cultura barocca
B. DURANTE

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LE INTERPRETAZIONI POSSIBILI SULL'ABDICAZIONE DI MARIA CRISTINA DI SVEZIA
L'interpretazione a lungo in auge e tuttora corrente, nonostante alternative epstemiologiche, è sempre partita dall'assioma che Cristina regnava su un paese povero, dove le guerre avevano rafforzato l'aristocrazia, aumentata di numero dal bisogno di coprire le aumentate spese di corte con la creazione di nuovi nobili, mentre le rendite proprie della corte erano state ridotte dalle cessioni di terre ai nuovi aristocratici.
Questi, per parte loro, imponevano tasse sempre più alte a contadini abituati per lunga tradizione a una fiscalità assai blanda.
La
Chiesa cattolica (che nel contesto della Guerra dei Trenta Anni aveva considerato il luterano Gustavo Adolfo II tra i suoi più pericolosi avversari, e riteneva di grande importanza ricondurre all'ovile qualcuno dei sovrani protestanti approfittando in particolare della latente insoddisfazione per siffatto stato di cose e dalle palesate incertezze di governo espresse da Cristina -che peraltro scrisse le sue riflessioni ed i suoi pensieri in merito alle difficoltà epocali per una donna di reggere il governo, specie di un grande Stato ) sarebbe riuscita nell'impresa di ottenere -facendosene una potente alleata ma soprattutto ottenendo un risultato evangelico di grandissima portata politica) l'" abiura della giovane regina " [per intendere i vari momenti di una conversione e quindi di un'abiura vale la pena di leggere questo caso minuziosamente ricostruito in Ventimiglia a proposito di un calvinista che, per quanto risulti innestato nel romanzo La Rosalinda del genovese Bernardo Morando amico di A. Aprosio coprotagonista dell'opera, (romanzo che qui si può leggere integralmente e da testo antico digitalizzato con indici moderni) percorre i vari momenti rituali, di "un ritorno alla Fede Cattolico-Romana", con statistica precisione: insistendo su uno dei luoghi cardine della pubblicistica a favore della religione cattolico-romana cioè la serenità della vita e soprattutto dell'anima in un grande Stato Cattolico: nel caso la Repubblica di Genova] grazie anche all' influenza, già dal 1650, il gesuita portoghese António Macedo, entrato in Svezia come cappellano dell'ambasciatore del Portogallo.
Così che alla fine Cristina, soppesate le cose e per nulla insensibile ai "corteggiamenti" da intellettuali cattolici per cui provava estrema ammirazione come Blaise Pascal, ottenute quelle garanzie che le sembravano sufficienti circa il mantenimento del proprio status regale, il 23 febbraio 1654 annunciò la propria irrevocabile abdicazione a favore del cugino Carlo Gustavo (nonostante l'opposizione del senato), e riguadagnò la propria libertà.
Per poter lasciare il paese senza drammi o disordini, Cristina dissimulò anche con il cugino e successore la propria conversione al cattolicesimo e la propria vera mèta, e attraversò la Svezia in incognito, a cavallo e cosa per Lei non insolita vestita da uomo e con una piccola scorta, dicendosi diretta in Danimarca.
Al momento di passare il confine congedò il suo cappellano protestante, diretta a Roma trasferendosi momentaneamente nei Paesi Bassi, dove assistette alla prima opera messa in scena nel paese, Ulisse all'isola di Circe di Gioseffo Zamponi.
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Queste postulazioni sono condivisibili nella loro linearità ma, recentemente, Susanna Akerman (Il momento profetico nell'abdicazione della regina Cristina, da p. 207 in Cristina di Svezia, Scienza e Alchimia nella Roma Barocca Edizioni Dedalo, Roma, 1990) ha proposto una linea di lettura degli eventi decisamente alternativa e senza dubbio convincente pur nella sua originalità.
Lei avrebbe maturata l'idea di plasmare le sorti dell'Europa, in qualche modo esorcizzato già dal ruolo di pacificatrice svolto nel 1648 durante le trattative di Vestfalia
.
L'autrice del saggio nelle scelte pacificatrici della giovane regina svedese (e contestualmente nella scelta dell'abdicazione) intravede altresì -atteso anche il peso che Cristina al pari di molti nella sua epoca attribuiva all'Astrologia (un nome per tutti, e al di sopra di ogni sospetto il Papa Urbano VIII)- un'influenza sugli eventi planetari
"della cometa del gennaio 1653" e della successiva "eclissi solare"
[di cui scrisse con dovizia di particolari come qui si legge, anche l'erudito Angelico Aprosio = anche se mai bisogna dimenticare come Cristina abbia gradualmente alimentata una passione crescente per l'Astronomia (vedi) al punto che intrattenne un rapporto culturale importante con Gian Domenico Cassini nativo del borgo di Perinaldo (e presto destinato alla gloria come "Astronomo dei Re di Francia) ammirandone il genio al punto che a favore delle ricerche del Cassini durante il suo soggiorno a Roma -ricerche cui curiosissima, del resto, voleva partecipare- Cristina fece progettare un osservatorio astronomico nel suo giardino ].
In particolare precisa l'attenta autrice, "le predizioni sull'eclissi del 12 agosto 1654, pubblicate sotto il nome di Andreas Argolin, produssero una notevolissima eco poiché i millenaristi vi riconobbero la conferma dei calcoli da loro eseguiti sulla base delle Scritture relativamente all'anno 1656 [Nell'analisi di queste riflessioni e postulazioni giammai bisogna dimenticare come nell' interpretazione epocale al pari dei Terremoti le Comete erano giudicate una sorta di precognizioni di eventi catastrofici per l'umanità].
Una tipica versione in francese della profezia di Argolino intitolata Prediction Merveilleuse du Sieur Andreas Astrologue et Mathematician de Padove (1654) è conservata nella collezione Chigi di Roma [già patrimonio della Biblioteca Chigiana da ascrivere all'opera di papa Alessandro VII mentore di Cristina, dal 1918 acquistata dallo Stato Italiano] = il messaggio contenuto nella predizione individuava nell'oscuramento del sole l'avvertimento di un imminente attacco dei Turchi all'Europa; l'Anticristo nelle vesti della casata degli Asburgo [e questa interpretazione sorprende attese le postulazioni risalenti ad Annio da Viterbo ma ancora ben discusse nel '600], ne avrebbe tuttavia frenato l'avanzata per due anni e quattro mesi, il tempo cioé necessario perché l' eclissi producesse i suoi effetti.
Nel 1656, pertanto si sarebbe verificato un rapido aumento del numero delle catastrofi con il risultato di un radicale cambiamento dell'intera situazione politica europea [e come si evince da vari fattori i cataclismi, le carestie, soprattutto le grandi epidemie oltre che le guerre flagellarono o meglio continuarono a flagellare il continente europeo = ed in particolare dopo le pesti del '500 e quelle dei primi del '600 la grande e terribile epidemia del 1656 parve avvalorare queste apocalittiche ipotesi].
Dopo il rovesciamento dei governanti e l'invasione turca gli infedeli sarebbero stati convertiti e i miscredenti inghiottiti dalle fiamme...
Personalmente [continua l'autrice nella sua acuta dissertazione] ritengo che questa predizione, assieme alla profonda conoscenza che Cristina aveva di altre profezie espansionistiche di origine nord-europea, abbia guidato il suo progetto di rinunciare al trono .
Nel 1653 Cristina aveva letto le congetture tedesche sul nuovo astro e aveva anche inviato Raphael Trichet du Fresne a raccogliere i dati relativi alle misurazioni sulla cometa compiute ad Uppsala. Il medico personale di Cristina, Bourdelot, aveva appreso altri particolari della predizione dall'amico e astronomo Ismael Bouilleau in Francia e dal poligrafo Claude Saumaise in Olanda.
Le attese generate da tutta questa serie di calcoli corrono parallelamente all'abdicazione di Cristina e al suo successivo entusiastico coinvolgimento in progetti miranti a una pace generale tra Francia e Spagna . Credo che questa nuova prospettiva sull'abdicazione metta in debito risalto un aspetto spesso trascurato specificatamente millenaristico, delle manovre politiche alle quali era usa la regina.
Molti fatti, altrimenti, sorprendenti, relativi all'abdicazione si spiegano a partire dall'ipotesi che il suo comportamento inusuale altro non fosse che un modo di tradurre nella pratica uno scenario direttamente collegato all'attesa era della ricostruzione ".