cultura barocca
Digitalizzazione a cura di Bartolomeo Ezio Durante

Bernal Díaz del Castillo (di cui sopra compare il ritratto = Medina del Campo, 1492 – Guatemala, 1584) fu conquistador, esploratore spagnolo e cronista della Conquista del Messico al seguito di Hernán Cortés nel suo libro Historia Verdadera de la Conquista de la Nueva España lasciò scritto che nella presa della grande provincia di Cempoal, trovarono nei templi, tra le altre cose, anche numerosi libri Con Codici Aztechi si indicano i manoscritti opera di autori aztechi nel periodo precolombiano e in quello della conquista spagnola.
Questi codici sono una delle principali fonti primarie per la conoscenza della cultura azteca.
I codici precolombiani differiscono da quelli europei in quanto sono in larga parte pittografici.
Le ipotesi che si fanno a proposito dei supporti sono proposte sulla scorta di poche notizie: dato che sappiamo che Aztechi e Maya hanno prodotto una grandissima quantità di libri, oggi chiamati comunemente codici, le cui pagine erano realizzate utilizzando pelle di daino, corteccia di ficus e fibre di agave, è probabile che anche le mappe fossero disegnate su fogli degli stessi materiali = a proposito dei libri / codici aztechi un'osservazione peculiare merita quello descritto da Lorenzo Legati noto curatore di volumi altrui tra cui, per li Manolessi a Bologna entro il 1673, la pubblicazione della I parte del repertorio biblioteconomico di Angelico Aprosio "il Ventimiglia" un po' banalmente, alla stregua della biblioteca intemelia, intitolato La Biblioteca Aprosiana, Passatempo autunnale di Cornelio Aspasio Antivigilmi... (pseudonimo-anagrmma dell'Aprosio) che avrebbe dovuto essere un barocco ed esplicato repertorio della "Libraria". Sempre in questo collegamento si può leggere il Legati, che non solo fu amico e corrispondente di Aprosio ma che risiedette per un certo perodo in Ventimiglia, si fece relatore di molte notizie curiose, specie se non soprattutto in relazione alla sua curatela dell'edizione del volume dedicato al "Museo" del Cospi. Di rimpetto alla curiosità aprosiana per libri e manoscritti pare improbabile che non abbia fatto cenno a quello straordinario reperto che ebbe modo di gestire, nel contesto del materiale cospiano, vale a dire quello che lui definì, descrivendolo nel libro del "Museo" al III volume, da pag. 191, "Libro Messicano" e che ora ha nome di Codice Cospiano (vedi qui sotto)
Fermo restando un plausibile dibattito, effettivamente in corso, sulla reale o quantomeno più usuale tipologia di questi supporti, in merito a quanto qui si discute, giova rammentare che de visu pure lo stesso Cortès potè constatare l'importanza della scrittura anche solo per l'amministrazione del vasto dominio messicano e la contabilità e verosimilmente con la scrittura, per quanto estranea agli spagnoli, l'esigenza di biblioteche ed archivi ove conservare i tanti documenti
rammentando che oltre a cio' Cortès
-come si evince da un brano dalle lettere che costituiscono la "Relazione a Carlo V"-
di rimpetto alla grandezza dell'impero e alla poca conoscenza spagnola delle coste ebbe occasione di chiedere a Montezuma, che lo soddisfece con incredibile rapidità come qui si legge, una mappa dettagliata di particolari approdi.
Non ci sono codici superstiti fatti con questo materiale, benchè Francisco Lopez de Gómara, cronista e compagno di Cortés durante la conquista, ce ne abbia lasciato testimonianza.
Di fatto, gli esemplari di mappe di epoca coloniale sono dipinti su stoffe di cotone o su carta di tipo europeo, molto raramente su pelle di animale.
Dopo la conquista, taluni affermano che molte di queste mappe furono bruciate nei roghi di libri "eretici" organizzati dai monaci francescani, roghi nei quali vennero bruciati migliaia di libri = che ciò sia avvenuto o meno e che di ciò si siano occupati i francescani e non piuttosto i Conquistadores resta aperta la strada verso quei tanti religiosi che si adoprarono per la salvaguardia di prodotti librari aztechi e tra cui un ruolo notevole è da attribuire, tra altri, proprio ad un religioso francescano (il missionario Bernardino de Sahagún da cui dipese la salvezza del così detto "Codice fiorentino" ) che comprese molto della religiosità azteca, anche in forza della storia delle lingua, pervasa di una cosmogonia che aveva assai meno aspetti diabolici di quanti si supponevano.
I codici dell'era coloniale invece non contengono solamente pittogrammi, ma anche scritti in lingua Nahuatl (in caratteri latini), in spagnolo, e occasionalmente in latino.
Nonostante ci rimangano solamente pochissimi codici pre conquista, la tradizione dello tlacuilo (pittore di codici) sopravvisse alla transizione alla cultura coloniale; gli studiosi hanno accesso attualmente a circa 500 codici dell'epoca.
Il Codice Borbonicus è un codice scritto da sacerdoti aztechi all'incirca negli anni della conquista spagnola.
Come tutti i codici precolombiani era completamente pittorico in origine, tuttavia alcune descrizioni in lingua spagnola furono aggiunte più tardi.
Il codice può essere suddiviso in tre sezioni: 1.Un complicato tonalamatl, o calendario divinatorio; 2.una documentazione del ciclo temporale mesoamericano di 52 anni, mostrante le date del primo giorno di ciascuno dei 52 anni solari; 3.una sezione sui rituali e le cerimonie azteche, in particolare quelle che concludevano il ciclo di 52 anni, momento nel quale il nuovo fuoco si sarebbe acceso.
Il Codice Boturini è opera di un autore azteco rimasto sconosciuto, e fu realizzato nel periodo tra il 1530 e il 1541, appena un decennio dopo la conquista spagnola.
Si tratta di un codice pittografico che racconta il leggendario viaggio degli Aztechi da Aztlán fino alla Valle del Messico.
Invece di impiegare pagine separate, l'autore ha usato un lungo foglio di amatl (derivato dalla corteccia di ficus) , piegato a fisarmonica in 21 pagine e mezza.
La ventiduesima pagina è spezzata a metà, ma non è chiaro se l'autore intendeva finire in quel punto il manoscritto oppure no.
Al contrario di molti altri codici aztechi, i disegni non sono colorati, ma semplicemente delineati con inchiostro nero.
Il codice è conosciuto anche come Tira de la Peregrinación ("La striscia del Viaggio"), e prende il suo nome da uno dei suoi primi proprietari europei, Lorenzo Boturini Bernaducci (1702 – 1751).
Il Codice Mendoza è un documento pittografico, con annotazioni e commenti in Spagnolo, composto intorno al 1541.
È diviso in tre sezioni; la prima presenta la storia di tutti i sovrani Aztechi e le loro conquiste, nella seconda si trova un elenco dei tributi pagati da ciascuna provincia tributaria, e nella terza una descrizione generale della vita quotidiana degli Aztechi.
Il Codice Fiorentino è una serie di 12 libri creati sotto la supervisione di frate Bernardino de Sahagún approssimativamente tra il 1540 e il 1585.
Essi sono la copia di fonti originali che sono andate perdute, forse distrutte dalla stesse autorità Spagnole che confiscarono i manoscritti di Sahagún. Il Codice Fiorentino è forse la fonte principale sulla vita degli Aztechi negli anni precedenti la conquista spagnola, nonostante il fatto che una copia completa del codice, con tutte le illustrazioni sia stata pubblicata solo nel 1979.
Prima di allora era disponibile solamente una versione tradotta in spagnolo e censurata.
Il Codice Osuna è un gruppo di sette documenti separati creati nel 1565 per essere usati come prova contro il governo del viceré Luis de Velasco durante l'inchiesta condotta da Jerónimo de Valderrama nel periodo 1563-66.
In questo codice i capi indigeni reclamano il mancato pagamento per svariati beni e servizi forniti dal loro popolo, inclusi la costruzione di edifici e i servizi domestici.
Il Codice Osuna era originariamente solamente pittografico, ma nel corso della visione che ne fecero le autorità spagnole furono aggiunte descrizioni in Nahuatl con una loro traduzione in lingua spagnola.
Il Codice Aubin è una storia pittografica degli Aztechi dalla loro partenza da Aztlán fino al primo periodo della conquista spagnola, terminando nel 1607.
È formato da 81 fogli, probabilmente l'inizio della sua composizione può essere datata intorno al 1576, ed è possibile che frate Diego Durán abbia soprainteso alla sua preparazione, visto che fu pubblicato nel 1867 Historia de las Indias de Nueva-España y isles de Tierra Firme, indicando Durán come autore.
Tra gli altri argomenti, il Codice Aubin contiene una descrizione del massacro della Grande Piramide a Tenochtitlan nel 1520.
Conosciuto anche come Manuscrito de 1576 (Manoscritto del 1576), il codice è attualmente conservato nella Bibliothèque nationale de France a Parigi.
Una copia dell'originale si trova nella Collezione Robert Garrett della biblioteca dell'Università di Princeton.
Il Codice Aubin non va confuso con il quasi omonimo documento Tonalamatl Aubin.
Il Codice Magliabechiano fu creato intorno alla metà del XVI secolo, nel primo periodo coloniale Spagnolo.
Basato su di un precedente e sconosciuto codice, il Magliabechiano è principalmente un documento religioso.
In esso sono raffigurati i 20 nomi dei giorni del tonalpohualli, le 18 feste mensili, il ciclo di 52 anni, varie divinità, riti religiosi, usanze e credenze cosmologiche.
Il codice è cartaceo ed è composto da 92 pagine, con disegni e testo in Spagnolo su entrambe le facciate.
Deve il suo nome a Antonio Magliabechi, celeberrimo bibliotecario mediceo seicentesco in stretti rapporti sia con Angelico Aprosio che poi con Domenico Antonio Gandolfo ed è attualmente custodito presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Il Codice Cozcatzin è un manoscritto rilegato post-conquista composto da 18 fogli (36 pagine) in carta, datato 1572, anche se forse fu composto in una data successiva.
In gran parte composto da pittogrammi, contiene però brevi descrizioni in spagnolo e in Nahuatl.
La prima sezione del codice contiene un elenco dei territori concessi da Itzcóatl nel 1439 ed è parte di un reclamo contro Diego Mendoza.
Altre pagine contengono informazioni storiche e genealogiche, specialmente riguardo Tlatelolco e Tenochtitlan.
L'ultima pagina infine consiste in una descrizione astronomica in spagnolo.
Il nome gli deriva da don Juan Luis Cozcatzin, che viene indicato nel codice come alcalde ordinario de esta ciudad de México (sindaco ordinario di questa città del Messico).
Il manoscritto è attualmente conservato nella Bibliothèque nationale de France a Parigi.
Il Codice Ixtlilxochitl è il frammento di un manoscritto del primo XVII secolo che contiene, unitamente ad altri argomenti, un calendario delle feste e dei riti che venivano celebrati nei teocalli Aztechi durante l'anno.
Ognuno dei 18 mesi è rappresentato dalla figura di un dio o di un personaggio storico.
Il codice è scritto in spagnolo, su carta, ed è composto da 50 pagine su 27 fogli, con 29 disegni.
La fonte da cui deriva è la stessa del Codice magliabechiano.
Il codice prende il nome da Fernando de Alva Cortés Ixtlilxochitl, un membro della famiglia dominante a Texcoco ed è attualmente conservato alla Bibliothèque nationale de France a Parigi (vedi "Catalogo del Munos", tomo IV
Il Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis [dal latino: "Libriccino sulle erbe medicinali degli Indiani"( qui una pagina esemplificativa)] è un manoscritto azteco che descrive le proprietà medicinali di varie erbe e piante usate dagli Aztechi.
L'originale, andato perduto, fu redatto originariamente in nahuatl a Tlatelolco nel 1552 da Martín de la Cruz e fu poi tradotto in latino da Juan Badiano. Questo Libellus è conosciuto anche come: il Manoscritto Badiano (Badianus Manuscript, dal nome del traduttore) - il Codice de la Cruz-Badiano (Codex de la Cruz-Badiano, dai nomi dell'autore e del traduttore) - il Codice Barberini (dal cardinale Francesco Barberini che venne in possesso dell'opera agli inizi del XVII secolo = ritenuto un autentico mecenate fece della sua Biblioteca Barberina a Roma un punto di riferimento per molti, tra cui Domenico Antonio Gandolfo
Il Codice Borgia (o Codice Yoalli Ehecatl) è un manoscritto rituale e divinatorio mesoamericano.
Il Codice, che fa parte di un gruppo di manoscritti a cui dà il nome (Gruppo Borgia), è composto da 39 pagine in pelle di animale dipinte, ciascuna di 27 x 26,5 cm. Di queste, 37 sono dipinte in entrambi i lati, due da un lato solo, per un complessivo di 76 facciate illustrate e una lunghezza complessiva di 10,34 metri.
Il manoscritto si legge da destra a sinistra.
Il codice prende il nome dal cardinale Stefano Borgia, che lo deteneva prima che fosse acquistato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Il nome azteco del Codice non ci è pervenuto, tuttavia nel 2004 Maarten Jansen e Gabina Aurora Pérez Jiménez proposero di chiamarlo con il nome indigeno di Codice Yoalli Ehecatl, che in lingua nahuatl significa "Notte e Vento", anche se non è certo che i suoi realizzatori fossero Nahua.
Non si conosce l'esatta origine del Codice Borgia che probabilmente proviene dagli altopiani centrali del Messico, tra Puebla e la Valle di Tehuacán.
Probabilmente risale alla fine del XV secolo, ma fu scoperto nel XVI secolo e portato dal Messico in Spagna e poi da lì in Italia.
Nel 1805 Alexander von Humboldt lo rinvenne tra gli effetti del cardinale Stefano Borgia ed oggi è custodito nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Le prime otto pagine elencano i simboli dei 260 giorni del tonalpohualli, ogni trecena di 13 simboli forma una riga orizzontale che si estende su due pagine.
Alcuni giorni sono marcati con un'orma di piede.
I simboli divinatori sono posti sopra e sotto quello del giorno.
Sezioni analoghe a queste sono contenute nelle prime otto pagine del Codice Cospi e del Codice Vaticanus B.
Tuttavia, mentre il Codice Borgia si legge da destra a sinistra, questi codici invece si leggono da sinistra a destra .
ALTRI CODICI Codice Laud
CodiceVaticanus B
Codice Cospi (leggine qui la descrizione ad opera di Lorenzo Legati)
Codice Fejérváry-Mayer - calendario preispanico Codice Telleriano-Remensis - calendario, almanacco divinatorio e storia del popolo azteco Codice Ríos - una traduzione italiana, con integrazioni, del Codice Telleriano-Remensis
Codice Ramírez - scritto da Juan de Tovar
Anales de Tlatelolco conosciuto anche come "Unos Anales Históricos de la Nación Mexicana" - codice post conquista
Codice Durán - storia scritta da frate Diego Durán
Codice Xolotl - un codice pittografico che racconta la storia della Valle del Messico e di Texcoco, in particolare dall'arrivo di Xolotl nella valle alla sconfitta di Azcapotzalco nel 1428.
Codice Azcatitlan

(vedi qui = Premessa)

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