cultura barocca
VEDI L'ALTRO LATO DELLA MEDAGLIA AUGURALE E VOTIVA LA CHIESA [CON GIA' ANNESSA STRUTTURA CENOBITICA QUAL PRIORATO (ED OSPEDALE)] DI S. MICHELE eretta nella Ventimiglia Medievale sviluppatasi fortemente -nonostante i pregressi insediamenti romano imperiali- con il graduale abbandono del principale nucleo nervino romano (vedi il numero 4 della carta multimediale) ed il problema, con tracce di reperti, emersi nel corso del tempo e di vari lavori, agricoli e non, del vicino e dismesso CIMITERO, già sito di controversie tra monaci e canonici della cattedrale: analizza il dono fattone dai Conti di Ventimiglia agli orientaleggianti monaci di Lerino con il territorio fortificato quanto rustico di Seborga destinato poi nel sistema feudale ad assumere i connotati (sulla linea di una terminologia ancora ripresa nelle relazioni con cartografia settecentesca) del Feudo Ecclesiastico dipendente anche fiscalmente dal complesso cenobitico di S. Michele (col. I, pag. 53) - quanto meno prima del degrado e quindi del COLLASSO DEL PRIORATO INTEMELIO DI S. MICHELE ABBANDONATO DAI MONACI, TRASFERITI A LERINO, CON LA CONSERVAZIONE DEL SOLO COMPLESSO DI SEBORGA SULLA CUI EFFETTIVA CONDIZIONE DI "FEUDO" SI DIBATTEVA PERO' ANCORA A FINE '700: il degrado con relativo abbandono, tra altre motivazioni di cui si parla in vari luoghi di questa trattazione, potrebbe comunque esser stato accelerato dalla distruzione con mancata riparazione -per le spese onerose che Lerino avrebbe dovuto sostenere- di chiostro e complesso delle celle oltre che, se ancora esistente, del sistema murario dell'ospedale cui potrebbe affatto essere estraneo il terremoto del 1564 causa di gravi danni alla città di Ventimiglia. Venendo ad altro tema connesso all'immagine qui sopra proposta è da dire che nella TIPOLOGIA CULTUALE DEGLI ORIENTALEGGIANTI MONACI DI LERINO può risiedere la ragione dell' iconografia proposta nella medaglia con attributi orientali come la bilancia connessi, in alternativa con altri, ai culti antichi (anche quale guaritore-taumaturgo) per S. Michele a lungo predominanti (con quello popolareggiante e non sempre condiviso dalla Chiesa di esorcista quanto, in relativo subordine, di protettore contro le aggressioni di forze demoniache) rispetto all'iconografia guerresca dell'Arcangelo Arcistratega degli Eserciti di Dio propria dei secoli della "Grande Paura" per l'avvento dell'Islam e poi per l' espansionismo dell'Impero Turco in grado di abbattere l'Impero d'Oriente, far propria Costantinopoli e spingersi alla conquista di basi dell' Europa cristiana.

Vario materiale antiquario nei secoli è stato reperito presso l'antichissima Chiesa di S. Michele a Ventimiglia tra cui questa medaglia, rientrando spesso nel mercato antiquario = l'immagine di Michele arcangelo sia per il culto che per l'iconografia, dipende dai passi dell'"Apocalisse" [vedine qui il testo ed il commento nel contesto delle epoche = procedi nell'analisi dell'opera anche procedendo dallo studio delle orazioni e dagli scritti qui digitalizzati da testi antichi di Annio da Viterbo a quella di Benito Pereira]. È comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. È il comandante dell'esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, che vengono precipitati a terra. A volte ha in mano una bilancia con cui pesa le anime (psicostasia), particolare che deriva dalla tradizione islamica (a sua volta derivante dalla mitologia egizia e persiana), ma che non ha nessun fondamento nelle scritture cristiane o nella tradizione cristiana precedente [ vedi qui il "Leggendario" di Jacopo da Varagine nella traduzione del Manerbi(-o) e leggi quanto dedicato a S. Michele arcangelo] come dimostra M. Asìn Palacios ne L'escatologia islamica nella Divina Commedia (tutto ciò ha comunque influenzato la cultura popolare cristiana anche in Europa mascherandosi sotto forma del proverbio Pendere come la bilancia di San Michele: detto a persona che non segue la retta via). Sulla base del libro dell'Apocalisse ne vennero scritti altri dedicati a Michele che finirono per definirlo come essere maestoso con il potere di vagliare le anime prima del Giudizio (concetto ripreso come qui si vede da Jacopo da Varagine, pag. 581, colonna I). L'iconografia bizantina predilige l'immagine dell'arcangelo in abiti da dignitario di corte (con il loron) rispetto a quella del guerriero che combatte il demonio o che pesa le anime, più adottata invece in Occidente. Secondo vari studiosi, tra cui lo scrittore scozzese Robert J. Stewart, San Michele e San Giorgio sono eredi dell'immagine dell'eroe radioso che uccide un drago, parte della fase solare del mito della creazione il cui prototipo fu il dio babilonese Marduk. "In epoca ellenistica l'equinozio autunnale, come quello primaverile, era consacrato a Mitra-Sole considerato demiurgo e cosmocrator, signore e animatore del cosmo, la cui funzione era simboleggiata da una sfera che teneva in mano; ma anche mediatore cosmico e dunque, per tanti aspetti, analogo a Hermes-Mercurio.[......] Molte funzioni equinoziali e mediatrici di Mitra-Sole-Hermes vennero ereditate da san Michele la cui festa cade in Occidente nel periodo subito successivo all'equinozio...."[ Nella messa tridentina San Michele è ricordato espressamente più volte. Innanzitutto è menzionato nel confiteor primo fra i santi dopo la Vergine Maria. Lo si ritrova quindi nella preghiera di benedizione dell'incenso, in cui l'arcangelo viene invocato come "colui che sta alla destra dell'altare dell'incenso". Secondo il celebre liturgista Prosper Guéranger San Michele potrebbe essere citato erroneamente al posto dell'arcangelo Gabriele, che viene menzionato dal Vangelo di Luca 1,19. Papa Leone XIII ordinò infine di recitare la preghiera a San Michele in ginocchio davanti all'altare al termine di tutte le messe, escluse quelle solenni. Lo stesso pontefice stabilì un rito esorcistico (chiamato "Exorcismus in Satanam et Angelos Apostaticos") in cui, nella prima parte, viene invocato come "principe gloriosissimo delle milizie celesti", come "custode e patrono della santa Chiesa", San Michele Arcangelo, affinché venga in difesa dei cristiani contro il demonio. La preghiera fu abolita dalla liturgia dal Concilio Vaticano II [testo estrapolato dall'enciclopedia on line Wikipedia]

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