Inform. B. Durante

L'IDROCELE (da cui è affetto in maniera abnorme il "POETA" EFFIGIATO NELLA SCENA VIII DELLO SPOGLIATOIO DELLE TERME SUBURBANE DI POMPEI e che nell'antichità classica, soprattutto romana, era oggetto di ilarità più che di pena, al modo che ne scrive il poeta Marziale nel CARME 83 del libro XII della sua raccolta degli EPIGRAMMI) è un ingrossamento del testicolo ( di cui prpone una serie di cure nella sua RICETTA XXXV il medico romano SERENO SAMMONICO ) non dolente, dovuto alla raccolta ed accumulo di un liquido chiaro tra le membrane che rivestono il testicolo stesso.Il testicolo è rivestito da una membrana " membrana vaginale" che avvolge completamente il testicolo e gli si ribatte intorno. Fra i due foglietti della membrana c'è una sottile quantità di liquido chiaro che consente lo scorrimento del testicolo. Questo liquido viene continuamente prodotto e riassorbito dalla membrana. Se avviene una infiammazione dell'epididimo o del testicolo questa membrana produce una notevole quantità di questo liquido reattivo (e di difesa) ma può essere alterata e, dopo la guarigione, pur continuano a produrre il liquido non lo riassorbe più. Progressivamente il liquido si raccoglie e nel giro di settimane, mesi o anni porta ad un progressivo aumento di volume del testicolo e dello scroto. L'idrocele non fa male. E' duro, teso. In altri casi la causa dell'idrocele sono malattie od interventi che alterano le vie linfatiche di riassorbimento ( ad esempio operazioni per ernia, varicocele, prostata).Il paziente spesso ha il timore di avere un "tumore". Una semplice visita ed una ecografia possono dissipare il dubbio. L'idrocele può essere semplicemente aspirato ambulatorialmente anche se quasi sempre si ripresenta. La soluzione definitiva richiede un semplice intervento chirurgico effettuabile anche in anestesia locale Durante la vita fetale i testicoli sono posti nell'addome e discendono successivamente attraverso un canale, chiamato dotto peritoneo-vaginale, nella loro sede definitiva, lo scroto. Alla nascita il dotto peritoneo-vaginale si chiude ed i testicoli risultano apprezzabili nello scroto, avvolti da una modesta quantità di liquido che in un certo senso svolge una funzione protettiva. Si parla di idrocele quando questo liquido è abbondante e determina una tumefazione bene evidente alla palpazione. L'idrocele può essere definito non comunicante oppure comunicante. L'idrocele non comunicante avviene quando, dopo la chiusura del dotto peritoneo-vaginale, rimane nello scroto una certa quantità di liquido che rende lo scroto stesso più voluminoso. Tale rigonfiamento non provoca alcun disturbo al neonato e tende a riassorbirsi spontaneamente entro il 6º mese di vita. L'idrocele comunicante invece è un accumulo di liquido dovuto ad una mancata chiusura del dotto peritoneo-vaginale. Il rigonfiamento dello scroto appare in questo caso di grandezza variabile di giorno in giorno, proprio perché il liquido accumulatosi può risalire verso l'addome attraverso il dotto peritoneo.vaginale rimasto aperto. In questo caso è possibile che all'idrocele si associ un'ernia detta inguinale o inguino scrotale, dovuta al passaggio nel canale inguinale o nello scroto oltre che di liquido anche di anse intestinali. Questo tipo di idrocele richiede una valutazione accurata perché potrebbe essere necessaria una correzione chirurgica per evitare le complicanze legate alla presenza dell'ernia. .












[CARME 83 DEL XII LIBRO DEGLI EPIGRAMMI DI MARZIALE]
Derisor Fabianus hirnearum,
omnes quem modo colei timebant
dicentem tumidas in hydrocelas
quantum nec duo dicerent Catulli,
in thermis subito Neronianis
vidit se miser et tacere coepit
.
TRADUZIONE
Fabiano prendeva in giro tutte le ernie
che alle terme si vedevano, sì che di lui
temevano tutti, e specie quando sbeffeggiava
i gonfi idrocelico, dei suoi lazzi paventava
chiunque, ancor più che che dei motti pesanti
d'entrambi i Catulli: ma poi, è accaduto l'imprevisto.
Un giorno alle terme di Nerone, Fabiano s'è visto,
e s'è scoperto misero come qualunque meschino
tormentato dall'idrocele: ed il maligno
ha così smesso, per sempre, di parlare.