Informatizzazione B. Durante

Un PORTUS LUNAE esisteva ancor prima della creazione della colonia romana di duemila cittadini fondata nel 177 a.C. nel territorio un tempo appartenuto ai Liguri Apuani.
L'interpretazione corrente, per quanto dotta, che vuole che il toponimo - Luna - attestato dal I secolo a. Cristo, sia spiegabile per il fatto che richiamava agli antichi l'immagine arcuata, a falce di luna, del porto, non sembra peregrina: indubbiamente la recepirono in tal modo sia lo storico latino Livio (34, 8) che il geografo greco Strabone (5, 222), nelle rispettive lingue, parlarono, in merito all'approdo della località, di porto della Luna.
LUNI divenne in età imperiale porto fiorente e città prospera, e tale rimase almeno fino a tutto il III secolo dopo Cristo.
L'economia della città romana, basata essenzialmente sui commerci e sullo sfruttamento dei filoni marmiferi delle vicine Alpi Apuane, ebbe il suo culmine durante l'età giulio-claudia ( I secolo dopo Cristo).
Sotto il favore degli imperatori, LUNI conobbe infatti un momento di grande splendore che si concretizzò nello sviluppo delle strade e dei monumenti, nella ricchezza delle decorazioni che ornavano edifici pubblici e privati.
La maggior parte dei resti monumentali che ancora oggi si possono osservare appartiene proprio a quel periodo: innanzitutto l'ampia piazza rettangolare del foro, lastricata in marmo e fiancheggiata sui tre lati da portici, il vicino tempio dedicato alla triade capitolina ( Giove, Giunone e Minerva), e la basilica civile, il luogo destinato all'amministrazione della giustizia e alle contrattazioni commerciali.
Sempre alla prima età imperiale appartengono i resti della grandiosa dimora signorile chiamata "casa degli affreschi".
Distesa su un'area di 1300 metri quadrati, articolata in diversi ambienti e un tempo dotata di giardini con orti e fontane, la domus fu usata ininterrottamente dal I secolo avanti IV dopo Cristo, ma fu soprattutto durante la lunga pace garantita dal dominio di Ottaviano Augusto che la prestigiosa residenza godette di una notevole ristrutturazione venendo arricchita di pavimenti in marmo e di quegli affreschi che le danno il nome e che provengono dai portici che la circondavano sui tre lati.
Ancora più ampia era poi la "casa dei mosaici", che sorgeva a nord del foro su un'area di oltre 2000 metri quadrati.
Tuttavia (nonostante le tracce considerevoli di un significativo TEATRO) il monumento che fra tutti rende meglio l'idea di quello che dovette essere lo splendore di LUNI è l'ANFITEATRO (VEDI IMMAGINE SOPRA) , che fu costruito nel II secolo dopo Cristo fuori delle mura.
Ancora ben conservata, l'ampia arena ellittica era formata da due anelli concentrici dei quali, oggi, si possono osservare corridoi, celle, ambulacri, scale e gradinate.
L'edificio che ospitava i giochi gladiatori e la caccia alle fiere, poteva contenere -stando ai calcoli fatti- fino a 7000 spettatori, cosa che presupporrebbe una popolazione cittadina oscillante fra i 17.000 ed i 25.000 abitanti.
La crisi cominciò a delinearsi tra il III e il IV secolo d. C.
Due furono le ragioni basilari: da un lato la generale decadenza economica del tardo impero, che colpì la città proprio nel settore più remunerativo, vale a dire il commercio del marmo.
La seconda motivazione dovette risiedere nel progressivo interramento del porto, dovuto ai detriti alluvionali depositati dal fiume Magra che trasformarono la zona lagunare della foce in un ampio acquitrino malarico.
Tuttavia, due importanti realtà cittadine si ostinavano a contrastare la crisi incombente: la strada e, affermatosi il cristianesimo, l'autorità del vescovo.
Costruita su un tracciato viario ortogonale, tipico delle colonie romane, LUNI era infatti letteralmente attraversata dalla via Aemilia Scauri ( in continuazione dell'Aurelia), che entrava dalla porta orientale e costituiva il decumano massimo della città.
Questa stessa strada, nel tratto che collegava LUNI a Parma, lungo la bassa Val di Magra e il passo della Cisa, assunse nel Medioevo una grandissima importanza, divenendo appunto un tratto di quella via Francigena che consentiva ai pellegrini d'Europa di raggiungere Roma e la Terrasanta.
La presenza di un vescovo, attestata a Luni fin dal V secolo, e di una basilica, che ancora oggi si conserva, contribuirono probabilmente a fare della città una tappa importante per i pellegrini che percorrevano la Francigena e che trovavano nel vicino porto fluviale di San Maurizio, come nei borghi marinari di Lerici e Portovenere altrettanti approdi per continuare il loro viaggio di mare.
Nel X e XI secolo l'ormai perduto porto della Luna doveva conservare pochi residui del suo antico splendore.
In seguito, l'imperversare delle lotte feudali, le alluvioni e la malaria ne aumentarono a tal punto la decadenza, che l'antica città divenne un misero villaggio.
Il percorso della Francigena fu spostato più a settentrione e si ebbe, nel 1204, il definitivo passaggio della sede vescovile nel vicino abitato di Sarzana.
La parola "fine" era ormai stata scritta e Luni entrava nella leggenda, come simbolo della fallace ambizione umana