cultura barocca
Inform. a cura di Bartolomeo Ezio Durante

Di Voetius, Gisbertus (Voet, Gisbert o Gijsbert = "Gisbertus Voetius") teologo calvinista , nato a Heusden, vicino a Utrecht, in Olanda nel 1588 che studiò all'università di Leida, diventando dapprima predicatore a Vlijmen nel 1611 e poi ricoprendo lo stesso ruolo nel suo stesso paese natale nel 1617 Aprosio parla a p. 194 del suo repertorio biblioteconomico ma non tanto per dissertare di teologia quanto piuttosto per segnalarlo quale esperto di una disciplina oggi misconosciuta la
Mateologia
la cui definizione neppure più compare nei lessici, ma che era invece nel XVII secolo apprezzatissima materia di studio: giudicandola un composto dal greco mate/matia e logìa sembrerebbe doversi valutare quale uno "studio degli errori", di "credenze errate", "fole" e "superstizioni" alla stregua quindi di una "indagine sugli errori creati dalla pazzia umana".
Prescindendo da siffatta notazione aprosiana Voet risultò teologicamente connesso alle posizioni calviniste di Franz Gomar , ed ebbe un ruolo importante nel concilio di Dort (Dordrecht) del 1617-1618, convocato per discutere, o meglio per condannare, le posizioni arminiane .
Nominato nel 1634 professore ad Utrecht di teologia e lingue orientali, V. incarnò sempre più l'ortodossia calvinista più rigorosa ed entrò in feroce polemica sia con il famosissimo Cartesio (René Descartes, 1596-1650), residente in Olanda dal 1629, che difendeva la tolleranza religiosa e i diritti dell'uomo, che con Cornelius Jansen (Giansenio) .
Contemporaneamente V. sviluppò un acceso dibattito con Johannes Cocceius, un teologo riformato tedesco stabilitosi in Olanda, non solo perché questi difendeva i principi filosofici di Cartesio, ma soprattutto perché aveva osato criticare V. e i suoi seguaci di essere troppo scolastici. Cocceius si era impegnato a riscrivere una esegesi biblica, più personale e pratica, che tenesse conto del vero (secondo lui) significato del testo sacro più che le interminabili elucubrazioni mentali dei teologi “sistematici” della scuola di V. Per Cocceius, le Sacre Scritture venivano man mano elaborate dai vari sconosciuti redattori di allora per i popoli loro contemporanei sulla base del loro livello di comprensione del messaggio divino (una sorta di rivelazione progressiva).
Tuttavia, nella disamina di Cocceius, il messaggio del Nuovo Testamento diventava decisamente diverso dal Vecchio Testamento ed alcune cose contenute nel VT, come ad esempio l'osservanza del giorno di riposo (Sabbath), non erano considerate più valide. Posizione inaccettabile per V., per il quale si perdeva così l'unità della Verità, cioè la Verità era Una proprio perché Dio, ispiratore delle Sacre Scritture, era Uno.
Per ribadire la sua posizione, nel 1637 V. scrisse Dei fondamentali articoli ed errori, dove riprese il punto di vista del teologo gesuita Tanner, esposto nel 1601, cioè che tutti gli articoli di fede, insegnati nella Bibbia, erano fondamentali e necessari per la salvezza.
Ma la polemica tra V. e Cocceius continuò per tutta la loro vita, influenzando pesantemente la vita accademica olandese dell'epoca: si arrivò a tal punto che nei vari atenei il numero di voetiani e di cocceiani veniva rigorosamente mantenuto uguale pur di non favorire nessuna fazione.
V. morì nel 1676.
V. elaborò una sua dottrina per quanto riguardava la disputa sullo stato degli eletti prima della conversione: egli affermò che i bambini eletti di genitori credenti venivano rigenerati già nell'infanzia grazie alla loro relazione esterna (attraverso i genitori stessi) con il patto della Grazia.
Profondamente influenzato dal movimento inglese dei puritani , di cui accettò, in contrasto con Cocceius, il semisabbatarianismo, V. fu un precursore, ante litteram, del movimento pietista . Egli riunì infatti un piccolo gruppo di Cristiani che cercavano una loro etica morale, conformando la loro vita alle leggi di Dio e rispettando alcuni “precisi” divieti, atteggiamento caratteristico anche dei metodisti.