RIPR. DURANTE

Qualsiasi indagine sulla storia delle LAVANDERIE non può prescindere dagli studi sui ritrovamenti pompeiani.
Questo
EDIFICIO di Via dell'Abbondanza è l'unico a Pompei destinato sin dalla costruzione a LAVANDERIA e TINTORIA (FULLONICA), a differenza delle altre tre adattate in preesistenti abitazioni.
Era al servizio di molti laboratori attivi nella produzione della lana, dei tessuti e delle confezioni.
La pubblicità elettorale dipinta sulla facciata della lavanderia ha permesso di attribuirla a tale Stephanus.
E', infatti, scritto: "i follatori riuniti raccomandano... Stefano raccomanda".
Attraverso un ampio ingresso dove, a sinistra, era posta la pressa per la piegatura dei tessuti, si accede all'atrio con copertura piana, utilizzata come terrazzo per stendere i panni ad asciugare.
Nell'atrio vi è un'ampia vasca con parapetti, per il lavaggio dei tessuti più fini.
Nel perístilio retrostante vi sono tre vasche in muratura, comunicanti tra loro.
Ai lati sono situati cinque bacini dove venivano pigiati i tessuti con i piedi.
Nelle vicinanze sono stati ritrovati alcuni recipienti che contenevano l'urina umana, impiegata per trattare i tessuti.
La raccolta dell'urina veniva effettuata anche in anfore di terracotta poste in luoghi appartati nei pressi delle fulloniche.
Nell'angolo destro del peristilio è collocata la cucina e la latrina.
Sempre sulla Via dell'Abbondanza, si trova a Pompei, sul lato opposto, della strada l'ingresso di un LABORATORIO la cui attività era certamente collegata a quella della LAVANDERIA.
Si tratta della cosidetta "OFFICINA DI VERECUNDUS", un laboratorio di feltrai, di cui si conosce la sola facciata, così come di tanti altri edifici di questa strada.
Sull'intonaco sono dipinti dei "pannelli pubblicitari illustrati" in cui vengono illustrate le fasi di lavorazione e il tipo di produzione, tra cui la confezione di scarpe in feltro ed abiti confezionati, venduti direttamente al pubblico.











Con il più pertinente termine FULLO / FOLLO, ma anche coi sinonimi LAVATOR oppure LOTOR in ambiente romano ci si riferiva al PURGATORE e LAVATORE DI PANNI, a colui cioè che assoda quelli tessuti di fresco oppure si occupa del lavaggio dei tessuti sporchi.
I PANNI COLORATI in particolare erano deposti in VASI o TINOZZA D'ACQUA MISTA CON TERRA FULLONICA ED URINA ed in tali contenitori venivano PESTATI, sbattuti e quindi STIRATI sì che i fili bianchi della trama si confondevano con gli altri in modo che non era più possibile fare distinzione della tessitura.
Successivamente la la stoffa veniva lavata, asciugata e garzata con la SPINA FULLONICA: successivamente la si RIPULIVA accuratamente con la spazzola, si tosava con le forbici e quindi si rendeva soda e compatta nello STRETTOIO.
I FULLONES, che per il grande uso di pubblica acqua che facevano dovevano pagare una tassa ai pubblici acquedotti, costituivano dei COLLEGIA e SODALICIA speciali che celebravano il 19 di marzo la festa della loro protettrice, la dea Minerva come rammenta Ovidio nei Fasti (3, 821)





Con il termine FOLLARE / FOLARE, derivato appunti da FULLO / FOLLO si indicava l'azione del comprimere con le mani, coi piedi, o con bastoni il panno per renderlo pulito e purgato e per conferirgli una maggiore consistenza: cioè feltrire la lana.






Il termine trae la sua origine da un'ARGILLA SMETTICA dotata di qualità antisgrassanti usata appunto nella FOLLATURA DEI TESSUTI: la SMETTICA od ARGILLA SMETTICA (dal latino SMECTICUS = "LAVO") è un'argilla tenera che serve soprattutto a togliere al panno l'olio adoperato per fabbricarlo: in certi paesi viene adoperata tuttora come il sapone per lavare la biancheria. Le ARGILLE SMETTICHE contengolo in media un 45 % di silice, un 20 % di allumina, con un poco di ossido di ferro mentre il resto è acqua come scrive il BATTAGLIA (sotto voce SMETTICO).