cultura barocca
 
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si legga qui il fondamentale SAGGIO di S. MARSZALKOWICS,
L'elemento tossicologico nella stregoneria e nel demonismo medievale
in "Lavori di storia della medicina", 1936-7, Roma, ed.1938

L'elemento tossicologico nella stregoneria e nel demonismo medioevale di
S. Marszalkowicz in AA.VV., Lavori di storia della medicina compilati nell'Anno Accademico 1936-37-XV, Arti Grafiche Bodonia, Roma, pp. 80-93, 1938

Un punto di fondamentale importanza nella patogenesi del demonismo medioevale, è costituito dall'elemento tossicologico, rappresentato da filtri, pomate, fumigazioni, polveri, confezionate su base di tossici vari. Pur essendo universalmente nota l'esistenza di questo ricettario nel laboratorio della strega, non ci è sembrato che ad esso fosse data la importanza che merita; importanza fondamentale e staremo quasi per dire conditio sine qua non alla effettuazione della demonologia e del satanismo medioevale, tanto che si può affermare che esso altro non è che l'espressione di un delirio tossico in individui psichicamente tarati, svolgentesi in una particolare atmosfera che indirizzava il detto delirio verso determinate espressioni.
Al delirio tossico noi infatti dobbiamo attribuire il fattore fondamentale del satanismo, e cioè il fattore sensistico, pur essendo allucinatorio.
Non per questo però esso fu meno potente ad agire sulla mentalità dei soggetti, i quali, non rendendosi conto del lato patologico e dell'azione farmacologica delle droghe usate, giuravano d'aver realmente visto Satana, di averlo adorato e di essere stati con lui al sabba
. La sicurezza di queste persone, che suggellavano col rogo e con la tortura la verità delle loro asserzioni, agiva potentemente sulla suggestionabilità della massa, ed era confermata dalla potente fede; e così, quale catena ininterrotta, e quale circolo vizioso, il demonismo si protrasse fino ad epoche relativamente recenti, anche se menti illuminate e precorritrici fecero intravedere, da tempo, il lato patologico del fenomeno.
Le droghe usate dalle streghe nelle loro funzioni sataniche sono conosciute, se non tutte, almeno in gran parte.
Sappiamo così che esse agiscono in virtù di alcaloidi contenuti nelle piante prescelte, alcaloidi che hanno potere di provocare stati allucinatori a carattere, quasi sempre, terroristico.
Tali, per esempio, oppio, il giusquiamo, il solanum nigrum, la mandragora, la belladonna ecc. E se non tutti gli alcaloidi contenuti in queste piante sono capaci di provocare direttamente l'allucinazione, sono sempre dotati di un potere sinergico, che aumenta l'azione dell'alcaloide principale.
Si potrà obiettare facilmente che non esiste una droga capace di provocare una particolare allucinazione, sempre improntata allo stesso soggetto che, nel caso nostro, è Satana e l'ambiente satanico.
A questa obiezione possiamo rispondere che è fatto risaputo, che il soggetto circondandosi di un determinato ambiente ha la possibilità di indirizzare a suo piacimento il corso dell'allucinazione che interverrà dopo l'assunzione della droga.
Questa avvertenza è notissima ai fumatori d'oppio dell'estremo oriente, ai bevitori, mangiatori e fumatori di haschisch, i quali si circondano di una atmosfera favorevole al corso che essi vogliono dare all'allucinazione.
Uno dei più geniali consumatori di haschisch, il Baudelaire che ha scritto una delle più smaglianti pagine di tossicologia voluttuaria col suo libro intitolato I paradisi artificiali ci assicura che nel celebre albergo Pimodan, dove si adunavano i mangiatori di haschisch, la formazione dell'ambiente era una delle condizioni essenziali per il futuro svolgersi dell'allucinazione.
Quale migliore ambiente, per l'attuarsi di un'allucinazione satanica, di quello che circondava le streghe? Ambiente psichico, ambiente materiale. Sia che si trattasse del misterioso laboratorio, dove fumavano i ceri di grasso umano (veri o creduti, ciò era lo stesso per il potere di suggestione) dove il teschio ghignava nella penombra rossastra, dove il gufo mandava il suo lamento, dove la pergamena fatta con pelle di bambino (vera o presunta) attendeva la firma diabolica, dove il circolo magico tracciato in terra, doveva difendere lo stregone dall'impeto satanico; sia che si trattasse della stanza usuale, dove la strega, nuda, si ungeva con l' unguento tossico con tutta l'aspettativa tesa verso il prossimo sabba, di cui già pregustava l'orrida attrattiva, creandosi un ambiente psichico, interno, perfettamente satanistico; sia nell'un caso che nell'altro, l'allucinazione non poteva essere diversa da quel carattere in cui la strega, in cui la società tutta era immersa.
L'ambiente era universale. Satana era da per tutto e tutto insidiava; era nelle cattedrali misteriose, era nei chiostri silenziosi, era nelle notti lunari e in quelle di procella, era nel gatto che sprizzava scintille, era nel cane che ululava alla luna, poteva essere nel cibo quotidiano di cui si cibava la monaca, era infine nella mente di tutti, ribadito dalle mille torture che asserivano la sua presenza, dalle mille fiamme dei mille roghi che avevano bruciato i suoi sacerdoti, dai racconti ingranditi dall'immaginazione o creati di sana pianta, o fedeli riproduttori dei deliri tossici. Nel demonismo credevano i dotti, credevano gl'ignoranti, credevano i giudici, credevano i carnefici; folgoravano i predicatori, maledivano gli ascetici scrittori e i teologi. La strega, figlia di strega, era nata in quell'ambiente che veniva concentrato e distillato nelle pareti domestiche. Essa sapeva di essere figlia del demonio, essa sapeva che doveva esser sua, in un mostruoso incesto, anima e corpo: essa sapeva che al principe delle tenebre era legata in vita ed oltre il rogo fiammeggiante simbolo terreno dell'inferno che doveva essere la tomba eterna della sua anima dannata.
Tale era l'ambiente: tragico, esasperante, tale da sconvolgere, con la certezza dell'allucinato, le menti più solide.
E tale, necessariamente doveva essere l'allucinazione prodotta dai tossici usati.
E quale azione avrà dovuto esplicare questo fattore allucinatorio sulla patogenesi del demonismo? Un'azione fondamentale: la stessa azione fondamentale che in qualsiasi forma delirante esercita l'elemento allucinazione.
Esso rappresentava, infatti, l'unico dato sensoriale, per falso che esso fosse: era l'unico mezzo col quale la strega veniva a contatto di sensi (così essa credeva fermamente) con la potenza infernale; l'unico mezzo, cioè, che dava una apparenza di assoluta sicurezza alla dottrina ed alla religione satanica.
Per tale ragione noi non esitiamo ad affermare che l'elemento tossicologico rappresenta nel demonismo medioevale, in tutte le sue numerose diramazioni della stregoneria, della magia nera ecc. un elemento basale, e tale da farci interpretare tutto il quadro morboso alla stregua di un delirio tossico, con allucinazioni, svolgentesi su di un terreno psichicamente tarato.
La stregoneria e la demonologia hanno il loro inizio nella preistoria. I popoli primitivi hanno i loro stregoni - sacerdoti che hanno il potere di curare malattie e di evitare i danni provocati da invisibili forze soprannaturali, o al contrario provocare questi mali invocando le stesse forze. I mezzi per agire sono formule magiche, incantesimi, preghiere, sacrifici e differenti droghe credute magiche. Gli stregoni per agire, dovevano essere in estasi prodotte con movimenti ritmici o più spesso con stupefacenti.
Specialmente le donne che per preparare il cibo dovevano raccogliere differenti piante sui campi e nei boschi o d'altra parte erano le naturali "infermiere" appresero le proprietà curatrici e velenose di molte piante. Se qualcuna aveva più larghe conoscenze, era rispettata dai vicini come strega o donna saggia. Data la interpretazione magica de l'ordine delle cose, anche queste piante erano ritenute magiche. A volte erano credute incarnazioni di divinità e si tributavano loro speciali riti. La strega insegnava questa scienza alla figlia che veniva consacrata fin dall'infanzia. Con lo sviluppo della cultura, le religioni divenivano più idealistiche e si concentravano già nei tempi, dove i sacerdoti esercitavano anche la pratica medica. Ma il pensiero magico sebbene affievolito non scomparve, né la gente poteva sempre recarsi nei tempi, onde le streghe conservarono la loro funzione. Conoscendo esse le azioni farmacologiche delle piante conobbero anche la loro azione velenosa: divennero, così, preparatrici di veleni. In questo stato esisteva la stregoneria negli ultimi secoli del mondo classico.
Non differentemente si comportarono i popoli nordici che invasero l'impero Romano. Essi, come tutti i popoli primitivi avevano le loro streghe-sacerdotesse e medichesse. Come tutti gli altri popoli avevano le loro maggiori feste nei tempi critici delle stagioni, cioè il 30 aprile giorno critico della primavera, il 24 giugno, (giorno di S. Giovanni Battista, giorno più lungo dell'anno) e più di rado il 21 dicembre, (giorno di S. Tommaso, giorno più corto). Queste feste a carattere propiziatorio per ottenere la fertilità, erano ricche di riferimenti simbolici, o materiali, alla generazione. Il phallus e il capro (bestia prolifica) erano particolarmente onorati, con culti spesso osceni fino alla congiunzione con la figura simboleggiante la divinità o anche coi capri, sue bestie sacre.
I popoli germanici trovarono tracce di riti analoghi nei popoli invasi: il culto per Dionisio, Bacco, Priapo, Sabasio (una divinità frigia). Queste tradizioni hanno avuto il loro influsso, sia sulla modalità dei riti, sia probabilmente sulla denominazione sabba (festa di Sabasio).
L'intervento del Cristianesimo tentò sradicare queste costumanze doppiamente condannabili, e dove non poté conseguire l'abolizione operò, almeno, la trasformazione.
Così le principali feste pagane, debitamente trasformate, furono adottate dal cristianesimo (p. e. la festa del 24 giugno è divenuta la festa di S. Giovanni) e presero sia la forma, che il contenuto puramente cristiano. Anche le divinità pagane trovarono il loro posto nella nuova religione trasformate in demoni e spiriti maligni.
Fu così che la strega sebbene cristiana, rimase a causa del mestiere legata alle sue divinità, che il Cristianesimo aveva trasformato in demoni. Di qui il culto infernale.
Come nei tempi pagani, essa ha dato talvolta alla luce figli concepiti nei rapporti incestuosi; essendo questo il privilegio dei grandi sacerdoti in alcune religioni primitive; questo sembrava dar loro proprietà magiche straordinarie, forse appunto per il carattere perverso e anormale dei rapporti.
Il sabba, la festa orgiastica pagana si è trasformata col passare dei secoli o nella "Messa nera" a o nel sabba delle streghe.
Le "messe nere" si celebravano con partecipazione di grandi folle. Il rito era costituito da una parte, dai vecchi riti pagani del fallismo e delle feste orgiastiche consacrate dalla strega; dall'altra dai riti cristiani fatti al contrario in onore del Satana, e consacrati abitualmente da un prete. Queste messe erano specialmente frequenti nella Francia Meridionale ed anche Centrale, dove le influenze delle Sette Orientali come i Manichei era risentita e specialmente dopo il ritorno dalle Crociate.
In altri Paesi dove la popolazione non veniva a partecipare alle feste, le streghe stesse si radunavano in luoghi appartati e non visitati, come cimiteri, rovine, che sembravano anche essere i posti preferiti dagli spiriti; od anche nell'abitazione d'una strega.
Fin dal tempo delle vere feste pagane, dopo l'uso dei filtri inebrianti, le streghe avevano illusioni e allucinazioni di divinità e spiriti. L'uso di questi filtri magici si conservò, dando alle streghe la illusione di essere in volo, di incontrare gli spiriti e di avere con loro rapporti.
Col tempo la tecnica si sviluppò. Alla fine del secolo XIV impararono a confezionare unguenti, stupefacenti, ed il "mezzo di comunicazione" divenne il manico della scopa. Le streghe si spogliavano, inforcavano il manico della scopa, bevevano "bevande diaboliche" o facevano fumigazioni con erbe magiche. Dal secolo XIV invece, per lo più, si ungevano con unguenti speciali tutto il corpo, sotto le ascelle, gli inguini, introducevano l' unguento anche nell'orifizio anale e vaginale, cercando di introdurlo il più profondamente che era possibile. Dopo qualche tempo sembrava loro di volare per il camino verso il grande convegno che, secondo il paese, era Benevento, Toledo, Brocken ecc.
La Chiesa cristiana, ammettendo la forma degli spiriti maligni che considerava nemici di Dio, combattè con ogni arma la stregoneria, non più considerata come residuo del paganesimo, ma come empia lotta contro Dio, con l'alleanza contro i suoi nemici. Le streghe, erano inoltre imputate di danneggiare i fedeli, con l'aiuto di Satana, uccidendo con lo sguardo i feti nelle incinte, causando malattie ecc. E ancor peggio, con le efficaci cure "facevano propaganda" per il diavolo e allontanavano i fedeli da Dio. Contro la stregoneria, come contro l'eresia, v'era in questi tempi una arma-il rogo.
Ma il rigore dei tribunali, gli strazi delle torture non raggiunsero il desiderato effetto di far cessare le epidemie di demonismo.
Ogni processo di stregoneria suscitava una grandissima impressione. Le particolarità che le streghe raccontavano sui loro sabba, subito si diffondevano in tutta la località. Molte donne per curiosità provavano questi unguenti e filtri diabolici e.... davvero volavano al sabba e sembrava loro di essere streghe. Tutto ciò, unito ad una costituzione isterica, ad una diffusione di suggestionabilità data da l'indole dei tempi, dall'ignoranza, dall'azione intimidatrice della Chiesa, dei Tribunali fece sì che la stregoneria e il demonismo crescessero a dismisura.
Sintomo sicuro che la sospettata fosse strega, era un'area anestetica, che il diavolo imprimeva sul corpo della donna dopo il patto. In epoca di generale isterismo non era difficile trovare queste "stigmate isteriche" e non ci si deve meravigliare, che piccoli paesi come Trier abbiano mandato ciascuno in un anno 6-7000 "streghe" al rogo. Le condanne raggiunsero un livello così alto, che i governi erano costretti ad intervenire per interrompere questi processi. Già da tempo si sentivano voci, specialmente di medici, che queste streghe fossero semplici psicopatiche; subito erano costretti a tacere sotto la minaccia dell'Inquisizione: "Chi dubita dell'esistenza del male, non crede neanche nel bene"; o ancor peggio, sotto la minaccia di accusa di essere stregoni e di volere in questo modo salvare i propri amici.
Allorchè questi eccessi diminuirono, diminuì anche il numero delle streghe. Con la nascita del razionalismo scientifico le superstizioni perdettero molti fedeli. Nel tempo "dell'assolutismo illuminato" non si facevano più processi di stregoneria. Se vi fu nel regno di Luigi XIV un processo della strega Voisin, non era più per stregoneria, ma per avvelenamenti ed omicidi.
Dei rapporti che già abbiamo accennato, fra isterismo e stregoneria hanno scritto molti. Passeremo dunque senz'altro alle allucinazioni e visioni diaboliche, prodotte dagli stupefacenti usati dalle streghe, cercando di ravvicinare la loro azione farmacologica alle visioni infernali del demonismo, sempre tenendo presente l'indirizzo del delirio dato dalle circostanze ambientali.
Cominceremo dal probabile meccanismo delle allucinazioni.
I veleni che producono allucinazioni ed illusioni, agiscono, secondo lo schema comune delle allucinazioni, con offuscamento del sensorio e della coscienza, e con l'eccitazione dei centri rappresentativi. I vari tossici hanno queste due proprietà in modo diverso. L'offuscamento può essere relativamente poco palese; se invece l'eccitazione dei centri è molto forte, può con meccanismo psicogeno "bloccare" i centri sensoriali, e viceversa. Dalle alterazioni provocate nelle funzioni psichiche, dall'azione sulla cenestesi, dipendono la coordinazione delle immagini, l'indole spiacevole o piacevole; dalle suggestioni precedenti alla intossicazione dipende il "tema" delle allucinazioni. Con lo stesso meccanismo in rapporto ai momenti necessari sopra descritti, possono comparire illusioni e sogni tossici significativi; spesso anche il quadro dell'intossicazione passa dalla illusione alla allucinazione e finisce con il sogno.
Passiamo ora alle droghe, sicuramente od anche probabilmente usate per questo scopo.
La conoscenza delle piante usate dalle streghe per la confezione delle loro pomate, dei loro soffumigi e delle loro bevande ci proviene da più fonti.
Prima di tutto i libri che trattano di magia fanno spesso allusione a questa o quella pianta e alle virtù che le sono inerenti; i libri di materia medica, nell'elencare le virtù delle varie erbe, menzionano anche quelle che vengono usate dalle streghe, per i loro filtri.
Gli atti dei processi, i libri inquisitoriali, le confessioni delle streghe, hanno spesso riferimenti che sono utili a questo scopo. Si ha una larga conoscenza dei filtri delle streghe e delle bevande delle streghe a base di decozioni di semi di giusquiamo, somministrati dai giudici ai condannati a morte per diminuire le sofferenze della esecuzione. Infine abbiamo la testimonianza della tradizione popolare che continua a chiamare ancora erba del diavolo, erba delle streghe ecc. alcune piante di nota azione farmacologica stupefacente o allucinante (mandragora, giusquiamo, belladonna ecc.).
Le identificazioni che noi seguiamo, sono quelle che sono divenute oramai ufficiali e che sono riconosciute da tutti coloro che si sono occupati dell'argomento.
Tralasciando quelle di origine non europea (cannabis indica, Anhalonium Levinii) osserveremo solo quelle più comuni ai nostri paesi.
Fra quest'ultime, le più attive sono, le solanacee, che erano appunto quelle principalmente usate: accanto al gruppo dell'Atropa Belladonna e del Hyoscyarnus niger, contenenti gli alcaloidi tropeinici, è il gruppo con azione allucinatoria meno notevole del Solanum contenente l'alcaloide glucosidico solanina.
Fra gli alcaloidi tropeinici sono preponderanti la iosciamina (tropato di atropina) levogira, la iosciamina racemica o atropina e la scopolamina o ioscina.
Osserviamo, di questi alcaloidi, solo l'azione sul sistema nervoso centrale.
L'atropina agisce provocando eccitazione motoria e psichica, insieme con offuscamento del sensorio e della coscienza. I sintomi appaiono già dopo la somministrazione di 5-10 mg. L' avvelenato, presenta fuga d'idee, loquacità, voglia di camminare, di correre, che contrasta con le vertigini, i tremori degli arti, l'andamento titubante e l'impossibilità di reggersi sui piedi. Compaiono allucinazioni visive e dell'udito, con eccitamento maniacale, accompagnato da riso convulso, o talvolta eccitamento furibondo. Il più delle volte, il delirio è di natura triste per le sofferenze in mezzo alle quali si svolge, ma può anche essere allegro.
Le allucinazioni visive ed acutistiche sono accompagnate da abolizione della vista, udito e tatto. E' anche diminuita la sensibilità generale. Dopo qualche tempo diminuisce l'irritazione e si cambia in stanchezza e sonnolenza. Dopo grandi dosi l' avvelenato diviene soporoso, comatoso, la temperatura cade, il polso diviene piccolo e si ha morte con sintomi d'asfissia.
La scopolamina è il più velenoso degli alcaloidi contenuto nella belladonna. Già somministrando una dose di 0,5 mg., compare in seguito ad uno stato più lieve d'esaltazione, inceppamento della lingua, ottundimento psichico, senso di peso al capo, come se vi fosse posto sopra un corpo pesante; si ha inoltre la impressione che una forza invisibile chiuda le palpebre; la vista è confusa, gli oggetti sembrano aver preso una forma allungata; ad occhi aperti si hanno le allucinazioni visive più varie, ad es. un cerchio nero su fondo argenteo. Poscia le palpebre si chiudono al sonno. Il sonno è pieno di fantasmi. Nell' avvelenamento da scopolamina l'allucinosi è più spiccata che non in quello da atropina. Esistono anche allucinazioni visive di indole terrifica, allucinazioni disgustose dell'olfatto e del gusto, che possono essere messe in rapporto con i cibi disgustosi che costituivano i banchetti infernali.
L'atropina e la scopolanina penetrano abbastanza facilmente per mezzo della cute e della mucosa, con le bevande, le pomate, e gli impiastri. Penetra anche col fumo attraverso ai polmoni, come vediamo nell'azione delle sigarette antiasmatiche. Penetra rapidamente nel circolo ed estrinseca la sua azione quando viene somministrata per retto. Tutti questi modi erano attuati dalle streghe (pomate, fumigazioni, bevande ecc.).
La dose letale di questi alcaloidi è relativamente alta; frequentemente, anche dopo avvelenamento con sintomi assai gravi, avviene la guarigione.
Le streghe, naturalmente, non usavano gli alcaloidi, ma le piante che li contengono. Fra le più note era l' Atropa belladonna, chiamata anche "erba delle streghe", pianta perenne che cresce nei luoghi montuosi ed ombreggiati dell'Europa centrale e meridionale. Contiene 0,30% fino a 0,80% di atropina; l'alcaloide è contenuto nelle foglie, nella radice e nel frutto. Il contenuto in scopolamina è scarso ed il quadro di avvelenamento è uguale a quello per atropina. Solo quando si somministra per bocca compaiono nausea e vomiti per azione irritante dei componenti accessori sullo stomaco.
Forse per evitare questi inconvenienti, come pure per il rapido assorbimento per la mucosa rettale, preferivano, le streghe, l'introduzione per via cutanea.
La Datura stramonium vegeta in quasi tutta l'Europa e Turkestan; gli alcaloidi sono contenuti nelle foglie e nei semi. Era conosciuta col nome di pane spinoso, erba del diavolo, erba delle streghe, erba dei demoniaci.
Oltre ad illusioni ed allucinazioni, provoca frequentemente uno stato di stupore psichico con amnesia retrograda ed anterograda. Gli avvelenati presentano delirii che talvolta ricordano gli schizofrenici o "ebbrezza lucida" ed esercitano differenti atti in modo puramente automatico. Nonostante l'apparente coscienza hanno l'attenzione e la capacità assimilativa totalmente paralizzata. Di questa azione facevano uso, i ladri per stupefare le vittime, od anche per crimini libidinosi. Quando cessa lo stupore, rimane ancora una certa confusione mentale con tendenza, a riempire le lacune amnesiche con confabulazioni. Tra le descrizioni riguardanti le streghe, ve ne sono alcune che potrebbero essere interpretate come stati di avvelenamento con stramonio. Sembra che la leggenda della maga Circe voglia alludere allo stramonio indicando il veleno usato da essa.
Il Hyoscyamus niger è una pianta biennale comune in Europa. Gli alcaloidi si trovano nelle foglie, nei semi e nelle frutta. Per la presenza di scopolamina in un grado superiore, l'azione di questa si estrinseca con maggiore evidenza; i sintomi periferici sono simili all'avvelenamento con belladonna, mentre quelli psichici differiscono. La più importante differenza è la maggiore azione ipnotica e il minore eccitamento motorio; si ha la mancanza dello stimolo a saltare, ridere ed altre esagerazioni dei movimenti, si producono cefalea, vertigine, diminuzione della sensibilità, sussurrio nelle orecchie, ambliopia, fotofobia, afonia o laloplegia, diminuzione dell'olfatto, assopimento, sonnolenza con allucinazioni visive, dell'udito, sonno profondo con sogni spaventosi, come nella descrizione dell' avvelenamento da scopolamina. Si noti come la maggioranza di questi tossici diano luogo a allucinazioni terrificanti.
La sua azione allucinante è molto spiccata e già nella antichità la chiamavano "Apollinaris" - producente spirito profetico.
L'Atropa Mandragora, pianta dell'Europa meridionale, era molto nota come erba magica, ma la sua azione non differisce molto da quella delle piante sopra ricordate. Il sugo della pianta fresca, le radici e le frutta, contengono le iosciamine, la scopolamina e la mandragorina.
Nella sua azione si avvicina al giusquiamo. Provoca allucinazioni con eccitazione maniacale o melanconia e sonno profondo in genere a carattere scopolaminico.
Era molto nota come erba distintamente magica, oltre che per l'azione farmacodinamica, per la forma biforcata della radice che fu paragonata alla figura umana. Si chiamava anche "antropomorphon" o "semihomo ". Da questo hanno l'origine le leggende sul pericolo mortale di strappare la pianta e l'uso delle radici come amuleti, come pure l'idea che essa sia la rincarnazione dello spirito del fuoco.
La Mandragora era anche usata frequentemente dalle streghe perché contiene gli stessi alcaloidi e per le sue virtù farmaco-dinamiche, che la rendono simile al giusquiamo.
Al gruppo del solanum appartengono le solanacee d'azione allucinante più debole: il Solanum dulcamara, comune nell'Europa Meridionale, ed il solanum nigrum, presente in tutta Europa. Il principio attivo è la solanina, alcaloide glucosidico.
Essa provoca ansia ed inquietudine genera le, cefalea, senso di ebbrezza, eccitamento maniacale, ninfomania, sogni spaventosi o più spesso impossibilità di addormentarsi.
L'oppio è l'estratto di teste immature di papavero, specie Papaver somniferum.
L'azione dell'oppio, principalmente dovuta alla morfina, è caratterizzata da allucinazioni spesso di carattere erotico, delirii, e successivamente sopore e sonno. Avvelenamenti gravi danno uno stato comatoso, che si trasforma in morte.
La frequenza delle allucinazioni e dei delirii, negli oppiofagi e fumatori in Oriente, si spiegano in genere o colla differente reazione delle razze orientali all'oppio, o con il differente contenuto in alcaloidi, dell'oppio orientale.
L'azione principale del nostro oppio si esplica nell'analgesi, nell'euforia, e nell'indifferenza completa verso tutto ciò che non è il proprio "io".
In piccole dosi potrebbe essere stato aggiunto alle solanacee per calmare un poco la loro azione eccitante. E' ammissibile che sia stato usato insieme con la belladonna, stramonio o giusquiamo od anche con l' aconito per confezionare i filtri analgesici e calmanti per poter sopportare le torture ed il rogo.
Questo ottundimento ottenuto con le solanacee usate nei filtri analgesizzanti, spiegherebbe anche la condotta di molte streghe ai processi, quando senza alcuna ragione si accusavano di molti delitti che aggravavano la loro pena.
L'Agaricus muscarius è un fungo velenoso noto per contenere l'alcaloide muscarina, eccitante del parasimpatico. Ma oltre questo alcaloide e sostanze volatili che sono velenose per le mosche, si trova in esso una sostanza ancora non precisata che ha azione stupefacente. In maggiore quantità questa sostanza si trova nei funghi che crescono nei paesi settentrionali. Sono ancora in uso per questo scopo fra i popoli della Siberia settentrionale. Nonostante che l'uso dell'Agaricus muscarius per questo scopo sia ignoto, in Europa, non si può affermare categoricamente che fosse sconosciuto alle streghe dei paesi nordici. Questa sostanza stupefacente presa per bocca, viene emessa inalterata con l'urina così che gli indigeni bevono le proprie urine per ubriacarsi. Azione: la coscienza sul principio è conservata o si ha per un certo tempo un lieve obnubilamento di essa, che permette però al soggetto di star in piedi e di esercitare la sua volontà. In questo stato egli ha la sensazione di una felicità interna completa. Ha anche allucinazioni e illusioni e parla con persone presenti solo nella sua immaginazione. Si sente ricco, vede cose assai belle, ecc. Interrogato risponde ragionatamente ma sempre riferendosi ai fantasmi che in quel suo stato di ebbrezza sono per lui realtà. Altri invece sono tristi, piangono o sono in eccitazione motoria.
Si ha spesso macropsia: un piccolo foro gli sembra un terribile abisso. I suoi atti sono conformi a tali suoi errori di visione. Gli sciamani usano questo fungo per produrre l'estasi.
Altre erbe, il cui uso da parte delle streghe è però dubbio, sono il luppolo, la cicuta, il colchico.
Il luppolo (Humulus luppulus) oltre i principi amari, che agiscono in modo eccitante sulla mucosa gastrica, ha anche un'azione inebriante lieve. Produce cefalea, ottundimento e stupore, debolezza delle gambe e sonnolenza. In genere è poco velenoso. Potrebbe essere stato aggiunto ai farmaci diabolici per produrre più rapidamente il sonno e per la sua azione sedativa. Una simile azione inebriante, sia per azione narcotica diretta, sia per la dilatazione dei vasi del cervello, (azione di nitrito d'amile) l'hanno gli olii eterei, contenuti in molte altre erbe.
Alcuni AA. descrivono come erbe "magiche" l'elleboro, la cicuta terrestre (Conium maculatum) ed il colchico (Colchicum autumnale). Ma la loro azione sul sistema nervoso centrale è legata a dosi troppo forti, che hanno dovuto procurare, prima, gravissimi disordini organici, onde non è presumibile che sieno tutte usate a scopo puramente allucinatorio.
Dalle descrizione suddette sembra che le erbe principali (oltre l'agaricus, la conoscenza dell'azione stupefacente del quale da parte delle streghe è dubbia), fossero del gruppo delle piante tropeiniche, essendo la loro azione allucinante la più forte, ed in dosi poco tossiche, e la loro dose letale, relativamente alta. Non parliamo già dei casi di ipersensibilità, quando dosi piccolissime producono sindromi cerebrali.
Le altre erbe erano probabilmente usate per lo più come sinergiche sia nell'azione eccitante che sedativa, e producente offuscamento sensoriale. Le streghe avevano senza dubbio larghe conoscenze dell'azione sinergica di queste erbe, e forse di molte altre, in questa descrizione non ricordate. Tutti gli Autori sono d'accordo nell'asserire che esse sapevano combinare le erbe in modo da produrre la desiderata azione allucinante.
Tale ci appare, dopo questa breve disamina, la demonologia medioevale, considerata specialmente nella sua parte di relazione sensistica con il mondo preternaturale: un delirio tossico (talvolta sopra costituzione isterica), provocato da farmaci dati in forma di pomate, fumigazioni e bevande e indirizzato verso speciali forme diaboliche dall'ambiente psichico in cui il soggetto viveva.
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Prof. Bartolomeo Durante