cultura barocca
Ritratto del Pitre' (informatizz. B. Durante)

Giuseppe Pitre' (Palermo 21/12/1841 - 10/04/1916): fu studioso italiano del folclore. Medico e scrittore scrisse i primi studi scientifici sulla cultura popolare italiana e curò le primeraccolte di letteratura italiana orale, dando avvio a studi etnografici sul territorio italiano. Fondatore in Sicilia della "demologia" da lui battezzata "demopsicologia" (psicologia del popolo), ossia la scienza che studia le manifestazioni, le tradizioni e la cultura di un popolo, che insegnò all'Università di Palermo.
Compilò tra il 1871 e il 1913 la Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane,una raccolta in venticinque volumi di tutte le manifestazioni della cultura orale siciliana: i proverbi, le filastrocche, i racconti dei cantastorie, le pratiche tradizionali dell'agricoltura e delle feste e le usanze religiose o superstiziose.
Nel 1882 fondò l'Archivio per lo studio delle tradizioni popolari e nel 1894 pubblicò una fondamentale Bibliografia delle tradizioni popolari italiane.
Alla sua memoria fu intitolato il Museo Antropologico Etnografico siciliano a Palermo che egli stesso aveva fondato.
Di Giuseppe Pitre' è altresì importante la raccolta delle Novelle popolari toscane / illustrate da Giuseppe Pitre Firenze : G. Barbera, 1885 [ XLII, 317 p. ; 20 cm. ] ove si scopre una serie di racconti di estensione panitaliana.
Per quanto concerne queste osservazioni di Aprosio sul leggendario medico GRILLO DI BOLOGNA [(GRILLO) "Opera nuova piacevole, e da ridere di un Villano Lavoratore nominato Grillo il qual volle diventar Medico. Istoria bellissima in Ottava Rima, nuovamente ristampata, e di figure adornata", Lucca, Benedini, s.d. (metà '600). In-24mo (cm. 16) di pp. 48, con 10 vignette in xil.: introvabile ] merita d'esser estrapolata dalla raccolta citata la novella intitolata:Il medico Grillo.
Eccola proposta nella sua interezza e con gli originari commenti critici:
"IL MEDICO GRILLO
Era così una volta marito e moglie, e avevano tre figli. Erano nel campo a zappare; era una giornata di sole, bisogna vedere come; tutti affaticati; e sopra quel poggio c'era la strada. Passa il dottore a cavallo, e lo conosceva il babbo, e lo salutò. Allora: " Che caldo! " disse il dottore. Quando il dottore fu passato, disse il maggiore dei figlioli: " Guarda quel cordone: ha detto così che è caldo, ed ha il cavallo e l'ombrellíno! noi si ha caldo, non lui ". Di lì a un'ora nel zappare gli schizzò un sasso in una noccola di piede;' butta via lo zappone: " lo 'un voglio più zappare, vò andare a fare il dottore anch'io; almeno 'un si farà questa vita ". - " Dove vo' tu andare? Lui è stato istruito, è stato alle scole ". - " Tant'è, io vo' andare. Se fo corto vi scriverò; domattina vado via ". La mattina s'alza e va via; aveva preso qualche cosa di quattrini, ma poco, perchè non n'aveva.
Ecco la sera, quand'era camminato, arrivò a' principio di una città, e c'era una botteguccia; chiede qualche cosa da mangiare, e si mette a mangiare a un panchetto, e sopra ci era de' signori, e si udiva che discorrevano, e sentì dire che era malata la figliola del re, che era per morire, che aveva mandato a chiamare medici di qua, medici di là; se trovasse chi la guarisse, gli darebbe mezzo il suo regno. Il giovane, che sente dir questo, ardito: " Sarei io che farei ríguarire la su' figliola ". - " 0 chi siete voi? " - " Gua'! son il medico Grillo ". - " S'anderà a avvisare noi; se mai lo vogliono, si viene a chiamarvi ". Allora si partì uno' di questi signori, andiede dal re; e il re disse: " Io fo passare tutti, purchè mi guariscano la mia figliola ". Subito lo mandarono a prendere con la carrozza, e vanno al palazzo reale. Questo, ardito: " Sarei io che farei riguarire la su' figliola: me la farebbe vedere? " - " Sì, subito.
Senti
[narra la novella del medico Grillo]: c'è una cosa: se la faresti riguarire, ti si darà quattromila scudi; se no, pena la testa". - " Sì, m'espongo, e la fo riguarire".
" Dove gli sente?' " - " La gola ". Lui, guarda di qui, guarda di là: " Questo 'un è male di nulla, purchè mi diedano quello che io gli chieggo.' " Disse il re: " Tutto gli sia concesso, purchè riguarisca la mi' figliola ". - " Sentite a me: mi ci vole un pane di burro di dodici libbre, un gran catino di cristallo grande grande (gli discosta un poco il letto), du' carrucole, e poi un canapo di seta, e poi du' guancialetti, e poi della più limpida acqua chiara chiara nel catino ". Tutto gli diedero; e allora disse il re: " Statti attento "; e messe le guardie da tutte le parti; e alla su' figliola disse: " Se ti facesse qualche cosa subito chiama, chè noi siamo pronti e s'ammazza". - "Sì sì, vada vada, babbo ". Il medico Grillo si serra dentro, comincia a dire: " Come si sente, signorina? " - " Oh, mi sento tanto male!... " - " Stia allegra, riguarisce di questo male. Ora bisogna che lei si levi la camicia, e non abbia paura di nulla, che io la visito! " Dopo gli messe questi due guancialetti alle gambe, e la lega. Messe le funi nelle carrucole situate per bene, e i catini d'acqua sotto, e il pane di burro, gli imburrò tutte le spalle, e poi adagino adagino la tirò su con quelle carrucole.' Ecco, quando fu lassa con la testain giù (si sa, nelle camere de' signori ci sono gli specchi grandi), questa regina si vede con il capo quasi nell'acqua, e poi si vedeva tutta, incominciò a ridere e diede in un forte riso. Subito le sorte della bocca una lisca; va a vedere e vede che era la lisca; allora adagino adagino la messe sul letto e chiama subito il babbo: " Ecco guarita la su' figliola ".
Allora il re gli diede i quattromila scudi; e poi dappertutto fu sparso, e lo tenevano con sè, e tutti i signori si servivano da lui.
Gli altri dottori nessuno li veniva a chiamare. Allora andiedero dal re: " Qui bisogna prenderci rimedio; ci leva il pane a noi, lo mandi via, faccia quel che vole, se no e' s'ammazza, perchè a noi ci ha levato il pane ". - " Cosa volete che io gli faccia? mi ha fatto tanto bene! Non so cosa fare ". - " Ebbene, se non sa cosa fare, gli ha a dare tutto lo spedale a riguaríre, e se non lo riguarisce l'ammazzi, o lo mandi via ". - " Gua'! si farà questo ". Chíamò il medico Grillo: " Senti: io ci ho una cosa da dirti: se tu puoi fare una cosa, di ríguarire tutto lo spedale, perchè i dottori tutti ti danno contro; bisogna tu ti metta a guarire tutto lo spedale, e non altro ". - " lo mi ci sottopongo; purchè mi diano cosa io voglio, io gli prometto che in tre giorni gli guarisco tutto lo spedale ". - " Tutto ti sia concesso, purchè tu lo guarisca; se in tre giorni non lo riguarisci, pena la testa ". - " Mi deve dare una gran catasta di legna, e una caldarona grande, e ci deve fare nel mezzo dello spedale un gran fornellone grande quanto la caldaia. Questa caldaia si deve empire d'acqua ". Il re ordinò subito a degli uomini che facessero tutto. Allora lui disse: " Io mi ci voglio serrare dentro ". Mandò via tutti i pappini,' tutti tutti, e si ci serrò dentro. Andiede a tutti i letti: " Come vi sentite? " Quello era per morire; quell'altro 'un c'era male; chi una cosa gli diceva, chi un'altra. Andiede alla fornace e accese il foco. " 0 perchè tutto questo foco? "' - " Ha detto così il re: quando bolle l'acqua, vi ci butti dentro; se no, chi vole andare ora, vada via ". Si figuri questi poveri uomini! quelli che erano in agonia morirono con quel caldo, e gli altri, l'uno l'andava a dire all'altro, tutti, per non morire, alla meglio o alla peggio, se ne tornarono tutti a casa sua. Sicchè lo spedale restò pulito. Va dal re: " Venga a vedere lo spedale come è pulito? " Il re rimase tutto sbalordito, lo menò a casa, gli diede un milione. " Senti: tu ne hai abbastanza per campare; vai via di qui, se no ti ammazzano ".
Lui ne aveva abbastanza, gli disse addio, e se ne andò subito a casa sua, vestito come un signore. Arriva a casa, tutti allegri lo baciarono: si credeva che fosse morto; prese donna e addio.
Lì se ne stiede, e se ne godiede,
A me nulla mi diede,
Mi diede un confettino,
Lo messi in quel buchino;
Andate a vedere se c'è più
".
[Varianti e Riscontri: Ricorda Lu Zannu delle Fiabe siciliane, n. CLXVII, e l'ultima parte della XX delle Novelle del SERCAMBI: De veli tura in matto. Divulgatissima è la novella del Dottor Tuttesalle. In Toscana è molto comine il motto proverbiale: Fare come il medico Grillo, che doleva la testa, con quel che segue. E in tutta Italia si racconta di un tale che, chiamato a curare un principe o un re turco, cui doleva fortemente il capo, gli medicò il sedere; onde la frase proverbiale: Testa malata, ecc. Della qual novellina abbiamo una versione siciliana inedita e una genovese col titolo: 0 Tedesco Marotto. Chi ama leggerla in libri antichi, la troverà pure raccontata da GINNESIO GAVARDO VACALERIO nell'Arcadia in Brenta, ovvero: La melanconia sbandita (In Bologna, MDCXCIII). Dalla tradizione orale di Roma raccolsela il BÚSK, Folk-Lore of Rome, pag. 392: Doctor Grillo, facendovi sopra due importanti osservazioni (pagg. 395, 396 e 433).
Molto ci sarebbe da dire intorno a questo GRILLO, la cui esistenza reale si riporta al secolo duodecimo, o forse agli ultimi dell' undicesimo. Secondo OVIDIO MONTALBANO, le cui notizie sono nel cap. XVI dello Scudo di Rinaldo di Scípio Glareano, egli sarebbe morto prima del 1164. Un poemetto di 147 ottave, intitolato Opera nuova, piacevole e da ridere, d'un villano lavoratore nomato Grillo, il qual volle diventar medico, ecc., fu stampato e ristampato col nome di GIULIO CESARE CROCE, al quale venne indebitamente attribuito [vedi anche = [Pierfrancesco : da Camerino, "Opera nuoua piaceuole, da ridere de vn villano lauoratore nomato Grillo quale volse douentar medico in rima istoriata", in Venetia : per Nicolo Zopino e Vincentio Compagno, 1519 adi vi. de octubrio - 20 c. ; 12o - Di Pierfrancesco da Camerino, cfr. Sander 1553 - Sul front.: xilografia - Segn.: A-B8 C4 - Impronta - rade iare naso DaSi (C) 1519 (R) - Localizzazioni: Biblioteche della Fondazione Giorgio Cini] .
GIANNANDREA BARROTTI, nelle Annotazioni al canto XV di Bertoldo, st. XXII, racconta come GRILLO fosse un valentissimo medico bolognese, "ed uno de' primi che in uso ponesse il medicare simpatico, con la quale arte gli vennero fatte diverse cure meravigliose in mali disperatissimi, le quai gli produssero molto credito presso de' principí e signori grandi; ma l'invidia gli suscitò contro non pochi avversari, che lo calunniarono e posero in burla". Di GRILLO fece menzione Lippi nel Malmantile, c. X, s. 54, cantando: "E parve giusto il medico indovino Già detto mastro Grillo contadino".
I medesimi aneddoti della nostra novellina, con lievi varianti, poetizzò l'autore del Grillo, canti dieci d'ESSANTE VIGNAJUOLO (In Venezia, presso Homobon Bettanino, MDCCXXXVIII). Nel canto V è l'aneddoto della spina che egli [il medico GRILLO] fa cacciar di gola ad una contessína mercè i pani di burro, co' quali Grillo unge il sedere alla sofferente. NEl canto VI son le trame de' medici ingelositi della compromettente celebrità acquistata in pochi dì da GRILLO, e le insinuazioni loro a danno di lui presso il conte, onde:
"Vuole il conte che vedasi in effetto
Lo spedal vuoto, ed ogni mal guarito.
Egli con l'acqua fa calda e bollente.
Dallo spedal fuggir tutta la gente
".
Nelle Facezie del POGGIO, n. CLXXXIX, un tal Petrillo libera uno spedale dalla canaglia che vi è raccolta dando a credere che ogni piaga potrà guarirsi con un unguento fatto col grasso di un uomo. E mentre si prepara a tirar a sorte chi de' ricoverati debba essere ucciso, questi fuggon via atterriti.