informatizzazione a cura di B. Durante

"AOSTA (di cui nell'IMMAGINE si vede uno scorcio di CORSO VITTORIO EMANUELE in una fotografia dei primi del '900) capoluogo della Regione Autonoma della Valle d'Aosta, è sita a 583 m s. m. in un'ampia conca verdeggiante dominata da elevati massicci alpini, presso la confluenza del torrente Buthier colla Dora Baltea, al centro di una raggiera di valli che si protendono verso la Svizzera e la Francia. L'ottima posizione all'incrocio di vie di transito naturali ha conferito fin dall'antichita alla città un ruolo di raccordo tra le attività dell'alta e della bassa valle e di centro economico ed amministrativo della regione. Dopo alcuni secoli di stagnazione, seguiti al trasferimento della capitale sabauda da Chambery a Torino nel 1560, l'installazione degli impianti siderurgici Cogne (1924), l'assunzione del ruolo di capoluogo amministrativo (1927) e il reinserimento nelle grandi direttrici commerciali e turistiche transalpine grazie all'apertura dei trafori del Gran San Bernardo e del monte Bianco hanno determinato una svolta profonda nella vita economica e sociale di Aosta. La fondazione di AUGUSTA PRAETORIA fa parte del piano strategico usato dai romani (e propriamente iniziato da AUGUSTO con la realizzazione dell'ITALIA FELIX) per assicurarsi il controllo ed il dominio dei valichi alpini, ma al tempo stesso deve considerarsi come la conclusione di quei nu merosi atti di guerriglia delle popolazioni indigene montane che fonti storiche ed epigrafiche identificano con i salassi.
Della cattedrale (secc. XI-XV) è particolarmente interessante la zona absidale con due campanili romanici; al centro della facciata, neoclassica, si apre un elegante atrio rinascimentale (1522-26). L'interno accoglie un pregevole coro ligneo (1469) ed alcuni sepolcri (Tommaso II di Savoia). Il sito in cui sorge la città era già abitato in epoche assai antiche, come prova il ritrovamento di materiali risalenti alla fine del Neolitico.
La CITTA' venne fondata nel 25 a. C. dopo la sottomissione dei salassi da parte del console romano Terenzio Varrone Murena, che vi insediò una colonia di pretoriani (da qui il nome Augusta Praetoria) e ne fece un importante centro militare. Sede vescovile dalla metà del sec. V, fu presa da Teodorico ai burgundi che l'avevano occupata; fece parte successivamente dei regni ostrogoto, longobardo, franco, poi, dal 904, del regno di Borgogna. Nella seconda metà del sec. X soffrì delle incursioni saracene. Eretta a contea ed assegnata a Umberto Biancamano nel 1032, fu da allora possesso dei Savoia; nel 1302 divenne ducato, integrato nei domini sabaudi. Rimase tuttavia a lungo controllata dai vescovi di AOSTA e da famiglie nobiliari, quali i Challant, che solo nel 1295 rinunciarono al titolo di visconti di AOSTA. Ripetute concessioni dotarono la citta e il suo territorio di particolari autonomie all'interno dello stato sabaudo: a cominciare dalla Carta delle franchigie, concessa da Tommaso I nel 1191, e un susseguirsi di speciali privilegi che fecero sopravvivere fino alla seconda metà del sec. XVIII (riforme di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III) istituti come gli stati generali e il parlamento o Conseil de Commis, formato da rappresentanti del clero, della nobiltà e della borghesia o popolo. La floridezza economica della città decadde a partire dal sec. XVI, allorché Emanuele Filiberto trasferì la capitale dello stato sabaudo da Chambery (Savoia) a Torino (1560); in tal modo AOSTA, che si trovava al centro delle principali correnti di traffico viario e commerciale, se ne trovò improvvisamente emarginata. La città subì a più riprese brevi periodi di occupazione francese (1690-91, 1704-06, 1798-99, 1800-14). Dopo l'Unità AOSTA fece parte della provincia di Torino; elevata a capoluogo di provincia nel 1927, dal 1945 è capoluogo della Regione Autonoma della Valle d'Aosta.
La CITTA' fu ben presto difesa con una linea di mura, quasi completamente conservata, il cui tracciato ripeteva la forma rettangolare quasi quadrata dell'antico castrum, quale un giorno era stato piantato da Terenzio Varrone Murena nella sua campagna di conquista. Le vie dell'interno seguivano tutte un andamento rettilineo e si incontravano ad angolo retto, dando vita a numerose insulae perfettamente delimitate. Una via tagliava la città da E . a O. un'altra da N. a S.: paralleli a queste (dette cardo e decumanus maximus) correvano i cardines e i decumani minores. Un ARCO, sorto all'ingresso della città sulla via che veniva da Roma, onorava Augusto vincitore dei salassi e, nella sua solida e armonica struttura, rappresenta ancora oggi uno dei più begli esempi di archi onorari romani. Nel cerchio delle mura 4 porte si aprivano sui 4 lati. A oriente la Porta Praetoria, ancora mirabilmente conservata, con le sue cortine che racchiudono il vasto cortile d'armi, limitata nella parte esterna da due massicce torri. A S la Porta Principalis Dextera, sulla quale nel 1200 sorse il castello di Bramafam. A N. della Porta Principolis Sinistra non restano che le fondamenta, e infine a occidente la Porta Decumana, distrutta quasi totalmente durante il periodo napoleonico. La prima insula che si incontra entrando nella città tra il lato E. e il lato N. era riservata ai pubblici edifici. Qui sorgeva il teatro recentemente scavato e restaurato, con la sua piccola e armonica cavea racchiusa per tre lati entro un muraglione di cui rimane un magnifico tratto alto più di 30 m. dal suolo. Più a N. sorgeva l'anfiteatro, forse unito al teatro da un porticato. Quasi al centro della città sorge un altro importante monumento, il Criptoportico, costituito appunto di un portico sotterraneo che gira su tre lati, sviluppandosi per una lunghezza di m 90 ea. per ogni senso. A un livello più alto sono i resti di un tempio la cui posizione, non perfettamente su asse con il centro del porticato, fa supporre l'esistenza di un altro tempio di uguale grandezza. Con molta probabilità questi ultimi monumenti facevano parte del foro, sorgente di regola al centro della città.
La più notevole testimonianza monumentale dell'età medioevale, oltre che dalle numerose torri (Bramafam, del Lebbroso, dei Balivi), è costituita dalla grande collegiata di S. Orso, sorta fuori le mura fra il 994 e il 1025, forse sul sito della cattedrale paleocristiana. Della costruzione primitiva restano soltanto la cripta e le pitture del sottotetto. Il gran campanile isolato, che utilizza nella zona inferiore blocchi della murazione romana, è del 1131. La chiesa attuale è rifacimento quattrocentesco, con volte a costoloni e abside poligonale. Nella sagrestia del coro si conserva il tesoro, raccolta di calici, reliquiari, croci processionali e dipinti. Il chiostro (sec. XII) ha 40 preziosi capitelli figurati, dalla complessa iconografia. Accanto, il priorato (sec. XV) completa il pittoresco insieme della collegiata, con una architettura fortemente chiaroscurata e ricca di calde intonazioni cromatiche"(Bibliog.: AA.VV., DEI, UTET, Torino, II, pp.35-36).