell'indizione romana in cronologia.


Può sembrare semplice demotivare la figura di Aprosio nel contesto delle ovvietà: è peraltro oggi un gioco abbastanza comune, ed anche di profitto attesa una certa curiosità qualunquistica del ceto mediamente colto, rimandare alla CHIESA CATTOLICO-ROMANA, sulla scorta di indubbie sue responsabilità connesse soprattutto ai vari interventi censori dell'Inquisizione, una marea di resposabilità ed ingannevoli trucchi.
Per quanto non si possano disconoscere tante responsabilità delle gerarchie Ecclesiastiche non è fattibile attribuire alla CHIESA ogni responsabilità in merito a vari tipi di errori ed al proliferare della
SUPERSTIZIONE.
Anzi a ben scorrere l'INDICE TEMATICO qui proposto è constatabile come spesso la CHIESA abbia assunto posizioni severe avverso ogni forma di credulità superstiziosa.
Comunque sarebbe stato facile, per deprimere ogni considerazione su maghi, streghe e loro persecuzione, l'ideale stratagemma sarebbe stato quello di menzionare l'ILLUMINISMO ed i suoi PENSATORI sia FRANCESI che ITALIANI tra cui un posto eminente avverso la
CREDENZE A STREGHE MALEFICHE, UNTORI E PIU' ESTESAMENTE DIABOLICHE SUPERSTIZIONI SPETTA A PIETRO VERRI ED A CESARE BECCARIA
Per essere imparziali e dimostrare come nel XVIII secolo la CHIESA abbia parimenti prodotto spiriti eletti, capaci di portare avanti campagne contro le false credenze, quelle cui Aprosio "credeva" seppur "con misura, affettazione e parecchi dubbi" in quanto figlio del tempo che le generava, si è pensato di proprre per ampi tratti l'opera di un ecclesiastico illuminato del 700. Ed appunto nell' OPERA di uno spirito superiore, capace di rielaborare cirticamente in maniera profonda le proposte dei tempi nuovi, qual fu BENEDETTO GEROLAMO FEIJOO (nato l'8 ottobre 1676, spagnolo, benedettino e teologo eppure nonostante questi attributi assai "barocchi" estremamente lontano dai presupposti e dai pregiudizi concentratisi nella tradizione seicentesca per la via che giungeva da "infiniti e discutibili passati") assieme ad un vasto RIESAME CRITICO DI TUTTO IL SISTEMA SOCIALE si scopre un' APERTA POLEMICA CONTRO LA SUPERSTIZIONE, che decisamente travalica e supera gli INTERVENTI AVVERSO LE CREDENZE SUPERSTIZIOSE ad esempio contenute in scritti notissimi come una CELEBRE COSTITUZIONE DI PAPA SISTO V, una apprezzata OPERA DI PADRE DOMENICO SERIO, il possente EXAMEN ECCLESIASTICUM DI F. POTESTA' ed ancora la monumentale "BIBLIOTECA CANONICA" DI PADRE LUCIO FERRARIS.
La POLEMICA DEL DOMENICANO SPAGNOLO si sviluppa già secondo molti postulati del NASCENTE SECOLO DEI LUMI e si materializza in una serie di
CONSIDERAZIONI CONTRO SUPERSTIZIONI E DISCRIMINAZIONI, ARTI DELLA PREVISIONE DEL FUTURO, USO DI MAGIA NERA DI STREGHE: CON UNA RIVALUTAZIONE DELLA DONNA VITTIMA PIUTTOSTO DI TANTE VIOLENZE
CONSIDERATIONS AGAINST DISCRIMINATION AND SUPERSTITION, FORBIDDEN ART TO PREDICT THE FUTURE, USE OF BLACK MAGIC OF THE WITCHES: WITH A REVALUATION OF MANY WOMEN VICTIMS OF VIOLENCE

A pochi è noto come, sulla linea di questa sua LOTTA CONTRO SUPERSTIZIONE E FALSE CREDENZE, l'eruditissimo PADRE BENEDETTO GEROLAMO FEIJOO
abbia affrontato più estesamente tutto il delicatissimo tema della DONNA (CONDIZIONE FEMMINILE) e lo abbia variamente elaborato sino ad affermare contro ANTICHE CREDENZE l'assoluta DIGNITA' DELLA DONNA SCRITTRICE, DELL'ERUDITA, DELL'INTELLETTUALE e ad affrontare TEMI COMPLICATI SULLA SUDDITANZA ESISTENZIALE DELLE DONNE [meno coraggio civile e forse culturale senza dubbio -ma l'argomento era davvero pericoloso a trattarsi all'epoca- nonostante qualche disseminato riferimento viene riservato dall'autore nel trattare l' EPOCALE FEROCE OMOFOBIA tanto radicata (sia in AMBITO CATTOLICO CHE RIFORMATO e comunque parimenti sancita dal diritto laico che ecclesiastico] da comminare pene estreme contro la comunque mal compresa OMOSESSUALITA' MASCHILE e, all'epoca, l'ancora indecifrata e variamente definita OMOSESSUALITA' FEMMINILE: il TEMA DELLA PAPESSA GIOVANNA, su cui furono versati fiumi di inchiostro, non era peraltro banale anche prescindendo dalla semplice valenza teologica; esso introduceva infatti il periglioso TEMA DELLA DIVERSITA' entro un SISTEMA SOCIALE MONOLITICO DI AUTORITA', VALORI E RUOLI BEN DEFINITI che l'aveva bandita qual potenziale elemento di sua distruzione, sia sotto l'aspetto delle ISTITUZIONI LAICHE che di quelle ECCLESIASTICHE, al punto limite che l'ERMAFRODITISMO (e meno apertamente i casi di TRANSESSUALITA' peraltro documentati sia in Italia che in altre regioni europee) ancora tra fine XVII secolo e primi del XVIII secolo furono sempre affrontati con
TIMORE E TREMORE OLTRE CHE CON DISSERTAZIONI TANTO PROLISSE QUANTO CRITICAMENTE APPROFONDITE].
Le DONNE comunque erano soggetti a rischio costante in rapporto a qualche loro comportamento estraneo alla norma istituzionale: erano infatti SEPPUR IN VARI MODI, VITTIME QUASI ISTITUZIONALI molto spesso relegate a PURI OGGETTI DI COMMERCIO (e dato l'argomento sarebbe facile dimenzionare questo commercio al mero commercio sessuale: ma qui si allude ad una infinità di altre costrizioni atte a regolare ogni cosa della lora vita da un matrimonio mediamente d'interesse e raramente d'amore quanto ad altri obblighi imposti dalle famiglie, non ultimo il rifugio nella clausura e nei conventi senza alcuna predisposizione spirituale).
E le DONNE talora nemmeno sessualmente risultavano protette nel contesto delle famiglie di appartenenza sì da essere talora sessualmente coatte sino alla perpetrazione di STUPRI proprio tra quelle pareti domestiche che arebbero dovuto costituire al contrario la loro salvezza dalle aggressioni del mondo esterno: e, purtroppo, addentrandosi in siffatte riflessioni occorre comunque tenere sempre ben presente che nel DIRITTO INTERMEDIO costituiva una già discriminazione classista e sessista nell'ambito di un eventuale dibattimento per la risoluzione di pendenze, sia civili che penali, il RUOLO DELLA DONNA quale soggetto ascrivibile tra i possibili
****TESTIMONI****
di maniera che che non in tutti i casi e tutte le cause era ammessa la
TESTIMONIANZA DI FEMMINE, SIAN ESSE D' ALTA CONDIZIONE, FATTA PERO' IN CASI DEBITI DEBITA ECCEZION, CHE DI POCO STATO E CHE VIEPPIU' DI NOTA IMMORALITA', TANTO VALUTANDO LO JUS QUANTO LE MEDICHE ASSERZIONI SULLA DONNESCA POCA AFFIDABILITA', PER UMORAL COSTITUTUZIONE, DI RETTO PARERE PROBANTE LA VERAMENTE ACCADUTA REITA'
come ampiamente può leggersi in questa pagina [e nei relativi indici proposti] estrapolata da un testo di letteratura giuridica (è vero che anche per uomini di malaffare o di umile stato sussistevano dei limiti, ma mai tanto estensibili ad arbitrio dei giusdicienti come quelli a riguardo delle DONNE ed anche in merito di MOLESTIE SESSUALI E NON PATITE E SPERIMENTATE SULLA SUA MEDESIMA PERSONA.
Lo STUPRO, crimine gravissimo quanto tuttavia discusso fra migliaia di cavilli nel DIRITTO INTERMEDIO, nonostante la formale GRAVITA' DELLE PENE MINACCIATE DAI CODICI tra cui spesso compare la stessa CONDANNA A MORTE: si può affermare che solo dal XIX secolo e con il concreto AVVENTO DI NUOVE LEGISLAZIONI PENALI E CIVILI (e comunque ancora con molte titubanze e riserve = si legga qui ciò che ne scrisse il CRIMINOLOGO F. PUCCINOTTI) la nascente MEDICINA LEGALE abbia preso ad affiancare seriamente i GIUSDICENTI nella valutazione di una
******VIOLENZA CARNALE O STUPRO******
perpetrata a carico di una DONNA soggetto di per se stesso giuridicamente DEBOLE a fronte del diritto pregresso e dell'opinione maschilista egemonica.
poteva comunque in parecchi casi esser aggirato.
Già in sé i CRIMINALI APPARTENENTI AI CETI PIU' ELEVATI godevano di una minore responsabilità penale degli APPARTENENTI AI CETI INFERIORI: di modo che anche a fronte delle PENE, ed anche nel caso della stessa PENA DI MORTE, gli ADERENTI AI CETI EGEMONI potevano quantomeno evitare d'essere VERGOGNOSAMENTE E ORRENDAMENTE GIUSTIZIATI NELLA PUBBLICA PIAZZA, secondo il terrificante rituale di un tipo particolare di esecuzione, mediamente sancito dall'espressione più temuta (e sempre ad alta voce sanzionata) del dover essere il condannato, per le pubbliche vie sin
"...SUL PATIBOLO, A CODA D'UNA BESTIA TRATTO...".
In merito occorre dire che di per sé più che un CRIMINE AVVERSO LA DONNA era reputato fondamentalmente un CRIMINE VERSO LA FAMIGLIA DI QUESTA DONNA (ritenuta il BASAMENTO ISTITUZIONALE DELLA SOCIETA' STESSA) sì che sussistendo la possibilità economica da parte dei CRIMINALI (NEL CASO "LUSSURIOSI PERPETRATORI DI MOLESTIE SESSUALI") di compensare la FAMIGLIA "dannificata" tramite un RISARCIMENTO molti -prescindendo dalla TIPOLOGIA E PREROGATIVE DI CURIE, FORI E/O FORI MISTI = L'UNO L'ALTRO FORO- se non i poveracci potevano evitare le pene di cui si è detto, certo terribili e tanto retoricamente minacciate dai LIBRI CRIMINALI del DIRITTO INTERMEDIO che, a titolo d'esempio, proprio nel caso emblematico del RISARCIMENTO, per tanti versi da connettere all'antico PRETIUM MORTIS O GUIDRIGILDO, attestavano quanto risentissero ancora dell'influsso delle LEGGI DEI BARBARI .
Inoltre come detto la DONNA GODEVA DI UN RUOLO SUBORDINATO ALL'UOMO, MARITO O PADRE CHE FOSSE [tutto ciò in rapporto ad una sua supposta arrendevolezza agli IMPULSI SESSUALI PECCAMINOSI ed ad una LASCIVIA INNATA E SUPERIORE A QUELLA DEL MASCHIO argomenti su cui lo stesso ANGELICO APROSIO discute non senza giovanile acredine e misogenia di maniera, come si può vedere leggendone anche solo gli indici se non il testo, in due sue opere moralistiche "LO SCUDO DI RINALDO - PARTE PRIMA" e nella "GRILLAIA"] e se poi veniva pubblicamente giudicata una DONNA DI BASSA CONDIZIONE O DISCUTIBILE CONDOTTA non aveva in pratica alcun diritto, finiva per diventare un MERO OGGETTO SESSUALE DI CUI ABUSARE CON UNA CERTA LIBERTA' = e non è un caso che tra i Libri Dannati si sussurrasse de LA ZAFFETTA DI LORENZO VENIER una eroticissima pubblicazione [come altre circolata in segreto tra i bibliofili: ed, anche, nonostante i pericoli e gli artifici delle delazioni segrete (sempre possibili magari allo scopo di vendette personali) sfuggita all' "Indice dei Lipri Proibiti"] nella quale risulta in qualche modo "celebrata" (e comunque "documentata") una COSTUMANZA EPOCALE quella dello STUPRO COLLETTIVO A SCAPITO DI PROSTITUTE E MERETRICI, una costumanza che secondo una certa interpretazione parrebbe una sorta di iniziazione del mestiere del meretricio altresì nota come IL TRENTUNO dal numero dei violentatori che si alternavano, in siffatto orribile coinvolgimento sessuale: mediamente, come detto sopra, reputato una sorta di iniziazione al meretricio ma, a ben analizzarne i connotati, da non sottovalutare altrimenti quale possibile sorta di vendetta maschile o di sordida punizione per qualche sgarbo.
La tragicità dello STUPRO e specificatamente dello STUPRO COLLETTIVO E/O DI GRUPPO, che anche nel caso della ZAFFETTA, ha comunque i connotati di un AFFRONTO/PUNIZIONE trae le proprie remote origini come elemento terrorizzante e fattore -anche etnicamente- inquinante di un plausibile nemico di guerra, che specialmente gli ESERCITI MENO ORGANIZZATI E DISCIPLINATI -più portati comunque ad una momentanea devastazione che ad un' occupazione duratura- su concessione dei reciproci condottieri, attivavano, mettendo a sacco una città od un territorio.
I SOLDATI ROMANI erano governati -nell'ambito di una formidabile TRADIZIONE GIURIDICA - secondo una DISCIPLINA ED UNA BUROCRAZIA AD ALTRI IGNOTA che poteva arginare non consentiti eccessi ma nei tempi più oscuri della storia sia le selvagge TRUPPE DELL'IMPERO DI BISANZIO che le ARMATE DEI BARBARI resero consuetudinario se non istituzionale la simbiosi tra SACCO - SACCHEGGIO e STUPRO ETNICO. Ed attraverso i secoli le cose non mutarono sostanzialmente: sì che solo tra i secoli XVII e XVIII, dopo interventi casuali e mai risolutivi della giustizia ordinaria variamente onerata dall'indisciplina dei soldati anche propri, di stanza e quartiere, si giunse alla inevitabile stesura di
REGOLAMENTI MILITARI CONCERNENTI NORMA DISCIPLINARI SIA VERSO L'APPARATO DI GUERRA CHE VERSO LA POPOLAZIONE CIVILE.
Per quanto fra molte difficoltà e frequenti violazioni la situazione della POPOLAZIONE CIVILE e nello specifico quella delle DONNE risentì positivamente della stesura di siffatti REGOLAMENTI MILITARI: tuttavia l'indegna pratica dello STUPRO era un fenomeno di estensione ben superiore, quasi incancrenito nel contesto sociale senza nemmeno escludere il contesto teoricamente protettivo della
FAMIGLIA.
E' anzi da dire che, prescindendo da questi volonterosi ed anche efficaci correttivi ad uso delle truppe, lo stato delle cose poco mutò per il resto: in ambito della famiglia si continuò anzi a coniugare l'orrore dello STUPRO con la pratica dell'INCESTO.
Mediamente si ricorreva all'indiscussa autorità maschile o maschilista ma non raramente si sfruttava lo stato di povertà intellettuale ed analfabetismo in cui la maggior parte delle DONNE era costretta a vivere = con la conseguenza di un'ignoranza che vieppiù contribuiva ad alimentare l'AUTORITARISMO MASCHILE contro cui scrisse la coraggiosa erudita veneziana ARCANGELA TARABOTTI ma avverso cui, nonostante l'antifemminismo suo alla fine più umorale che culturale, intervenne lo stesso ANGELICO APROSIO con un'audacia mediamente non consona al suo carattere e forse perchè posto di fronte al PROBLEMA DONNA atteso il suo ruolo di VICARIO DELLA SANTA INQUISIZIONE e forse con sorpresa quanto con sincero disgusto presa consapevolezza dei
MILLE ED ANCHE BOCCACCESCHI ESPEDIENTI CON CUI UN MASCHIO EGEMONE POTEVA INDURRE UNA DONNA DI FAMIGLIA AD ACCOPPIARSI INCESTUOSAMENTE CON LUI
come quello fra altri di
FARE IL BAGNO E /O LAVARSI INSIEME E CONTEMPORANEAMENTE NELLA STESSA VASCA
al segno qual tragica conseguenza che da ripetuti INCESTI e da RAPPORTI TRA CONSANGUINEI IN AREE GEOSOCIALMENTE RISTRETTE
la vendetta della NATURA OLTRAGGIATA non tardava spesso a manifestarsi tramite il concepimento ed il parto di
CREATURE DEFORMI, DEFINITE CRUDEMENTE E CRUDELMENTE I "MOSTRI DIABOLICI"
ma in effetti figli della VIOLENZA, DELLA SOPRAFFAZIONE, DELLA SUPERSTIZIONE
come a poco a poco più correttamente Medici non superstiziosi cominciarono a definire questi poveri
MOSTRI GENETICI
autentiche vittime, nella migliore delle ipotesi destinati ad ostentazioni circensi quali
"SCHERZI DI NATURA MA INVERO FIGLI DELL'ABUSO E DELL'IGNORANZA"
BENEDETTO GEROLAMO FEIJOO uomo, intellettuale e religioso degno di riconoscimenti per questo suo indubbio
PUBBLICO RISCATTO DELLA CONDIZIONE FEMMINILE
ha avuto anche il coraggio e la perizia dialettica e probatoria di vanificare l'essenza stessa della magia e soprattutto di demotivare le prove addotte da una vera autorità degli studi sulla magia qual fu Padre Martin Antonio del Rio.
Con un'intuizione protoilluministica che certo non poteva avere il pur leggendario Martin Del Rio nel suo lavoro egli non manca di creare una sorta di efficace sequenza di identità lungo la cui asse sviluppa contestualmente i suoi principi e così mira ad enucleare le strette correlazioni tra
EVENTI CATACLISMATICI NATURALI E NON - CREDENZE NELL'AVVENTO DELL'
'"ANTICRISTO"
SULLA SCORTA DELLA GIOVANNEA
APOCALISSE
- RIFUGI ALTERNATIVI IN MAGIA E CREDENZE SUPERTIZIOSE - RICERCA (ANCHE PER POPOLARE CONDIZIONAMENTO) DEI CONNIVENTI TERRENI CON LE EMERGENTI FORZE DEL MALE TRA CUI IN PRIMO LUOGO LE
STREGHE (WITCHES)

Forse il FEIJOO cede qualche volta troppo alla banalizzazione delle tematiche -cercando di spostare con eccessiva facilità qualche riflessione dal tragico al comico- ma ottiene gli effetti prefissatisi.
E' vero che rimanda qualche volta di troppo la figura delle STREGHE alla condizione pseudocircense di MERCANTESSE DI MERAVIGLIE E/O IMBONITRICI ma, dimensionando ad esempio le presunte e temutissime STREGHE MALEFICHE al ruolo (sicuramente assai meno coinvolgente la superstizione popolare e non) di CRIMINALI AVVELENATRICI INESPERTE DI ESPEDIENTI MAGICI MA CONSAPEVOLI DELLE ERBE TOSSICHE, recupera contestualmente una dignità alle STREGHE quali MEDICHESSE POPOLARI tenendo conto del fulcro storico della loro attività di praticar cure con erbe e piante secondo l'antica arte degli erboristi od aromatari : magari con la colpevolezza di spacciare una conoscenza empirica o superficiale per scienza approfondita sì da causare talora danni alla salute degli occasionali pazienti ma, occorre dirlo, nemmeno alludendo -fatto all'epoca ancora periglioso- che alcune di esse -secondo la misura loro attribuita da alcuni interpreti- avessero segretamente quanto innocentemente recuperato alcuni
DELICATI E NATURALISTICI RELITTI CULTURALI E CULTUALI DEL PAGANESIMO O COMUNQUE DI ALCUNE RELIGIONI PRECRISTIANE.







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