La condizione di municipium dell'antica capitale (estesa
al territorio amministrativo) dei Liguri Intemeli appare attestato solo da Tacito tra gli scrittori latini.
Si può ricostruire tale organismo studiando le epigrafi
riferentisi ad alcuni ordinamenti e magistrature di una struttura municipale, come il duovirato e l'edilità.
II municipio era ascritto alla tribù Falerna e apparteneva alla IX regio Augustea: era altresì caratterizzato dalla presenza di decurioni, questori e
sacerdoti.
L'identificazione di Albintimilum con un municipium di età repubblicana, la sua giustificazione storica e la presenza di alcune incongruenze, crearono alcuni problemi da risolvere.
Dopo il foedus (patto) stipulato da L. Emilio Paolo, in conseguenza del quale
i Liguri entravano a far parte integrante dello Stato romano, le loro condizioni politiche mutarono sino alla trasformazione decisiva per la Lex Pompeia de Gallia Citeriore.
In forza di ciò le citta federate, tra cui Albintimilium divennero municipia con lo jus Latii.
Non è facile sostenere in quale preciso momento
storico Albintimilium fosse stato integrato come municipio di piena cittadinanza romana in particolare perchè, contro quanti ritenevano da accreditare tale evoluzione a Cesare basandosi su documentazioni letterarie si ergeva il magistero del Beloch.
A lungo il famoso studioso tedesco negò ad Albintimilium una organizzazione municipale dall'ultima repubblica: lo studioso sosteneva ciò basandosi sul fatto che, a differenza di Albingaunum, la citta di frontiera non era governata da quattuorviri, ma da duoviri
magistratura tipica delle colonie latine.
Studi successivi hanno abbattuto questa interpretazione e si può oggi ritenere che, già al tempo di Cesare, il duovirato fosse una magistratura municipale equivalente al quattuorvirato.
Precisamente si tratterebbe di municipi
istituiti nel periodo storico della tarda repubblica, quando la distinzione tra
i due termini venne gradualmente assorbita.
Parlando di tarda repubblica si cita Giulio Cesare
e si menzionano gli accenni degli scrittori classici alla piena cittadinanza da
lui concessa alle varie citta della Liguria (49/48 a.C.).
In linea teorica si potrebbe pure pensare all'analogo operato di Nerone, più di un secolo dopo, intervenendo, circa nella stessa zona (64 d.C.), a vantaggio delle città rimaste escluse dai previlegi cesariani.
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Per risolvere ogni dubbio vale studiare l'assegnazione di Ventimiglia romana ad una delle storiche tribù, essenziali per essere ascritti alla piena condizione di cittadini romani.
Se Albintimilium fosse stata eretta a municipio di cittadinanza romana
in età imperiale, sarebbe stata seguita con ogni probabilità la trafila istituzionale degli imperatori, nel concedere quanto era considerato grande onore e concessione, anche se in definitiva si trattava di un atto politico accompagnato dalla volontà del sovrano di legarsi con vincoli di clientela ed amicizia a potenti e ricche città.
Per ottenere ciò gli imperatori presero, dopo Cesare, l'usanza
di concedere la cittadinanza alle città, come ai loro favoriti, iscrivendole nella
propria tribù d'origine.
Le tribù liguri sono in effetti tribù rustiche di età repubblicana e nessuna di esse coincide coll'altra; la Falerna, inoltre, per quanto se ne sa, non fu tribù di alcun Imperatore, né venne utilizzata per concedere la cittadinanza durante l'Impero.
Ciò lascia supporre che Albintimilium sia già stata iscritta a
questa tribù prima dell'Impero.
Calcolando quindi che il duovirato era magistratura municipale
già tipica nella tarda repubblica (periodo in cui Cesare concesse la cittadinanza ai Liguri utilizzando varie tribù), risulta assai probabile (si potrebbe dire quasi assolutamente certo) che proprio il conquistatore della Gallia sia stato il benefattore di Albintimilium.