LA CITTA', LA FIORITURA DELL'ORDINE, IL SUO RUOLO GUIDA NELLA CRISTIANITA', L'INSORGERE DI CONTRASTI INTESTINI E LO "SCONTRO SPIRITUALE" TRA CLUNIACENSI E CISTERCENSI, L'INIZIO DELLA CRISI DI CLUNY, LA GRAVE DECADENZA
DATI ARCHITETTONICI: L'ABBAZIA IERI ED OGGI: LA STORIA DELLE 3 GRANDI CHIESE
Cluny> Città della
Francia centro-orientale, nella Borgogna nel dipartimento
di Saone-et-Loire, presso Macon, con 4734 ab. (1982).
Antico insediamento gallo-romano (Villa
Cluniacus), nell'Alto Medioevo si connotò come sede
di mercato del bestiame. Possesso della chiesa di Macon e
poi dei duchi di Borgogna, alla fine del sec. IX passò al
duca di Aquitania Guglielmo III, che attorno al 910 la donà
all'abate di Baume Bernone, perche vi fondasse
un monastero benedettino.
Attorno all'abbazia crebbe a poco a poco il villaggio,
seguendone le vicende e le fortune fino alla sua
distruzione agli inizi del sec. XIX.
Buona parte delle mura e delle torri medievali soprawivono
tuttora, così come diversi edifici e abitazioni del
tempo.
. La fondazione dell' abbazia di
Cluny rappresentò un momento decisivo nella storia
del monachesimo
benedettino.
Riaffermando con forza
l'autonomia dei monasteri da ogni autorità esterna
(ecclesiastica e laica) e il legame di ciascuno di essi solo
con il pontefice romano, gli abati di Cluny (dopo
Bernone, 910-927, soprattutto Oddone
927-942; Maiolo, 948-994;
Odilone, 994-1049) sostennero con sempre
maggiore coerenza e consapevolezza la necessità di una
svolta che sottraesse il monachesimo alla crescente
ingerenza del potere politico, comitale e vescovile.
Essi ebbero perciò un ruolo di primo piano nel movimento
di riforma ecclesiastica del sec. XI.
Inoltre essi
delinearono, per la prima volta in modo organico, l'ipotesi
di un collegamento funzionale delle singole cellule
monastiche - che la regola di
Benedetto voleva autonome ed autosufficienti -
attorno ad un centro di coordinamento individuato
nell'abbazia di Cluny.
Senza negare l'autonomia dei singoli centri,
Cluny venne a rappresentare per molti un punto di
riferimento ideale ed organizzativo; si costituì in tal modo
l'ordo cluniacensis, orientato prevalentemente verso
un'accentuazione del lavoro liturgico dei monaci, sempre
più nettamente individuati dalla cultura del tempo come
specialisti della preghiera (oratores, complementari
ai laboratores e ai milites, che assicuravano
rispettivamente la produzione di cibo e la difesa
armata).
La tendenza alla centralizzazione
dell'ordo si precisò ancora di più sotto l'abbaziato di
Ugo (l049-1109) che segnò il culmine del
prestigio cluniacense in Europa.
I monaci formatisi a Cluny diffusero a macchia
d'olio il nuovo modello monastico, introducendolo in altre
abbazie e collegandole alla casa madre; a cominciare dalle
cosiddette cinque figlie (i più antichi monasteri
affiliati ed evidenziati dal quadrangolo attivo della carta:
Saint-Martin, La Charite,
Souvigny, Sauxillanges, Leves),
il modello cluniacense si allargò fino a comprendere, agli
inizi del sec. XII, ca. 1400 abbazie, per un totale
di oltre 10.000 monaci.
Già dal sec. XI, tuttavia, il
pesante ritualismo liturgico cluniacense fu fatto
oggetto di critiche in seno al mondo benedettino: alcuni
nuovi monasteri recuperarono istanze più strettamente
ascetiche e persino eremitiche (p. es. Camaldoli o
Vallombrosa); altri proposero un ritorno allo
spirito della Regola per
quanto concerneva il lavoro manuale: fu questa la
proposta nata soprattutto dall'ordine cistercense che dal
sec. XII contese a C. Ia supremazia ideale sul mondo
benedettino, contrapponendo la propria operosità
nei settori produttivi ad un liturgismo che si
proclamava sterile.
Le serrate polemiche fra i due ordines, segno di
una certa crisi di identita che andava afffiorando nel
monachesimo benedettino (non a caso, gli stessi
secoli vedono sorgere e diffondersi nuovi ordini monastici
come i francescani
e i domenicani, espressione di esigenze nuove
della società soprattutto urbana) sono il prodromo della
decadenza di Cluny come polo di riferimento e di
coordinamento del monachesimo europeo.
Già al tempo di Pietro il Venerabile (abate dal
1122 al 1156) la grandiosità degli apparati architettonici
cluniacensi non riesce a celare una crisi che si farà via via
più acuta.
Fra il sec. XIV e il XV si diffonderà l'uso di attribuire in
commenda lA carica di abate a personaggi estranei al monastero,
che se
ne serviranno come puro strumento di potere e di rendita
(sperimentata già nel 1258 con la concessione di
Cluny in commenda al re di Francia, tale
prassi diventò in seguito normale).
Le guerre di religione del sec. XVI aggravarono la
decadenza di Cluny.; nel 1562 la biblioteca
fu saccheggiata.
Nel 1621, I'ordo cluniacense
si spezzò in due tronconi contrapposti: quello adi
stretta osservanza> e quello di antica
osservanza.
Nel 1790, la rivoluzione decretò la soppressione
dell'ordo e dell'abbazia, a Cluny,
commendata allora al cardinale Domenico de la
Rochefoucauld, viveva in quella data appena una
quarantina di monaci.
Fra il 1801 e 1811 gran parte degli edifici abbaziali furono
distrutti.
L'ABBAZIA E LE CHIESE> Una prima chiesa, a
unica navata e di dimensioni ridotte, fu fatta costruire
dall'abate Bernone agli inizi del sec. X.
Al
tempo dell'abate Maiolo si costruì
un secondo edificio, iniziato verso il 955-960 e
consacrato nel 981. Lungo 55 m, largo 7 e alto 14, esso
contemplava sette grandi arcate fra la navata maggiore e le
laterali; nei decenni successivi fu completato con una
volta, un nartece, due torri quadrate.
A tali edifici
erano collegati i locali di abitazione dei monaci e dei loro
uomini e le strutture di servizio, dapprima semplici, poi
sempre più estese e complesse.
Sotto l'abate Ugo (1088) si iniziò una
ristrutturazione generale del complesso abbaziale, con la
costruzione di una terza basilica, terminata nel
1135, concepita in termini di monumentale grandiosità: oltre
187 m di lunghezza e 35 di larghezza, cinque navate, due
transetti, un deambulatorio, un coro, un'abside con cinque cappelle e sei torri
campanarie; un'altezza di 30 m nella navata maggiore, 32 m
nei transetti; la chiesa più grande della cristianità
del tempo, simbolo del prestigio e del potere
dell'ordo.
Squadre di artisti e di artigiani vi
lavorarono per decenni, a dipingere muri, scolpire capitelli,
tagliare vetri. La loro produzione è andata per la maggior
parte perduta, ma non quella di molte altre chiese, in
Francia e fuori, che trassero ispirazione da Cluny
come modello artistico e costruttivo.
Delle prime due
chiese (dette C. I e C. II) non rimane
pressochè nulla; della terza (C. III) sono giunti
fino a noi un braccio del transetto maggiore, il campanile
ottagonale che lo sovrasta, una torre quadrata, due absidi minori.
Diversi capitelli del nartece sono conservati nel palazzo
abbaziale assieme al timpano del portale maggiore e a 4000
volumi della biblioteca, per il resto dispersa in varie parti
del mondo.
Altri capitelli sono nel Museo lapidario,
sistemato nel granaio del sec. XIII.
Tutto il resto sono rifacimenti o aggiunte posteriori.