cultura barocca
LA PATENTE DI CORSARO RILASCIATA DAL RIO GRANDE DO SUL A GIUSEPPE GARIBALDI NEGLI ANNI 30 DEL XIX SECOLO DURANTE IL SUO SOGGIORNO IN AMERICA MERIDIONALE (CLICCA SU QUESTO LINK PER LEGGERE TUTTO IL SAGGIO) L'ESPERIENZA MARINARESCA COMMERCIALE:quando il giovane GIUSEPPE segue a Roma il padre DOMENICO GARIBALDI sulla tartana "Santa Reparata" che trasporta verso lo Stato della Chiesa, come apprendiamo dai DOCUMENTI D'ARCHIVIO un certo quantitativo di VINO LIGURE PROVENZALE- Per quanto nizzardo e quindi suddito sabaudo GIUSEPPE GARIBALDI appartiene alla tradizione marinaresca ligure. La formazione di Garibaldi nel settore dellaNAVIGAZIONE ma anche la memoria per iCORSARI FILOSABAUDI DI ONEGLIA emblematicamente detti le TIGRI DI ONEGLIA impegnati contro i VASCELLI FRANCESI. *** LA SCELTA POLITICA PER I DEMOCRATICI, IL PROGRESSO SOCIALE E MAZZINI ma anche il fallimento di UNA SPEDIZIONE ANTISABAUDA ideata da MAZZINI E LE CONDANNA A MORTE IN CONTUMACIA - La sua fuga dalla polizia sabauda si conclude in Brasile verso il 1835: si stabilisce infatti a Rio de Janeiro entrando a far parte della COLONIA MAZZINIANA capeggiata da GIOVANNI BATTISTA CUNEO DI ONEGLIA: ed a questo proposito è sempre da rammentare come il "NUOVO MONDO" od "AMERICA" costituì un punto di riferimento irrinunicabile per tanti Patrioti che vi trovarono riparo ed in particola per la GRANDE EMIGRAZIONE LIGURE quella dei GRINGOS GENOVESI come si soleva dire usando il termine in senso lato per LIGURI tra cui, come qui si vede tantissimi furono i LIGURI PONENTINI che (come si vede anche da questo CORPOSO INDICE DI VOCI E NOMI ILLUSTRI variamente operarono ora contribuendo al progresso ed alla civilizzazione di terre ancora inesplorate ora svolgendo un ruolo importante nella vita politica sudamericana portando un alto contributo ideologico e democratico a pro di
UNA TERRA CHE SI ANDAVA LENTAMENTE RICOSTRUENDO SUI RUDERI DEL CROLLATO IMPERO COLONIALE SPAGNOLO (COME QUI SI LEGGE DA UN LIBRO ANTIQUARIO DIGITALIZZATO DELL'EPOCA CON INDICI MODERNI E PRECISAMENTE:
"VIAGGIO NELL'AMERICA SPAGNUOLA (MESSICO, GUATEMALA, N. GRANATA, PERU', CHILI EC.) IN TEMPO DELLE GUERRE DELL'INDIPENDENZA"
di Gabriele Lafond, Capitano di nave e membro della Società Geografica di Parigi (1843)
vedi qui >= STORIA D' UN PIRATA: "Il comandante Robertson - Martellino - La Quintanilla - Le Congreso - La Diligente - Il comandante Billard - Pericolosa situazion del Congreso - Teresa Mendez - Sottrazione a Callao di più di 10,000,000 di contanti"
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Riprendendo il discorso su GIUSEPPE GARIBALDI occorre adesso dire che con Mazzini i suoi rapporti mai si solidificarono veramente.
Per vivere si dedica allora al commercio, utilizzando una barca originariamente destinata alla pesca. Nonostante progetti e sogni Garibaldi non riesce come detto ad instaurare con Mazzini un solido rapporto; le "lettere di Marca o patenti di corsaro internazionale", da lui chieste ripetutamente, cadono nel vuoto. Intanto il RIO GRANDE DO SUL, una provinca meridionale, si "pronuncia" nel 1835, cioè si ribella alle angherie dell'Impero brasiliano cui appartiene.
Garibaldi Inizierà a combattere poi esercitando il ruolo di CORSARO [vedi , vol I, pp.6-7= ove esiste una lettera di Garibaldi a Luigi Canessa sull'acquisto da parte della GIOVINE ITALIA di una nave di 20 tonnellate,cui fu dato nome di Mazzini (Rio de Janeiro 25, gennaio 1836)] con la quale,come con altre, affrontò le forze nemiche brasiliane una volta ottenuta anche come qui si legge la "patente di Corsa" riprodotta sopra e qui sotto trascritta e concessagli dai ribelli del BRASILE cioè, come detto, gli indipendentisti del RIO GRANDE DO SUL (documento da Società Mutuo Soccorso Reduci Garibaldini)
Lettera Patente di Corsaro
Bento Gongalves da Silva,
Generale e Presidente della Repubblica
Rio Grandese
Il Governo della Repubblica Riograndese, insediatosi nella città di Piratinim nel giorno 6 del mese di novembre del 1836, opponendo forza alla forza e facendo valere i propri diritti più sacri contro gli arbitri del Governo del Brasile, il quale, dopo aver trascurato i piu giusti reclami del Popolo Riograndese garantiti dal Diritto Costituzionale vigente nelle provincie del Brasile e ancora di più, abusando del potere conferito dalla Costituzione, ci ha dichiarati fuori legge:
Pertanto ordino e decreto la presente PATENTE DI CORSARO acciocché la Zumaca Farropilha del peso di 120 tonnellate escluso l'equipaggiamento possa percorrere liberamente tutti i mari e i fiumi dove transitano navi da guerra e mercantili del Governo del Brasile e dei suoi sudditi, che, se presi con la forza delle armi, saranno considerati bottino di guerra come prescritto dall'Autorità legittima e competente. Si raccomanda il Capitano Giuseppe Garibaldi, comandante della detta nave corsara e tutti i suoi subalterni di rispettare e di fare rispettare le bandiere, i sudditi e gli interessi delle altre Nazioni, e di trattarli con la massima urbanità e delicatezza; augurandoci che il Governo di questa Repubblica contraccambi i Capi ed i Sudditi delle altre Nazioni, ai quali chiedo di concedere alla detta nave corsara tutta la protezione in caso di pericolo comune per naufragio, incendio, fame e peste Serafin Gongalves Ufficiale Maggiore Supplente della Segreteria avendo apposto il sigillo della Repubblica.
Data dalla Segreteria dello Stato di Affari di Guerra e Marina nella città di Piratinim nel primo giorno del mese di Aprile dell'anno milleottocentotrentotto, terzo dell'Indipendenza e della Repubblica Riograndese.
Bento Gonçalves da Silva
Josè da Silva

Dopo il successo del pronunciamento del Rio Grande do Sul in Stato indipendente, Garibaldi resta coinvolto nel 1841 nella guerra civile dell'URUGUAY tra Oribe e Rivera.
Gli eventi bellici sconfinano in Argentina, coinvolgendo altri patrioti italiani colà rifugiatisi: sul mare Garibaldi continua quindi le sue gesta pur dovendo spesso impegnarsi in attracchi avventurosi e in dure fughe per terra.
Durante l'assedio di Montevideo (1842) egli dà prova delle sue capacità capeggiando la "Legione Italiana".
L'eco delle sue gesta di condottiero giungono però in Italia dopo la grande vittoria di Sant'Antonio del dicembre 1846: quindi gli si apre la via del ritorno in Italia, in cui i progressi democratici sono stati evidenti sin alla concessione degli "Statuti", specialmente con l'aggravarsi dell'instabilità politica nella turbolenta Montevideo.
Il dissidio con Mazzini cresce a fronte dell'avvicinarsi alla corrente del neoguelfismo e a Pio IX, il "Papa liberale": peraltro non sono buoni neppure i rapporti col re sabaudo Carlo Alberto che nell'incontro di Roverbella rifiuta la proposta di collaborazione avanzata da Garibaldi.
Così la partecipazione di Garibaldi nel 1848 alla I guerra di indipendenza è piuttosto periferica: egli viene tenuto lontano dal fronte, assieme alla sua "legione italiana", ed è incaricato di alimentare la guerriglia in Lombardia: tutto sommato il proclama di Castelletto, la successiva ritirata verso la Svizzera, resa possibile dal superamento dell'accerchiamento a Morazzone, sono i soli episodi significativi della partecipazione garibaldina alla guerra del 1848-'49. Fra le opzioni possibili successive alla drammatica situazione italiana, dopo il trionfo austriaco, a Garibaldi resta la pagina luminosa quanto ardua delle Repubblica Romana sempre nel biennio '48-'49. A Palestrina ed a Velletri ancora una volta egli conferma la sua sagacia di valente capo militare, che peraltro va rafforzando vieppiù la sua ideologia politica e il proprio bagaglio morale. In seguito alla ritirata da Roma verso Venezia Garibaldi conosce alcuni tra i momenti più difficili della sua vita di uomo e soldato: in particolare durante il peregrinare per le campagne di Ravenna assieme ai compagni superstiti e all'amata, morente moglie Anita. Corre quindi il drammatico rischio di cadere nelle mani degli austriaci capeggiati da Gorzkowsky. Si salva per l'innata astuzia ma anche per gli aiuti delle popolazioni della Romagna: riesce quindi a raggiungere la Toscana e da Cala Marittima, nella baia di Follonica, a tentare la via per Genova. L'arrivo a Portovenere e l'arresto a Chiavari lo pongono davanti ad un complicato rapporto col Regno Sardo che per via di legge (date anche irrinunciabili esigenze diplomatiche) ha chiuso la frontiera a tutti quanti si sono compromessi con la Repubblica Romana. Tuttavia lo stesso Regno Sardo, oramai guida verso la lotta patriottica italiana e l'Unità, gli concede uno spiraglio sotto forma di sussidi all'atto della sua inevitabile
ESPULSIONE preludio ad altre avventurose tappe di un'esistenza straordinaria

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