cultura barocca
informatizzazione a cura di B. Durante

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ENZO BERNARDINI IN UN SUO BEL VOLUME (P.71) SI STUPISCE CHE GLI STATUTI DI SANREMO DEL 1435 COMPORTASSERO PER QUANTI DANNEGGIASSERO DEI GUADI PENE TANTO SEVERE COME L'AMPUTAZIONE DI UN ARTO.
PER QUANTO TALE PUNIZIONE POSSA RISULTARE OGGI INCOMPRENSIBILE LA SALVAGUARDIA E LA PROTEZIONE DEI GUADI FURONO TRA LE PRINCIPALI CURE DEI BORGHI DEL PONENTE LIGURE, UN'AREA COME NOTO MAL SERVITA DA TRAGITTI, SIA LITORANEI CHE DI PENETRAZIONE, E SOLCATA DA CORSI D'ACQUA TORRENTIZI IN GRADO, SEPPUR SALTUARIAMENTE DI PARALIZZARE UNA COMUNITA' ED UN COMPLESSO DEMICO: L'USO DEI GUADI (PER QUANTO POSSA SEMBRARE STRANO DOCUMENTATO ANCHE A DOLCEACQUA OVE IL PONTE TARDORINASCIMENTALE ERA AD USO ESCLUSIVO DEI DORIA E DEL LORO SEGUITO) ERA DAL MEDIOEVO UNA NECESSITA' STORICA ONDE PERMETTERE UN POCO DI TRAFFICO MERCANTILE E L'ACCESSO A BORGHI MEDIAMENTE EDIFICATI AL RIPARI DI UN CORSO D'ACQUA. COSTRUIRE PONTI ERA UN'IMPRESA A VOLTE SECOLARE, COME SI EVINCE CON LA STORIA UN POCO DI TUTTI I PONTI DEL PONENTE LIGUSTICO: PERALTRO A DIFFERENZA DI QUANTO ERA AVVENUTO NELL' INGAUNIA E NELL' AGRO SAVONESE, OVE PARECCHI PONTI ROMANI ERANO SOPRAVVISSUTI, IN QUESTE CONTRADE ESTREME DEL DOMINIO DI GENOVA LA LORO ROVINA ERA STATA CONTESTUALE A QUELLA DELLA VIA GIULIA AUGUSTA SI' CHE POCHI E STENTATI POTEVANO ESSERE ANCHE PER LA LITORANEA I MOVIMENTI VIA TERRA (NEL LONTANO MEDIOEVO GIA' MOLTO ASPRO ERA PROCEDERE LUNGO LA LIGURIA ANZICHE' PER NAVE PER VIA TERRA ED IN MERITO A CIO' UNA DOCUMENTAZIONE CE LA OFFRE ADDIRITTURA UN VIANDANTE DI ECCEZIONE QUALE FU FRANCESCO PETRARCA: MA DA UN DOCUMENTO DEL 1633 SI EVINCE CHE ANCHE MOLTO DOPO LA SITUAZIONE NON RISULTAVA AFFATTO MIGLIORATA E CHE IN TEMPI DI BRUTTA STAGIONE, COL MARE TEMPESTOSO E LE RICORRENTI ALLUVIONI TORRENTIZIO-FLUVIALI, ERA PRESSOCHE' IMPOSSIBILE GIUNGERE PER VIA TERRA IN VENTIMIGLIA, A RIFORNIRSI, PER I RESIDENTI DELLE SUE VILLE ORIENTALI).
LA REPUBBLICA DI GENOVA E LE COMUNITA' LOCALI NON SI ERANO CURATE DI RESTAURARE LA LITORANEA CHE RIPRENDERA' VITA SOLO IN FUNZIONE DELLE SCELTE NAPOLEONICHE DI EDILIZIA PUBBLICA: LA GENTE PER SPOSTARSI DA LOCALITA' ANCHE RELATIVAMENTE VICINE DOVEVA QUINDI PROCEDERE SUI RESTI DELL'ANTICO PERCORSO ROMANO, ORMAI RIDOTTO AD UN SENTIERO SPESSO PRECARIO E NEMMENO TRANSITABILE CON CARRIAGGI MA PIUTTOSTO A DORSO DI MULO, E TUTTAVIA SFRUTTANDONE LE EMERGENZE ANCORA FUNZIONALI COME TRA VENTIMIGLIA E VALLECROSIA IL GUADO ROMANO NEL RIO VERBONE.
IN CASO DI ALLUVIONI O DI DANNEGGIAMENTO AI GUADI I CONTATTI DIVENTAVANO IMPOSSIBILI E SPESSO CON GRAVI DANNI COMUNITARI: DANNEGGIARE UN GUADO ERA UN REATO CRIMINALE CONTRO UNA COMUNITA' E PER CONSEGUENZA SANZIONABILE QUASI FOSSE UN CRIMINE DI LESA MAESTA' DELLO STATO.
E SIFFATTI PROBLEMI, PER QUANTO RICOMPOSTI ENTRO UNA GIURISPRUDENZA MODERNA E BEN LONTANA DA PROPOSIZIONI DEGNE DI UN'ORDALIA SI PONEVANO ANCORA, E PER MOLTE LOCALITA', IN PIENO XIX SECOLO.
A QUESTO PROPOSITO E' UN DOCUMENTO EMBLEMATICO LA PETIZIONE DELLA MUNICIPALITA' DI VALLECROSIA (ATTO CONSILIARE DEL 20-XII-1826 IN ARCHIVIO COMUNALE DI VALLECROSIA) CON CUI SI DENUNCIAVANO (COME QUI SOPRA SI PUO' BEN LEGGERE) DUE LOSCHI FIGURI CHE, IN TEMPO DI ACQUA ALTA, RIMUOVEVANO LE PEDATE DEL GUADO PER COSTRINGERE LA POVERA GENTE A SERVIRSI DEL LORO SERVIZIO, A PAGAMENTO, QUALI TRAGHETTATORI.