cultura barocca
INFORMATIZZAZIONE A CURA DI BARTOLOMEO EZIO DURANTE

NEL SUO LAVORO IN 18 VOLUMI INTITOLATO RACCOLTA DI VIAGGI DALLA SCOPERTA DEL NUOVO CONTINENTE FINO A' DI' NOSTRI (EDITO TRA IL 1840 E IL 1845 A PRATO, PER I TIPI DEI FRATELLI GIACHETTI) IL GEOGRAFO OTTOCENTESCO FRANCESCO COSTANTINO MARMOCCHI RICOSTRUI' MOLTE DELLE SPEDIZIONI VOLTE ALLA SCOPERTA DEL NUOVO MONDO.
UNA SEZIONE IN PARTICOLARE FU DEDICATA ALL' IMPRESA DI
FRANCESCO PIZARRO CONQUISTATORE DEL PERU' E QUINDI DELL'IMPERO INCA QUI PROPOSTA NELL'INTEREZZA DELLA RIPRODUZIONE DEL TOMO III, VOLUME UNICO
DI CUI SI PUO' LEGGERE IL
TESTO ORIGINALE
"...DEL CONQUISTO DEL PERU' E DELLA PROVINCIA DI CUZCO..."
SCRITTA DA F. XERES (ANCHE "F. DI XERES", "F. DI JERES" ED ANCORA "F. DE JEREZ"), DI SIVIGLIA, SEGRETARIO DEL PIZARRO E TRADOTTA IN LINGUA ITALIANA DA G. PICCINI






















BREVI PAROLE DEL COMPILATORE
Non fu possibile trovare intorno a Francesco di Xeres altri ragguagli fuor di quelli somminstratici da lui medesimo.
Dal titolo del suo libro rivelasi, che egli fu segretario del famoso Francesco Pizarro, ed uno dei primi conquistatori del Perù. Per ordine di quel celebre capitano scrisse la seguente Relazione nella città di Caxamalca, e ritornato a Siviglia sua patria, il 9 gennaio 1534, ivi la fece stampare l'anno medesimo pei tipi di B. Perez.
Ma questa relazione adesso è rarissima. di maniera tale che rimase incognita perfino a vari storici spagnuoli: citerò fra gli altri il Pizarro y Orellana, il quale, nella sua opera su gli uomini illustri delle Indie, non fa veruna parola nè del Xeres, nè del suo libro, quantunque quasi d'altro non parli che dei Pizarro, e riempia i suoi margini di citazioni.
Solo il Barcia ha fatto entrare la Relazione del Conquisto del Perù scritta dal Xeres, nella sua collezione intitolata: Historiadores primitivos de las Indias.
Il titolo preciso dell'opera del nostro sivigliano è il seguente: Relazione veridica della conquista del Perù e della provincia di Cuzco chiamata Nuova Castiglia, soggiogata da Francesco Pizarro, Capitano di sua Maestà il Nostro Signore; opera dedicata a Sua maestà l'Imperatore, da Francesco Xeres, nativo della lealissima città di Siviglia, segretario del detto Capitano in tutte le province e i paesi soggiogati della Nuova castiglia, ed esso uno dei primi conquistatori di tal contrada.
La quale opera [cioè la Relazione di Xeres] è inoltre preceduta da un Proemio, che noi non potremmo senza taccia di trascuranza e d'inesattezza passare sotto silenzio: esso proemio è così concepito:
"Pella maggior gloria di Dio nostro sovrano e signore; per onore e vantaggio di sua maestà imperiale e cattolica; perché la gioia sia sparsa fra i credenti, ed il terrore fra gli Infedeli; infine, perché tutti gli uomini sieno ripieni d'ammirazione per la divina Provvidenza, pell'avventurosa fortuna di cesare, pella saviezza, il valore, la disciplina militare, le penose e pericolose navigazioni, e vittorie degli Spagnuoli sudditi dell'invincibil carlo, imperatore romano e nostro legittimo re e signore; per tutte queste ragioni, io ho creduto scrivere la presente relazione, e dedicarla a sua Maestà, affinché queste cose sieno manifeste a tutto il mondo.
Io diceva per la maggior gloria di Dio, perché, aiutati dalla sua mano divina, gli Spagnuoli hanno vinto e convertito alla nostra santa fede cattolica una sì gran moltitudine di Gentili: dissi pell'onore del nostro monarca, poiché, per la sua potenza e per la sua fortunata stella, sì grandi cose il fato permise accadessero al tempo suo: finalmente io dissi pella gioia de' fedeli, sendo che contrade tanto immense e ricche furono per essi scoperte e conquistate, e perché, potrà dirsi, che i Cristiani hanno ripieno di terrore gli Infedeli e gli uomini tutti d'ammirazione.
Infatti, vidersi mai fra gli antichi e fra i moderni intraprese così grandi mandate a termine da tanta poca gente contro tali moltitudini?
Videsi mai marciare alla conquista di paesi incogniti, sotto climi vari cotanto, e in mari e contrade così remote? Chi potrà uguagliar gli spagnuoli? Certamente nè gli ebrei, nè i Greci, nè tampoco i Romani, dei quali è stato scritto più che d'ogni altro popolo: poiché, se i Romani soggiogarono gran parte del mondo, come fecero tante altre nazioni, ciò avvenne per numero uguale o quasi uguale, in paesi cogniti e provvisti di viveri d'uso ordinario, con generali ed eserciti assoldati: ma i nostri Spagnuoli erano pochi di numero, ché non mai superò i due o trecento, e qualche volta non aggiunse a cento ed a meno ancora: in una sola occasione, venti anni or sono, furono riuniti in numero di trecento, sotto gli ordini del capitano Pedrarias: coloro che partirono in epoche diverse, non mai sono stati assoldati nè forzati, ma hanno marciato di loro spontanea volontà ed a loro spese.
Ecco come ai dì nostri fu conquistato maggiore spazio di paese, di quel che prima non si conoscesse in potere de' principi Cristiani ovvero Infedeli. Nutrendosi di alimenti propri delle bestie o di genti che non conoscono nè il pane nè il vino, vivendo d'erbe, di radici e di frutta, gli Spagnuoli hanno soggiogato quanto omai tutto il mondo sà.
In questo scritto, non parlerò che di quello che avvenne nella conquista della Nuova Castiglia
, e cercherò d'esser breve per evitare d'esser noioso".
Questi sono i brevi cenni bibliografici, che ci credemmo in dovere di far precedere alla Relazione di Francesco Xeres.