riproduz. - inform. B. Durante

Jacopo de' Barbari, Ritratto di Fra Luca Pacioli con un allievo (Guidobaldo da Montefeltro?) 1495[Napoli, Museo e Gallerie di Capodimonte olio su tavola, cm. 99x120]










"L'esigenza di dare rappresentazione simbolica agli accadimenti economici è antica quanto l'operare economico dell'uomo, con le relative problematiche legate all'accumulazione, all'amministrazione e al consumo della ricchezza si intuisce facilmente, pertanto, che l'attività dedicata a far fronte ad una simile necessità (si parla in proposito di arte contabile) ha origini lontanissime e che il suo evolversi è legato, da una parte, al diverso manifestarsi nel tempo dell'umano agire in campo economico (e, quindi, de1 differente atteggiarsi del fenomeno aziendale) e, dall'altra, affinarsi degli strumenti tecnici e simbolici di cui tale attività si avvale.
Testimonianze significative del ricorso al calcolo computistico per l'amministrazione di patrimoni facenti capo a famiglie nobiliari, a templi o ad autorità pubbliche ci arrivano dalle più fiorenti civiltà del mondo antico. A partire dai popoli dell'area mesopotamica sino ad arrivare a grandi civiltà del Mediterraneo, senza dimenticare le esperienze maturate nelle lontane India e Cina.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) le province che lo costituivano conoscono un'epoca di arretramento che non può certo risparmiare la rigogliosa vita economica del periodo precedente. Occorrono alcuni secoli perché l'immenso patrimonio culturale e organizzativo della civiltà romana si possa fondare con vigore e la forza militare degli invasori, gettando le basi per una nuova cultura comune europea.
É l'inizio dì una nuova stagione che vede il nostro Paese come protagonista. É proprio durante questa rinascita, con l'affermarsi di un'economia artigianale e mercantile, che avviene un'invenzione a dir poco rivoluzionaria: l'introduzione del sistema di numerazione di derivazione indo-araba.
La prima opera in cui se ne trova il ricorso per una trattazione di computisteria è il "Liber Abaci>, datato 1202, e ne è autore il matematico pisano Leonardo Fibonacci secondo alcune proposizioni avanzate recentemente la diffusione in Occidente, peraltro vivamente contrastata, del nuovo sistema di conteggio e' da attribuire innanzitutto all'opera del religioso Gerberto di Aurillac, futuro Papa Silvestro II, vissuto a cavallo tra il X e XI secolo.
Indubbiamente la maggiore semplicità e comodità del nuovo metodo di contabilità rispetto a quello romano ha l'effetto di favorire lo sviluppo del "pensiero aritmetico" e delle sue applicazioni. Non è un caso che le prime trattazioni di computisteria siano da imputare a studiosi di matematica e non è un caso che sia proprio un matematico ad elaborare la prima esposizione sistematica di quello che passerà alla storia come il metodo contabile della partita doppia. Si tratta di LUCA PACIOLI , itinerante frate francescano originario di Borgo San Sepolcro, che nel 1494 dà alle stampe a Venezia la "Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni et Proportionalità". La Distinctio IX dell'opera contiene il Tractatus XI, intitolato " De Computis et Scripturs", il quale affronta la modalità di tenuta dei conti dell'azienda mercantile attraverso la doppia scritturazione.
In verità le origini del nuovo metodo sono ancora oscure. Con tutta probabilità sono da ricondurre alla pratica dei mercanti dei mercanti delle fiorenti città italiane commercialmente attive in tutto il mondo allora conosciuto; ciò che sappiamo con certezza è che Fra' Luca è il primo a farne una organica trattazione destinata alla divisione e questo ne fa il primo dei moderni ragionieri.
Pacioli fece da tramite fra ciò che era contenuto nelle opere scolastiche e la conoscenza acquisita dagli artisti e dai tecnici; tentò di aiutare questi ultimi a imparare e usare la matematica. Egli riteneva che la matematica fosse la forma più generale di sapere sistematico e che fosse applicabile alla vita spirituale e pratica di chiunque. Dal 1464 per un certo periodo insegnò la matematica ai figli di un ricco mercante veneziano, e indubbiamente si rese conto della crescente importanza in Italia dell’uso commerciale dell’aritmetica e ne acquisì le principali nozioni.Nel 1470 si fece frate francescano ed insegnò matematica in molte città italiane. La sua opera principale è la Summa de aritmetica, geometrica, proporzione et proportionalitate ( 1494, scritta in volgare) che rappresenta il primo trattato di aritmetica e geometria pubblicato a stampa;era un compendio delle conoscenze del tempo e unificava una serie di opere inedite che l'autore aveva composto precedentemente; inoltre legava la matematica ad una gran varietà d’applicazioni pratiche, è basata sull'opera di Leonardo Pisano,non fu un'opera molto originale, ma certamente molto influente.. I contenuti comprendevano i simboli numerici hindu-arabici, che erano già entrati nell’uso comune in Europa; l’aritmetica commerciale, compresa la contabilità e in particolare la registrazione a partita doppia, l’algebra allora conosciuta.La parte riguardante l’aritmetica tratta soprattutto di tecniche di moltiplicazione e di estrazione di radici quadrate; mentre la sezione sull’algebra comprende la soluzione canonica delle equazioni di primo e di secondo grado.Le lettere p e m a questa data erano ormai largamente usate in Italia come abbreviazioni per la somma e la sottrazione, e Pacioli vi aggiungeva l’uso di rispettivamente per indicare cosa ( l’incognita ), censo ( il quadrato dell’incognita ), co, ce, ae, cece aequalis cece riferito al quadrato-quadrato.La parte geometrica della Summa non attirò molta , ed infine attenzione, mentre l’aspetto commerciale dell’opera diventò così popolare che l’autore venne generalmente considerato il padre del sistema di registrazione a partita doppia.
Da segnalare che già in precedenza Benedetto Cotrugli da Ragusa aveva dato alla luce una rilevante opera di affronto delle problematiche proprie dell'amministrazione e della contabilità del mercante. Il lavoro, intitolato "Della mercatura e del mercante perfetto" risale al 1458 ma viene pubblicato solo nel 1573.
Sulla scorta del successo dello scritto del Pacioli si assiste ad una ricca produzione di lavori che, tranne alcune eccezioni, rappresentano più trattazioni organiche della materia o applicazioni a specifiche realtà aziendali che effettivi approfondimenti. Da segnalare l'esistenza di un vero e proprio filone "religioso" avente per oggetto la contabilità applicata alle aziende domestico-patrimoniali di proprietà delle istituzioni ecclesiali. É l'epoca di Giovanni Antonio Tagliente, di Domenico Manzoni, del benedittino Angelo Pietra, del gesuita Lodovico Flori, di Domenico Peri, di Piero Paolo Scali, tanto per fare alcuni nomi.
Se gli anni che vanno dal Cinquecento al Settecento sono di sistemazione, di assestamento, non si può dire lo stesso per il periodo Ottocentesco. In particolare dalla metà dell'Ottocento gli studi di contabilità vengono animati da nuovi impulsi. La realtà economica è mutata, gli effetti della rivoluzione industriale iniziano a sentirsi, seppure timidamente, anche in Italia e, soprattutto, emergono personalità capaci di intuire che nuove prospettive per l'antica arte contabile possono essere assicurate solo da una strutturazione che ne faccia una vera e propria scienza moderna.
Un riferimento temporale importante è il 1840, anno di pubblicazione de "La contabilità applicata alle amministrazioni private e pubbliche" ad opera di Francesco Villa. L'autore, che anche nei lavori successivi si segnala per il rigore scientifico e la profondità con cui affronta la materia, avverte come la ragioneria non possa essere ristretta alle mere regole di tenuta dei libri mercantili, tentando di introdurre lo studio amministrativo accanto allo studio contabile.
É l'inizio di un periodo particolarmente florido per gli studi sull'azienda; si assiste al succedersi di contributi e di animosi dibattiti tra gli studiosi dell'epoca. Antonio Tonzig e Francesco Marchi - ancora per fare dei nomi - sono tra i protagonisti dello sviluppo della nuova Ragioneria scientifica.Vengono a costituirsi delle vere e proprie scuole di pensiero con propri caratteri distintivi.
Il primo movimento capace di dare un nuovo indirizzo agli studi è senz'altro quello facente capo a Giuseppe Cerboni, ideatore del pensiero logismologico e della logismografia, complesso sistema contabile fondato sulla teoria personalistica dei conti. É il primo autore a considerare la scienza contabile distinta dalla Ragioneria e a ritenere che le aziende obbediscono ad "una legge generale di similarità che la riconduce ad un tipo unico e universale".
Fra gli allievi del Cerboni si annoverano Alberico Bona1umi, che ebbe un grande merito nella piena diffusione del metodo logismografico, Giovanni Massa, Vincenzo Gitti, Achille Sanguinetti, Cliofonte Bellini e Giovanni Rossi, ritenuto il più autorevole interprete del pensiero cerboniano.
Alla scuola cerboniana, hanno trovato applicazione per anni anche nell'amministrazione statale si contrappone un'altra corrente capace di prevalere per la sua maggiore aderenza alla reale fenomenologia delle situazioni aziendali. Si tratta dei cosiddetti patrimonialisti per il preciso riferimento dottrinale a Fabio Besta. al quale sì deve la nascita del sistema contabile del patrimonio basato sulla sua teorica dei conti a valore. Il Besta è riconosciuto come il massimo esponente e il principale artefice della formazione scientifica della Ragioneria ed a ed a tuttìoggi i suoi tre volumi de "La Ragioneria" (1881) rappresentano - riprendendo le parole di Egidio Giannessi - " la pietra angolare su cui è costruito l'edificio delle nostre discipline".
Tra i suoi numerosi seguaci (si ricordano, per tutti, Vincenzo Vianello e Vittorio Alfieri) ve n'è uno capace di far evolvere il pensiero del Maestro e dar vita ad una nuova impostazione. Con la prolusione tenuta alla Ca' Foscari di Venezia per l'inaugurazione dell'A.A. 1926/1927, Gino Zappa celebra la nascita dell'Economia Aziendale come sintesi unificante le tre dottrine in cui si era soliti ripartire gli studi aziendali (organizzazione, amministrazione, rilevazione).
Zappa supera le diversità tecnico-operative delle varie tipologie aziendali focalizzando l'attenzione sull'ordine economico dei fatti di gestione come denominatore comune. Le sue teorie vengono accolte in un nuovo approccio contabile denominato sistema del reddito. Si tratta di una nuova e decisiva spinta che traccia il quadro di riferimento per tutti i successivi passi condotti nel nostro secolo.
Il nuovo contesto vede nuovi attori percorrere con differenti caratterizzazioni le linee di sviluppo che scaturiscono dalle idee zappiane innestate nelle fondamenta gettate dall'opera del Besta. Vale la pena di ricordare il contributo di eminenti studiosi come Alberto Ceccherelli, Lorenzo De Minico, Aldo Amaduzzi e Pietro Onida. Sono gli anni in cui si consolidano le maggiori scuole locali di pensiero in corrispondenza alle sedi universitarie in cui i principali protagonisti svolgono la propria attività accademica (da PRESENTAZIONE della Mostra fotografica del V Convegno della Società Italiana di Storia della Ragioneria Bergamo, 8-9 ottobre 1999 a cura di G. Cavazzoni UNIVERSUTA' DEGLI STUDI DI PERUGIA 1999)