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Originario dell'India, il cetriolo (Cucumis sativus) Appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee, il CETRIOLO possiede un ciclo biologico annuale.
Caratterizzata da un apparato radicale piuttosto superficiale, la pianta presenta fusto e ramificazioni di consistenza erbacea, piuttosto pelosi e provvisti di cirri.
Specie generalmente monoica, il cetriolo possiede fiori maschili, riuniti a gruppi di cinque, e femminili, solitari od appaiati.
Dall'ovario, triloculare, prende origine una particolare bacca carnosa, il peponide, di colore verde o bianco e di lunghezza compresa tra 10 e 50 centimetri, che, raccolto ancora immaturo, costituisce la porzione edule.
I tessuti del mesocarpo sono acquosi e croccanti, mentre l'endocarpo presenta numerosi semi.
Il cetriolo teme fortemente le basse temperature, che ne compromettono l'accrescimento e la fruttificazione. Si adatta praticamente a tutti i terreni, ad eccezione di quelli troppo sciolti od argillosi.
Ortaggio tipicamente estivo, il cetriolo è ricchissimo d'acqua: infatti, il liquido naturale che contiene, il cosiddetto "sangue del vegetale", compensa, nei mesi caldi, la perdita di liquidi da parte dell'organismo.
Il CETRIOLO era già conosciuto e coltivato all'epoca dei Romani.
Plinio ne parla nella sua STORIA NATURALE (XX,3) riferendosi però ad un CETRIOLO SELVATICO che in effetti è da identificare con l'ECBALLIUM ELATERIUM volgarmente detto COCOMERO ASININO:
"Si pensa che i semi del cetriolo, portati a mo' d'amuleto e a patto che non abbiano toccato il terreno, favoriscano il concepimento; e che giovino al parto, se avvolti in lana d'ariete e messi sulle reni della donna a sua insaputa; dopo il parto, devono immediatamente essere portati fuori di casa. Quelli che tessono le lodi di questa pianta dicono che il migliore è quello che cresce in AraBia, e subito dopo viene quello d'Arcadia; altri dicono che a Cirene il cetriolo selvatico è simile all'elitropio e produce, dove le foglie si attaccano al rami, dei frutti grandi come una noce, mentre il seme è incurvato come la coda dello scorpione, però di colore bianchissimo. Alcuni danno al cetriolo anche il nome dello scorpione, dato che sia il seme sia l'elaterio sono molto efficaci contro le punture di questo animale. Come emetico e come purgante, la dose varia secondo le forze di ciascun organismo, da mezzo obolo a un obolo intero; una dose maggiore provoca la morte. Analoga mente se ne fa una pozione per gli affetti da ftiriasi (disturbi da presenza di pidocchi) e da idropisia. Mescolato con miele o con olio vecchio l'elaterio dà un'emulsione che guarisce dall'angina e cura la trachea. Molti ritengono che il cetriolo in questione sia di quella specie che è detta serpeggiante da noi, erratica da altri; da esso si ottiene un decotto che tiene lontani i topi da ciò che ne è stato asperso. Gli stessi autori lo indicano come rimedio immediato nei casi di gotta e di artrite, sotto forma di lozione ottenuta facendolo cuocere in aceto; mentre contro la lombaggine usano i semi fat lo cuocere in aceto; mentre contro la lombaggine usano i semi fat ti prima seccare al sole, poi tritati e mescolati nella proporzione di denari di polvere per un'emina d'acqua; con i semi mescolati a latte di donna guariscono i gonfiori improvvisi. L'elaterio assun to dalle donne provoca le mestruazioni, ma se sono gravide ha ef fetto abortivo. Giova agli asmatici e, instillato nelle narici, e effi cace nei casi di itterizia. Come lozione, applicata stando al sole, elimina dal viso lentiggini e macchie della pelle.
Molti attribuiscono tutte queste virtù [scrive sempre Plinio] anche al CETRIOLO COLTIVATO, che è di grande importanza quando manchi la specie selvatica. Una presa di semi, tritata insieme con cumino e bevuta col vino, è d'aiuto a chi soffre di tosse; bevuta con latte umano, è un rimedio per coloro che soffrono di crisi di delirio; nella misura di un acetabolo è un rimedio contro la dissenteria, mentre contro i catarri purulenti va presa insieme con un uguale peso di cumino, e nelle affezioni del fegato va ingerita insieme a idromele. Unita a vino dolce fa orinare, e nei casi di mal di reni viene somministrata in clistere insieme a cumino".
La descrizione pliniana sopra riportata del CETRIOLO è condizionata dal fatto che l'autore si riferisce piuttosto al COCOMERO ASININO cui attribuisce la genesi dell'ELATERIO, farmaco ritenuto straordinario: nonostante ciò la valenza medicamentosa in erboristeria del CETRIOLO COLTIVATO cui sempre Plinio attribuisce, comunque, delle proprietà terapeutiche non è affatto irreale: esso per esempio gode di un'azione rinfrescante, emolliente, e diuretica.
Disintossica e depura l'organismo, oltre a tonificare le mucose.
E' inoltre indicato per chi soffre di reumatismi e gotta.
In cosmesi, si utilizzano la polpa per preparare maschere rinfrescanti e idratanti, i semi per maschere tonificanti e rassodanti, il succo per impacchi lenitivi su pelli irritabili.